Un’utopia scientifica alla scoperta di un Nuovo Mondo
 

Umberto Bartocci
Dipartimento di Matematica
Università di Perugia


 


"Les hommes n’ont pas détruit tout ce qu’ils croyaient détruire ni caché tout ce qu’ils voulaient dissimuler: ce désordre permet à l’historien d’entrevoir parfois la vérité." (B. F.)
 
 
1 - Esiste una curiosa incongruenza nella storiografia dell’età moderna, il periodo della storia dell’umanità caratterizzato dal sempre più crescente dominio della scienza e della tecnica. Per segnare l’inizio di questa nuova era, e quindi la fine del Medioevo, si sceglie il viaggio di Cristoforo Colombo, riconoscendo che fu un tale evento a creare le condizioni sociali e intellettuali che favorirono il progressivo distacco dalle concezioni degli antichi, e l’affermarsi delle nuove1. Né può essere ignorata la circostanza che proprio nel continente scoperto da Colombo si trova oggi la nazione che più di ogni altra ha eletto a proprio simbolo, e rappresenta agli occhi di tutti, la nuova visione del mondo, tanto da diventare attraverso l’uso ed il controllo dell’impresa scientifica l’indiscusso leader dell’intero pianeta. Pure, non è usuale per gli storici della scienza considerare la scoperta dell’America come uno degli eventi di loro competenza. Secondo l’opinione comune, infatti, la scoperta dell’America fu nient’altro che un colpo di fortuna, un caso di serendipity, come dicono gli Inglesi: Colombo stava cercando di aprire una nuova rotta per arrivare nell’Estremo Oriente, e cammin facendo si imbatté a sorpresa in un nuovo continente del tutto imprevisto. Se questo non fosse stato sul suo cammino egli sarebbe morto in mare con tutti i suoi marinai, e sul suo ardito tentativo sarebbe sceso il silenzio della storia. Secondo questa opinione, il genovese fu poco più che un marinaio coraggioso, un avventuriero poco istruito, che si era messo in mente di arrivare alle terre descritte da Marco Polo nei suoi resoconti di viaggio (verso la fine del XIII Secolo). Colombo non avrebbe mai intrapreso il suo folle viaggio se fosse stato a conoscenza della reale entità delle distanze in gioco, e l’America sarebbe rimasta ancora lì, sconosciuta agli Europei, per la felicità dei suoi primitivi abitanti.

Sosterremo qui invece che la detta incongruenza non è veramente tale, dal momento che il viaggio di Colombo fu in verità soltanto il primo fruttuoso tentativo di applicazione di una nuova concezione sperimentale della scienza, e che se ciò non è unanimemente riconosciuto è soltanto perché i veri retroscena di quella vicenda sono celati da una cortina di mistero che cercheremo adesso almeno in parte di dissolvere2.
 
 

2 - Si può davvero credere che Colombo ignorasse a quale distanza D si trovano le coste asiatiche di fronte al Portogallo? Le due incognite fondamentali delle quali bisogna tenere conto sono la lunghezza L dell’Equatore (rapportata ovviamente alla latitudine prescelta per il viaggio), et l’estensione DT delle terre emerse diciamo ad esempio dal Portogallo fino alla Cina, o alle isole del Giappone. D è uguale a L-DT, e per sottostimare questa differenza ci sono soltanto due possibilità: o far diventare piccolo L, o far diventare grande DT. Si ritiene comunemente che Colombo commettesse ben due errori in un solo colpo, ovvero sottostimasse L e sopravvalutasse DT. Ciò è difatti quanto egli andava in giro a sostenere, allo scopo di cercare appoggi per il suo progetto, e persuadere che il viaggio proposto era realisticamente possibile. Asseriva anche di essere confortato in tale opinione dal famoso geografo fiorentino Paolo del Pozzo Toscanelli, vicino alla famiglia dei Medici, che godeva di grande reputazione nell’Europa della fine del XV Secolo. Colombo esibiva infatti una lettera del Toscanelli come prova che anche scienziati prestigiosi condividevano le sue valutazioni. Secondo i più, Colombo avrebbe desunto un basso valore di L dalla lettura di antichi testi quali la Geografia di Tolomeo mentre, per quanto riguardava DT, si sarebbe basato sui leggendari resoconti di viaggio di Marco Polo, pervenendo così ad un dato assai superiore a quello reale. Ora, ammesso che Colombo sostenesse pubblicamente la tesi che l’Asia si trovava molto vicina alle coste portoghesi dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, e che in questa sua opera di propaganda abbia fatto davvero riferimento al Toscanelli, ai racconti di Marco Polo, a Tolomeo, a testi sacri, o a quanto d’altro gli fosse parso conveniente utilizzare per i suoi scopi, cerchiamo di scoprire invece quali potessero essere più verosimilmente le fonti di informazione da cui avrebbe potuto desumere dei dati maggiormente affidabili. Ricordiamo innanzitutto che già gli antichi Greci avevano ben compreso che la Terra è di forma sferica3, e che una buona approssimazione per il suo diametro era nota fin da tempi remoti. L vale circa 40.000 Km, e questo dato è conosciuto sin dal III Secolo A.C., da quando cioè Eratostene di Cirene effettuò la prima misura della Terra. Questa fu ripetuta diverse volte nel corso dei secoli successivi, in particolar modo da parte degli Arabi, che erano molto vicini al Portogallo ed alla Spagna, i ben noti scenari della vicenda colombiana. Plinio, nella sua Storia Naturale (che Colombo conosceva bene, come attesta il di lui figlio Fernando) dà per L un valore di 252.000 "stadi", ove uno stadio vale circa 157 metri: 252.000 x 157 = 39.600. Tolomeo, nel suo trattato di Geografia, che Colombo conosceva pure bene, riporta invece un valore di 180.000 stadi, ma si tratta qui di "stadi egiziani", uno di questi stadi valendo adesso 210 metri: 180.000 x 210 = 37.800. Colombo poteva quindi avere informazioni piuttosto precise su L senza troppa fatica, tanto più nella penisola iberica ed in certi ambienti da lui frequentati di cui presto parleremo. Nell’affrontare tale questione c’è un punto che bisognerebbe comunque tenere ben presente, e cioè che effettuare una misura di L non è poi così difficile: se si ammette che al tempo del navigatore era diffusa una certa perizia nella misura della latitudine, ecco che bisogna allora di conseguenza riconoscere che era possibile, indipendentemente da tradizioni passate, arrivare a stabilire con buona precisione a quanti chilometri corrispondesse un grado di latitudine (che è poi la stessa cosa che un grado di longitudine!). Colombo in particolare avrebbe potuto benissimo ricavare un tale dato anche soltanto dalle proprie personali esperienze di viaggio, senza dover ricorrere a interpretazioni filologicamente insidiose di antichi testi. Tra l’Islanda e le isole del Capo Verde, località situate più o meno sullo stesso meridiano, e che Colombo visitò entrambe, corrono circa 6000 Km. Mentre il punto settentrionale non si trova al Polo, come era facile accertare, analogamente quello meridionale non si trova certo sotto l’Equatore. Basta allora aggiungere ai detti 6000 Km altri 2000/3000 Km, e poi moltiplicare questo valore per 4 , per ottenere un risultato del tutto vicino a quello di Eratostene.

Appare quindi assai difficile credere che Colombo potesse avere qualche problema in relazione alla stima di L4. Come anche alcuni tra gli studiosi più avveduti ammettono, una sottovalutazione eccessiva di L è fuor di questione, e l’unica possibilità di rendere teoricamente proponibile l’impresa di "buscar el levante por el poniente" era quella di sopravvalutare DT.
 
 

3 - In effetti si può pensare che non fosse davvero molto semplice avere una buona stima di DT, tanto più se si aveva come unica fonte di informazione il libro di Marco Polo, dal quale è molto difficile ricavare dei dati di tipo oggettivo. E’ facile supporre che persone come Colombo, o Toscanelli, dovevano essere piuttosto poco inclini a basarsi su tali vaghe notizie: se ammettiamo l’ipotesi di un Colombo anche solo genericamente realista, che sa distinguere tra un libro di avventure ed uno scientifico, e che non avrebbe arrischiato la sua vita e quella dei suoi compagni sui dati di un confuso e poco affidabile racconto, dobbiamo ritenere probabile che il futuro scopritore dell’America abbia per lo meno cercato, nei tanti anni che durò la preparazione del suo progetto, qualche informazione più precisa in proposito. Esistevano al tempo delle fonti meno incerte alle quali riferirsi? Per rispondere a questa domanda essenziale, osserviamo che i Francescani avevano avuto per un lungo periodo rapporti diretti con l’Estremo Oriente, dove avevano fondato anche delle sedi vescovili5. La storia ricorda contatti espliciti tra Colombo e i Francescani, che potrebbero allora essere inquadrati, oltre che sotto quello devozionale e religioso, anche sotto l’aspetto della acquisizione di informazioni da parte del navigatore. Inoltre, proprio a Firenze, la città del Toscanelli6, che apparirà sempre di più come uno dei probabili centri ispiratori del progetto di trasformazione del mondo, si conserva presso la Biblioteca Riccardiana un manoscritto intitolato La pratica della mercatura7. Questo fu compilato da Francesco Balducci Pegolotti, della casa fiorentina dei Bardi8, vissuto nella prima metà del XIV Secolo, ed in esso si trova descritta, tra le altre, la via per raggiungere Pechino. Quello del Pegolotti non è un libro di favole, un racconto volto a meravigliare ascoltatori disposti ad affrontare viaggi in contrade misteriose e piene di pericoli soltanto attraverso gli occhi e le parole del narratore: è un testo pratico, destinato ad un pubblico di funzionari, mercanti, una raccolta di istruzioni che cercano di preparare ai vari problemi economici, legali, di sicurezza, ed anche geografici, concernenti viaggi di affari. Dal manuale in parola è possibile dedurre un valore per DT (alle nostre latitudini) che può andare dai 14.000 ai 16.000 Km, un dato che è sorprendentemente vicino al vero, e compatibile con l’opinione corrente anche al tempo di Colombo, e del resto assolutamente esatta, che l’estensione delle terre emerse (almeno quelle allora conosciute) non superasse i 180 gradi in longitudine. Infatti i 40.000 Km dell’Equatore, riportati ad esempio alla latitudine di Lisbona, valgono circa 30.000 Km, e la metà di questi è proprio 15.000 Km.

