Se lo dicono loro che tutto va bene...

(Sugli attuali "dirigenti", politici e non, della povera Italia)

 

Mi accingo a scrivere il presente "Dissenso" con l'animo ancora piu' gonfio di amarezza del solito, perche' e' Natale, e non mi sento pervaso dall'atmosfera di incosciente ottimismo ed allegria che avverto intorno a me. Mi chiedo anche se non mi sbagli, se non sia solo un'esacerbata sensibilita' morale quella che mi conduce ad essere tanto critico verso lo stato attuale dell'ex Bel Paese, e tanto pessimista sulle sue sorti future. E pure se questo stato d'animo sia compatibile con la mia professione di docente, pagato da uno "Stato" nei confronti della cui organizzazione e dirigenza attuale ho cosi' poca fiducia. La maggior parte dei colleghi sembrano quasi sentire loro dovere istituzionale continuare a ripetere invece che "tutto va bene, madama la marchesa", ma io proprio non ce la faccio ad associarmi al coro delle voci beate, e a non manifestare riserve ed obiezioni. Riesco a volte a consolarmi, pensando che sono stato educato a studi di matematica, e quindi al trattamento di "verita'" che non dipendono dalle belle intelligenze di coloro che detengono il potere di dettare i canoni ideologici del momento. Inoltre, che non e' la classe dei funzionari di questo Stato a cui debbo rispondere del mio comodo stipendio, bensi' al popolo italiano in generale, a quei suoi figli ai quali, quando vengono in contatto con me, cerco di dare sempre il massimo dell'informazione di cui dispongo, sforzandomi di educarli al rispetto del proprio personale giudizio critico, dei "valori" che la loro intuizione gli detta, ad autonomia ed indipendenza di pensiero assolute (resistendo cioe' a sostenere che "la neve e' nera" quando cio' venga loro imposto - vedi il Dissenso N. 20bis). Ogni tanto il dubbio pero' mi riassale, ed eccomi qui ad entrare ed uscire con una certa frequenza da uno stato di depressione che non auguro a nessuno dei lettori, auspicando piuttosto che essi siano capaci di reagire positivamente alla consapevolezza dei mali prossimi venturi, nonostante questi vengano definiti da piu' parti come assolutamente inevitabili [il solito tentativo di favorire l'instaurarsi della cosiddetta "epistemologia della rassegnazione", per usare un'espressione del noto fisico teorico F. Selleri (in "La causalita' impossibile - L'interpretazione realistica della fisica dei quanti", Jaca Book, Milano, 1988, p. 13) cui faccio spesso ricorso].

L'occasione contingente dell'odierno sfogo rientra naturalmente nella stessa tipologia dei precedenti, basta scorrere un qualsiasi quotidiano in un giorno a caso per restare addolorati. Viene arrestato ieri a Milano l'assessore al Bilancio della Regione Lombardia per tangenti sugli appalti, insieme ad altre persone. L'accusa comprende l'associazione per delinquere, ma la parte politica degli arrestati protesta a gran voce una persecuzione dei giudici, come se fosse possibile che questi si siano inventati tutto*, e che tale imputazione sia una cosa assolutamente inverosimile, come un asino che vola. Quando invece sanno tutti che il sistema "democratico" attuale e' una fucina di corruzione**, e che per molti di coloro che si candidano in partiti in cui c'e' autentica speranza di "successo", si puo' fondatamente ritenere che non siano motivazioni ideali a sospingerli, bensi' soltanto la volonta' di immettersi sul "mercato", di far sapere di essere pronti ad essere comprati (non si capisce altrimenti perche' tanta bramosia di cariche e funzioni - che una persona di senno sfuggirebbe come aggravio di lavoro e di responsabilita' - perche' tanto sfoggio di talento mimetico, di retorica e di menzogne). Del resto, il continuo riferimento alla parola "mercato", come automatico toccasana per tutti i malesseri della societa' occidentale, non puo' essere da essi legittimamente interpretato come un invito appunto a "vendersi"? Non e' il libero mercato proprio il luogo dove si vende e si compra di tutto, senza regole, tranne quella della domanda e dell'offerta***? E perche' fare finta di scandalizzarsi allora quando uno compra i voti, come faceva il buon Lauro a Napoli, con un paio di scarpe, o un pacco di pasta? (la colpa di Lauro era forse di fare apertamente, e in anticipo sui tempi, quello che andava invece fatto di nascosto). O quando una classe politica collusa con interessi mafiosi fa ricorso alla tratta dei voti, o al voto di scambio (che e' poi la norma in ogni tipo di micro-elezione accademica che conosco)? Tutto e' conforme alla morale corrente, e si arrivera' - se gia' non e' di fatto avvenuto - anche al riconoscimento esplicito della liceita' di taluni comportamenti.

