Infinita tristezza...

(in margine a un articolo di Cammilleri sui condizionamenti televisivi e la storia "maestra di vita")

 

1 - Da quando mi sono trovato a vivere questo momento cosi' "oscuro" per la storia dell'umanita' (che verra' ricordato con il nome di "Giustizia duratura", laddove si era pensato anche a "Giustizia infinita", sentito poi eccessivo anche per la disinvolta sensibilita' americana- io trovo invece assai piu' opportuno il termine indicato in titolo) il numero dei "Dissensi" pensati e' stato tale da inibire le mie reali possibilita' di sfogo scritto, ma non posso rinunciare, purtroppo, a segnalare un ulteriore momento di disaccordo con un articolo contenente alcune affermazioni del tutto inaccettabili (riportato integralmente in calce), un pezzo che viene ancora una volta, ahime', dalla "parte cattolica", almeno da quella che si sente evidentemente in "prima linea" in un'occasione che dovrebbe viceversa invitare tutte le persone "di buona volonta'" soltanto a riflessioni appunto tristi (mentre dai cristiani ci si aspetterebbe, ulteriormente, sfoggio delle ben note "virtu'", almeno prudenza, temperanza, carita'...).

Quali sono i principali motivi di contrasto con il noto commentatore? Per esempio, quando all'inizio del suo scritto dichiara che:

> I sofisti caserecci, quelli che, a furia di comparsate televisive e giornalistiche, hanno convinto una non indifferente percentuale di italiani a "comprendere" le "ragioni" del terrorismo talebanico...

la domanda d'obbligo e': non ritiene che, ammesso che quanto denunciato corrisponda al vero, lo stesso identico argomento potrebbe essere utilizzato per pensare che siano state simili "comparsate" di valenza opposta (molto piu' numerose di quelle lamentate) a convincere una "non indifferente percentuale di italiani" dell'esatto contrario?

Come in questa rubrica e' stato diverse volte disapprovato, il "condizionamento" mass-mediatico appare uno degli elementi essenziali per la conquista del potere nelle societa' democratiche postmoderne, e nel presente contesto una testimonianza obiettiva non puo' che constatare come tutte le armi della "propaganda" siano state utilizzate esattamente in senso inverso a quello descritto dall'autore. Ci si dovrebbe semmai stupire che, nonostante tutto, ci siano state ancora persone capaci di meditare in proprio, e di esprimere opinioni proprie difformi da quelle che coloro che, cavalcavando l'onda dell'emotivita' collettiva, avrebbero voluto imporre (comprendo comunque il disappunto di chi contava in una facile affermazione, e deve aver quindi avvertito come un grave smacco il fatto che il condizionamento non ha funzionato come si prevedeva-auspicava).

Caro Cammilleri, "la parte "giusta", quella che garantisce visibilità, soldi, salotti e cattedre", non e' certo oggi quella che si oppone alla guerra (cosi' come ieri non era quella che rifiutava con grande coraggio* un autoritario giuramento di fedelta'), e propone per esempio, ricordando Cartesio, di evitare "studiosamente" quelle "precipitazione e prevenzione" che sono rischi mortali per ogni "ricercatore della verita'"!

2 - Tali considerazioni conducono ad un altro passo dell'articolo in oggetto nei confronti dei quali mi e' impossibile non esprimere nuovo profondo dissenso, tanto piu' che avevo pensato (ben prima dell'11 settembre!) di scrivere un pezzo proprio su tale questione (il Dissenso N. 68, sfortunatamente ancora non completato):

> Qualcosa del genere è già accaduto, nella storia, ma ogni paragone soffre di limiti; la storia non si ripete mai perfettamente uguale, forse per questo non è maestra di niente.

