Due brevi iscrizioni epigrafiche inedite

(Rosario Vieni)


 




Si tratta di due brevi testi di cui sono venuto a conoscenza occasionalmente, e che ho potuto vedere, il primo in riproduzione fotografica, il secondo dal vivo, ma senza che mi venisse permesso di scattare una foto o di analizzarlo in maniera compiuta.

1

Il primo testo viene dalla Grecia, e precisamente da una baia nei pressi di Salamina o, comunque, lì vicino. Così mi è stato assicurato.

Chi ha ritrovato il reperto, su di un fondale presso un'isoletta di cui mi è stato taciuto il nome (peraltro la notizia e foto del reperto mi sono state inviate per lettera, e la lettera non era firmata !), non ha voluto dirmi di più.

Su di un vaso a bocca larga, alto non più di 20 cm, si legge chiaramente:
 
 

(Figura 1 - Iscr. Salam.)


 


Si tratta di appena 5 segni, di cui due ripetuti.

Appare verosimile che il ritrovamento sia avvenuto nei pressi di Salamina, in quanto il reperto ha chiara attinenza con la scrittura eteo-cretese.

2

La seconda delle iscrizioni è invece totalmente italica, è più ampia, e appare più significativa sotto il profilo linguistico, visto pure che il ritrovamento è avvenuto nei pressi di Roccelletta di Borgia (Catanzaro), zona di alto interesse archeologico.

Come si diceva, possiamo solo riportare copia del testo che abbiamo osservato per il tempo appena necessario a trascriverlo (si trovava su due tavole in pietra d'arenaria, le cui dimensioni, stimate ad occhio, erano di 20 cm per 40).
 



(Figura 2 - Tav. Cal.)


 


A dire il vero il testo, che qui riportiamo in una nostra trascrizione, è incompleto; non ci è stato permesso, difatti, di riprodurlo integralmente. Il giovane autore del ritrovamento, non solo è stato assai vago sulle modalità dello stesso e sul luogo esatto, ma, invitato a darne comunicazione alla locale Sovrintendenza e richiesto di farmi fotografare il reperto, ha preferito in tutta fretta raccogliere il materiale e andarsene senza altro aggiungere. Né io lo conoscevo, ragion per cui mi son dovuto accontentare di quanto, fortunosamente, ero riuscito a documentare.

Forse avrei dovuto offrirgli del denaro, ma ciò mi riusciva, sotto il profilo deontologico, terribilmente ostico.

Non ho saputo più nulla di quella persona né di quel reperto, e dubito che ne abbia dato notizia alle autorità competenti.

I fatti della mia vita, poi, mi portarono altrove, e solo ora, rovistando fra le mie cose, ho ritrovato la mia vecchia riproduzione di quel testo, forse non totalmente indigeno.
 


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[Una presentazione dell'autore si trova nel numero 5 di Episteme.]

r.vieni@tin.it