Carissimo xxx,

mi scusi se agisco in modo da portare nuovamente le nostre "linee di universo" a incrociarsi, riuscendo questa volta forse un po' importuno, ma comunque animato da uno spirito amichevole. L'occasione del contatto e' presto detta: nel difficile momento storico che stiamo vivendo, [...] mi e' capitato di vedere altre volte dei cattolici sinceramente incapaci di comprendere le ragioni di talune "riserve", che non provengono soltanto "da sinistra": io certo non appartengo a questa parte, ne' al pari di me persone quali Cardini, Tarchi, De Benoist, etc..

[...] lei mi appare oggi troppo imprudentemente "schierato". Ho scritto inoltre a degli amici di CL: "poco cristianamente" schierato, come peraltro numerosi di loro. In molti sembrano pero' aver dimenticato che e' stato detto "beati i mansueti", e "beati gli operatori di pace", e non beati coloro che impongono con la forza al loro prossimo le loro idee di civilta' (raggiunte dopo un "itinerario" che bisogna lasciare che anche altri abbiano il tempo, e la volonta', di percorrere), ma soprattutto sembrano aver dimenticato la parabola della zizzania. Non spetta all'uomo di realizzare il "bene" nel mondo, tanto piu' con la violenza (guardi se ce la fa a sopportare le immagini [delle vittime civili, donne e bambini, della guerra in Afghanistan, guerra ad un "popolo" sotto il pretesto di catturare alcune persone, diverse di loro neppure afghane, che in quel territorio avevano trovato rifugio] che le invio in un forward a parte, che sicuramente lei da giornalista conoscera' pure benissimo: e' chiaro che molte di quelle persone - di "persone" si trattava, non trascuriamolo - erano assolutamente innocenti...)

Sempre un cordialissimo saluto, continuando a sperare che tutto possa infine risolversi nella direzione del "bene", e che l'Occidente, che ha maggiori responsabilita' in quanto piu' ricco e piu' "sapiente", sia capace di usare questi "talenti" per ridurre l'odio che ha alimentato con la sua protervia, avidita' e arroganza in diversi secoli di contatto con le culture "altre" (qui vicino ad Assisi campeggia su un muro, probabile lascito del campo antimperialista che li' si e' svolto alcune settimane fa, il seguente istruttivo ammonimento: QUANDO L'AMERICA LASCERA' STARE IN PACE IL MONDO, IL MONDO CESSERA' DI FARE GUERRA ALL'AMERICA),

il suo UB

P.S. Non voglio eludere la domanda che lei pone a coronamento del suo articolo "SÌ O NO ALLA GLOBALIZZAZIONE DELLA DEMOCRAZIA?". Bene, non ho alcuna esitazione* a esprimere UN CHIARO E FORTE NO, se quello delle immagini citate deve essere il PREZZO...

(E mi riferisco alle sole vite recise "a caso", senza voler entrare nel difficile compito di valutare se una riduzione della miseria endemica di taluni paesi - che chissa' poi in quale misura si verificherebbe - compenserebbe impudicizia femminile, corruzione giovanile, distruzione della famiglia, etc., tutti "accidenti collaterali" che la globalizzazione all'americana certamente porterebbe con se': il diavolo concede sempre qualcosa di attraente, desiderabile a prima vista, ma poi da ultimo si fa pagare salato, "e che giovera' a un uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi l'anima sua?").

Non sarei completamente sincero se non accennassi anche a un ulteriore particolare, vale a dire se non dicessi che la sua domanda me ne ha immediatamente evocato un'altra, che continua a risuonare da secoli negli spiriti che sono attenti a certe cose. Avra' certo capito a cosa alludo, fu chiesto infatti se bisognasse pagare un famoso tributo all'allora Imperatore del mondo... (e ricordo anche le parole antiche con cui si commenta - d'allora in avanti in eterno - tale domanda: cognita autem nequitia eorum, sciens versutiam illorum, considerans autem dolum illorum, e' "rischioso" addentrarsi in certe vie...)

Ora la lascio finalmente in pace, rinnovando un saluto mi creda di vero cuore (e sperando ardentemente di NON SBAGLIARE)...