Una costante di siffatte vicende e' che tutti gli accusati si protestano innocenti, anche contro ogni evidenza. Cosi' pure nel caso dei calciatori accusati di avere truccato delle partite, o di sportivi trovati positivi al controllo anti-doping (e' raro, ma si e' verificato, il caso di chi ha ammesso di avere assunto delle sostanze proibite, perche' cosi' facevano tutti, e non se la sentiva di "uscire dal gruppo"). Tutti immacolati che cadono dalle nuvole: sara' colpa dei testimoni, o degli strumenti, o della scienza che si inganna, sostenuti ciecamente dalla maggioranza dei tifosi delle squadre di appartenenza, che invece di sentirsi offesi da certi comportamenti difendono a spada tratta i loro beniamini, senza prove, senza argomenti, ma solo "per principio", per spirito di "appartenenza di parte". E dalli, tutti giu' a minimizzare, coloro che dovrebbero aiutare a formare l'opinione pubblica. Il settimanale "Umbria" (1.12.00) tranquillizzava nel seguente modo i suoi lettori in ordine alle ultime accuse di doping ad alcuni atleti del Perugia: "La solita bufala - La societa' e' tranquilla". Peccato che qualche settimana dopo la situazione non appaia tanto rosea, ma chi si ricorda piu' di quelle rassicurazioni. Aggiunge particolare incoerenza a questo atteggiamento il titolo a tutta pagina con cui lo stesso giornale apriva la pubblicazione: "Droga, e' allarme baby - Sono inquietanti i dati piu' recenti della tossicodipendenza nella regione" (non che l'eventuale uso di droghe da parte di sportivi rientri pero' nella stessa categoria del "diletto" privato). I fenomeni esistono, ma riguardano sempre imprecisati altri...

Ma non era il precedente il solo tra i crucci di giornata. Leggo ancora nella prima pagina de "Il Messaggero" (14.12.00): "Haider ha minacciato di disattendere gli accordi di Schengen perche' gli italiani, dice, sono 'troppo lassisti' con i clandestini. Ciampi nota: 'Un punto fermo e' che l'Italia accoglie gli emigranti. L'altro e' che applica severamente le leggi contro i clandestini'". Mah, se lo dice lui! Mi chiedo se sia reato dubitare, sommessamente e civilmente, delle parole del Capo dello Stato, visto che tutto quello che sento dire, da funzionari di polizia, comuni cittadini, etc., coinvolti sfortunatamente in certe vicende, evidenzia una situazione ben diversa (e nella presente rubrica ne sono stati dati anzi numerosi esempi). Non c'e' infatti resoconto di cronaca nera nel quale non si dica che gli arrestati, presto rilasciati (e immagino in qualche caso anche con tante scuse per averli molestati nel loro "lavoro", e forniti di documenti che li mettono in regola, in modo che le statistiche non potranno poi riferire che si trattava di "clandestini"), vantavano un "lungo curriculum fatto di furti, scippi e danneggiamenti". Ma tant'e', possiamo tutti dormire sonni tranquilli, siamo nelle buone mani di un Presidente della Repubblica che non si lascia sfuggire l'occasione di ripetere la solita solfa che: "L'Italia e' un paese dalla grande e forte umanita' ... che per decenni e decenni e' stato un Paese di emigranti, quindi sa cosa vogliono dire". Potrei solo rimandare al Dissenso N. 12, dove si fa notare che l'Italia non e' la pampa argentina, o il Far West, o la deserta Australia, e che non ho mai sentito che i nostri emigranti alimentassero il giro dell'accattonaggio molesto e della microcriminalita' (peraltro impunita), o le loro donne quello della prostituzione.