In definitiva, e comunque la si metta, appare chiaro che Colombo non aveva molte possibilità oneste e sensate di costruire una previsione teorica capace di fargli considerare davvero possibile raggiungere la Cina via mare, anche se avesse voluto metterci di mezzo un Cipango o altre isole poste a distanza notevole dalle coste cinesi9. Certo, per far credere possibile il viaggio teorizzato almeno dal punto di vista della distanza, i dati furono per quanto possibile manipolati, ma è ovvio che un tale imbroglio poteva riuscire soltanto nei confronti di "profani", e non di "iniziati", che conoscevano bene la realtà delle cose, ed avessero notato che quei 5.000/6.000 Km, che la tecnologia navale della fine del Quattrocento consentiva a Colombo di poter fare al massimo, erano assolutamente imparagonabili alla distanza delle coste asiatiche per via occidentale.
 
 

4 - E’ sorprendente notare che, in ogni caso, la valutazione scientifica di questi parametri fu soltanto un dettaglio marginale quanto a motivazione dell’ostilità che Colombo riscontrò in Spagna di fronte al suo progetto di viaggio. Il fatto è invece che la concezione geografica che veniva da lui sottintesa, come più tardi quella di Copernico, era del tutto rivoluzionaria ed eretica per lo spirito del tempo. La Terra, sede appositamente ideata ed assegnata all’essere umano dal suo Creatore, era concepita di forma sferica, situata al centro dell’universo, attorniata dalle sfere celesti sulle quali erano infisse le stelle; ma possedeva nell’opinione comune un ben preciso sopra ed un ben preciso sotto. Dio aveva concesso all’uomo di abitare le terre emerse dopo il Diluvio, situate soltanto nella parte superiore del globo, che per il resto era interamente ricoperto dal mare Oceano. La Città Santa, Gerusalemme, era collocata al centro dell’ecumene (ovvero della casa comune, dell’abitabile), tutto il resto era acqua. Sull’estensione delle terre emerse, e sulle reali proporzioni della sfera potevano esserci delle divergenze di opinione, ma non ce n’erano, e non ce ne dovevano essere, sul fatto che la Terra non fosse uguale in tutte le sue parti, che nell’emisfero inferiore non potessero esserci né terre né abitanti10, e che non ci si potesse navigare11. "Ammesso infatti, per absurdum, che si fosse potuto navigare fuor dell’abitabile in discesa, lungo la china della sfera, come si sarebbe poi potuto voltare e continuare la navigazione dall’altra parte? Sarebbe stato come voler risalire la china d’un monte, cosa che le navi non avrebbero potuto fare, nemmeno con il più forte dei venti"12.

Riassumiamo il tutto dicendo che, per comprendere le (giuste dal loro punto di vista) difficoltà in cui si trovavano i membri della Reale Commissione che rifiutò il progetto di Colombo, bisogna rendersi conto che al tempo esisteva un’immagine sacra del mondo. Pensate alla raffigurazione usuale di uno dei nostri globi, e rovesciatelo in modo tale che il Polo Nord e il Polo Sud si trovino su una linea parallela al pavimento. Collocatelo poi in modo tale che Europa, Africa ed Asia siano sotto i vostri occhi su quella che sarà per voi la parte superiore del globo. L’Equatore, ovvero la linea che delimita sulla sfera un cerchio massimo perpendicolare alla congiungente i due Poli - che viene vista in questo modo come una linea verticale, e non orizzontale! - dividerà le dette terre in due parti, che si trovano entrambe sulla parte superiore del globo13. Ora nel globo così rovesciato immaginate una linea che prenda il posto di quello che è l’Equatore nelle raffigurazioni usuali, ovvero un cerchio massimo perpendicolare all’Equatore - passante quindi per i due Poli - e vedrete il confine che separa la parte superiore del globo da quella inferiore, cioè la Finis Terrae14. Questo punto si presta ad essere ulteriormente chiarito citando un frammento di una lettera, scritta nel 1495 al cardinale Bernardino de Carvajal da un amico personale di Colombo, Pietro Martire d’Anghiera: "[Colombo] Ritiene di aver percorso una parte piuttosto ampia di mondo ignoto, nell’emisfero sotto di noi". Va da sé, nessuno oggi parlerebbe dell’emisfero "sotto di noi" parlando di una viaggio verso l’America, mentre riferirebbe questo termine ad uno verso l’Africa australe! A questa sacra Imago Mundi, Colombo contrappone invece ereticamente che "Acqua e terra insieme formano un corpo rotondo. Il centro di gravità della terra e dell’acqua insieme è il centro del mondo"15, e che il globo è uguale in tutte le sue parti, ed è quindi navigabile in tutte le sue parti, senza nessun pericolo di cadere di sotto. Il grande navigatore mostra così un’intuizione di quelle proprietà di omogeneità ed isotropia che reggono le più attuali concezioni cosmologiche, e solo questo è uno dei tanti motivi che dovrebbero fare considerare la sua avventura come il punto di partenza di quel lungo cammino della scienza i cui successivi sviluppi sono ben noti.
 
 

5 - Quelle che abbiamo fin qui illustrato non sono soltanto delle azzardate congetture. Che la concezione di Colombo fosse considerata eretica da parte di alcuni è esplicitamente asserito in un documento del tempo, da parte di un testimone oculare che fu presente alla famosa riunione di Granada (Gennaio 1492) tra Colombo, i Re di Spagna e i Grandi di Corte. Si tratta di Alessandro Geraldini, che fu in seguito il primo vescovo del Nuovo Mondo, autore di un Itinerarium ad Regiones Sub Aequinoctiali Plaga Constitutas, nel cui Libro XIV troviamo scritto che16: "Molti Vescovi spagnoli erano convinti che Colombo fosse sicuramente colpevole di eresia: sostenevano infatti che Niccolò di Lira dice che tutta la terra abitata si estende sopra il mare dalle Isole Fortunate17 fino ad Oriente [...] che anche Sant’Aurelio Agostino afferma che non esistono gli Antipodi". Ancora Geraldini ci informa che intervenne personalmente con la sua autorità a favore di Colombo, e poi che: "Santangel, tesoriere del regno [...] chiese a Colombo di quale somma di denaro e di quante navi avesse bisogno per un viaggio in mare così lungo: Colombo rispose allora che gli occorrevano tremila scudi d’oro e due navi; il banchiere aggiunse subito che era sua intenzione intraprendere questa spedizione e mettere a disposizione la somma richiesta". Restiamo così edotti del fatto che Colombo fu protetto ed aiutato da alcuni importanti personaggi del tempo. Come poteva bastare la loro influenza per far pendere la bilancia dall’incerta parte del futuro scopritore dell’America, nonostante i fondati sospetti di eresia che lo vedevano coinvolto?

Cominciamo dal noto e difficilmente comprensibile sostegno alla causa di Colombo del cancelliere dell’intendenza del re Ferdinando, Luis de Santangel, che fu affiancato in questa impresa da Gabriel Sanchez, tesoriere generale di Aragona18. Il cancelliere era nipote di un altro Luis de Santangel coinvolto nella congiura e nell’uccisione dell’Inquisitore Pedro Arbués, avvenuta a Saragozza nel 1485, a cui fece seguito un clamoroso processo con l’emanazione di pene severissime. Il secondo era un congiunto di un altro dei congiurati, Don Sancho de Paternoy, cui riuscì a far evitare la condanna a morte. Chi sono queste persone, in posizioni di così evidente rilievo, nonostante qualche problema di natura politica? E’ facile scoprire che si tratta di componenti influenti della comunità ebraica, i cui problemi avevano origine dalla persecuzione aperta a questo popolo che aveva luogo in Spagna in quel tempo. Come ben noto, questa persecuzione culminerà con il decreto del 31 Marzo 1492 decretante l’espulsione generalizzata degli Ebrei dalla terra di Spagna; addirittura, il decreto conteneva un termine ultimo, coincidente esattamente con la data della partenza di Colombo per il suo avventuroso viaggio19.

