APPENDICE II: CRITICHE RICEVUTE…

 

Poco dopo la pubblicazione di questo punto, l'ASPS dell'amico Laureti (vedi link N. 13) ne ha diffuso notizia in rete, e sono state ricevute le seguenti critiche. Le riporto qui di seguito, insieme alla mia replica, per completezza di informazione, ma conservando la riservatezza sulle fonti, che non hanno risposto alla mia lettera…

 

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Critica N. 1 - Poiche' pensavo che ci fosse qualche lacuna nella trascrizione dalla pagina WWW di Bartocci, sono andato a verificare.

No: e' identica.

Ora il punto e' che a me piacerebbe sapere chi sia questo "noto fisico",

per valutare meglio quello che scrive ed eventualmente per leggere i

suoi lavori e verificare se davvero dimostra cio' che dice.

Mi domando se sia un costume corretto quello di riportare frasi di

persona sconosciuta, presentandola come "noto fisico" e senza che ci sia

dato alcun modo di farci un'idea indipendente di quello che il "noto

fisico" scrive.

 

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Critica N. 2 (da parte di altro collega) - Rincarando la dose, direi che e' buona educazione, quando si citi anche indirettamente un lavoro scientifico pubblicato su riviste, come sembra sia quello del "noto fisico", citarne gli estremi.

In altre parole, finalmente, dopo anni di tentativi ed ostracismi,

il noto fisico ha pubblicato le sue idee. Bene, cosi' possiamo

andare a leggercele. Ma se Bartocci si tiene l'informazione di

DOVE sia questo articolo, quest'informazione e' come se non

esistesse.

 

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Replica: Cari Colleghi,

mi giunge, attraverso le infinite vie della rete, eco dei vostri commenti alla lettera di un "noto fisico" da me recentemente inserita nel mio sito web. Non vorrei disturbarvi con questa alquanto lunga replica, peraltro non direttamente richiestami, ma mi sento in dovere di dirvi che:

 

1 - l'uso dell'appellativo "noto" e' giustificato dall'essere lo scrivente autore anche di testi, appunto alquanto "noti", ed attivo in collaborazioni (come referee, o "consulente") con riviste americane, attraverso le quali venni in passato in contatto con lui, allora nel ruolo di "oppositore dell'eresia", il che ha giustificato la mia attuale sorpresa;

 

2 - come ho spiegato nel sito (e io cerco di dire sempre la verita', anche se poi qualche volta mi accorgo che mi sono sbagliato), la lettera mi e' pervenuta da una corrispondente americana, e non mi sono sentito quindi autorizzato a divulgare l'identita' del mittente; se questi non vuol esternare pubblicamente le sue opinioni, il fatto dispiace anche a me, in ordine alla curiosita' insoddisfatta da voi giustamente lamentata, ma avra' qualche sua buona ragione, ed e' l'eventuale fondatezza di queste che bisognerebbe semmai investigare;

 

3 - piu' che sulla validita' di eventuali contributi scientifici, volevo infatti invitare i lettori a meditare sulla seguente questione d'ordine "morale" (o sociologico, se si preferisce): come mai persone di una certa autorevolezza, e certamente non piu' giovanissime, non si sentono a loro agio nel sostenere pubblicamente certi pareri? Nel sito c'e' anche un'altra testimonianza anonima (nel punto N. 10 della pagina di Storia della Scienza), pervenuta da un fisico dell'ex-URSS, che sembra testimoniare l'estensione (nello spazio e nel tempo) di questo fenomeno, al quale il "noto" (qui l'appellativo e' del tutto legittimo) astrofisico G. Burbidge fa riferimento con parole che cito spesso: "Potenti meccanismi incoraggiano il conformismo ... La pratica dei referees e' diventata una forma di censura ... Ai lavori non ortodossi si nega spesso la pubblicazione per anni ... Nessun giovane ricercatore sarebbe disponibile a mettere a repentaglio la propria carriera scientifica scrivendo un saggio come questo" - Scientific American, Feb. 1992, p. 96 [per un esempio specifico personale, vedi il successivo punto 6]; e ancora: "Risultati sperimentali sono messi in dubbio o ignorati, argomenti statistici criticati o derisi ... Pregiudizi radicati vengono prima dell'evidenza ... Poiche' non si lavora intorno a certi problemi, essi non vengono risolti ... L'assenza di una teoria viene considerata prima facie un argomento contro un'ipotesi" - 10° Texas Symposium on Relativistic Astrophysics, Annals of N.Y. Ac. of Sci., Vol. 375, 1981, p. 152.