Direi invece che sostenere tesi del genere e' tipico di chi cerca di porre le questioni sul piano del puro coinvolgimento emotivo delle "masse", anziche' del "ragionamento", e comprendo bene adesso quanto dovesse essere difficile per chiunque esortare alla calma e alla ragione quando qualcuno veniva a strillare che una fattoria era stata distrutta dagli indiani, e che bisognava quindi correre a distruggere tutta la tribu' (sia per vendicarsi, sia per futura autodifesa, proprio come oggi, confondendo la giustizia con il linciaggio - vedi del resto quanto riportato nel Dissenso N. 76), trascurando di ricercare rigorosamente quali fossero i veri responsabili del gesto, e di investigare attentamente se non potesse trattarsi addirittura di un episodio provocato da gruppi di "bianchi" interessati, anche solo prezzolando un gruppo di sbandati sciagurati (mai dimenticare il "cui prodest" in siffatti frangenti!). Films e letteratura western abbondano di questi casi, Cammilleri ritiene forse che siano tutte "favole", senza alcun fondamento reale, e che non abbiano nulla da poterci insegnare ancora oggi? O che non si presentino alla riflessione dello storico momenti nei quali e' possibile individuare chi ha responsabilita' pregresse in quanto avviene poi anche indipendentemente da lui, oppure che non si sia mai dato il caso di chi ha avuto "interesse" a "soffiare sul fuoco", sia pure il fuoco appiccato da altri? Eppure, proprio un cristiano dovrebbe ricordare almeno Nerone e l'incendio di Roma, come chiunque altro ricorda oggi in Occidente Hitler e l'incendio del Reichstag (anche se pure in questi i casi, personalmente, inviterei a evitare "giudizi frettolosi", a fuggire sempre la trappola del conformismo, dell'opinione a senso unico, guarda caso quella che fa maggiormente comodo ai potenti di turno - il che mi fa venire in mente la consueta obiezione di molti "professori", secondo i quali certe argomentazioni non sono supportate da sufficienti "prove", dimenticando che lo stesso rilievo dovrebbe essere onestamente avanzato anche per le interpretazioni opposte, accettando semmai una situazione di "stallo": chissa' mai perche' un intellettuale libero e sincero dovrebbe dare preferenza alla "received opinion", quella appunto attesa-desiderata da parte di chi e' spesso assai facile immaginare).

In conclusione, inviterei Cammilleri, in quanto "cattolico", a rileggere la parabola della zizzania (anche di fronte al male la cui provenienza e' indubitabilmente acclarata, il chiarissimo invito a un cristiano e' quello a non agire precipitosamente, perche' non abbia, "cogliendo le zizzanie" a "sradicare insieme con esse il grano" - Mt 13,24-30 - molti dei cristiani apparentemente si ritengono oggi invece simili agli "angeli", ai quali viene riservato nel Vangelo il compito della mietitura), o il discorso delle beatitudini (Mt 5), ma soprattutto quello che resta l'elogio piu' bello che sia mai stato fatto a favore dello "spirito di verita'": "conoscerete la verita' e la verita' vi fara' liberi" (Gv 8,32) (se poi si vogliono confondere i diversi piani, dell'etica, della "verita' storica" - molto spesso solo "congetturata" - dell'opportunita' pratica-politica, etc., allora il discorso si fa certamente assai piu' difficile, complesso). E gli chiederei, francamente e amichevolmente: ritiene davvero in cuor suo che certi commenti possano dirsi ispirati alla "mansuetudine" ("Beati i miti, perché erediteranno la terra")? Non si accorge che essi possono essere presi (gia' vengono presi) a "pretesto" per un'estensione indebita dell'esecrazione organizzata, per una repressione generalizzata che mira a coinvolgere ogni forma di opposizione morale e politica a taluni manifesti progetti totalitari, a certo tipo di "mondialismo" imperialista (non c'e' evidentemente un solo tipo di mondialismo), quello che cerca di affermarsi sotto la bandiera del mercato unico controllato non si sa bene da chi? Quante volte abbiamo sentito accennare di questi tempi a "parallelismi", "convergenze", etc.**, una "strategia retorica" che fa paventare tempi e persecuzioni ancora peggiori? Lei si considera veramente un "operatore di pace" ("Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio"), e un testimone adeguato della sua religione, non solo per questo, ma anche per altri suoi scritti***? Non teme invece di potersi trovare a militare, pur non volendo, dalla parte degli "operatori di iniquita'"? Infine, se si considera viceversa pacifico, civile, mansueto, "democratico", come si considerano molti dei filo-americani assetati pero' di vendetta****, in che modo spiegherebbe la circostanza che di fronte a certe posizioni una persona come me (tanto per limitarsi al caso personale) si sente - per citare un po' di quella storia che secondo lei non insegnerebbe nulla***** - simile a quei bizantini che, in un certo periodo, TEMEVANO ASSAI PIU' I CROCIATI CHE NON I TURCHI? (mi stupisce, ma non troppo, notare in una rilevazione statistica contenuta questa settimana ne "L'Espresso" - termino il presente Dissenso l'11.11.01 - che il 20% degli intervistati afferma di temere soprattutto gli americani!).

