Blondet su Pedofilia e Mondialismo,

con una critica di Bruno d'Ausser Berrau...

 

Girava nei mesi scorsi su Internet l'articolo di Maurizio Blondet qui di seguito riportato (pubblicato su "Il Timone", N. 7, 2000), e, conosciuta la mia ammirazione per il quadro di riferimento concettuale di questo autore (piu' volte citato nel presente sito), mi e' arrivata una serrata critica da parte dell'amico Bruno d'Ausser Berrau, uno dei collaboratori fondamentali di "Episteme". Debbo dire pero' che i colti appunti dell'esperto di società segrete ed esoterismo non mi sembrano capaci di diminuire la "sostanza" di quanto denunciato accoratamente da Blondet, e apparentemente confermato dalla "corruzione" di una classe politica i comportamenti della quale possiamo giudicare tutti i giorni - a favore per esempio della tolleranza del fenomeno droga, della disgregazione dell'"etica" tradizionale europea, contraria all'aborto, alla disgregazione della famiglia, etc.. Siffatti obiettivi appaiono essere tanto piu' pervicacemente perseguiti quanto piu' disapprovati dalla grande maggioranza dell'opinione pubblica, la cui voce viene sommersa dalla sovraesposizione del parere degli "intellettuali" espresso mediante i mezzi di comunicazione di massa. Tutto questo non puo' non far sorgere naturale la congettura che corrisponda sostanzialmente al vero il seguente assai citato brano, proveniente da una fonte innominabile: "Faremo in modo che siano eletti Presidenti uomini nel cui passato ci sia qualche tara scandalosa. La paura di rivelazioni, il desiderio che tiene ciascun uomo arrivato al potere di conservarlo con i privilegi, i vantaggi e gli onori ad esso legati ne faranno fedeli esecutori dei nostri piani".

Allego comunque anche la detta critica a beneficio dei lettori (e dello stesso Blondet, al quale cerco di farla pervenire), nella ferma persuasione generale che soltanto la piu' ampia e libera discussione possa far progredire nella ricerca di ogni "verita'", e particolare che, pur essendo molto probabile l'esistenza di "societa' segrete" del tipo di quelle ipotizzate da Blondet, esse sono da concepirsi verosimilmente ben distinte dalle associazioni del genere storicamente piu' note (che sarebbero anzi state, al pari di altre venerabili istituzioni della civilta' occidentale come la Chiesa Cattolica, "infiltrate" da tali poco raccomandabili "adelphi"…).

 

(UB, febbraio 2001)

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Europa dove vai?

"Neonazista io? A Bruxelles si preoccupino dei loro pedofili". Così Joerg Haider, il capo del partito di destra che ha conquistato un quarto dei voti in Austria, ha rimbeccato al corale ostracismo che s'è levato contro di lui nell'Unione Europea (di cui Bruxelles è capitale). Un'allusione velenosa, che ha toccato un punto assai grave - e misterioso - del potere europeo.

Avverto: quel che vi racconto non vi piacerà. Entriamo in un settore oscuro della realtà, che è perfino difficile capire. Il peso dell'allusione del tribuno austriaco sarà infatti incomprensibile ai più, ma milioni di belgi sono in grado di capirlo perfettamente. Il 20 ottobre 1996, 350 mila belgi hanno sfilato in silenzio per Bruxelles, in memoria di quattro bambine uccise da un pedofilo di nome Marc Dutroux, arrestato nell'agosto, e per protesta contro la strana inerzia con cui erano state condotte le indagini.

Marc Dutroux, elettricista disoccupato, era ricchissimo. Possedeva diversi automezzi e almeno sei abitazioni, alcune con giardino, in cui aveva sepolto le sue piccole vittime. In una di queste case sono state trovate 600 videocassette porno, in cui si vedono Dutroux, sua moglie "e altre persone non identificate" stuprare e torturare bambini di sei-otto anni. Nel mercato clandestino questi video si vendevano a 40 - 80 milioni di lire l'uno.

Recidivo, già condannato per pedofilia nel 1989 a 13 anni (ma solo tre scontati), Dutroux ha potuto compiere i suoi delitti per anni, indisturbato. I vicini di una delle sue case, a Martinelle, avevano spesso protestato senza che la polizia intervenisse per gli allarmanti rumori che provenivano da quella casa; a Sars-La Broussière (altro domicilio del Dutroux), i vicini avevano chiesto (invano) l'intervento degli agenti per gli scavi, con una pala meccanica, che l'individuo compiva nel suo giardino: stava scavando le fosse per i piccoli cadaveri; come si saprà poi.