* Ritengo che non dovrebbero avere esitazioni neppure i "cristiani", per coerenza con l'ideale di "pace" del loro maestro. Solo una guerra di reale DIFESA, nel PROPRIO territorio, potrebbe - da taluni punti di vista, va da se' - essere considerata eticamente lecita, e comunque sempre commisurata all'offesa ricevuta (mi permetto di accludere di seguito - soprattutto per mia "futura memoria", queste cose lei le sa meglio di me - un'istruttiva esposizione della dottrina cattolica sulla liceita' della guerra, di cui e' autore Mons. Giovanni Marra, Arcivescovo Ordinario Militare per l'Italia; la traggo dal sito: http://www.alleanzacattolica.org/indici/mag_episcopale/marrag204.htm). Giammai quindi una guerra "preventiva", "alla cieca", che coinvolge persone che non c'entrano nulla. Il guaio e' oggi che alcune "potenze" terrene vogliono continuare a comportarsi "male", come sempre hanno fatto, cercando pero' anche una legittimazione morale, come dire la botte piena e la moglie ubriaca (c'e naturalmente chi espresse lo stesso concetto assai meglio, non si possono servire due padroni...).

Le condizioni per una legittima difesa

Sia il Concilio sia i teologi moralisti cattolici non amano più adoperare la tradizionale dizione di "guerra giusta". È invalso il convincimento che una guerra, qualsiasi guerra, non possa mai definirsi giusta. La dizione adoperata è quella di "legittima difesa", anche se i pacifisti più accesi del mondo cattolico giudicano inaccettabile sia la dizione sia il contenuto della legittima difesa stessa.

Perché si possa ricorrere alla legittima difesa secondo la comune e tuttora vigente dottrina della Chiesa è necessario che si verifichino le seguenti condizioni [TUTTE LE SEGUENTI CONDIZIONI, NEL CASO DELLE PASSATE E FUTURE "GUERRE AMERICANE" HO PARECCHI DUBBI SUL VERIFICARSI DI MOLTE DI QUESTE CONDIZIONI!]:

1. Una giusta causa grave e diretta.

2. Una autorità competente: cioè, possono decidere il ricorso alla legittima difesa soltanto coloro che legittimamente sono preposti alla cosa pubblica e al bene comune.

3. Una retta intenzione: cioè, l'intenzione effettiva di difendersi per respingere l'aggressore e per ristabilire una vera pace nella giustizia; che non sia, cioè, il pretesto per altri scopi.

4. Rimedio estremo o "ultima ratio", cioè che non vi siano altri rimedi per sanare la controversia.

5. La probabilità del successo, cioè di conseguire il ristabilimento del diritto leso, onde evitare che ad un primo danno subito se ne aggiungano altri più gravi.

6. Proporzionalità tra il fine giusto che si persegue e i danni che, per sé e per gli altri, possono derivare. Su questo criterio c'è un grande dibattito tra i moralisti cattolici in quanto taluni ritengono che oggi la tecnologia moderna, lo sviluppo delle armi chimiche, biologiche e nucleari e l'avvento della guerra aerea con tutte le possibili immani capacità distruttive di uomini e cose non rende mai più possibile la proporzionalità tra mezzi e fine, tra il pur giusto e legittimo bene da conseguire e il male globale che si provoca anche oltre i confini dei belligeranti.

Tuttavia la condizione della proporzionalità resta valida nella misura in cui l'azione militare si contiene entro i limiti della legittima difesa. Il timore che con le potenzialità di cui si dispone oggi si possono facilmente superare questi limiti, induce l'autorità morale della Chiesa a scongiurare ogni guerra. A tale riguardo già Pio XII in una allocuzione del 19-10-1953 afferma questo principio: "Non basta dunque doversi difendere da qualche ingiustizia per utilizzare il metodo violento della guerra. Quando i danni che questa comporta non hanno confronto con quelli dell'"ingiustizia tollerata", si può avere l'obbligo di "subire l'ingiustizia"".

7. In conseguenza di quanto sopra esposto, lo stesso Concilio Vaticano II, nel citato documento Gaudium et Spes afferma con chiarezza: "Ogni atto di guerra che indiscriminatamente mira alla distruzione di intere città o di vaste regioni e dei loro abitanti, è delitto contro Dio e contro la stessa umanità e con fermezza e senza esitazione deve essere condannato" (n. 80).