 

* Uso questo termine perche' l'autore discusso parla esplicitamente di "coraggio" (che si puo' invero rapportare alla virtu' cristiana della "fortezza"), e anche a questo proposito vorrei chiedergli allora: ma ci vuole secondo lei piu' coraggio a rivestirsi (qui da noi, non in Afghanistan) di una bandiera americana, e a gridare "I am American", o a farsi scorgere con le lacrime agli occhi nell'ascoltare le note di "New York New York", piuttosto che esprimere quelle riserve, quegli inviti alla civilta' della ragione, alla "sopportazione cristiana" (che non e' necessariamente non meditata, utopistica, o "suicida"), su cui lei sembra esprimere tante perplessita'?

** In "Le Figaro" del 29 ottobre si segnalavano le "coincidenze" tra motivazioni dei gruppi cosiddetti antigovernativi, antiglobalisti, "[qui] adhèrent aujourd'hui aux slogans anti-capitalistes, anti-américains et sont solidaires des luttes anti-impérialistes du tiers-monde", e la ""philosophie" des terroristes".

*** In un'altro di questi, che pure riporto integralmente in calce, sembra sentirsi addirittura l'assenza della virtu' della "fede", assenza che dovendo constatare nella mia persona mi impedisce di definirmi oggi "cristiano" (persuaso che il cristianesimo non consista in affermazioni generiche sul "credere a qualcosa", o nel condividere certi valori etici, a cui lo vorrebbe ridurre l'attuale sincretismo politically correct). Ci si aspetterebbe infatti che chi ha il dono della fede riesca a concepire la possibilita' che Dio aiuti anche personaggi umili a grandi imprese, oppure Padre Pio serve solamente per dare le quaterne in sogno? Debbo aggiungere, per desiderio di sincera completezza, che il riferimento a San Francesco come un esempio inimitabile da parte di un "normale" essere umano sembra ahime' confermare la tesi dell'autorevole medievalista Chiara Frugoni ("San Francesco e l'invenzione delle stimmate", Einaudi, 1993), secondo la quale il "mito" di un "santo" appunto ineguagliabile fu costruito appositamente per motivi politici, attraverso la distruzione premeditata di tutte le sue prime biografie, dalle quali era assente ogni riferimento a fenomeni di natura "soprannaturale": "[costitutiones] veteres destruantur", "fratres studeant amovere", prescrizioni che, citando l'autrice in parola, furono osservate "con estrema meticolosita' e cura", e portarono "a uno dei piu' grandi roghi medioevali che coinvolse centinaia e centinai di manoscritti" (loc. cit., pp. 24-25).

**** Val forse la pena riportare a questo proposito, sempre a possibile beneficio dei lettori, un episodio di cui si e' data notizia nelle cronache di questi giorni, relativo a una persona che per i suoi studi sulle religioni e' stata oggetto di attenzione in "Episteme" N. 4:

http://lanazione.monrif.net/chan/8/6:2702247:/2001/11/06

Professore si finge palestinese: aggredito dopo cinque minuti di passeggiata in centro - David Donnini è un prof molto amato dai suoi ragazzi. Perché non si limita a insegnare, ma assieme a loro, riflette sui fatti della vita. Lui era convinto che oggi, con questa cappa di guerra che ci minaccia, la tensione fosse troppo alta. Basta un gesto da nulla per scatenare l'odio e la violenza. Con gli studenti e con altri colleghi aveva "scommesso" che se lui, che un po' l'aria da arabo ce l'ha, fosse andato in giro in centro, non l'avrebbe passata liscia per più di un'ora. In questo si era sbagliato perché gli sono bastati cinque minuti d'orologio per attirarsi i guai. Si era messo una "kefiah" araba in testa e sull'ombrello una bandiera palestinese. Da piazza della Repubblica non è arrivato che a Por Santa Maria che si è sentito colpire tra la spalla destra e la nuca da una botta violenta. Si è girato e ha visto un giovane sui trent'anni, jeans, piumino e cappellino alla Jack Nicholson, che urlava: "E' uno di quegli assassini". Poi il giovane aggressore si è sfilato una cinghia e ha cominciato a colpirlo. Lui non ha reagito, ma un minuto dopo c'erano due gazzelle dei carabinieri che hanno portato entrambi in caserma. Due signore, per la verità, avevano cercato di difenderlo mentre i turisti tiravano di lungo frettolosi. In caserma tutto si è risolto: era solo un gesto carico di provocazione, quello del prof, che comunque ha provocato la reazione che temeva. Il giovane aggressore si è scusato a lungo e gli ha offerto pure un caffè, ma lui, Donnini, aveva ragione nel temere reazioni esagerate.