Quanto abbiamo appena detto conduce ad una delle ‘chiavi’ essenziali per la decifrazione di tutto il mistero colombiano: anche il grande navigatore, che pure cercò sempre di dissimulare sapientemente questa sua ascendenza, apparteneva a detta comunità, e da questa fu nascostamente protetto e sostenuto a diversi livelli. Tanto si potrebbe dire su tale assai discussa questione: l’ipotesi dell’ebraicità di Colombo è ampiamente trattata ad esempio in modo assai convincente in Wiesenthal 199120, che ben sottolinea come l’episodio della scoperta dell’America sia tutto nutrito di attese messianiche e di interpretazioni cabalistiche. L’Abate Giustiniani, nel suo Salterio Ottaplo (1516), testimonia che Colombo andava dicendo di se stesso di essere l’inviato del Signore per portare a compimento una profezia: una profezia cristiana naturalmente, secondo il Giustiniani, ma molto più probabilmente invece una profezia ebraica, in accordo con il fatto che diversi cabalisti ebrei avevano indicato proprio nel 1492 l’inizio di una Nuova Era dell’umanità21. Una confutazione dell’ipotesi invece, o meglio una sua sottovalutazione22, è contenuta nell’ampio Taviani 1982 (pp. 230 e segg.). Noi ci limiteremo qui a sottolineare qualche altro importante indizio della possibile ebraicità di Colombo23, mostrando come tutta la sua vicenda possa così cominciare ad essere inquadrata in una trama più coerente e credibile di quelle usualmente divulgate.
 
 

6 - Partiamo da quell’altro sostenitore di Colombo che abbiamo dianzi nominato, il futuro vescovo Alessandro Geraldini, che aveva qualche tempo prima congiunto in matrimonio il re Ferdinando e la regina Isabella. Questi si trovava in Spagna nell’autorevole veste di logoteta, ovvero di porta-parola, del Pontefice dell’epoca, Innocenzo VIII, al secolo Giovanni Battista Cybo, il cui ruolo nella vicenda colombiana è stato trascurato dalla quasi totalità degli storici che si sono occupati fino ad oggi della questione colombiana24. In effetti, chi più del Papa poteva autorevolmente intervenire presso i Re di Spagna, da lui stesso definiti "Cattolici" dopo la cacciata dei Mussulmani da quelle terre, per farli soprassedere sul parere espresso dalla competente Commissione di esperti che si era occupata della questione? Numerosi sono gli indizi relativi ad un intervento di Innocenzo VIII a favore di Colombo, ma non possiamo far altro che rimandare il lettore interessato a saperne di più direttamente al citato libro di Marino. C’è un aspetto della questione che ci preme invece subito discutere: se con l’intervento del Pontefice si rafforza adeguatamente il partito di coloro che erano favorevoli al progetto di Colombo, e si spiega perché dalla testa del navigatore si sia allontanata l’accusa di eresia, come mai troviamo proprio il Capo della Chiesa di Roma schierato dalla parte di una concezione ereticale, e per di più assieme a degli ebrei? Come mai proprio il Papa avrebbe rifiutato il parere di coloro che avevano a cuore la difesa dell’ortodossia, schierati a difesa della millenaria concezione sacra del mondo precedentemente descritta, per favorire invece l’incerto disegno del genovese, e delle persone che erano dietro di lui?

La soluzione di questo particolare enigma è molto semplice, ancorché inaspettata. Infatti, il padre del Papa si chiamava Aharon Cybo, ed era, come si capisce subito, un altro autorevole esponente della comunità ebraica! Un altro indizio a favore della nostra ricostruzione è che il nominato Papa ci riconduce direttamente alla famiglia dei Medici - ed attraverso uno dei suoi esponenti più illustri, Lorenzo detto il Magnifico - una delle protagoniste non soltanto della storia di Firenze e d’Italia, ma anche di quella "rivoluzione scientifica" di cui stiamo parlando. Infatti, ancora secondo il Guicciardini, il Papa si era "ridotto a prestare fede non mediocre a’ consigli suoi [di Lorenzo il Magnifico]", e secondo l’Enciclopedia Cattolica: "Ebbe influenza su di lui Lorenzo de’ Medici, al quale il Papa si era affidato ciecamente dopo essere stato dal signore di Firenze aiutato nelle sue solite difficoltà finanziarie". Lo stesso testo riconosce che "[non è] escluso che la sua elezione sia avvenuta in modo simoniaco". Sta di fatto che il Papa "creò" Cardinale all’età di soli 13 anni il figlio di Lorenzo, Giovanni (che divenne successivamente addirittura papa Leone X, dal 1513 al 1521), e che fondandosi proprio su questo precedente Colombo chiese la stessa cosa per il proprio figlio al ritorno dal suo primo viaggio, senza probabilmente sapere che Innocenzo VIII era ormai morto e che al suo posto c’era già Alessandro VI. Inoltre, Lorenzo ed Innocenzo VIII - che erano consuoceri, avendo fatto sposare un figlio del secondo, Franceschetto, con una figlia del primo, Lucrezia - detenevano il monopolio del commercio dell’allume, una sostanza assai preziosa e ricercata al tempo (di cui avremo modo di riparlare in seguito). Ci si può interrogare se era sufficiente la comune ascendenza ebraica per far intervenire il Papa in favore di Colombo, o se siamo invece di fronte a qualche intrigo più complesso, anche se poco ne è filtrato sotto i riflettori della storia ufficiale. Sta di fatto che Lorenzo il Magnifico aveva continui rapporti con influenti membri della comunità ebraica a causa della sua attività bancaria, che aveva già a quell’epoca un carattere internazionale, e come lui, ma per ragioni di carattere culturale e non pratico, il suo intimo amico Pico della Mirandola25.

Arrivati a Lorenzo il Magnifico, lo studio della questione colombiana si sposta dalla Spagna e da Roma a Firenze, e qui in particolare alla corte dei Medici26, e non possiamo non interrogarci allora su quale fosse davvero l’origine - ancora abbastanza avvolta nel mistero - della fortuna e del potere di quella famiglia, che diventò nel giro di relativamente pochi anni il centro della politica italiana.
 
 

7 - Quanto abbiamo appena detto riconduce la questione colombiana nella sua cornice più propria: l’eresia della scienza e la lotta contro la Chiesa, agli inizi di quel rimescolamento concettuale che avrà degli effetti devastanti sulla visione antropocentrica dell’universo, su cui la Chiesa romana poggiava la propria interpretazione della storia dell’umanità. Non possiamo non chiederci se siamo di fronte ad una mera coincidenza, giustificata dalla particolare ‘selvatichezza’ dei tempi, che proprio nello stesso anno, e guarda caso il 1492, tanto Lorenzo il Magnifico quanto Innocenzo VIII muoiano, accompagnati nel giro di pochi anni da altri importanti testimoni appartenenti alla corte di Lorenzo: Angelo Poliziano, Pico della Mirandola, e chissà quanti altri comprimari, quali il medico personale di Lorenzo, un cartografo di Innocenzo VIII, etc., tutti improvvisamente morti tra il 1492 e il 1494, quasi sempre con un sospetto di veneficio27. A questo proposito è inevitabile ricordare che il successore di Innocenzo VIII fu Alessandro VI, della tristemente famosa, e proprio sotto l’aspetto che stiamo discutendo, famiglia dei Borgia! Una vera e propria guerra occulta dunque, ma non per questo meno spietata, che non si sviluppò soltanto negli anni immediatamente successivi alla scoperta dell’America, ma era probabilmente iniziata già qualche tempo prima, coinvolgendo anche alcuni dei precursori di Colombo, componenti di quello che potremmo definire il suo stesso partito. Nello stesso modo sospetto, e nello stesso anno, morirono infatti il papa ‘scienziato’ Pio II ed il suo amico cardinale Nicola Cusano, protettore di Lorenzo Valla, mentre il futuro Alessandro VI era Cancelliere di Santa Romana Chiesa. Personaggi quali Pomponio Leto, discepolo del Valla, Bartolomeo Sacchi detto il Platina, Filippo Buonaccorsi (direttamente riconducibile alla cerchia dei Medici, e più tardi in contatto con la famiglia di Copernico), furono esplicitamente accusate di tentativo di restaurazione del paganesimo e di congiura contro il papa Paolo II, amico personale del Borgia28. Che non si trattasse di semplice delirio paranoico da parte del partito conservatore all’interno della Chiesa di Roma sembra dimostrato dal fatto che è possibile rinvenire in numerose catacombe romane "le prove dell’abituale frequentazione di quei luoghi da parte degli Accademici". In particolare, nelle catacombe di S. Callisto si troverebbero iscrizioni che fanno riferimento a Pomponio Leto - Princeps di quell’Accademia Romana che faceva da pendant all’analoga Accademia Fiorentina, soppressa proprio nel fatidico 1492 - con il titolo di Pontifex Maximus29.
 
 

9 - Evidentemente, l’ipotesi che bisogna fare alla luce di tutte le considerazioni precedenti, è che Colombo non aveva in realtà alcuna intenzione di arrivare fino in Cina, ma di scoprire davvero un Nuovo Mondo, del quale conosceva assai bene l’esistenza. Si può rintracciare infatti nella cultura del tempo, relativamente per di più proprio all’ambiente che Colombo aveva frequentato prima in Portogallo e poi in Spagna, l’ipotesi dell’esistenza di un continente sconosciuto dislocato di fronte alle coste occidentali europee ed africane: "La principale causa del flusso e del riflusso del Mar Grande o del Mar d’Inghilterra è l’arco dell’acqua del mare che a ponente appoggia o confina in una terra opposta alle coste dell’Inghilterra, Francia, Spagna e di tutta la confinante Africa, nella quale gli occhi nostri vedono il flusso e riflusso delle acque perché l’arco che forma l’acqua come corpo sferico è naturale che abbia appoggi (confini) opposti su cui posare, poiché altrimenti non potrebbe sostenersi. Per conseguenza, così come in questa parte appoggia sul nostro continente, che vediamo e conosciamo, nella parte opposta di ponente appoggia sull’altro continente che non vediamo e non conosciamo fino ad oggi; però per mezzo della vera filosofia, che riconosce ed osserva mediante i sensi la sfericità dell’acqua ed il conseguente flusso e riflusso, il quale necessariamente esige due sponde opposte che contengano l’acqua tanto movimentata e siano i piedistalli del suo arco, si inferisce logicamente che nella parte occidentale esiste un continente nel quale l’acqua mossa va ad urtare così come rispettivamente urta nella nostra parte orientale".