Dutroux agiva alla luce del sole, come se potesse contare su potenti protettori. Di fatto - come hanno dimostrato le successive indagini - la polizia sapeva molto di lui. Due settimane dopo la scomparsa da casa di Juliette e Melissa, due ragazzine finite nel mattatoio del pedofilo, circolava negli ambienti investigativi belgi un documento riservato, da cui risultava che Dutroux aveva proposto a uno dei suoi loschi amici (un confidente) di rapire due minorenni. Nel documento, si indicava inoltre che ad uno dei suoi indirizzi il criminale stava costruendo dei sotterranei segreti. Nel rapporto risulta anche un indirizzo: Avenue de Philippeville 128 dove - troppo tardi - si scoprirà la prigione in cui erano state tenute Juliette e Melissa, prima di essere uccise e bruciate.

Il 25 agosto 1995 (le due ragazzine scomparse da due mesi), infine la "gendarmerie" belga dirama un ordine di ricerca per Dutroux. Ma il mandato sottolinea che la ricerca "non è urgente". Passano altri mesi, durante i quali Dutroux, ufficialmente (e debolmente) ricercato, può continuare a nascondere le due ragazzine, e a rapirne due altre. Eefje (di origine araba) e An. Le famiglie delle vittime, povera gente, trovano le autorità stranamente sorde alla loro disperazione. Solo un giudice istruttore, Jean-Marc Connerotte, si prende a cuore la faccenda; le sue indagini lo portano vicino a Dutroux: da quel momento, viene ostacolato in ogni modo, la polizia non collabora, il magistrato viene dipinto come un pazzo, infine gli viene sottratta l'indagine dal più alto livello giudiziario. Solo la spontanea confessione di Dutroux, alla fine, farà scoprire i cadaveri. Arrestato, Dutroux potrà ancora fuggire durante un trasferimento: non era ammanettato, si impadronisce di un'arma di un agente e se la svigna. Viene però ripreso dopo poche ore,

Anche perché la popolazione comincia dire, a voce sempre più alta, che Dutroux è coperto da una cupola" segreta, dedita alle sporche pratiche sessuali, i cui referenti (e utenti) sarebbero membri del governo belga, e anche del livello più alto della dirigenza europea. Sempre più spesso, la gente scende in piazza a difesa del giudice Connerotte. e a protesta contro l'inerzia - o la complicità - dei politici e degli alti magistrati.

Il 20 ottobre 96, sono in piazza in 350 mila: è la "Marcia bianca". Il governo belga vacilla. Due ministri si dimettono. Chi scrive, inviato dal suo giornale a testimoniare questo evento, può assicurarvi che allora, fra la gente, correva una voce univoca: che quelle videocassette sequestrate nei rifiuti di Dutroux mostravano, come spettatori e attori dei delitti sessuali, personaggi altissimi. Di uno mi fu sussurrato il nome: un Padre dell'Europa Unita, notissimo, che da allora - abbastanza stranamente - s'è messo da parte, fuori delle luci della notorietà. Il sospetto è rimasto e continua ad avvelenare la vita quotidiana belga. Un ministro socialista, Elio Di Rupo, omosessuale dichiarato, s'è difeso con querele da accuse e voci, siano o no calunnie, che lo volevano coinvolto o vicino alla "rete" pedofila. Una deputata di destra, Margherite Bastien, il 26 novembre 96, ha agitato in Parlamento un video che mostrava, a suo dire, un tale Luc Michel mentre compiva atti innominabili su un bambino; sequestrata seduta stante, la cassetta è, ha scritto la Bastien, da allora "sepolta nei Sotterranei del Parlamento". Con le altre. Un giornalista, Jean Nicholas, ha scritto ("Les protecteurs sont parmi nous") che esiste prova di relazioni fra quel Michel, di Rupo e la Sicurezza di Stato. Sono seguite querele, controquerele. veleni e diffamazioni.

Nella gente, resta la sensazione che ci sia una verità che forze potenti quanto oscure continuano, grazie al loro potere, a tenere sotto chiave. In questo clima, corre un'ipotesi anche più atroce: che cioè la rete di altissimi pedofili non sia un semplice gruppo di lussuriosi, che hanno i mezzi di pagarsi il loro vizio, ma una specie di società segreta. In questa società, può entrare - ed esserne aiutato a scalare i vertici del potere politico - chi accetta di compiere un crimine pedofilo come "atto iniziatico".

