La "sfiducia" proviene anche

da lezioni di storia inattese come queste

A proposito di un'intervista del Presidente Cossiga, e altro

 

"L'unico dovere che abbiamo

verso la Storia e' di riscriverla"

Oscar Wilde (tratto dal I numero di "Processo alla Storia", ago./set. 2001)

Dobbiamo essere ancora una volta grati all'ex-presidente Cossiga (vedi, tra gli altri pezzi riportati nel presente sito, il Dissenso N. 43) perche' ogni tanto vuota un po' il sacco (non del tutto, si intende, e soltanto per precise finalita' politiche del momento, non certo per puro amore di verita' - del resto, si potrebbe convenire, ognuno ha il suo ruolo, e quello del politico non comprende necessariamente la devozione allo "spirito di verita'", come invece il ruolo dell'"educatore", o almeno di quegli educatori che a tale devozione sostengono sia interamente ispirata la loro attivita'), e ci informa quindi dell'autentica consistenza di eventi che autorevoli storici, commentatori, professori hanno sempre invitato a interpretare alla rovescia (vedi per esempio la nota posta in calce alla presentazione del punto C/9 della pagina dedicata all'Attualita'). Chi oserebbe (avrebbe potuto) affermare in pubblico, come nulla fosse, che: "La Nato oggi ... serve all'America per camuffare le sue operazioni militari"? (per inciso: soltanto oggi?), oppure riconoscere quanto segue: "Il che nel suo complesso definiva - non c'è dubbio - la realtà di un Paese a sovranità limitata. Naturalmente non lo avrei mai ammesso in quegli anni. Ma è così".

Bella "democrazia", quella dove un Presidente della Repubblica confessa che certe cose non le avrebbe mai ammesse: c'e' allora da credere che anche in questo momento esistano "dettagli" che non vengono riconosciuti pubblicamente - e quindi non possono dirsi irrilevanti - ma sono pur sempre veri. Diverse persone ne sono palesemente al corrente (i cosiddetti "insiders", in maggiore o minore misura), e tutte non soltanto fingono di non sapere, ma contrastano pure con ogni mezzo coloro che si avvicinano alla verita' (o semplicemente la ricercano), utilizzando l'unico strumento a disposizione dei "poveri", quello della "deduzione razionale", e quindi non potendo pervenire altro che a mere "congetture". Tale stato di cose non puo' non essere alla base di una SFIDUCIA generalizzata verso le famose istituzioni e i loro rappresentanti, sfiducia che naturalmente viene rimproverata come esempio di scarso patriottismo, o addirittura di collusione con il "nemico", mah...

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ROMA - "A Silvio Berlusconi do questo consiglio: si occupi della politica estera dell'Italia. Si renda conto che l'Italia non può rinunciare ad averne una. E che sia una politica innovativa, capace di interpretare i profondi mutamenti in atto sulla scena mondiale. Questa politica si fa da Palazzo Chigi. E si fonda sulla dignità nazionale".

Francesco Cossiga ritiene che le relazioni internazionali stiano attraversando una fase cruciale: il vecchio mondo è finito, il nuovo nasce intorno a una priorità, la guerra contro il terrorismo. Le antiche certezze e le conseguenti sicurezze (la Nato, il rapporto con Washington, l'Europa) vengono meno. Spetta all'Italia decifrare i segnali: dall'incidente di Gand (l'esclusione dal vertice a tre Chirac-Schroeder-Blair) alla difficoltà di farsi riconoscere dagli Stati Uniti del "giovane Bush" come un alleato di serie A. Non si rischia di rendere il quadro più drammatico di quello che è? In fondo a Gand siamo stati esclusi da un incontro presentato come "tecnico" e durato tre quarti d'ora. E il rapporto con l'America non è cattivo, dopo il viaggio di Berlusconi, quello di Fini e le offerte militari avanzate da Martino.

"Ma vogliamo scherzare? L'incontro dei tre è durato meno di un'ora solo perché si trattava di ratificare decisioni già prese in altri vertici segreti. Sempre dai tre e con l'Italia sempre esclusa. E se si sono mossi così, dubito che lo abbiano fatto all'insaputa degli Stati Uniti".

Vuol dire che francesi, inglesi e tedeschi sono stati incoraggiati dagli Usa a creare un "direttorio"?