Tali parole sono contenute nei Quodlibeta di Raimondo Lullo (Questione 154, Tomo IV), e rispondono splendidamente ai nostri dubbi, tanto più quando si osservi che Lullo è un maiorchino e un francescano, il quale può essere ben ricollegato agli eventi ed agli ambienti che ci troveremo presto a discutere30. Niente di più semplice ipotizzare che di questo Nuovo Mondo - che non poteva certo essere il continente asiatico, dal momento che altrimenti non ne sarebbe stato detto "che non vediamo e non conosciamo fino ad oggi" - la cui esistenza era stata ‘dimostrata’ logicamente dal Lullo, si sia continuato a parlare a lungo nel corso degli anni seguenti all’interno dello stesso gruppo di cui quello ‘scienziato’ faceva parte, e che la sua conquista fosse diventato un obiettivo sempre più ambito.

Troviamo una conferma di questa ricostruzione, e del ruolo eventualmente svolto dal Cusano nei fatti che stiamo esaminando, in una pagina di Pirro Alvi (1910), che riprende una cronaca del XVIII Secolo scritta da un suo avo. Riferendosi alla morte del cardinale Cusano Alvi scrive: "E qui è dovere parlare del celebre Cardinale Nicolò di Cusa, morto nella nostra città [...] Attorno al suo letto erano il Toscanelli, il Bussi, il Martinez [...] Si ragionò di Colombo e della scoperta del nuovo mondo". Orbene, il fatto curioso è che il Cusano morì a Todi nel 1464, circa trenta anni prima della scoperta dell’America! Si può pensare ad un errore del cronista, ma il fatto è che la famiglia Alvi è molto antica, e non senza relazioni con la storia che stiamo raccontando, che ha - come capiremo sempre di più - parecchie delle sue radici proprio nell’Italia centrale. Inoltre, sappiamo che il cronista non fa alcun errore a proposito di Toscanelli, di Martinez, o Martins - che era un membro della famiglia della moglie di Colombo, e che fu il reale destinatario della lettera del Toscanelli che Colombo esibiva per convincere i "profani" della validità delle sue stime erronee - e del vescovo Giovanni Andrea de’ Bussi, che è ben noto, come del resto il Cusano, per il suo ruolo in favore del ‘partito progressista’ all’interno della Chiesa di Roma, e della ‘modernità’31. Una riunione dunque molto particolare, nel quadro di quella lotta senza esclusione di colpi che abbiamo descritto nel paragrafo precedente.
 
 

9 - Ma come poté Colombo portare a termine un’impresa che tanti avevano ideato e tentato prima di lui32? Quali nuove frecce poteva avere al suo arco? Diciamo soltanto che, così come nell’argomentazione del Lullo si parlava del nuovo continente come causa delle maree, proprio dal rapporto tra l’altezza delle maree del Mediterraneo e quelle dell’Oceano Atlantico Colombo avrebbe potuto desumere un possibile rapporto tra l’estensione dei due mari. Inoltre, il navigatore era stato sia in Guinea che in Islanda, e nella fredda isola agli estremi confini del mondo allora conosciuto aveva certamente saputo di una corrente d’acqua calda che proveniva da Sud Ovest, e aveva potuto concepire che fosse quella stessa che aveva notato invece in Guinea allontanarsi verso Occidente, tornata indietro dopo aver urtato contro la sponda opposta di terra che Lullo aveva previsto. Dall’incrocio delle direzioni in cui si muove la famosa corrente del Golfo avrebbe potuto dedurre ancora una volta non solo la distanza a cui si trovava il Nuovo Mondo, ma anche un punto nel quale si sarebbe sicuramente incontrata la terraferma: sarebbe stato invero drammatico compiere un così lungo viaggio per trovarsi poi al di sotto, o al di sopra, del continente ricercato!

Tutte queste ipotesi presumono ovviamente che Colombo fosse molto di più che un incolto marinaio, come qualche volta lasciava credere33. Quale poteva essere la possibile fonte delle presumibili conoscenze scientifiche di Colombo? Risponderemo a questa domanda, studiando il periodo della "genesi della grande scoperta", ovvero l’ambiente che Colombo frequentò negli anni precedenti il 1492. Non si tratta in realtà del periodo spagnolo di Colombo, quello compreso tra il 1484 e il 1492, dal momento che l’idea della traversata oceanica risale di certo agli anni ancora precedenti, e cioè al periodo portoghese del navigatore, tra il 1476 ed il 1484. E’ in ciò che gli accadde in quel paese che si devono andare a cercare le tracce della sua ispirazione, l’intrecciarsi della rete di alleanze e di ostilità che lo accompagneranno poi per tutto il resto della vita, le motivazioni e le radici di tutto ciò che avvenne in quel grande crocevia della storia che stiamo studiando.

Almeno dal 1416 era operante in quel paese un Centro di Cultura Nautica, fondato da Enrico il Navigatore, e questo Centro continuava a presiedere, anche dopo la morte del suo fondatore, avvenuta nel 1460, all’organizzazione di tutti quei viaggi di esplorazione per i quali i portoghesi sono rimasti giustamente celebri nella storia. Ricordiamo tra gli altri Bartolomeo Diaz, che fu il primo a circumnavigare l’Africa, nel 1488, e Vasco de Gama, il primo ad arrivare in India per questa rotta, nel 1498. In tale luogo si riunirono numerosi scienziati di ogni nazionalità (ma soprattutto arabi ed ebrei, visto che la scienza non era molto coltivata nell’Occidente cristiano), che possedevano quelle conoscenze geografiche, astronomiche, matematiche, etc., utili alle finalità del Centro. Tra questi scienziati troviamo nomi poco familiari agli storici della scienza, quali Jehuda Cresques, figlio dell’ebreo maiorchino Abraham Cresques, autore del famoso Atlante catalano; Abraham ben Samuel Zakkut (autore di tavole astronomiche redatte in ebraico che sembra Colombo portasse con sé nel suo primo viaggio); il suo discepolo José Vizinho, etc.34. Ciò che ci preme soprattutto osservare dal nostro punto di vista è che il padre della moglie di Colombo, scomparso nel 1457, era uno degli aiutanti del principe Enrico, e che si tramanda che la sua biblioteca fosse seconda soltanto a quella del suo principe quanto a ricchezza di volumi. Non è difficile immaginare allora che Colombo abbia sfruttato le relazioni che gli derivavano dal matrimonio per venire a conoscenza di tutta quella serie di scoperte, sia teoriche che sperimentali, che erano andate accumulandosi in oltre mezzo secolo nel Centro di Sagres, e che erano certamente di natura riservata. Anche Mendelssohn 1981 individua chiaramente nella fondazione del Centro di Sagres, di cui riconosce l’"estrema segretezza", e che vi si svolgeva "un’attività clandestina" (pp. 42 e 43) uno dei momenti determinanti per la nascita della scienza moderna. Inoltre, lo stesso testo evidenzia, seppur sommariamente, il ruolo degli scienziati ebrei: "I coraggiosi marinai portoghesi non temevano la morte, ma il loro valore non sarebbe servito a molto se non fosse stato per le menti intelligenti e la misteriosa forza nascosta che dirigeva i loro sforzi. I grandi viaggi di scoperta sono diventati un capitolo d’obbligo nei nostri testi scolastici, ma non dicono niente, e molto poco si sa, degli uomini che li pianificarono e li diressero. In un mondo di zelo cristiano avevano buone ragioni per rimanere nell’ombra, perché erano ebrei" (p. 29)35.

Ancora la ‘pista ebraica’, dunque, e se ci chiediamo che cosa erano stati chiamati a fare tanti scienziati a Sagres troviamo subito che si trattava di qualcosa che nelle linee generali è assai prevedibile: i portoghesi investigavano dei metodi per la navigazione in alto mare, lontano dalle coste, che fino ad allora erano sempre state un riferimento abbastanza alla portata di mano dei naviganti. Alla p. 131 di Wiesenthal 1991 così si legge a proposito del compito che era stato assegnato agli esperti ebrei che collaboravano con la Corona portoghese nel grande progetto di esplorazione del globo: "Venne loro affidato un compito della massima importanza per la navigazione: trovare un mezzo che permettesse alle navi veleggianti lontano dalla costa di mantenere la direzione scelta: senza un perfezionamento deciso degli strumenti, senza un metodo per determinare la posizione del sole nelle diverse stagioni e la distanza di una nave dall’equatore, viaggiare per mari sconosciuti era infatti quasi impossibile". E questo senza tenere in conto che si devono probabilmente ai cartografi ebrei, legati alla celebre scuola di Maiorca, tutti quei progressi in direzione della trasformazione della concezione geografica della Terra precedentemente analizzata, che possiamo descrivere con la suggestiva espressione: capovolgimento del globo36.

