Il trionfo degli asini (veri o finti)

In margine a un commento di Blondet...

 

Merita un commento il seguente passo di Maurizio Blondet:

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BANDO ALLE IPOCRISIE: L'ISLAM DIVENNE ARIDO

[...] Dunque l'Occidente è "superiore"? Temo di no. Anzi c'è un grave indizio del contrario, visto il gran numero di commentatori, politici e soubrettes "occidentali" che parlano spensieratamente (da irresponsabili?) su grandi temi che non hanno mai studiato, senza essere passibili di amputazione della mano, lapidazione o altra pena islamica a piacere. [...]

Maurizio Blondet

"Avvenire" - Martedi' 2 Ottobre 2001

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In effetti, irresistibile appare la tendenza della societa' democratica postmoderna ad affidare commenti di una certa responsabilita' a famosi personaggi dello spettacolo (uno di questi e' diventato addirittura presidente degli Stati Uniti, mentre noi abbiamo avuto in Parlamento Cicciolina, peccato che non l'abbiano fatta "ministro dell'educazione nazionale"), dello sport, etc. (l'unica condizione e' la loro "popolarita'" nel momento in cui vengono "proposti"), persone che e' manifesto non hanno piu' dimestichezza con i libri, lo studio, la riflessione, da parecchio tempo (se mai l'hanno avuta). Constatato cio', bisogna pero' chiedersi: i politici di mestiere (che comunque imperversano), i giornalisti, e soprattutto i "professori", sono molto meglio? Compilare una lista delle "sciocchezze" ascoltate in queste ultime settimane e provenienti da autorevoli esponenti del mondo della "cultura" (affermazioni prive di dimostrazione, luoghi comuni storico-filosofici spacciati per punti fermi, e cosi' via) occuperebbe un intero libro.

1 - Secondo un collega "tutte le guerre hanno come origine la fame" (tra le quali, e' ben noto, la guerra dell'oppio, la seconda guerra mondiale, etc.).

2 - Per un altro, alle radici dell'odio verso l'Occidente (senza fare alcun distinguo tra nazioni imperialiste-egemoni e non, sia pure alcune delle seconde soltanto per impossibilita' di fatto a rivestire tale - ambito?! - ruolo) c'e' l'"invidia" di chi non puo' permettersi certi "lussi" (infatti, l'inconfessata ambizione dei talebani e' di essere assunti quali uomini delle pulizie in un grattacielo, luogo dove il sottoscritto non metterebbe mai piede neppure per una breve visita turistica).

3 - Per un altro ancora l'Occidente, di nuovo in senso generico, e' ansioso di spartire pane e democrazia (ovvio sinonimo di "civilta'") con tutti, peccato che talune teste calde vogliano resistere a questo buon proposito umanitario.

4 - Per qualcuno gli USA sono "una nazione pacifica", che "non ha mai avuto tentazioni imperialiste" (e c'e' da chiedersi se queste persone leggano quanto piu' possibile, cercando di attingere informazioni anche "fuori dal coro" - per esempio nel libro di Gore Vidal, "La fine dell'impero", pubblicato In Italia dagli Editori Riuniti nell'ormai lontano 1992, si trovano affermazioni quali: "questa repubblica era ricca, bellicosa, assetata d'impero"; "per tenere alti i profitti, decise di tenere il paese permanentemente sul piede di guerra"; "Il fedele bancario Harry S. Truman si accinse deliberatamente a spaventare il popolo americano"; "gli Stati Uniti non sono un paese a cui la pace sia necessaria"; "L'affare della terza repubblica e' la guerra, o la difesa, come la si e' chiamata eufemisticamente dal 1949. Sicche' gli Stati Uniti sono riusciti a essere in guerra (calda o fredda) per trenta dei trentacinque anni passati dalla fine della seconda guerra mondiale; e se la Banca la spunta, PRESTO SAREMO IN GUERRA DI NUOVO, QUESTA VOLTA VERAMENTE ALLA GRANDE" (enfasi aggiunta); "il nostro massimo apostolo della guerra ottenne il Premio Nobel per la pace. Mai sottovalutare il senso umoristico degli scandinavi" [si riferisce a Theodore Roosevelt, 1906]; e ancora, a proposito della tanto sbandierata "democrazia": "la terza repubblica non e' credibile ne' autenticamente legittima. Il fatto che la geniale invenzione della Banca, il cosiddetto sistema bipartitico (che e' in realta' un monopartitismo bancario)..."; "i docili e gli ottusi vengono mandati al Congresso e alla Casa Bianca"; "il fido gregario della Chase Manhattan Bank, il presidente degli Stati Uniti, chiamato a seconda dei casi Johnson, Nixon,..."; "un popolo che in 193 anni non e' mai stato veramente rappresentato"; e cosi' via di questo passo. Tutte "follie"? Bene, discutiamone civilmente, come si dovrebbe sempre tra persone di cultura - c'e' bisogno di ricordare il "calculemus" leibniziano? - ma non decidiamo frettolosamente, "a priori"...).

