Subject: articoli M. Fini e F. Cardini

Date: Fri, 09 Nov 2001 10:42:23 +0100

From: Marco Tarchi <tarchi@unifi.it>

Giro questi due articoli, ricevuti grazie alla cortesia delle edizioni Arianna. Aggiungo che finalmente ho completato l'impaginazione del numero 248 (ottobre-novembre) di "Diorama", dedicato per metà circa alle vicende post-11 settembre: dato l'afflusso continuo di interventi sul tema, ho dovuto smontare varie recensioni che avevo già inserito, e me ne scuso con gli autori. Rimedierò nel 249, in cui peraltro ritorneremo estesamente sul tema con scritti di de Benoist, Karnoouh, ecc. Il fascicolo dovrebbe essere in spedizione fra 7-8 giorni e avrà una tiratura più ampia del normale per arrivare là dove è possibile. Già in copertina spicca un netto no alla guerra americana.

MT

GUERRA? NO, LOTTA DI CLASSE

di Massimo Fini

Non si capisce bene a che cosa servano questi bombardamenti sull'Afganistan. Se continueranno senza prendere almeno Bin Laden o qualcuno che gli somigli si sfocheranno inevitabilmente le immagini delle Torri Gemelle per lasciare il posto a quelle dei bambini afgani uccisi. Si dice: non si poteva fare diversamente. Ma deve pur esserci qualche differenza fra un grande Paese come gli Stati Uniti e un gruppo di terroristi, perché se la faccenda si riduce a una sommatoria di ammazzamenti di civili questa differenza non si vede più e si legittima Bin Laden.[TITOLINO]

La rivolta dell'Islam

Il quale ha già tratto grandi vantaggi da questi bombardamenti perché il mondo musulmano è in subbuglio dappertutto, in Pakistan, in Indonesia, in Iran, in Egitto, mentre in quello occidentale, che dopo l'11 settembre aveva dato la propria solidarietà agli Stati Uniti a ranghi pressoché compatti, cominciano a serpeggiare i dubbi.Nel frattempo, a mente fredda, emergono alcuni punti nodali messi in evidenza dal colpo che ci è stato inferto l'11 settembre. Il primo è l'estrema fragilità dell'Occidente. Perché il suo sistema di sviluppo, basato sulla competizione esasperata e l'accelerazione progressiva, vive al limite e ha pochi margini di riserva. Al limite erano costruite le Torri Gemelle, gioiello della tecnologia e, insieme, segno di un' ubrisimprudente, ed è bastato un sasso ben lanciato perché venissero giù più facilmente di una catapecchia afgana e con conseguenze infinitamente più terrificanti.Al limite viaggia la nostra economia per cui basta che le compagnie aeree perdano qualche viaggiatore che si innesca una reazione a catena, atomica, che ci porta sull'orlo del crollo. Al limite, anzi ormai molto oltre, è la nostra scienza che ha creato mostri, e altri, ancora peggiori, si appresta a fabbricare, che è molto facile ora ritorcerci contro. "Fine ultimo della scienza è la distruzione del mondo" scriveva Friedrich Nietzsche nella seconda metà dell'Ottocento. Sembravano, allora, parole assurde, di un pazzo, purtroppo dobbiamo constatare che si stanno rivelando vere, come quasi tutte le previsioni di quel sensibilissimo sismografo della crisi e della decadenza della civiltà occidentale che è Nietzsche. Il secondo punto è l'enorme forza di Bin Laden. Com'è possibile, un uomo solo? E forse nemmeno del tutto reale ma piuttosto virtuale, creato dai mass media in cui si è abilmente inserito. Il fatto è che Bin Laden, sia egli un personaggio reale o una proiezione dei nostri incubi, e quali che siano i suoi veri obiettivi, ha intercettato un malessere planetario che incubava da molto tempo. A Bin Laden si inneggia nel mondo musulmano, ma, come riportava l'altro giorno Le Figaro, anche nellebanlieuparigine.[TITOLINO]

Gli amici del giaguaro

E se non vogliamo essere ipocriti, se vogliamo una buona volta uscire dalla retorica, mai tanto spesa a piene mani come in questo mese dalle leadership e dalla stampa, dobbiamo ammettere che Bin Laden gode di molte simpatie, anche nelle grandi sacche di disgregazione della società occidentale oltre che nel Terzo Mondo non solo musulmano e arabo.Egli è un islamico e declina il suo credo terrorista in senso religioso, ma strutturalmente è un marxista, una sorta di versione moderna e terrificante del Trotzkij della "Rivoluzione permanente", perché catalizza i rancori, la rabbia, le speranze degli oppressi e dei disperati di tutto il mondo. E quella che è iniziata dopo l'11 settembre non è, ad onta delle apparenze, una guerra di religione, ma la lotta di classe a livello planetario.