***** Mi sembra invece chiaro che lei non creda veramente a quanto incautamente affermato in precedenza, dal momento che, alla fine del suo articolo, ricorda che: "chi non conosce il passato è condannato a ripeterlo. Figuratevi cosa succede quando il passato addirittura lo si distorce deliberatamente". La storia quindi "e'" maestra, o potrebbe esserlo (se poi una buona o una cattiva maestra resta da decidere), tanto e' vero che c'e' chi cerca di distorcerne l'insegnamento in maniera deliberata, al di la' della misura in cui, e' stato gia' detto, essa si presenta a noi esseri umani, inevitabilmente, come una "costruzione" avente un grado di certezza assai limitato.

 

(UB, novembre 2001)

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Subject: [politica_cattolici] Cammilleri: E' così grande, Allah?

Date: Thu, 01 Nov 2001 10:20:57 +0100

From: David <botti.d@tiscalinet.it>

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I sofisti caserecci, quelli che, a furia di comparsate televisive e giornalistiche, hanno convinto una non indifferente percentuale di italiani a "comprendere" le "ragioni" del terrorismo talebanico, dovrebbero riflettere su un'antica virtù: il coraggio.

E' una virtù da sempre stimata dagli uomini, ed è una virtù che il cristianesimo fece subito propria fino ad elogiare quella filosofia pagana che si chiamava stoicismo. Proprio questo stoicismo popolare e di massa fu una delle ragioni del clamoroso successo della nuova religione tra i più avveduti pagani, quelli addolorati per la decadenza di Roma. Roma, un oscuro villaggio di predoni che le virtù stoiche avevano trasformato nel più singolare, clamoroso e rimpianto Impero della storia.

Ma i nostri sofisti non sanno nemmeno di cosa stiamo parlando, abituati come sono a stare dalla parte "giusta", quella che garantisce visibilità, soldi, salotti e cattedre. Se ne avessero una pur minima idea, guarderebbero meglio le immagini dei morti ammazzati, tutti rigorosamente vecchi, donne e bambini, sorpresi intenti alla più indifesa delle attività: la preghiera. C'è un termine, in tutte le lingue, per indicare quegli uomini, maschi, adulti e robusti, che, armati fino ai denti, se la prendono con gli inermi, alle spalle e dopo essersi assicurati che siano del tutto inoffensivi: vigliacchi.

Il terrorismo islamico ha, ci si faccia caso, questa caratteristica, una caratteristica che lo differenzia da ogni altro terrorismo. Le Brigate Rosse se la prendevano con uomini di vertice e con le loro scorte, tutti uomini di solito sull'avviso e armati. L'Ira addirittura avvertiva preventivamente Scotland Yard. Ma, in Algeria come altrove, si sgozza nottetempo e con efferatezza belluina. Donne, vecchi e bambini.

Si vorrebbe sentire un grido di dolore proveniente dal mondo islamico cosiddetto moderato, un grido che, coralmente, ci faccia sapere che quell'"Allah è grande!" urlato dai massacratori di vecchi, donne e bambini è una menzogna, che quello non è Allah. Questo grido di dolore e sdegno dovrebbe essere non episodico, affidato a qualche dichiarazione di facciata e individuale magari in occasione di una visita di cancelleria. Dovrebbe essere proclamato ai quattro venti, ai più alti livelli e accompagnato da misure concrete (ripeto, concrete) di presa di distanze.

Invece no. Qualche deplorazione rituale, e poi si ricomincia la conta degli ammazzati, in qualche altro posto più o meno distante dai riflettori dei media. Così, lentamente ma inesorabilmente, si scivola lungo una china pericolosissima, quella delle ritorsioni sporadiche e private: i cristiani in terra musulmana cominciano a sentirsi in serio pericolo, i musulmani in terra occidentale cominciano a sentirsi a disagio.

Qualcosa del genere è già accaduto, nella storia, ma ogni paragone soffre di limiti; la storia non si ripete mai perfettamente uguale, forse per questo non è maestra di niente. Il fatto, comunque, è questo: nel corso del XV secolo i Re cattolici spagnoli a un certo punto espulsero tutti i musulmani dal regno, accettando un impoverimento economico che solo con l'espansione oltreoceano potè essere recuperato.

Qualcuno dei sofisti di cui sopra lamenta l'interruzione di una "felice convivenza" durata secoli. "Felice", sì, ma solo nei libri scritti dai suddetti. Gli spagnoli sapevano bene che le quinte colonne dei regni islamici africani si annidavano nei quartieri musulmani e che non facevano mistero della loro volontà di riprendersi tutto. Né le autorità potevano sopportare che, ad ogni notizia di stragi di cristiani in terra africana, si scatenassero intolleranze in Spagna, in una spirale di odio che rischiava di costare, in termini di ordine pubblico, molto più di quanto sarebbe costata ed effettivamente costò una misura politica radicale.