Si pensa oggi che calcoli esatti di longitudine non potevano essere effettuati al tempo di Colombo, mancando strumenti di precisione per la misura del tempo, ma quello che stiamo qui discutendo non è tanto con quale margine di errore si potesse allora arrivare a fare il punto in alto mare, quanto piuttosto se gli scienziati di Sagres avessero o no teorizzato come andava calcolata in linea di principio la longitudine. Il fatto è che Colombo cercò di misurare il più accuratamente possibile il tempo che veniva impiegato nella navigazione, e che è comunemente riconosciuto che "la definizione tecnica della longitudine mediante la misura dell’ora [si deve a] F. Colombo". F. Colombo non è naturalmente altri che il figlio di Colombo, Fernando37, e non pare difficile ipotizzare che tale conoscenza gli sia venuta direttamente dal padre, quasi un prezioso lascito ereditario di un’informazione che si custodiva gelosamente segreta in certi ‘circoli’.

I precedenti richiami alla scienza ebraica possono essere confermati con un’ulteriore osservazione, che mostra come questo popolo - che fungeva da tramite tra l’Occidente cristiano e la civiltà araba, attraverso la quale, a sua volta, filtrava l’antica sapienza dei greci - fu in possesso di conoscenze scientifiche avanzate38. Nella Kabbala ebraica, composta, pare, intorno al III-IV Secolo D.C., si trova la seguente osservazione: "La Terra gira su se stessa in forma di circolo. Gli uni sono in alto, gli altri sono in basso. [...] Una contrada della Terra è illuminata mentre le altre sono nelle tenebre". Troviamo così che nella cultura ebraica era già presente l’idea della rotazione della Terra nelle 24 ore, che contrasta direttamente con la visione della Terra contrapposta a quella colombiana dai suoi oppositori. Infatti, se la Terra ruota su se stessa, non è più possibile pensare ad un "alto" abitato e ad un "basso" disabitato, visto che alternativamente ci si scambierebbero i ruoli; e non solo, se ci sono parti della Terra in ombra mentre altre sono in luce, ecco chiaramente indicato che esistono delle terre emerse, ed anche abitate?!, pure dall’altra parte del globo, al di sotto dell’ecumene, proprio come le nuove terre scoperte da Colombo.
 
 

10 - Possiamo adesso introdurre un altro degli elementi unificatori della nostra ricostruzione storica: il principe Enrico, il fondatore del Centro di Sagres, era Gran Maestro del ricco e potente Ordine dei Cavalieri di Cristo, e aveva anzi utilizzato per il suo disegno il prestigio e i beni dell’Ordine che dirigeva. A tale Ordine appartenevano anche Bartolomeo Perestrello, il padre della moglie di Colombo, e poi Vasco de Gama e i grandi esploratori portoghesi39. A partire da questa circostanza la nostra narrazione diventa parte integrante della storia del famoso Ordine dei Cavalieri Templari. Si afferma di solito che dopo la prima metà del XIV secolo, e cioè poco dopo il drammatico e a tutti noto scioglimento dell’Ordine, si perde ogni traccia materialmente documentabile di una sua sopravvivenza, fino al momento della nascita del ‘mito templare’ tra il ‘600 e il ‘700, quando molte società segrete (tra cui la Massoneria) proclamarono una loro discendenza più o meno diretta dagli antichi e sfortunati cavalieri medievali. In verità però, è difficile immaginare che l’attività dell’Ordine sia stata del tutto interrotta dopo la condanna del re Filippo il Bello e del papa Clemente V. In Portogallo i Templari sopravvissero addirittura come Ordine ufficialmente riconosciuto ed organizzato. Invero, l’Ordine di Cristo precedentemente nominato ed i Templari debbono essere considerati una stessa ed identica cosa, dal momento che i Cavalieri del Tempio portoghesi, aiutati dal Re dell’epoca40, riuscirono a resistere alla persecuzione di Filippo il Bello e del Papa utilizzando semplicemente l’espediente di cambiare il nome dell’Ordine, o più esattamente di riprenderne la denominazione originaria, che era appunto quella di (poveri) Cavalieri di Cristo. Con questo semplice escamotage l’Ordine conservò in quel paese tutti i suoi possedimenti e le sue ricchezze, continuando a ricoprire un ruolo estremamente influente nella politica portoghese. Ci sarebbe molto da dire sulla storia dei Templari in Portogallo, e notare come essi non rappresentassero in quei luoghi così lontani da Roma un Ordine qualsiasi: il regno portoghese era stata fondato proprio da cavalieri templari al tempo delle guerre contro i Saraceni, e in mano templare, o comunque in stretta connessione con l’Ordine, si trovava da sempre il governo del Portogallo. Presso i Templari troviamo comunque, un secolo dopo lo scioglimento ufficiale dell’Ordine, l’organizzazione del grande progetto di esplorazione del mondo e di rinnovamento scientifico, e lasciamo al lettore il compito di valutare se, con riferimento alla famosa ipotesi del pronunciamento di una "vendetta templare" contro la Chiesa di Roma, che aveva distrutto l’Ordine in modo così spettacolarmente drammatico, non appaia quanto meno verosimile che una tale impresa fosse animata anche dalla motivazione ideologica di demolire (cosa che poi di fatto avvenne) quella visione sacra del mondo su cui la Chiesa romana fondava la sua autorità e la sua dottrina. Ed in effetti, anche se è oggi usuale alla gran parte dei commentatori ascrivere tutta la ‘colpa’ della distruzione dei Templari alla cupidigia di Filippo il Bello, del quale Clemente V sarebbe stato soltanto un semplice succube, sembra difficile credere davvero che la Chiesa fosse del tutto estranea alla vicenda. Anzi, si sa ad esempio che al termine di un processo contro i Templari, tenutosi a Ravenna nel 1311, e conclusosi con l’assoluzione degli imputati da parte dell’Arcivescovo di quella città, Rinaldo da Concorezzo, il Papa scrisse una durissima lettera a quel prelato intimandogli di riaprire il processo e di fare uso della tortura fino ad ottenere piena confessione da parte degli sventurati inquisiti. Del resto, come nel caso della persecuzione contro gli umanisti nel XV Secolo di cui abbiamo prima parlato, anche nel caso dei Templari le accuse di "eresia" e di "collusione con il nemico" non appaiono completamente infondate, ed è di solito poco messo in evidenza il fatto che più o meno le stesse accuse di Filippo il Bello erano state già mosse contro l’Ordine dall’imperatore Federico II41.

Tornando a Colombo, questi ebbe l’occasione di conoscere i Templari, la loro attività e la loro scienza. C’è qualche altro indizio che possa ricollegare lui, o gli altri protagonisti della storia fin qui citati, agli ex-Templari, ora Cavalieri dell’Ordine di Cristo? Per quanto riguarda Colombo, c’è nelle sue parole un ricorrente riferimento al simbolo del ‘Tempio’ di cui propone la ricostruzione, ma sono interessanti soprattutto diversi collegamenti iconografici: la croce dei Templari si trova raffigurata in numerosi disegni dedicati alla scoperta dell’America sin dai primi tempi del ritorno di Colombo. In particolare, esiste un affresco all’interno di Palazzo Pitti, a Firenze, nel quale Colombo è rappresentato con degli strumenti scientifici in mano, mentre compie delle osservazioni astronomiche in una notte stellata. In alto, tra le stelle, una costellazione immaginaria, che rappresenta il simbolo dei Cavalieri del Tempio42. Per quanto riguarda i Medici ed Innocenzo VIII, è ben noto che a Firenze nella prima metà del XIV secolo erano particolarmente attive le società segrete con un programma anti-cattolico43, e che la fortuna dei Medici inizia proprio in quel periodo ed in quella città, guarda caso sfruttando il sistema delle banche che troviamo profondamente collegato alla storia ed alle origini del successo dei Templari44. E’ del tutto inusuale trovare oggi enunciati precisi collegamenti tra origine della Massoneria e Firenze (anche se non tra Massoneria e Templari!), ma almeno in Lensi Orlandi Cardini 1988 (p. 57) si possono leggere le seguenti parole: "La Massoneria, ‘figlia primogenita dell’intellettualismo settecentesco’, non nacque in Inghilterra durante l’anelito preromantico al mistero che affonda le radici nella Tradizione e nello spirito medievale, com’è stato scritto, ma testimone il cinquecentesco Studiolo di Francesco de’ Medici, in Italia s’affermò vari secoli prima di quel che fino ad oggi s’è detto". Ancora a Firenze si conserva, all’interno di Palazzo Vecchio, un affresco misterioso, che rappresenta, secondo Lensi Orlandi Cardini, il celebre idolo barbuto dei Templari, il Bafometto. All’interno del Palazzo Reale di Caserta, in una sala della Biblioteca, si conserva un quadro, di chiara ispirazione massonica45, nel quale un angelo armato di una fiaccola ardente scaccia delle figure con lunghe orecchie asinine, simbolizzanti l’ignoranza e la superstizione. Ai piedi dell'angelo, un vecchio è sdraiato a terra, con un otre da cui fuoriesce un getto d'acqua - chiaro riferimento simbolico ad una ‘sorgente’; presso il vecchio, un angelo scrive con il dito un nome su una pietra: Cosimo de’ Medici46.

