[Nel Dissenso N. 22 avevamo gia' affrontato il tema del virus del vaiolo, rimasto "in vita" soltanto grazie alla "preziosa" attivita' di particolari laboratori di "ricerca". Un lettore (che si ringrazia vivamente, e di cui conserviamo l'anonimato - basta una persona soltanto a correre rischi di "censure", o peggio*) ci invia adesso il seguente articolo, apparso su "Emergency" (N. 19, aprile 2001, pp. 20-21), che riapre inquietanti interrogativi su una scienza divenuta davvero molto rischiosa per l'intero genere umano**. Spiace doverlo dire, ma non si riesce a fare a meno di pensare che siano assai piu' pericolosi per il futuro di tutti noi gli "apprendisti stregoni" di cui si parla, "scienziati" che giocano letteralmente con il fuoco e alla cieca, che non i "terroristi islamici", con il loro orgoglio religioso e nazionale, che basterebbe soltanto saper/voler rispettare...

* Tanto per fare un esempio, nel corso di una delle tante corrispondenze virtuali, scrivevo di ritenere il pensiero logico-matematico "l'unica forma di pensiero che possa condurre a qualche risultato apprezzabile...", e questo e' stato il commento che ho ricevuto in risposta (non cito un altro, che mi ricordava/minacciava il destino di Cesare Battisti, reo di essersi schierato durante la I guerra mondiale contro la parte alla quale apparteneva per motivi "burocratici"):

> Tra poco, temo, condurrà in galera con Borrelli e C.: dall'epurazione della Magistratura si dovrà, prima o poi, arrivare a quella delle Università, dove, dal '45 sono stati immessi, a dosi ognor crescenti, fior di scalmanati. Negri insegna su cosa alligna in quegli ambienti. Naturalmente come s'usa dire (con un certo sforzo): <<i presenti sono sempre esclusi>>. Meglio questo però che la corruzione di intere generazioni.

** Ma che avesse proprio ragione il "visionario" Friedrich Nietzsche, quando scriveva che: "Fine ultimo della scienza e' la distruzione del mondo"?!

UB, dicembre 2001]

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BIOLOGIA MOLECOLARE

Una ricerca di routine e la scoperta - o creazione - dirompente di un virus

Alcune ragioni morali e molte ragioni economiche rendevano improbabile la ricerca di un batterio o un virus più virulento di quelli esistenti in natura. Ma sono risultate irrilevanti quando l'oggetto eventuale della ricerca si è presentato da sé, casuale e inquietante, a dire che sono ineludibili tanto lo sviluppo scientifico-tecnologico quanto la necessità di governarlo.

Letale per caso

Nelle gabbiette, tutti i topi erano morti stecchiti. Davanti alle gabbiette erano sbigottiti dallo stupore i ricercatori australiani, che da nemmeno dieci giorni avevano praticato alle bestiole le iniezioni di un promettente - avevano creduto - vaccino contraccettivo.

Controllando la proliferazione dei roditori. di campagna o di città, si limiterebbero i guasti che producono.

Allo stupore, nei ricercatori del Pest Animal Control Centre, appoggiato all'Australian National University di Canberra, sono subentrati curiosità e allarme.

Quando non s'incontra quello che si ricerca

Le sorprese spiacevoli della biotecnologia

La sete di conoscenza è la prima virtù dello scienziato: cosa diavolo era successo? Ma anche il senso di responsabilità è (o dovrebbe essere) altrettanto pronto: qualcosa ci sta sfuggendo di mano?

Ricostruita un'idea plausibile dell'accaduto, Ronald Jackson e Ian Ramshaw hanno pensato di non poter tenere la cosa per sé, né di divulgarla a cuor leggero. Si sono consultati con il Dipartimento della difesa del loro paese. Perché si erano trovati davanti la ricetta, relativamente semplice da applicare in un buon laboratorio, di possibili virus letali a piacimento per qualsiasi specie vivente, uomo compreso.

Non è stato facile far capire la cosa ai militari, perché si tratta di una faccenda complessa per chiunque non sia del mestiere.

Su questo caso conviene a tutti aprire bene gli occhi e gli orecchi: per la prima volta è accaduto quello che si temeva: la biotecnologia ha partorito una sgradevole sorpresa (a dir poco).

