REVISIONE IN ATTO

Per una rivista come la nostra, dichiaratamente e programmaticamente "revisionista", dedicare una sezione di questo numero ad alcuni tra i principali aspetti della revisione storica stessa, può sembrare una sottolineatura inutile e ripetitiva. Ma in questi due ultimi due mesi, il problema della storia recente e del modo distorto in cui essa è stata finora interpretata, avanza perentoriamente in primo piano, e sembra porsi per forza propria non più sul terreno dello studio ma su quello dei fatti. Sembra, in altre parole, che oggi non sia più lo storico a parlarne, ma la storia stessa a parlare di sé, e di quello che essa vuole essere ed è realmente, smentendo quello che convenzionalmente si dice di lei.

Il segno più evidente viene proprio dalla frase che in questi giorni sentiamo più frequentemente ripetere: "dall'11 settembre nulla è più come prima". Non ci vuol molto, invece, a capire che nulla è cambiato, e che la tragedia di New York, nelle sue orride e mostruose dimensioni, non ha scosso l'esistente ma, al contrario, ne ha persino rafforzato le linee maestre. Quando si afferma che la caduta delle torri gemelle ha modificato il quadro del mondo, si chiama in causa, in sostanza, il mito dell'invincibilità e invulnerabilità americana che ne sarebbe stato il pilastro portante, e che ora non avrebbe più credito. Una semplice riflessione sul secolo appena trascorso, basta però a dimostrare che gli Stati Uniti non erano affatto invincibili né invulnerabili. Invincibili non erano, perché vennero fermati a mezza Corea, furono costretti a sgombrare il Vietnam, la Cambogia e il Laos, abbandonarono a metà anche l'impresa irachena, consentirono a Castro e persino a Gheddafi di sfidarli impunemente. Invulnerabili erano solo in senso fisico, e solo grazie ai due oceani che li proteggono ai lati. Sul piano psicologico, invece, non lo erano affatto, e la prova si ebbe con la guerra fredda stessa che finirono per vincere ma dopo aver incassato molti e durissimi colpi, con il nixoniano affare Watergate che li privò di uno dei migliori presidenti della loro storia e con il clintoniano "sexigate" che li coperse di ridicolo, Infine con la guerra del Vietnam, perduta in casa sotto l'urto di un'offensiva giornalistico-culturale che li "vulnerò" nelle più intime fibre. Senza parlare del recentissimo giallo elettorale, che ha fatto decidere in sede giudiziaria chi dovesse presiederli.

Fin qui, dunque, nulla di nuovo, tranne la ferita ricevuta sulla nuda pelle. Ma quanto è accaduto nelle settimane seguenti ha chiamato in causa non più le doti vere o presunte degli Stati Uniti, ma il sistema di potere e di controllo che essi hanno instaurato nel mondo, e del quale solitamente non parlano e non gradiscono che si parli. Quel sistema è venuto allo scoperto in piena luce, tanto che ormai è veramente impossibile negarne o sottovalutarne l'esistenza e la forza. Come più diffusamente dimostriamo a pagina 25, gli Stati Uniti hanno potuto chiamare e riunire intorno a loro tutti o quasi i paesi del mondo, che si sono messi a disposizione politicamente, economicamente, logisticamente o militarmente, secondo i rispettivi vincoli e impegni - alleati, consociati, clienti, mantenuti, o manutengoli - ma anche secondo il tipo di concorso che è stato loro richiesto. Né hanno fatto eccezione i governi arabi o islamici, che non hanno risposto agli appelli alla "guerra santa" lanciati dai demolitori delle torri, e si sono tenuti ben stretti alla logica della struttura "globale" che alimentano come fornitori di combustibili e li alimenta come percettori di dollari e acquirenti di armi. Sotto questo aspetto, dunque, il solo cambiamento è venuto dalla estesa, corale e plateale conferma di ciò che già si sapeva. E il mondo in cui viviamo, ben lontano dal cambiare, si è mostrato senza maschera per quello che è.

Anche da questo lato, dunque, nulla di nuovo. Ma una ulteriore conferma è venuta dall'altra faccia della medaglia, da quella cioè che si era già manifestata a luglio - sia pure con istanze e protagonisti diversi - e di cui ci siamo occupati nell'editoriale del numero scorso. I fatti di Genova hanno dimostrato che l'impero americano, soprattutto quando appare e agisce nel brutale e iniquo aspetto della globalità capitalistica, non riscuote certo l'unanimità dei consensi. Più o meno apertamente l'insofferenza e il rigetto montano dovunque e in alcune punte si spingono fino alla più selvaggia violenza. Sotto la dura crosta dei regimi ossequienti e delle classi dirigenti servili, la liberaldemocrazia genera e cova un nuovo implacabile nemico, visibilmente destinato a prendere il posto del marxismo, prima procreato e poi divorato, anche se non ancora digerito del tutto. Gli eventi di settembre hanno ridato il via alla rivolta, che è partita da un altro angolo del pianeta e si è ammantata di altre premesse, ma ha obbedito allo stesso impulso, lasciandolo montare oltre il limite del fanatismo più sanguinario, fino all'aberrante estremo dell'omicidio di massa. E ponendo in termini ancora più odiosi, la stessa atroce scelta tra un campo e l'altro, che nessuna coscienza equilibrata e sana può riconoscere valida.

Questo è il mondo che, secondo l'affabulazione corrente, sarebbe nato da una felice e corale marcia verso la libertà, cui invano si sarebbero opposte le forze della tirannide che tentavano di "conculcarla". La storia stessa, fra luglio e settembre, "revisiona" questa impostazione settaria e mendace. In attesa che gli uomini, ascoltando una volta tanto la sua inascoltata lezione, si dispongano a fare altrettanto.

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Riteniamo di fare cosa utile al lettore presentando l'intero Sommario di questo interessantissimo numero della rivista in questione.

EDITORIALE

Revisione in atto, StoriaVerità

REVISIONI

Mezzo secolo di assurde menzogne, Piero Baroni

[Raccomandiamo in modo particolare la lettura di questo articolo, sottotitolato: "Dalle leggende della cosiddetta "liberazione" alla pretesa impreparazione bellica e inferiorità militare dell'Italia, fino alla deliberata e sistematica demolizione dell'identità nazionale", ricordando che cita pagina web ].

Taranto 1940 una flotta in ginocchio, Bruno Gatta

Pio XII a Mussolini iniziativa di pace, Emilio Cavaterra

Perché Hitler attaccò la Russia, Luigi Emilio Longo

ATTUALITA'

Europa e Italia vanno alla guerra, Enzo Erra

Dietro le quinte dell'India moderna, Vincenzo Murgo

SPAGNA

Alcàzar di Toledo: i giorni dell'assedio, Luigi Capano

L'asso tedesco dalle 158 vittorie, Daniele Lembo

DOPOGUERRA

Crisi e fine della monarchia italiana, Gabriele Fergola

I sovietici pronti all'attacco, Adolf Hitler