Si sono scritti libri, in Belgio e in Francia, su questo lato oscuro e nefando: come "Homosexualité Iniziatique", di Bernard Sergent (ed. Payot, Parigi). Il sospetto orribile è che la setta richieda l'atto "di iniziazione" non solo perché un delitto commesso in comune (e video-filmato) lega chi lo commette ai suoi complici, e consente al gruppo di ricattare ogni suo membro. Si tratterebbe di un vero atto "magico", che qualifica chi lo compie a governare, in quanto capace di connettere quello che in quegli ambienti viene chiamato "il peccato del Nono Cerchio".

Il Nono Cerchio dell'inferno è quello dove Dante ficca coloro che hanno commesso "il tradimento contro chi si fida". Il genere di peccatori più vicino a Satana. Dante vi pone Giuda (traditore di Gesù) e Bruto (traditore di Cesare, suo padre adottivo) eternamente maciullati nelle bocche plurime di Lucifero (traditore di Dio Padre).

Stuprare un bambino è tradire uno che, nella sua ingenuità innocente, più di tutti "si fida": ad attrarre gli adepti che si dedicano a simili atti non sarebbe il piacere sessuale, ma la pura prova di saper fare il male peggiore.

Vi avevo avvertito che tutto questo non vi sarebbe piaciuto. Io non posso provarlo: e spero ardentemente che non sia vero. Che non vi sia, al centro d'Europa, un "cuore di tenebra". Ma purtroppo l'autorità anche politica, quanto più s'allontana da Dio, diventa mero potere: e può ben rovesciarsi in una "sacralità" che ha come centro il culto del Principe dl Questo Mondo, Colui che dà il potere, se placato con sacrifici atroci.

Forse per i nostri tempi, Gesù evocò la "macina da mulino" che attende chi scandalizza "uno di questi piccoli".

(Maurizio Blondet)

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2001-01-27

Carissimo Umberto,

ho ricevuto stamani il n. 4 de LA TRADIZIONE CATTOLICA; a p. 33, c'è, riprodotto, un articolo di Blondet: PEDOFILIA E MONDIALISMO, dove - a parte, si sa, lo stile dei titoli è quello che è - l'avvicinamento dei due concetti si mostra, qui e con certezza, capzioso, perché qualsiasi vizio può associarsi a qualsiasi situazione e non solo al mondialismo. Ma questo non è davvero niente; ciò che invece trovo indicativo del personaggio e dei sistemi da lui adoperati, per veicolare i messaggi costitutivi della sua ormai nota ideologia, tu lo puoi leggere a p.33: dopo aver scritto, sulle note vicende belghe di pedofilia, cose scontate nella loro condivisibilità ancorché non caute sul riferire le voces populi, spesso prodotte dal noto atteggiamento delle masse che, con un processo, negli adolescenti comune e diretto versus i favoleggiati adulti, tendono ad attribuire agli invidiati ricchi e potenti, tutti i vizi possibili ed immaginabili ma più spesso, con un transfert caratteristico, quelli che sono gli endemici comportamenti dei bassi strati di ogni società (in specie le plebi urbane: vd. l'incesto a Napoli). Passa ad ipotizzare che il milieu in questione sia <<una specie di società segreta>> e qui, chi abbia imparato la lezione, sa già quale sia il bersaglio … "quella" o "affini" non si scappa….dove - continua - <<può entrare - ed essere aiutato a scalare i vertici del potere politico - chi accetta di compiere un crimine pedofilo..>>… e qui ti voglio…<<come "atto iniziatico">>. A parte che, l'esigenza di correità è uno dei più consueti procedimenti per essere accettati negli ambienti malavitosi dei bassifondi, non solo sociali m'anche geografici, di quest'amena penisola, il Blondet assevera la sua ossessione citando un ignaro studioso francese, il Prof. Bernard Sergent (CNRS) che trasforma in autore (a suo dire, non il solo tra gli accademici francofoni) di un saggio <<su questo lato oscuro e nefando>> ovvero HOMOSEXUALITÉ INIZIATIQUE (Payot). L'inghippo, che svela la sua malafede, sta nel fatto che il titolo non finisce lì ma, in effetti, prosegue:…CHEZ LES PEUPLES INDO-EUROPÉENS. È un libro del quale ho già avuto modo di parlarti. È un'opera di etnologia ed usa il termine "initiation" nell'accezione specifica a quella disciplina: si tratta quindi di uno studio sulle cerimonie ed usi connessi, inerenti il passaggio dall'infanzia all'età adulta e praticati, in epoca pre-cristiana, presso le suddette nazioni. Non si tratta quindi di niente d'attuale ma neppure di qualcosa prossimo all'accezione più benevola dell'utilizzo, da parte di tanto giornalista, della parola in questione; un senso affine ad "élitismo", "élitario".