La prossima volta potrebbe essere una catastrofe.

"Morire come topi": da banale modo di dire a fedele descrizione, o inquietante prospettiva

Alla fine i biologi di Canberra, con l'accordo dei responsabili della sicurezza nazionale, hanno deciso di pubblicare i risultati delle loro ricerche.

Lo hanno fatto, consapevoli della possibilità che terroristi di qualsiasi genere se ne approprino per scopi criminali, proprio per "avvisare la popolazione del fatto che questa tecnologia potenzialmente pericolosa è oggi a portata di mano" dice Jackson, che rivolge anche un appello esplicito ai colleghi di tutto il mondo: "Vogliamo rendere chiaro alla comunità scientifica che occorre essere prudenti, perché non è troppo difficile creare mostri in laboratorio".

Questo è il punto.

Dal dubbie di una ricerca senza risultati alla certezza di un risultato senza ricerca

Pochi anni fa la rivista britannica "New Scientist" aveva chiesto ad autorevoli biotecnologi se ritenessero possibile produrre con l'ingegneria genetica un batterio o un virus più virulento di quelli esistenti in natura.

La risposta era stata un no deciso. Gli addetti ai lavori consideravano la cosa, se non impossibile, sicuramente molto difficile. Il colossale sforzo di ricerca, con l'ingente finanziamento necessario appariva poco proporzionato ai presumibili interessi legati a un simile progetto.

Il gruppetto di Canberra, invece, ci è arrivato per caso, cercando tutt'altro: si è trovato il risultato tra le mani senza nessuna fatica o spesa.

Silenzio incomprensibile degli addetti ai lavori

Ma occorre che l'opinione pubblica comprenda

Non sembra che la comunità scientifica dia segno di volersi svegliare dalle proprie illusioni di falsa sicurezza.

Preferisce chiudere gli occhi davanti alle incertezze, per paura che si produca una reazione di rigetto, soprattutto in un momento di confusione tra prioni, allevatori impoveriti e uranio impazzito [arricchito!].

Col rischio, o l'elevata probabilità di un brusco tracollo per l'intero settore alla prima notizia di un incidente serio.

Senz'altro comprensibile l'assenza di emozioni o preoccupazioni del pubblico generico di fronte alla notizia che "l'espressione di interleuchina-4 di topo da parte di un ectromelia virus ricombinante sopprime la risposta citolitica dei linfociti e sopraffà la resistenza genetica al mousepox".

Senza scandalismi e allarmismi - e senza "ismi" in generale - è tempo di riflettere pacatamente sulla biologia molecolare. Per cogliere gli straordinari vantaggi che può offrire all'umanità. Per non diventarne vittime.

ROBERTO SATOLLI

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SUL VIRUS CASUALE AUSTRALIANO...

QUALCHE NOTIZIA

MOLTE DOMANDE

POCHE RISPOSTE

I ricercatori di Canberra volevano mettere un freno alla prolificità delle topine con un vaccino che stimolasse la produzione di anticorpi contro l'ovocita. In un virus della famiglia pox - la stessa del vaiolo umano e di molte malattie di altre specie animali - hanno introdotto i geni di alcune proteine dell'ovocita.

Il virus, del tutto innocuo per il ceppo di topi in cui doveva essere iniettato, avrebbe dovuto ingannare il sistema immunitario, inducendolo a colpire anche le cellule uovo e impedire così la fecondazione. Però il vaccino risultava blando, per cui i ricercatori hanno cercato il modo di rinforzarne l'azione, provando a inserire anche i geni di varie interleuchine, i messaggeri chimici che dirigono l'orchestra dell'immunità.

Sin qui, nulla di speciale. Sono manipolazioni che si fanno tutti i giorni in decine di laboratori nel mondo. Buona parte dei numerosi e promettenti tentativi in corso di produrre vaccini contro il cancro usano tecnologie di questo genere. All'istituto dei tumori di Milano, per fare un esempio vicino a casa, si sta provando a inserire geni di varie interleuchine, insieme a quelli di proteine del tumore, in virus delle comuni infezioni respiratorie.