"Voglio dire che si è creata una situazione di fatto. Gli americani hanno operato le loro scelte nella nuova alleanza antiterrorismo. Prima senza dubbio viene la Gran Bretagna, ossia la loro sorella. Quella che possiamo definire l'Angloamerica, la comunità di lingua inglese: estesa cioè al Canada, all'Australia. Poi la Francia e la Germania perché se ne fidano, li vedono come Paesi omogenei, l'asse dell'Europa. Nonostante che Schroeder e Fischer vengano da un passato antiatlantico e antiamericano. Schroeder era nemico di Schmidt (e mio, in quegli anni), ostile agli euromissili... Curioso ritrovarlo oggi in prima fila".

Ma l'esclusione dell'Italia, in definitiva, è attribuita a un'iniziativa di Chirac. Perché ha agito così?

"Penso che siano prevalsi motivi interni, di carattere elettorale. Ma anche la percezione di quanto sia incerta e fragile la posizione dell'Italia".

Lei se fosse stato al posto di Berlusconi cosa avrebbe fatto?

"Questo è un momento molto difficile per il presidente del Consiglio. Ma lui lo ha affrontato, riconoscendo (dopo qualche imbarazzo iniziale) la gravità degli avvenimenti di Gand. Io gli sono stato vicino. Ora però si tratta di trarre alcune conclusioni".

Quali?

"La prima e la più importante è accettare il fatto che la Nato è finita. Dopo la caduta del muro di Berlino è venuto meno il nemico sovietico ed è cominciato un processo di riassetto degli equilibri mondiali. Dopo l'11 settembre tale processo è diventato più rapido. La Nato oggi è una specie di "hardware" senza più il "software". Serve all'America per camuffare le sue operazioni militari. Guai a credere che la Nato esista ancora come un tempo. Come una forte alleanza tra diseguali".

Che è stata molto utile all'Italia.

"Altroché. Ce ne siamo serviti per contare più di quanto non fosse logico. Per godere di una rendita di posizione come Paese di frontiera. All'interno della cornice atlantica c'era poi il rapporto preferenziale con gli Stati Uniti. Il che nel suo complesso definiva - non c'è dubbio - la realtà di un Paese a sovranità limitata. Naturalmente non lo avrei mai ammesso in quegli anni. Ma è così. Il che non significa che anche allora non fosse possibile difendere la dignità del Paese. Le rivelo un episodio. Nell'89 l'amministrazione americana mi fece conoscere, attraverso canali confidenziali, la sua ostilità all'ipotesi che io conferissi a Giulio Andreotti l'incarico di formare il governo. Naturalmente respinsi l'intromissione".

Adesso invece?

"Adesso si volta pagina. Un "hardware" senza "software" non serve a nulla. Quindi finiamola con la demagogia della Nato. O con certi richiami fuori luogo all'articolo 5. Adesso che non esiste più la sovranità limitata, possiamo immaginare i contorni di un'alleanza tra pari".

In concreto cosa significa?

"Primo, che non ha senso allargare la Nato a est contro la Russia. Silvio si faccia interprete, finché è in tempo, di una politica più originale. Ora che è a Mosca proponga a Putin una grande alleanza a tre in funzione stabilizzatrice contro il terrorismo. Un'intesa strategica tra l'Angloamerica, l'Europa occidentale e appunto la Russia. Magari usando proprio il contenitore della vecchia Nato".

Tutto qui?

"C'è dell'altro. E' venuto il momento di porre il problema delle basi Nato in Italia. Ci hanno detto che non hanno bisogno di noi. Che siamo troppo distanti dall'Afghanistan per essere utili. Ho persino migliorato le mie nozioni di geografia: ho imparato che Roma è più distante da Kabul di quanto non sia Parigi. O il Canada o l'Australia. A questo punto, chiudere le basi è l'unico modo per non finire in serie B. Se non serviamo per i pranzi di famiglia, non serviamo nemmeno per affittare la casa a ore".

D'accordo, il messaggio è chiaro. Ma Martino ha fatto l'elenco delle truppe pronte a partire.

"E si è fatto smentire dal capo di stato maggiore della Difesa. Qualcosa di incredibile. Un governo che abbia rispetto di se stesso avrebbe messo subito alla porta il generale Mosca Moschini".

Che peraltro è stato nominato dal governo di centrosinistra.