L'altra, la meno benevola invece, quella però sempre sottesa al suo complottesco argomentare, corrisponde invece alla "bestia nera" privilegiata: la Massoneria. Tutto ciò dà la misura dell'affidabilità di questo mèntore dei peggiori pregiudizi vetero-cattolici. Il plurale scaturisce dall'altra sua nient'affatto innocua "fissa": un incredibile, assoluto antisemitismo, evidentemente, molto ben tollerato dal quotidiano della CEI che - direbbero i magistrati milanesi - <<non può non sapere>>. Su quest'ultimo, spinoso tema, il "vero" libro del Sergent, avrebbe qualcosa da dirci: da esso si ricava - "a contrario" perché il Sergent tratta solo delle culture indo-europee - un dato molto semplice: se l'Ebraismo - via il Cristianesimo - non avesse imposto i suoi concetti comportamentali di purezza, le decadenti abitudini, dei tanto celebrati antichi greci, romani, germani, slavi, non è difficile immaginare cosa avrebbero prodotto dopo duemila anni, visto che, l'attuale faticata condiscendenza, nei riguardi di quel modello sessuale, è comportamento da vittoriane educande a fronte dello status di cogenza istituzionale goduto allora tra noi (siamo o non siamo ariani come affermava qualcuno?) dall'omosessualità. Quanto ad un ramo più orientale delle nostre genti, gli iranici, è cosa nota il loro istituto matrimoniale chiamato Xvêdhvaghdas ovvero l'unione tra consanguinei immediati: atto, da loro, considerato espressione di grande pietà ma che riusciva a scandalizzare anche i pur scafati greci e romani. In quell'area, ci pensò, seicento anni dopo, l'altro provvidenziale ramo abraminico, l'Islam, a spazzare via tutto. Naturalmente, di tali meriti, i cristiani come Blondet, prudentemente tacciono anche per non inimicarsi i machos - forse immemori ma di certo molto ignoranti - laudatores dei <<colli fatali>> con quel che segue.

P.S. Particolare di "colore": ampi estratti del lavoro di Sergent sono stati pubblicati in riviste gay anglosassoni, per l'evidente ragione che i fatti riportati sono interpretabili, secondo quella particolare ottica, quali testimonianze della "naturalezza" dei comportamenti in questione e quindi, quali prove a carico della supposta artificiosità inerente la repressiva morale giudeo-cristiana. Quanto all'India, lì il discorso è complicato dalla questione delle caste: la purezza di costumi (anche nell'accezione giudeo-cristiana) è direttamente proporzionale all'elevatezza del rango. In pratica, ogni casta (sono quattro suddivise in migliaia di sottocaste) ha un suo codice morale e di purezza legale; quindi vale il concetto che il giudizio verso qualcuno spetta solo ai suoi pari. Inoltre, appartengono al popolo Indù solo le prime tre caste, i cui appartenenti sono gli unici che possono dirsi Ariani. Dal punto di vista di un occidentale moderno il più "libero" di tutti è pertanto l'ultimo di quel mondo: il chandala, il fuori-casta (detto erroneamente paria), che può fare e nutrirsi di tutto quello che gli piace. Gli omosessuali hanno un loro status: noi, per le caratteristiche che evidenziano, li definiremmo travestiti. Essi sono, ovviamente, dei fuori-casta ma hanno anch'essi regole e…culti propri. In ogni modo, la tradizione degli Ari non li contempla, ne dà loro alcun spazio: per questo, si può affermare che gli usi riscontrati nei rami occidentali della stirpe, siano dovuti ad una degenerazione e ad un'influenza di popoli più "civili". Questa condizione è intendersi secondo la differenza che, in Germania, si fa tra Kultur e Zivilasation.

 

(Bruno d'Ausser Berrau, ausserberrau@hotmail.com)