Però a Canberra, nella linea di virus cui era stato aggiunto il gene del'linterleuchina-4 (IL-4 in sigla), è successo qualcosa di inatteso. Forse il vaccino avrebbe anche stimolato gi anticorpi, come previsto, ma non ne aveva il tempo, perché contemporaneamente veniva messo in ginocchio l'intero apparato cellulare delle difese, e l'animale soccombeva in pochi giorni, falciato da una malattia terribile quanto il peggiore vaiolo nero che affliggeva l'umanità sino a venti anni fa.

Il riferimento al vaiolo non è casuale: poiché appartiene alla stessa famiglia dei poxvirus, non è difficile immaginare di ottenere lo stesso risultato inserendovi il gene dell'IL-4 umana. "Avendo visto coi miei occhi cosa tocca ai topi, non vorrei essere io a fare l'esperimento" dice Jackson. Ma non è questo il punto.

Da quando nel 1979 l'Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato estinto il vaiolo, e quindi in tutti i paesi si è smesso di vaccinare bambini, il virus viene conservato ufficialmente solo in due laboratori di altissima sicurezza: lo statunitense CDC, ad Atlanta e il russo Vector, a Novosibirsk in Siberia. E anche questi due stock dovrebbero essere distrutti entro il 2002. In realtà, secondo rapporti della CIA, in teoria segreti ma ampiamente circolanti tra i biologi, il virus è posseduto anche da Cina, India, Pakistan, Israele, Corea del nord, Iraq, Iran, Cuba, Serbia e forse altri paesi ancora. La lista potrebbe anche comprendere due organizzazioni terroriste, quella di Osama Bin Laden e la setta giapponese Aum, nota per l'attentato con gas nervino nella metropolitana di Tokio.

Non a caso le autorità sanitarie e militari statunitensi cominciano a essere ossessionate dal rischio del vaiolo come arma, e stanno cercando di mettere in piedi in tutta fretta la produzione di dosi di vaccino sufficienti per coprire almeno la loro popolazione, in caso di attacco.

Si fa osservare ciò che provocherebbe la diffusione di due cucchiaini di un aerosol del vaiolo anche in un solo aeroporto del mondo: in ondate successive con intervalli di 14 giorni (la durata dell'incubazione) la malata si farebbe largo senza incontrare resistenza in una popolazione mondiale totalmente priva di immunità, facendo strage in ogni punto del globo. Molto peggio della bomba all'idrogeno. Sarebbe un efficace disincentivo, perché nessuno ne sarebbe al riparo.

A meno di non essere vaccinati?...

Si ripropone qui l'incidente australiano. I ricercatori hanno rifatto la prova iniettando virus manipolato in animali vaccinati centro il ceppo naturale, e hanno avuto la seconda brutta sorpresa: in questo modo si riusciva a salvare solo la metà dei poveri topi. In altre parole, la maledetta IL-4 può mettere fuori gioco anche l'arma difensiva del vaccino.

Il virus uscito dalle provette australiane forse è troppo cattivo per poter sopravvivere alla selezione naturale. I focolai di infezione da virus Ebola, uno dei più implacabili killer inventati dalla natura, si estinguono da soli, proprio per l'eccessiva virulenza iniziale. Per gli ottimisti questo è un motivo di rassicurazione.

È comunque necessario chiedersi che cosa fare per evitare brutte sorprese future. Si è pensato a organismi di vigilanza con potere di interrompere le ricerche pericolose e vietarne la pubblicazione. E' una forma di censura difficile da attuare, che potrebbe rivelarsi un rimedio peggiore del male: i segreti sono sistematicamente più permeabili proprio ai peggio intenzionati, mentre con il pubblico all'oscuro di tutto mancherebbero il contesto, il fondamento e il senso di qualsiasi controllo.

E' una proposta più concreta il suggerimento di manipolare solo virus privati della capacità di moltiplicarsi: sono meno efficaci come vaccini, ma sicuramente molto più sicuri.

Probabilmente sono maturi i tempi perché sulla ingegneria dei virus si stabiliscano precise norme di sicurezza, un codice di regole come quello che nel 1975 ad Asilomar, in California, fu stabilito per gli esperimenti di ingegneria genetica, allora agli albori.