Neanche a farlo apposta, nello stesso numero del giornale ci si occupa di un altro episodio in cui un ex Presidente della Repubblica, e naturalmente i suoi "consiglieri" politici, non si e' mostrato tanto affidabile per il benessere dei cittadini. "C'e' stato un uso fortemente discutibile del potere di istruttoria dell'allora ministro della giustizia Oliviero Diliberto e da parte dell'allora presidente della repubblica Oscar Luigi Scalfaro nella concessione della grazia a Giorgio Panizzari", cosi' accusa l'On. Franco Frattini, di Forza Italia. Se qualcuno fosse morto durante la sparatoria relativa al tentativo di rapina alla banca di Todi, chi ne sarebbe stato il vero responsabile?! Nel seguito veniamo a sapere che il graziato, nonostante sia stato condannato per omicidio, e senza il consenso dei parenti della vittima, aveva gia' ottenuto la semiliberta' nel 1993, ma dopo un anno era stato arrestato per una nuova accusa di rapina (le solite malelingue!). Comunque sia, nel 1998 l'On. Diliberto, lo stesso che "ricevette la Baraldini****", definito responsabile di "operazioni del momento che i politici fanno per rendersi simpatici a certe aree elettorali", riusci' a fare ottenere la grazia all'ex terrorista mai pentitosi. C'e' da chiedersi se non si rischierebbe una condanna ad essere sepolti vivi, come si usava ferocemente al tempo delle guerre di religione, se la mente viene attraversata dall'empio pensiero che l'On. Diliberto dovrebbe figurare oggi sul banco degli imputati insieme al Panizzari? (per esempio, si parva licet componere magnis, come docente io firmo una malleveria per il prestito dei libri da parte della nostra Biblioteca agli studenti, e rispondo di conseguenza in prima persona e in solido dei volumi eventualmente smarriti, ma forse e' meglio lasciar stare).

L'ultima perla, l'"Europa" ha deciso che sia lecito definire "olio italiano" quello che viene spremuto in Italia, indipendentemente dal luogo di provenienza delle olive. Che c'entra questa notizia con quanto precede? C'entra a dare una misura del livello della classe politica che oggi dirige il corso degli eventi, della sua distanza da quel "popolo" nel cui nome dichiara di parlare, giudicare, agire (e' risibile l'obiezione che si tratta di persone "elette" da quello stesso popolo, dal momento che tutto la "macchina" organizzativa e del consenso e' nelle mani di una certa elite): quale comune contadino, o cittadino, troverebbe sensata questa decisione? E neanche deve trattarsi di un "errore" in buona fede, perche' e' lecito invece immaginare muoversi sullo sfondo interessi di lobbies industriali, e sentire il fruscio di allettanti "mazzette" che vengono debitamente consegnate a funzionari e parlamentari coinvolti nel lavoro di istruttoria...

Mah, forse penso davvero troppo male, e allora, dato il clima natalizio, mi scuso - o forse e' meglio dire mi "pento" (ci sono maggiori benefici nell'uso del termine) - avro' certamente sbagliato tutte le valutazioni, ovunque traboccano invece onesta' e competenza, e sono solo io, vecchio inguaribile pessimista amareggiato per il destino della sua patria, che non me ne accorgo...

 

* In effetti, lo scrivente ha gia' manifestato in altri luoghi la sua sfiducia verso l'operato dell'attuale magistratura, sicche' coerenza dovrebbe fargli ritenere possibile oggi un ulteriore sopruso, o un semplice abbaglio. La questione e' pero' piu' complessa, perche' appare invece alquanto probabile che gli accusati possano legittimamente lamentarsi di essere stati prescelti proprio loro come oggetto di indagine, e non numerose altre persone colpevoli degli stessi reati in ogni altra parte d'Italia. Come dire, "ma se sai bene che tutti fanno cosi', perche' te la prendi proprio con me? Allora sei un venduto, in cattiva fede...". Eh, si', le due cose possono essere entrambe vere, pessimi giudici, che operano a senso unico, e politici corrotti...

** C'e' da chiedersi addirittura se certi comportamenti non siano in qualche modo incoraggiati, in modo da poter domani invocare legittimamente la cancellazione di uno Stato tanto corrotto. Un po' come e' accaduto per l'unversita': prima l'hanno distrutta con una serie di riforme suicide, poi gridano a gran voce che le cose non vanno e che bisogna ricostruire su altre basi (vedi i numerosi scritti dedicati alla questione nel presente sito).

*** Un'interpretazione molto franca ed esplicita dell'etica "liberista" e' offerta in appendice, nel punto N. 37bis. Si tratta della presentazione di un libro di Walter Block in difesa del libero mercato, "Difendere l'indifendibile", apparsa recentemente in rete sulla rivista "Liberalia".

**** Vedi il Dissenso N. 18. Si legge per coincidenza sullo stesso quotidiano dianzi citato che 84 senatori hanno firmato un appello al Presidente Ciampi a favore della reclusa, invocando i soliti motivi di "umanita'" di fronte alla malattia: evidentemente non hanno di meglio da fare, o sono completamente collusi con certi "movimenti", di pensiero e di azione...

 

(UB, 15 dicembre 2000)