Tra gli altri indizi che sentiamo di non minore suggestione è il fatto che si tramanda che il principe Enrico il Navigatore non abbia mai toccato donna, come si conviene ad un Cavaliere di rango elevato dell’Ordine che abbia pronunciato il voto di castità, e che ritroviamo curiosamente tale circostanza riferita anche a Paolo del Pozzo Toscanelli. Secondo Pernoud 1974 (p. 122), in relazione alle accuse rivolte ai Templari, si tratta di chiari indizi di "catarismo". Inoltre, con riferimento al commercio dell’allume di cui abbiamo detto prima a proposito dei rapporti d’affari tra Lorenzo il Magnifico ed Innocenzo VIII, si sa che le miniere di allume sui monti della Tolfa, a nord di Roma, furono scoperte e sfruttate per la prima volta proprio dai Templari. Ma la circostanza forse più interessante è che l'attenzione posta sulla storia dei Templari, o se preferite dei Cavalieri di Cristo, porta a notare una coincidenza che può forse spiegare in altro modo la ‘fuga’, per certi versi misteriosa, di Colombo dal Portogallo nel 1484. Abbiamo detto che il governo del Portogallo è stato sempre in qualche modo ‘vicino’ all'Ordine Templare, ma naturalmente questo stato di cose dipendeva anche dalla disponibilità personale del Re. Ora sembra invece che Giovanni II avesse un carattere abbastanza autoritario ed accentratore, fatto sta che le cronache ci raccontano che proprio nel 1484 uccise personalmente a pugnalate (né era nuovo a prodezze del genere), un certo Don Diego, l'allora Governatore in carica dell'Ordine di Cristo47. Forse proprio questo episodio ‘secondario’ potrebbe essere stato più di tanti altri una delle cause del fatto che furono gli spagnoli, e non i portoghesi, i primi europei ad arrivare nel Nuovo Mondo e a colonizzarlo, con tutte le conseguenze del caso!
 
 

11 - Molto si potrebbe adesso dire alla luce di tutte le considerazioni precedenti, mostrando come tanti dettagli possano diventare più comprensibili. Ad esempio la strana insistenza dei portoghesi affinché, subito dopo il ritorno di Colombo dal primo viaggio, venisse spostata un po’ ad Ovest (fino ad incontrare le terre del Brasile, per puro caso?!) la famosa linea che il papa spagnolo Alessandro VI si era affrettato a tracciare per dividere il mondo in due parti (Maggio 1493), e per la prima volta nella storia in verticale, ovvero lungo un meridiano, anziché in orizzontale, lungo un parallelo48. Rivolgiamo piuttosto l’attenzione ad un’altra più importante questione: come si possono raccordare la ‘pista ebraica’ e quella templare? Ebrei e Templari si possono in qualche modo ricollegare, al di là del fatto, d’altronde non trascurabile, che furono perseguitati dallo stesso nemico? Questo interrogativo apre spazi di riflessione immensi, una volta che si ricordi che i Templari avevano introdotto e fatto prosperare, come abbiamo già detto, il sistema delle banche - ancora oggi vero elemento unificatore supernazionale, formidabile spina dorsale di ogni possibile progetto ‘mondialista’ - e che queste venivano gestite soprattutto da ebrei, visto che i cattolici non trovavano conforme alle indicazioni evangeliche occuparsi direttamente di affari di denaro. Inoltre, Templari ed Ebrei erano stati lungamente vicini in Terra Santa, e c’è da pensare che tra i due gruppi si fossero creati legami di solidarietà ed affinità ideologica particolari. Per quanto riguarda in particolare Colombo, c’è chi ha visto nel crittogramma con cui questi usava far precedere la sua firma (di sapore decisamente iniziatico), e precisamente nelle tre lettere X M Y , un riferimento a: Cristiani, Mori, Giudei, ovvero ad una sorta di unificazione ideale delle tre grandi religioni monoteiste, passo essenziale per la concezione di un governo mondiale49. Questa ipotesi appare, tra le tante altre che sono state fatte in proposito, particolarmente sensata, visto che si tratterebbe di un’altra delle numerose affinità ideologiche (ad esempio con Nicola Cusano ed il gruppo degli umanisti romani di cui abbiamo detto nel precedente paragrafo 7) che costituiscono un importante filo di Arianna nell’intricato labirinto delle congetture.
 
 

12 - Prima di ritornare specificatamente alla questione colombiana, osserviamo che, nello scenario che abbiamo costruito, l’obiezione relativa al perché tutta questa vicenda non sia entrata a fare parte della storiografia ufficiale, sembra naturalmente dissolversi. In effetti, chi da una parte dello steccato capì la vera posta del gioco che si stava svolgendo, cercò di dissimulare il più possibile le vittorie degli avversari, anzi di impadronirsene. Quelli che stavano dall’altra parte invece, non avevano ancora sufficiente potere per contrastare apertamente i loro antagonisti, né avevano interesse a scoprirsi e ad andare incontro a dei guai (come Giordano Bruno, Tommaso Campanella e Galileo Galilei ancora un secolo dopo); e questo tanto più che avevano ormai sperimentato che restando in segretezza potevano agire con grande disinvoltura e maggiori probabilità di successo. Della scoperta dell’America fu immediatamente offerta da parte della Chiesa di Roma, guidata ormai da Alessandro VI - e con la probabile complicità dello stesso scopritore, il quale, morti ormai i suoi ‘protettori’, e accecato dal miraggio di potere e di ricchezze, forse dimenticò quelli che erano stati i veri retroscena della sua impresa - un’interpretazione che la metteva sotto la luce di un trionfo della cristianità, esaltando il ruolo in verità assai marginale dei Re Cattolici, mentre il protagonista di essa, grazie anche al significato del suo nome - Christum Ferens o Christo Ferens, vale a dire Portatore di Cristo o Portatore a Cristo - diventava un vero e proprio eroe della fede. Di fronte a questa autentica appropriazione indebita, che dimenticava di colpo l’ostilità di tanti anni del partito conservatore al progetto della traversata oceanica, il "Nuovo Mondo" fu dagli scienziati, seguiti subito dagli ambienti protestanti anti-cattolici, intitolato a Vespucci anziché a Colombo50. Osserviamo però che, mentre tutti gli storici stanno a sottolineare che il nome America comparve quasi accidentalmente per la prima volta nel 1507, in un piccolo testo di un oscuro erudito di Saint-Dié dei Vosgi (la Cosmographiae Introductio [...] di Martin Waldseemuller), appare chiaro invece che già da tempo si stava cercando, almeno in certi ambienti, di correlare il nuovo continente con la persona di Amerigo Vespucci, legata tra l’altro più direttamente di Colombo alla famiglia dei Medici51. Ciò è testimoniato ad esempio dal poco reclamizzato libro di Fracanzio di Montalboddo, pubblicato a Vicenza nello stesso anno 1507, Paesi Novamente retrovati. Et Novo Mondo da Alberico Vesputio Florentino intitulato (e questo titolo suggerisce anche altre diverse riflessioni...), oltre che dalla produzione di falsi resoconti di viaggio, aventi lo scopo di accreditare la presenza di Vespucci nel Nuovo Mondo, ancora prima che questi avesse mai messo effettivamente piede su una nave destinata ad attraversare l’Oceano!
 
 

13 - Torniamo ad occuparci di Colombo, chiedendoci se è possibile formulare un’ipotesi sulla sua persona che renda coerente tutto quello che abbiamo detto finora: in che modo egli potrebbe essere collegato tanto agli Ebrei quanto ai Templari? Naturalmente, trovare questo collegamento non è strettamente necessario, però esso costituirebbe indubitabilmente un altro indizio della fondatezza del quadro generale che abbiamo fin qui edificato. Per risolvere tale questione, affrontiamo un problema sinora rinviato: quale valore assegnare ai famosi documenti genovesi, che danno a detta di alcuni tutte le informazioni biografiche che si possono desiderare? Si tratta di fonti che si possono in qualche modo contestare, o il mistero colombiano ha una possibile soluzione, più nascosta e raffinata, ma comunque compatibile con tutta questa documentazione? Bene, Colombo risulta da queste carte figlio di una certa Susanna, il cui padre si chiamava Giacobbe, e tali nomi bastano da soli, come abbiamo detto, a mettere sulla pista dell’ebraicità del nostro eroe. Ma la cosa più interessante è che la famiglia di Susanna viene detta originaria del Piacentino52, e proprio da Piacenza, nel 1385, un tal nobile Filippo Pallastrelli si era trasferito in Portogallo con la moglie Caterina Visconti, e lì il cognome della sua famiglia era diventato Perestrello. Si può dunque ipotizzare che Colombo, e il fratello Bartolomeo53, fossero figli, probabilmente illegittimi, di questa Susanna, e di qualcuno della famiglia Pallastrelli che era rimasto a Piacenza. Ecco allora che Colombo si troverebbe ad essere per circostanze di nascita tanto ebreo quanto ‘templare’. In effetti il nome Giovanni del padre del preteso padre di Colombo (di nome Domenico, sempre secondo i detti documenti genovesi), appare dato a un figlio di Domenico nato dopo Cristoforo (forse allora non un figlio di Susanna, ma un figlio di Domenico nato da un precedente matrimonio di questi?), mentre il nome del nonno materno, nella forma Giacomo, viene attribuito non a colui che risulterebbe il terzo figlio della coppia, Bartolomeo, ma al quarto, nato intorno al 1470. Non si può allora pensare che Cristoforo e Bartolomeo, ebrei per parte di madre, si siano recati a Lisbona a cercare qualche forma di appoggio presso dei parenti? Il matrimonio con la figlia di Bartolomeo Perestrello diventerebbe di conseguenza molto più comprensibile. Ed il povero Domenico Colombo54, colui che viene citato nei documenti genovesi come marito di Susanna, come dobbiamo considerarlo? Il primo atto notarile che si riferisce insieme a Domenico e a Cristoforo è redatto nel 1470, quando Colombo aveva 19 anni (secondo le cronologie più accreditate), e prova soltanto che Domenico era il marito di Susanna in quell’anno; ma forse solo da poco tempo, tanto è vero che dispone con quell’atto di una parte della dote della moglie, e Colombo è chiamato appunto a controfirmare per approvarne l’azione. Ci sembra estremamente interessante sotto quest’ottica citare un passo del poema in lingua latina che Lorenzo Gambara dedicò a Cristoforo Colombo nel 158155: "Colombo - che ha preso origine dai Pellestrelli di Piacenza, che è nobile famiglia, ed è nato a Cugureo, che è castello in territorio genovese - ha condotto a termine impresa tanto insigne" (corsivo aggiunto). E’ curioso osservare che l’indicazione relativa al collegamento tra Colombo e la famiglia Pellestrelli si trova nella lettera dedicatoria al cardinale Antonio Perenotto, premessa all’edizione del poema del 1583, ma che essa è stata soppressa - chissà per quale motivo! - nell’edizione del 1585, che pure è detta "copiosior" (in essa è ancora presente la lettera di dedica).