I sofisti di cui sopra cercano di gabellarci un'immagine storica a senso unico: il fanatismo, tutto cattolico; la tolleranza e la "felice convivenza", tutte musulmane. Ma, come disse qualcuno, chi non conosce il passato è condannato a ripeterlo. Figuratevi cosa succede quando il passato addirittura lo si distorce deliberatamente. Naturalmente, l'esempio storico su riportato calza solo nella parte riguardante il problema, non in quella della soluzione.

Ma la gatta da pelare rimane, ed è tutta a carico dell'Occidente.

Rino Cammilleri

(C) Il Giornale 30.10.2001

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Subject: [politica_cattolici] Cammilleri: C'ERA UNA VOLTA L'ISLAM

Date: Thu, 08 Nov 2001 08:06:20 +0100

From: David <botti.d@tiscalinet.it>

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Nel suo proclama in vhs, Osama Bin Laden o Benladen, ha più volte ribadito che è suo intento riscattare le umiliazioni che l'Islam patisce da ottant'anni. Ora, facendo i conti, un'ottantina di anni fa spariva l'Impero ottomano. Non fu il solo, dopo la Grande Guerra. In un sol colpo vennero cancellati dalla faccia del pianeta tutti i millenari imperi che con la religione si identificavano: quello zarista, ortodosso, quello prussiano, protestante, quello austro-ungarico, cattolico. L'ortodosso, analogamente a quello ottomano, sottolineava particolarmente il suo aspetto di "protettore" di tutti gli ortodossi ovunque si trovassero. Infine, l'impero asburgico era l'erede del Sacro romano impero. Sopravvisse solo quello inglese che, pur avendo nel re-imperatore il capo della sua chiesa, del fatto religioso mai fece bandiera. E si impose quello americano, che impero non si definiva ed era del tutto agnostico.

Ma torniamo all'impero ottomano, che il terrorismo talebanico rimpiange. Ha ben ragione Gianni Baget Bozzo quando osserva che Osama non può legittimamente aspirare al ruolo di califfo e nemmeno a quello di mahdi. Dunque, sono senz'altro da catalogare come puramente propagandistiche le sbandierate nostalgie ottomane, buone, tutt'al più, per cercare di allentare la stretta alleanza che esiste tra la Turchia e gli Stati Uniti instillando rimpianti dei bei tempi che furono quando il Turco tremare il mondo facea. C'è infatti, tra i nazionalisti turchi, chi rimprovera alla repubblica laica fondata da Ataturk di aver ridotto, adottando modelli occidentali, a uno staterello di seconda fila quella che fu una superpotenza immane. A modo suo, Osama cerca di chiamare alle (sue) armi l'intero Islam come provò a fare dieci anni fa Saddam. Il risultato sarà lo stesso.

Quel che non è lo stesso sono i precedenti, perchè Saddam invase il Kuwait militarmente e senza torcere un capello ai civili. Dal confronto con l'invocato quondam impero ottomano, gli attuali terroristi escono ancora peggio. In tutta la sua storia l'Islam è stato, sì, aggressivo, crudele, non di rado spietato. Ma non è mai stato vile.

I moderni terroristi se la prendono con gli indifesi, colpiscono alla schiena, sgozzano vecchi, donne e bambini. Si autodefiniscono "guerrieri di Allah" ma difficilmente li si trova intenti in battaglie a viso aperto contro soldati armati. Le rare volte che hanno a che fare con i militari o con la semplice polizia generalmente le buscano di santa ragione.

Sarebbe questo un buon motivo di sveglia per l'Islam cosiddetto moderato: si dissoci una buona volta da questi vigliacchi che infangano l'Islam e la sua memoria storica, e dia concretamente una mano a neutralizzali per sempre.

Ai "dialogatori" in servizio permanente effettivo, poi, andrebbe fatto presente che:

a) cercare il "dialogo" con chi usa l'arma vilissima del terrore serve solo a legittimare l'illegittimabile;

b) per ammansire i lupi bisogna essere san Francesco;

c) nemmeno san Francesco cavò un ragno da buco dal suo tentativo di dialogo interreligioso (e Francesco dialogò col gran capo dell'Islam, non con i sicari della setta degli Assassini;

d) ci hanno provato i più grandi santi della storia del cristianesimo e non ci sono riusciti (nè oggi si vedono in giro figure di analogo spessore).

Rino Cammilleri

(C) Il Giornale 2.11.2001

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