"E' così. Ma con il buonismo non si va da nessuna parte. Soprattutto quando il buonismo si miscela con l'arroganza. Mi riferisco e scelte fatte magari per le ragioni giuste, ma nel momento sbagliato. Come nel caso delle rogatorie o del falso in bilancio".

Ma in concreto, a parte minacciare di chiudere le basi, che cosa dovrebbe fare Berlusconi?

"L'ho detto: ricominciare a pensare la politica estera. In difesa della dignità nazionale".

Perché ce l'ha tanto con il ministro Ruggiero?

"Le rispondo così. La Farnesina, di cui Ruggiero è espressione, è malata di "crispismo". Ossia ha nostalgia di Francesco Crispi e della sua politica velleitaria da grande potenza. Invece la Destra storica badava alla dignità dell'Italia e guardava all'Europa. De Gasperi riprese la linea della Destra storica. Ora Berlusconi decida da che parte vuole stare. Ha l'opportunità di dare all'Italia una politica estera degna di un Paese moderno. Oppure può fare un percorso piccolo-borghese, antimoderno, provinciale".

Lei andrà alla manifestazione pro Stati Uniti ?

"Io penso che agli americani di quella manifestazione non importi nulla. Sono certo che preferirebbero che noi espellessimo l'imam di Torino".

Ma ci andrà?

"No. Esporrò la bandiera americana alla finestra. Ma non vado a manifestazioni di partito. Berlusconi avrebbe dovuto rivolgersi a Rutelli, all'opposizione. Dire: venite tutti a un grande marcia di solidarietà con l'America. Allora anch'io avrei marciato. Sotto braccio a Berlusconi e D'Alema".

Ci sarebbe andato anche senza D'Alema?

"No. Benché abbia il sospetto che se la manifestazione si fosse fatta dopo il congresso dei ds, D'Alema ci sarebbe stato".

L'appello bipartisan l'ha lanciato Pier Ferdinando Casini.

"Eh... Casini è una vecchia volpe di pelo democristiano. Vuol dire che non era poi tanto distratto quando ascoltava i discorsi che facevamo con Arnaldo Forlani, Ciriaco De Mita, Armando Sarti. Qualcosa gli abbiamo insegnato. Oggi è il mio preferito".

Stefano Folli

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Ci sembra di far cosa utile ai lettori proponendo loro anche un secondo pezzo, che in qualche modo si armonizza con il precedente. Tutti (sottinteso, tutti quelli che "valgono" qualcosa) conoscono certi fatti*, ma l'attuale "Ministero della Verita'" (che conta chissa' quanti dipendenti occulti, un po' come l'oggi ammessa esistente ex struttura coperta di "Gladio"!) non consente che vengano divulgati, e organizza la loro mistificazione-disinformazione ufficiale, sicche' la gran parte degli "intellettuali" si adegua prontamente (almeno Mussolini aveva richiesto a un certo punto un giuramento esplicito di fedelta', oggi la "fedelta'" viene sollecitata in modi piu' subdoli, tutto sta a "capirsi", e gli italiani sono purtroppo maestri da secoli nell'arte della dissimulazione, del raggiro, e dell'azione per puro interesse).

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La "guerra", antropologicamente, produce: eroi ; imbecilli; e mascalzoni.

Degli eroi basta il nome, ad esempio il dottor Strada. Delle altre due categorie, solo un esempio per parte. Nella categoria imbecilli, il primo premio questa settimana va all'anonimo lettore di un quotidiano che denuncia la necessita' di indagare piu' attentamente sugli incendi estivi, quasi sempre dolosi: <Troppi atti dolosi per renderli credibili di italiani deviati e subdoli del disastro di interi territori considerati monumenti della natura. Che la mano operativa sia di altra natura e foriera di una ambivalenza straniera? E' logico dedurre che siano la longa manus di atti criminali compiuti da iconoclasti terroristi no-global e contro la cultura occidentale. Distinti saluti ecc">. Non daremo il nome dell'autore di questo capolavoro (il diritto alla coglionaggine, come quello alla ricerca della felicita', e' indiscutibile) ne' del giornale che l'ha pubblicato, affinche' tutti i quotidiani di destra possano rivendicarne la paternita' ciascuno per se', come a suo tempo fecero le citta' della Ionia per i natali di Omero o quelle della Mancha per Quixada. Daremo invece il nome dell'autore del pezzo che segue, che e' un incitamento al crimine e come tale va pubblicamente denunciato. Si tratta del "collega" - nel senso di iscritto all'Ordine dei Giornalisti: che evidentemente dorme - Giuseppe De Tomaso, editorialista della Gazzetta del Mezzogiorno di Bari, che il 16 ottobre scrive:

<PER BATTERE SATANA A VOLTE CI VUOLE BELZEBU'. Durante la seconda guerra mondiale gli americani scesero a patti con mafiosi. Un Bin Laden catturato (vivo o morto) potrebbe provocare moti insurrezionali e blitz ricattatori. La Rete del Terrore va combattuta con sistemi assai piu' sofisticati, anche se discutibili sul piano morale (...) La proposta potra' sembrare scellerata (tu, malavitoso occidentale, mi aiuti a scardinare l'Organizzazione del terrore; io Stato, o gruppo di Stati, mi impegnero' a ricambiare sul piano dell'impunita' o della semi-impunita'). Ma ci sono davvero poche alternative per distruggere i virus terroristici nel mondo libero>.

La Puglia, in cui De Tomaso scrive, e' una delle regioni italiane con la piu' massiccia e sfrontata presenza mafiosa. Nella proprieta' della Gazzetta, su cui scrive, c'e' quell'editore siciliano Ciancio sui cui giornali, negli anni Ottanta, era vietato pubblicare necrologi di vittime della mafia. Cio' premesso, la proposta di De Tomaso e': alleiamoci con la mafia per combattere il terrorismo. "Alleiamoci con la mafia" per fare qualcosa di giusto e santo e' un'idea che ho sentito decine di volte in vita mia. E' l'idea piu' mafiosa che si possa concepire, quella che ha permesso alla mafia di arrivare dov'e' arrivata. Non so se De Tomaso sia stato pagato dai mafiosi per scrivere quello che ha scritto. Ma d'ora in poi, quando leggero' del ragazzino morto di droga a Bari, o del finanziere speronato e ucciso dai contrabbandieri in Puglia, fra i corresponsabili morali ci mettero' anche lui.

Testo ripreso da: "Catena di Sanlibero 97"

riccardo orioles <ricc@libero.it>

tanto per abbaiare - n.97

22 ottobre 2001

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Quest'altra "lezione di storia" da' per scontato che "Durante la seconda guerra mondiale gli americani scesero a patti con mafiosi", impegnandosi "a ricambiare sul piano dell'impunita' o della semi-impunita'", ed ecco che si spiegherebbero allora assai bene tanti eventi che hanno successivamente macchiato la storia del nostro paese. Cio' premesso, perche' mai non si dovrebbe avanzare anche l'ipotesi che certi contatti erano gia' ben avviati durante la fase di preparazione del prevedibile-previsto (e pure sollecitato?!) "conflitto civile europeo" (con longa manus al di la' dell'Atlantico), e che questo possa essere per esempio il piu' autentico scenario nel quale interpretare-indagare il famoso "caso Majorana"? Eppure, proporre di meditare su queste possibilita' eterodosse e' anatema per i dipendenti (o aspiranti tali) del citato "Ministero", in riferimento ai quali sembrano esattamente scritte le seguenti righe, da poco ricevute attraverso le infinite vie della rete (FORCES Italiana <news@forces.org>, 8 nov. 2001):

"QUANDO LE PAROLE PERDERANNO IL LORO SIGNIFICATO", SCRIVEVA CONFUCIO, "LE PERSONE PERDERANNO LA LORO LIBERTÀ". L'ideologia lavora così. Lambisce le parole, le coccola, le corteggia fino a piegarle lentamente ai suoi scopi, ai suoi voleri. E in quest'epoca in cui si sono esaurite le grandi narrazioni, in cui il totalitarismo "hard-core" s'è stemperato, si fa strada una nuova censura. Una censura che non consiste nell'impedire la diffusione delle opere e delle idee, poiché non ne ha il potere legale, ma nel dissuadere il pubblico dal prenderne conoscenza. Vera e propria profilassi censoria che consiste nello screditare gli autori pericolosi anziché discuterli, nel metterli all'indice anziché confutarli, nel creare nuove categorie sociali che servono da capro espiatorio. E' la dittatura strisciante del politicamente corretto.

 

(UB, ottobre-novembre 2001)