In definitiva, ecco che molti particolari troverebbero una collocazione più razionale, senza dover rivoluzionare quasi nulla dal punto di vista documentario.
 
 

14 - In conclusione, sembra di poter affermare che la vera storia della scoperta dell’America sia molto diversa, e più complessa, di quella che si ottiene attraverso la pura lettura dei documenti ‘ufficiali’ di quei tempi lontani, che non sono molto veridici, almeno nella maggior parte dei casi. Tutti gli indizi convergono per formare una teoria unitaria e coerente, secondo la quale Colombo intraprese la sua spedizione per andare a scoprire il continente sconosciuto previsto da Raimondo Lullo e discusso da Nicola Cusano. Egli fu probabilmente capace di stimare, grazie alla comparazione delle maree, a quale distanza si trovasse questo nuovo continente, e attraverso l’osservazione della Corrente del Golfo in Islanda e in Guinea, su quale parallelo si sarebbe sicuramente incontrata la terraferma. Lo scopritore dell’America fu soltanto la persona che portò alla sua conclusione naturale un progetto molto più antico, coltivato dagli scienziati, molti dei quali ebrei, del Centro di Sagres, in Portogallo. Questo progetto fu innanzitutto espressione di una concezione politica moderna, dapprima soltanto un’utopia, che andava alla ricerca di un Nuovo Mondo per edificarvi un Mondo Nuovo, un nuovo modello sociale e politico. Un’utopia che si era nutrita di attese messianiche e di interpretazioni cabalistiche, ed era cresciuta all’ombra di circoli segreti perseguitati dalla Chiesa Romana, prima Templari ed Ebrei, e più tardi Massoni. Un’utopia a servizio della quale venne promosso un nuovo uso pratico della scienza antica, con conseguenze capaci di sradicare la tradizionale visione sacra del mondo, sostituendola con una nuova Weltanschauung laica. Fu questo l’inizio di un lungo cammino di conoscenza, che cominciò con una rivoluzione geografica ed una astronomica56, per arrivare fino alle moderne teorie sull’origine dell’universo e della vita.
 
 



NOTE


 






1 Questa interpretazione è già condivisa dal Guicciardini, che nella sua Historia d’Italia (circa 1540) rileva che: "Per queste navigationi si è manifestato essersi nella cognitione della terra ingannati in molte cose gli antichi".
 
 

2 Questo articolo (scritto in occasione di una conferenza tenuta presso l’Ecole Pratique des Hautes Etudes, Section des Sciences Religieuses, dell’Università della Sorbona di Parigi, nel Dicembre 1997) si ispira alle tesi generali esposte in Bartocci 1995, al quale si rinvia per maggiori informazioni e per diversi riferimenti bibliografici qui omessi.
 
 

3 E’ curioso riscontrare a questo proposito come esista "una impressionante sopravvivenza" (anche a livello di libri di testo universitari) della diceria secondo la quale il merito di Colombo fu di immaginare una terra sferica laddove tutti ritenevano che fosse piatta (U. Eco, L’Espresso, 17.1.93, p. 162).
 
 

4 Che avesse per esempio sbadatamente moltiplicato i 180.000 stadi di Tolomeo per la lunghezza dello stadio usato da Plinio, o per altre unità di misura!
 
 

5 Le relazioni tra i Francescani e la Cina datano dal 1245, anno nel quale il francescano Giovanni da Pian del Carpine (località nei pressi di Perugia, l’attuale Magione) effettuò un primo viaggio verso quel lontano paese. Nel 1307 troviamo il francescano Giovanni da Montecorvino arcivescovo di Pechino, ed è del 1326 una famosa lettera del francescano Andrea da Perugia, vescovo di Quanzhou, al confratello guardiano del Convento di San Francesco al Prato a Perugia. Nel 1368, con la cacciata dei Mongoli e l’inizio del potere della dinastia nazionale dei Ming, i Francescani vennero espulsi dalla Cina.
 
 

6 A proposito di Toscanelli, si può osservare che negli anni ‘30 fu rinvenuto negli archivi di Firenze un planisfero, attribuibile con ogni probabilità al geografo fiorentino, nel quale tutta la parte relativa all’Asia fino alle sue coste orientali appare molto realistica, e niente affatto di fantasia come vorrebbero coloro che continuano a sostenere la tesi dell’esistenza di una "geografia immaginaria" nel XV Secolo. Una riproduzione del planisfero in oggetto si può visionare alle pp. 38/39 di Lequenne 1992.
 
 

7 Vedi Evans 1970.
 
 

8 Una donna di questa famiglia fu la moglie di Cosimo (il Vecchio) dei Medici.
 
 

9 Ma a questo punto diventa difficile presumere che anche sulla esatta collocazione del Cipango non fossero disponibili notizie più precise, tenuto conto del fatto che i Cinesi possedevano una perfetta conoscenza della loro geografia.
 
 

10 E se anche potevano ipotizzarsi terre, a fare da contrappeso a quelle emerse dall’altra parte della sfera terrestre, queste non potevano essere abitate, essendo tutta l’umanità discesa da un’unica coppia (ipotesi monogenetica),
 
 

11 E’ curioso osservare come Aristotele polemizzi, aspramente e a lungo, in alcune celebri pagine della sua principale opera cosmologica (De Caelo, Libro II, Sezione 14) con chi sostiene che esistano un sopra e un sotto della Terra. Saremmo cioè qui di fronte ad un caso in cui, nonostante tutta la visione del mondo tardo-medievale possa dirsi inquadrata, ed in modo dichiarato, nella concezione aristotelica (basta pensare alla polemica contro gli "aristotelici" che vede protagonista Galileo ancora nel XVII secolo), almeno in questo punto essenziale l’opinione comune al tempo di Colombo si discostava da quella dell’antico maestro, probabilmente per il permanere di un pregiudizio intuitivo sulla natura della gravitazione. Val forse la pena di aggiungere che della questione sembra ben consapevole anche Dante Alighieri (Inferno, Canto XXXIV, vv. 110-111; Quaestio de aqua et terra).
 
 

12 Dal Cap. XII della storia di Cristoforo Colombo tramandataci dal di lui figlio Fernando.
 
 

13 C’è chi osserva, non avendo capito bene la questione, che i portoghesi erano già andati a Sud dell’Equatore, e che quindi sapevano benissimo che si poteva navigare nell’emisfero di sotto: ma quei viaggi sotto l’Equatore erano invece concepiti sempre come avvenuti nella parte di sopra della Terra!
 
 

14 E’ interessante notare che la linea che separa la parte superiore del globo da quella inferiore compare ancora in un disegno del XVII secolo (Museo del Louvre, Parigi, Cabinet des Dessins), con l’indicazione di Circumferentia Centri gravitatis, e che in questo disegno anche il nuovo continente viene raffigurato nella parte ‘superiore’ del globo!
 
 

15 Si tratta di una delle famose Postille di Colombo al libro Imago Mundi di Pierre d’Ailly, conservato nella Biblioteca Colombina di Siviglia, in cui sono conservati diversi volumi appartenuti al grande navigatore. E’ forse interessante osservare che Copernico intitola quasi allo stesso modo il Capitolo III del Libro I della sua grande opera astronomica: "Come la Terra formi con l’acqua un solo globo".
 
 

16 Il libro fu scritto tra il 1521 ed il 1522, ma pubblicato per la prima volta a Roma soltanto nel 1631. Di esso sono oggi disponibili un’edizione Nuova ERI, Torino, 1991, ed una ristampa anastatica (a cura di E. Menestò, Assessorato alla Istruzione e Cultura della Regione dell’Umbria, Todi, 1992).
 