- Per qualcuno gli USA sono "l'unico paese cristiano dell'occidente"; per un altro, e della stessa "parte" nell'attuale frangente, "[dalla fine della Grande Guerra] si impose quello americano, che impero non si definiva ed era del tutto agnostico" (in questo genere di affermazioni tutto e' allo stesso tempo vero e falso, anche cio' su cui, come "dato di fatto", non sarebbe poi tanto difficile trovare un meditato consenso, cercando di evitare il piu' possibile le naturali ambiguita' del linguaggio - ricordiamo ancora una volta il fondamentale "principio-guida" di Hans Reichenbach: "I believe that there can be no difference of opinion between mathematical philosophers if only opinions are clearly stated").

etc. etc..

Tanto per citare un solo caso con nome (dagli altri mi astengo per carita' di patria), l'articolo del Professore Emerito Giovanni Sartori apparso su "Il Corriere della Sera" di lunedi', 15 ottobre 2001, "Uditi i critici ha ragione Oriana" (riportato in appendice al presente punto), potrebbe meritare un posto speciale in tale elencazione. Il "trionfo degli asini" - che Sartori ricorda aver in passato paventato, al tempo della "rivoluzione studentesca" - sembra essersi ormai verificato irreversibilmente, e molti purtroppo ne appaiono contagiati* (pure se e' difficile distinguere gli "asini" veri da quelli finti, c'e' ovviamente abbondanza anche dei secondi)...

Caro Blondet, tutto sommato, meglio, molto meglio, la spontaneita', e la simpatia, delle soubrettes (ben inteso, anch'esse percepiscono l'"atmosfera", e stanno attentissime a non fare affermazioni sgradite, inattese, ai "controllori" di turno, ma c'e' sempre la possibilita'-speranza che scappi loro fuori qualcosa).

 

* Una nota aggiunta al volo al precedente testo, al momento di immetterlo in rete. Un valente collega (Marco Mamone Capria) ha appena inviato la seguente notizia, che sembra confermare il quadro precedentemente descritto.

> Danilo Zolo, docente di Filosofia del diritto all'Università di Firenze, ha così dichiarato (IL MANIFESTO dell'8.11.2001, p. 2): "Ho assistito a buona parte del dibattito [parlamentare] e sono costretto [a] dire che si [è] trattato di uno spettacolo assai poco edificante. Interventi spesso all'insegna della mediocrità intellettuale e di una miopia provinciale. [...] Una logica irresponsabile, perché chiude gli occhi di fronte al valore della vita umana e al dovere giuridico e morale di non uccidere, per nessuna ragione, persone innocenti. Farlo in una guerra retributiva non è diverso dal farlo con un atto terroristico. [...] È stato stracciato una volta di più l'articolo 11 della nostra Carta costituzionale, che consente l'uso della forza esclusivamente come atto di difesa da un attacco in corso".

 

(UB, ottobre-novembre 2001)