Sulla (presunta) liberta' o indipendenza della stampa...

 

"Costoro dunque, ripeto, poco o nulla

di vero hanno detto; e voi invece da me

non udirete altra cosa che la verità"

(Apologia di Socrate, Ib)

"noi non dobbiamo affatto preoccuparci

di quello che potrà dire di noi il volgo,

bensì solo di ciò che potrà dire

colui che s'intende del giusto e dell'ingiusto,

giudice unico, che è tutt'uno con la verità"

(Critone, VIIIa)

 

Capita spesso di doversi sentire opporre a certe considerazioni sull'attuale situazione interna ed internazionale, e le sue possibili "cause nascoste" (anche remote), "dimostrazioni di impossibilita'" del tipo: "se fosse vero quello che dici, allora la stampa [nella quale comprendiamo anche l'attuale informazione radio-televisiva] lo confermerebbe", fino ad arrivare alle consuete ben note forme di derisione (dissuasione?!) di ogni tipo di "dietrologia" (questa e' diventata quasi una parolaccia, come "fascista" al tempo dell'Italia fondata sui "valori della resistenza", mentre dovrebbe significare in realta' solo ANALISI CAUSALE degli eventi), da parte appunto di professori, giornalisti, opinion-makers in genere.

Eppure, abbiamo sentito spesso personalmente degli individui bene al corrente della realta' delle cose riconoscere come l'informazione sia del tutto "controllata", che i giornalisti agiscono esclusivamente come "cassa di risonanza" a notizie che gli vengono fatte pervenire dalle fonti interessate - quelle che hanno appunto il "potere" di comunicare, e in-formare - etc.. Padre Jean-Marie Benjamin, noto per i suoi reportages dall'Iraq (compresi in un libro recentemente edito da Andromeda, Bologna: Iraq l'apocalisse) riferiva qualche giorno fa qui a Perugia delle "invenzioni cinematografiche" effettuate da troupes di giornalisti prezzolati ai tempi della guerra del golfo (tanto per dirne una, le immagini dei soldati irakeni che facevano irruzione in un ospedale del Kuwait, staccando i fili delle incubatrici, erano totalmente false: tra le "infermiere" che fuggivano "terrorizzate" addirittura la moglie del "regista" dello spot).

E' difficile ovviamente trovare qualcuno "dell'ambiente" che sia disposto a lasciare un'esplicita testimonianza scritta di questa situazione, ma almeno una volta nella storia si e' verificata un'eccezione: incredibili infatti le affermazioni che seguono (le lasciamo come sono nell'originale, per evitare ogni forma di traduzione/tradimento), provenienti da una persona che nessuno potra' dire non pienamente al corrente dei fatti. Peccato che si tratti di una caso risalente a piu' di un secolo fa, ma non si sa mai che un buon esempio del passato non riscuota qualche coscienza assopita del presente, la fiducia nell'uomo dev'essere sempre l'ultima a morire…

THE MYTH OF A FREE PRESS

"WE ARE INTELLECTUAL PROSTITUTES"

John Swinton, the former Chief of Staff for the "New York Times", and one of America's best loved newspaper journalists, called by his peers "The Dean of his Profession", was asked on the occasion of his retirement in 1883* to give a toast before the New York Press Club. And in so doing he made the following monumentally important statement:

"At this date of the world's history, there is no such a thing as an independent press in the United States today. You know it and I know it. There is not one of you who dares to write your honest opinion, and if you did, you know beforehand that it would never appear in print. I am paid weekly for keeping my honest opinion out of the newspaper I am connected with. Other of you are paid similar salaries for similar things, and any of you who would be so foolish as to write honest opinions would be out on the street before twenty-four hours looking for another job. The business of the journalist is to destroy the truth, to lie outright, to pervert, to vilify, to fawn at the feet of mammon, and to sell his country and his race for his daily bread. Since you know it as I know it, what folly is this toasting an independent press? We are the tools and vassals of rich men behind the scenes. We are the jumping jacks, they pull the string and we dance. Our talents, our possibilities and our lives are all the property of other men. We are intellectual prostitutes".

(Da: Hans Ruesch's CIVIS, N. 23, Spring 2000

POB 152, Via Motta 51, CH 6900, Massagno - Lugano, SVIZZERA)

Peccato che la rivista NON informi su quale fu l'accoglienza che ricevettero tali parole…

 

* Nell'originale da noi utilizzato viene scritto "1953", ma si tratta di un errore. Un sentito grazie a Marco Mamone Capria per le preziose informazioni, e la correzione.

 

(UB, luglio 2001)