MA QUESTA GUERRA NON MI CONVINCE

di Franco Cardini

Questa guerra non mi convince. I suoi belligeranti non mi persuadono. Non me la contano giusta. Né a livello giuridico né a livello politico. Non mi convincono gli Usa, che hanno inaugurato una nuova figura del diritto internazionale, quella della "guerra contro ignoti": contro un nemico che non si sa bene quali responsabilità abbia, dove sia, di quanti mezzi disponga, com'essi siano dislocati; che non si riesce a localizzare e che non si sa prevedere come risponderà.

Gli Usa, che esigono dai loro alleati un appoggio incondizionato senza comunicare le loro intenzioni: un assegno in bianco che nessuno firmerebbe. Che hanno dichiarato unilateralmente "atto di guerra" quello che è un gesto terroristico, quindi un crimine internazionale, per incassare l'appoggio della Nato: ma che così facendo hanno regalato ai terroristi la dignità e il ruolo giuridico di belligeranti, con conseguenze che potrebbero essere gravissime.

Gli Usa, i quali ci assicurano senza fornircene prove di star smantellando le basi terroristiche, ma intanto bombardano e costringono alla fuga una massa di poveri inermi e innocenti e con il pretesto di non far passare informazioni ai terroristi ci impediscono di vederne le immagini televisive alla faccia del diritto democratico all'informazione perché vogliono evitare il confronto con le contestazioni della opinione pubblica che minacciano di allargare il conflitto.

Non mi convince lo sceicco Usama Bin Laden: che usa la disponibilità al martirio dei suoi seguaci, il sangue delle vittime di New York e di Washington, quello degli afgani, l'ignoranza e la disperazione dei poveri e il Santo Nome di Dio per un disegno politico, scopo del quale non è nemmeno quello fanatico e assurdo della guerra agli Usa e all'Occidente, bensì quello freddo e spietato della destabilizzazione del mondo islamico e della propria volontà di potenza. Un disegno audace; folle, s'è detto. Ma è una follia lucida, un rischio calcolato alla base del quale c'è la gelida coscienza di un quasi certo fallimento: ma anche il miraggio d'una posta altissima in gioco. C'è del metodo, nella pazzia di Bin Laden. Questo asceta del massacro è un formidabile giocatore d'azzardo. Ormai il suo piano dovrebbe apparire chiaro a tutti nella sua agghiacciante realtà. E' così nitido, che con un piccolo sforzo dovrebbero capirlo anche quelli della Cia. Se non è troppo il chiederlo. L'attentato audace, sanguinoso, tale da sfidare e da offendere in modo intollerabile il Centro dell'Impero e obbligarlo a una reazione (meglio se inconsulta), era una provocazione mirante a ottenere il risultato che in parte ha ottenuto. Ogni morto innocente, ogni casa distrutta, ogni profugo in fuga, è una pietruzza aggiunta alla Montagna dell'Odio che lo sceicco vuole innalzare; è un soldino in più che si aggiunge al Capitale dell'Orrore che egli sta investendo. Bin Laden vuole fornire al suo disegno terroristico e destabilizzatore una base di massa: grazie ad essa, vuol trasformare in politico e demagogico il suo potere di guerriero nascosto. Attraverso di essa, vuole mutare a suo vantaggio gli equilibri di potere nel mondo musulmano, a cominciare dall'Arabia. Per far questo, è disposto a tutto: anche a morire. Diverrà un martire, e altri continueranno il suo lavoro. Si può vincere la guerra contro di lui. A patto di non stare al suo gioco: di non aiutarlo a diventare un eroe, un vendicatore di vittime innocenti. La guerra contro il terrorismo si vince scoprendone la rete (faccenda d'intelligence, non di bombe e di missili) e sottraendogli consensi attraverso un'azione politica e diplomatica che sciolga i nodi irrisolti nel rapporto fra Occidente e Islam. Risolvere la questione israeliano-palestinese, farla finita con l'infame e inutile embargo all'Iraq, rivedere i rapporti con i cosiddetti "Stati canaglia" e tagliare sul serio il debito internazionale equivarrebbe a una campagna di dissuasione di mas["sa e potrebbe distogliere molti" - testo pervenuto corrotto, nota di UB] musulmani dal simpatizzare col terrorismo.

Ma il nostro Occidente è cieco e travolto da un vento di follia. Gli opinion markers i quali sostengono che a proposito dell'Islam non si debbono fare distinguo e gli strateghi che fanno la guerra contro i poveri sono formidabili propagandisti di Bin Laden. E come volete battere il nemico, se il nemico marcia alla nostra testa?

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