 

17 E’ questo il nome che veniva dato nell’antichità alle Isole Canarie.
 
 

18 Per valutare l’importanza di Santangel, ricordiamo che la prima relazione di Cristoforo Colombo sulla scoperta dell’America, scritta durante il viaggio di ritorno nel 1493 (e che tradotta in latino fu pubblicata immediatamente a Roma, in diverse edizioni) è indirizzata proprio a lui, e non già ai re Ferdinando ed Isabella come ci si sarebbe potuto aspettare.
 
 

19 Sulla questione vedi ad esempio Leroy 1990.
 
 

20 La possibile ebraicità di Colombo si trova già enunciata tra gli altri in de Madariaga 1960, ed è ripresa con ampiezza e profondità di documentazione in Gil 1991.
 
 

21 A proposito di ciò vedi Zazzu 1987.
 
 

22 Dal momento che si riconosce comunque la probabile ebraicità della famiglia materna di Colombo (che del resto è quella che conta), a partire dalla circostanza che la madre di Colombo, di nome Susanna, figlia di Giacobbe, era probabilmente di origine ebraica.
 
 

23 Ma vedi anche Melczer 1992, p. 214. Si noti peraltro che pure la madre della moglie di Colombo, Donna Isabella Moniz Perestrello, risulterebbedi origine ebraica (Wiesenthal 1991, p. 130).
 
 

24 Questo collegamento, che era sfuggito alla (quasi) totalità degli storici si deve ad un altro di quei ‘dilettanti’ che a volte fanno la storia meglio dei professionisti: Marino 1991. Si veda anche Pistarino 1991.
 
 

25 Una ricchissima miniera di informazioni al riguardo si trova nell’ampio Cassuto 1918, nel quale in particolare (alla p. 61) si menziona un manoscritto ebraico, conservato presso la Biblioteca Laurenziana di Firenze, in cui "s’implora la perenne benedizione divina" su Lorenzo per i servigi resi alla comunità ebraica fiorentina.
 
 

26 Che la questione colombiana possa essere vantaggiosamente collegata con Firenze è tra l’altro dimostrato dall’importante Varela 1991.
 
 

27 Il medico personale di Lorenzo il Magnifico, certo Maestro Pierleone Leoni da Spoleto. fu probabilmente ucciso dagli stessi familiari del Signore di Firenze il giorno dopo la sua morte, in quanto ritenuto responsabile del di lui avvelenamento. A proposito invece di Pico, si legga Semprini 1921, alla p. 224 e segg.: "Sono argomenti tutti che inducono a credere che la morte del Mirandolano non sia stata naturale".
 
 

28 Rimandiamo per ulteriori notizie su questo conflitto a Kretzulesco 1986. L’autore desidera ringraziare vivamente il Dott. Marco Pasi, che sta attualmente completando i suoi studi di dottorato presso l’Ecole Pratique des Hautes Etudes, Section des Sciences Religieuses, della Sorbona di Parigi, per avergli indicato questa preziosissima fonte.
 
 

29 Politica Romana, N. 3, 1996, pp. 109 e segg..
 
 

30 Né si può trascurare, in questo particolare contesto interpretativo, il fatto riconosciuto che: "Nelle opere di Raimondo Lullo [...] si possono riconoscere i primi tentativi di applicare la matematica alla nautica".
 
 

31 Vedi ad esempio Lopez 1972, p. 35.
 
 

32 Tanto è vero che al suo ritorno dall’America il re Giovanni II del Portogallo reclamerà le terre scoperrte oltre oceano come sue di diritto.
 
 

33 Ma non sempre, in verità, dal momento che è lo stesso Colombo che dice (senza però essere creduto dalla maggior parte degli storici!): "Ho percorso tutte le rotte conosciute. Trattai ed ebbi conversazione con uomini dotti, ecclesiastici e secolari, latini e greci, ebrei e mori, e con altri molti di sette diverse. [...] ho visto e mi sono studiato di compulsare tutti i libri di cosmografia, di storia, le cronache, i libri di filosofia e di altre arti" (Lettera ai Re, da Cadice o Siviglia, 1501). Altro che i pochi libri, conservati nella "modesta bacheca della Biblioteca Colombina" di Siviglia, di cui si parla in Taviani 1982 (p. 407), sui quali la maggior parte degli esperti si è affannata per cercare di ricostruire quali fossero le conoscenze scientifiche di Colombo!
 
 

34 Qualche informazione su questi scienziati si può trovare in Wiesenthal 1991; in Taviani 1982; in Goldstein 1981.
 
 

35 C’è da dire però che sfortunatamente anche Mendelssohn non si rende conto che molto probabilmente pure Colombo era uno di quegli uomini, e condivide invece la tesi diffusa che egli fosse "un avventuriero, quasi un ciarlatano", e che la "scoperta dell’America [...] fu fatta per sbaglio" (p. 36).
 
 

36 Come ben noto, il più antico globo conservato (Museo Nazionale Tedesco di Norimberga) è quello di Martino Behaim, costruito nel 1492, ed in esso la Terra appare già orientata con il Nord verso il soffitto ed il Sud verso il pavimento, proprio come nei moderni globi. Del resto, l’autore fu a Lisbona proprio qualche anno prima della sua opera, e c’è da pensare che lì avesse ricevuto diverse informazioni interessanti, anche se non del tutto esaurienti, visto che la parte del globo relativa all’Oceano Atlantico, ed alle coste orientali asiatiche, è molto primitiva, anche soltanto in relazione ai dati di cui si può ragionevolmente supporre, come qui appunto si sostiene, che i portoghesi fossero in possesso.
 
 

37 Che propose l’idea di determinare la longitudine attraverso il trasporto del tempo al re di Spagna Filippo II, nel 1524.
 
 

38 Un testo assai interessante relativo alla specificità della cultura ebraica è Abrahams et al. 1960.
 
 

39 Vedi ad esempio Quadros 1987, Vol. II, pp. 151 e segg..
 
 

40 Il famoso Don Dionigi, citato anche nel Paradiso di Dante Alighieri (Canto XIX, v. 139).
 
 

41 Vedi ad esempio Pernoud 1974, p. 120.
 
 

42 Una riproduzione dell’affresco costituisce la copertina di Bartocci 1995, e si può trovare anche alla p. 43 di Lequenne 1992. Corre l’obbligo di segnalare che c’è chi sostiene possa trattarsi di Vespucci anziché di Colombo, il che nulla toglierebbe alla nostra ricostruzione, anzi aggiungerebbe, mostrando come in tal caso anche Vespucci potrebbe eventualmente essere ricollegato alle vicende dei cavalieri templari successive allo scioglimento dell’Ordine.
 
 

43 Vedi ad esempio: Valli 1988; Ricolfi 1983. Per queste società potrebbe usarsi l’appellativo di "early Masonic lodges", proposto, seppure in un altro contesto, da Jacob 1990, p. 207.
 
 

44 Sull’importante questione dei Templari banchieri, tesorieri ed esattori di imposte vedi ad esempio Partner 1991 (p. 18), Pernoud 1974 (pp. 74 e segg.), Bordonove 1973 (p. 185).
 
 

45 Il quadro fu dipinto da Heinrich Füger nel XVIII Secolo.
 
 

46 Probabilmente quindi Cosimo il Vecchio, soprannominato Pater Patriae, il fondatore della dinastia dei Medici.
 
 

47 Vedi. Quadros 1987, Vol. II, p. 269.
 
 

48 Il papa Borgia assegnò in tal modo le terre ad Occidente di tale linea alla Spagna, ed il confine così stabilito, con qualche modificazione, verrà poi sancito nel susseguente trattato di Tordesillas (Giugno 1494).
 
 

49 Vedi Pistarino 1990, p. 78. Colombo firmava con le tre lettere greche Chi, Ro, Omicron seguite dalla parola latina Ferens, sicché tutta questa parte starebbe per Christo Ferens, e disegnava al di sopra di queste parole una strana piramide composta da tre simboli .S. con una A al centro, subito al di sotto della quale venivano le tre lettere X M Y . Si può forse aggiungere che Colombo teneva molto a questo suo modo di firmare, tanto è vero che ne prescrive l’adozione ai suoi eredi nel testamento del 22 Febbraio 1498, conosciuto come "Istituzione del Maggiorasco".
 
 

50 E nel nostro contesto è forse interessante notare come anche Copernico citi nella sua opera in relazione alla scoperta dell’America soltanto Vespucci e non Colombo.
 
 

51 Né va dimenticato che la famosa spedizione di Vespucci in America (1501-1502) che ispiro' il resoconto del "Mundus Novus" (1504) era portoghese.
 
 

52 Vedi ad esempio Taviani 1982, p. 232.
 
 

53 Si può aggiungere che pure un fratello di Filippo Pallastrelli rimasto a Piacenza si chiamava Bartolomeo.
 
 

54 Con il quale peraltro Cristoforo non mostrò mai particolari rapporti di affetto, pur essendo questi sopravvissuto fin quasi alla fine del secolo, mentre ne ebbe sia con Bartolomeo, che con l’altro fratello Giacomo.
 
 

55 De navigatione Christophori Columbi libri quattuor, Romae, Ex Typographia Bartholomei Bonfadini. Di questo libro è oggi disponibile un’edizione Bulzoni, Roma, 1993, a cura di C. Gagliardi.
 
 

56 Si potrebbe discutere anche della continuità tra le due, investigando ad esempio delle relazioni di Copernico e di Galileo, ma non solo, con i gruppi citati.
 
 



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