 

4 - mi rendo ben conto che quella da me riportata non puo' certo essere usata come "prova" di alcunche' in un tribunale ordinario, ma qui siamo di fronte soltanto al tribunale della nostra "coscienza" (e della storia futura), e questo, ancorche' di necessita' ridotto, mi e' sembrato comunque un frammento di informazione interessante da condividere con i miei lettori-interlocutori (tanto piu' che nella lettera si fa anche cenno a questioni scientifiche comprensibili, indipendentemente dalla "firma");

 

5 - per quanto mi riguarda personalmente, non ho alcuna esitazione a dire cio' che penso, pure a rischio di urtare diverse suscettibilita' (e il mio sito ne e' ampia testimonianza), ma devo aggiungere che comprendo coloro che invece non se la sentono: quando ho cominciato questo tipo di studi, ero gia' ordinario da diversi anni, e non debbo piu' per fortuna sostenere concorsi, o essere sottoposto a "giudizi" (anche se "gli esami non finiscono mai" davvero…); ripeto che il vero problema e' valutare se ci si trova di fronte soltanto ad atteggiamenti "paranoici", o se questi sono giustificati da un ambiente che di fatto sfavorisce l'espressione sincera di certi dubbi, certe obiezioni;

 

6 - non ho difficolta' a riconoscere che, forse sbagliando, mi sono formato in tanti anni la convinzione che taluni "timori" siano invece piuttosto fondati, ma anche, devo aggiungere, che la maggior parte delle "critiche" e' in effetti di scarso valore, proprio perche' le persone piu' capaci, e/o piu' "prudenti", preferiscono evitare certi argomenti di ricerca, o comunque non percorrere cammini troppo difficili, o assumere posizioni impopolari; non sono riuscito a completare ancora il previsto punto N. 12 nella detta pagina di Storia della Scienza (per le sunnominate ragioni, sono rimasto del tutto solo a portare avanti questo tipo di attivita', pur avendo avuto in passato diversi "giovani" vicino a me - si potra' naturalmente sempre sostenere che la responsabilita' di queste "defezioni" e' stata soltanto mia!), che sara' dedicato alla "censura scientifica", di cui ho raccolto una grande quantita' di esempi (in qualche eccezionalissimo caso, anche positivi). In ordine al punto specifico (le critiche alla relativita') posso offrirvi subito alcune anticipazioni, questa volta comprensive della "fonte" (ma i pareri dei referees restano sempre comunque anonimi!):

 

"Dear Prof. Marinov, unfortunately both Soviet referees gave absolutely negative references … I am not sending you these reviews. They are mainly of criticizing character and can hardly be useful for you. The referees believe that the SRT have long become a part of absolute truth and it is non sense to doubt it under conditions when it is applicable"

(da "Physics Letters A", 29.2.88, lettera firmata da V.M. Agranovich)

 

"There is nothing intrinsically wrong with the paper under review. However, both the special theory of relativity and Maxwell's equations have been tested so thoroughly that (within the range of their applicability, i.e. where quantum effects and the curvature of space-time can be neglected) there is literally no doubt that they are valid"

(da un referee's report di Physics Essays a diciamo uno dei miei collaboratori in senso lato, che dopo tanti sforzi inutili ha pensato bene di andarsene a fare ricerca in altri piu' pacifici settori)

 

etc., ho esempi a profusione…

 

Sperando di non essere stato troppo importuno, vi invio molti cordiali saluti, sottolineando che in ogni caso - e non lo dico per captatio benevolentiae - voi sembrate, a differenza di tanti colleghi, ben disposti alla discussione aperta (per inciso, mi autorizzate a pubblicare questo scambio di opinioni nel punto del mio sito dedicato ai commenti ricevuti?),

 

il vostro Umberto Bartocci

 

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E' successivamente pervenuta quest'altra critica (da parte di persona ancora diversa):

 

Sulla scorrettezza della citazione non c'e' altro da aggiungere.

Dalle informazioni che si ricavano dalla suddetta mi sembrerebbe

probabile che il tutto si riferisca al seguente articolo di O.D.

Jefimenko (Physics Dept., West Virginia University):

"On the Relativistic Invariance of Maxwell's Equations" Zeitschrift fur

Naturforschung 54a, 637 (1999).

Pero' e' solo un'ipotesi da verificare. Comunque in argomento.

Dopo il dato bibliografico, solo un commento sul lavoro di Jefimenko.

Forse se lui ed il referee che ha accettato l'articolo avessero letto e

fatto riferimento alla discussione contenuta nel libro di Pauli sulla

Relativita' a proposito della covarianza delle equazioni di Maxwell, l'articolo non sarebbe mai apparso.

 

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La "caccia" all'eretico evidentemente continua, invece di interrogarsi se le sue affermazioni hanno qualche fondamento o no…

Sulla "covarianza" delle equazioni di Maxwell, non posso che rimandare al punto 8 della pagina sui Fondamenti della Fisica, e al "principio generale" riportato nel punto 7 della pagina sulla Storia della Scienza:

 

LA MATEMATICA, COME IL CAPPELLO DI UN PRESTIGIATORE, NON PUO' IN VERITA' MAI DARE PIU' DI QUANTO VI VENGA MESSO DENTRO SIN DALL'INIZIO.