[Lo sprovveduto] Colombo discute con lo scienziato Garcia Hernandez a La Rabida
dipinto murale di Bejarano, Palos, Monastero di La Rabida
(da: Michel Lequenne, Cristoforo Colombo ammiraglio del mare Oceano, Ed. Universale Electa/Gallimard, 1992)


[Aggiungiamo al precedente uno spiritoso commento di Pier Costanzo Brio, un singolare studioso "indipendente", autore tra l'altro di una notevole ancora inedita Identità di Christoforo Colombo Scandalosamente Vera, Torino, 1993 - picobeta@ipsnet.it]
 
 

LE BALLE DI COLOMBO


 


Leggendo questo libro, per poco non mi veniva un infarto! Ma come si fa ad affermare che è chiuso il tempo delle ricerche, e poi prendere per oro colato le sciocchezze moderne o peggio romantiche del Caddeo? Nella bibliografia non vedo un solo riferimento coevo! Pazzesco, e più pazzesco ancora il fatto che si ignori un fatto basilare: all'epoca il concetto di Italia era completamente diverso, sia geograficamente che culturalmente. Il funereo nazionalismo che distrusse popoli e culture si stava definendo con la nascita delle nazioni Spagna, Francia, Inghilterra, lasciando pochi resti al termine solo geografico di Italia. Ancora nel 1458 nel Sud Italia la cultura era Occitana, lo si può provare con documenti originali incontestabili. Circa 20 anni prima della scoperta Colombo dimorava nella sua villa di Madeira quale marito della sorella del Governatore dell'isola stessa, imparentato quindi con la famiglia Reale. Nel contempo il futuro Ammiraglio disponeva di una ricca dimora in Lisbona ove era la sua ricchissima biblioteca, poi accresciuta dal secondogenito. Non vi è quindi alcuna attinenza fra il futuro Ammiraglio ed il Colombo degli atti Genovesi. Questo è certo. Il Colombo Ammiraglio non faceva certo mistero di essere stato un nobile Corsaro Angioino. Certo sarebbe bello avere un Santo Corsaro, con tanto di cicatrice di guerra, spadone (lo pretese al suo fianco anche in punto di morte) ed orecchino!

Ma procediamo con ordine. Cristoforo Colombo, figlio di Domenico, nasce nel 1451, entro le mura di Genova, in una casa del Carrogio diritto di Ponticello, a sinistra di chi scende dalla porta di S. Andrea, a poca distanza da questa (Staglieno). A coloro che, peccando di soverchia critica, facessero inutilmente notare come detta casa si trovava fuori le mura, ricordo ancora le parole di un grande purista: non si discute; qualsiasi atto, provante il contrario della nostra tesi, è fuori dal nostro ambito di interesse, quindi non degno di nota (l'acutissima ed emerita mente scientifica dell'Harrisse). Questo povero Cristoforo, viene subito messo ad imparare il mestiere di tessitore; comunque studia, pochissimo: in una scoletta della città, giusto giusto le basi (Caddeo). Infatti nel '400, come è notorio, tutti i vil mecanici, ed in particolare i tessitori o cardatori di lana, sapevano leggere e scrivere in latino, italiano, spagnolo, portoghese od altra lingua straniera a scelta. Ripeto, solo nel '400, poi di meno, oggi niente.

Questi tessitori, non solo sapevano far di conto, ma conoscevano la trigonometria, la geometria, la cosmografia, l'astronomia, ed il disegno tecnico, quindi erano ottimi cartografi. Ma sopratutto si distinguevano per la loro cultura ecclesiastica. Tutto questo alle scolette elementari delle associazioni, gratuite, organizzate dai bravi genitori, analfabeti, ovviamente. Non ci sono più le belle elementari di una volta. (sic). Ad 11-16 anni erano in bottega quali allievi garzoni, a tempo pieno, davanti ad un telaio da mane a sera.

Alcuni esagitati affermano che Colombo abbia studiato in Pavia. La cosa è assolutamente impossibile, per un plebeo, "Infatti Cristoforo e Bartolomeo nella loro puerizia aiutavano il padre a campar la vita coll'esercizio d'una professione meccanica" (Sanguineti). Mentre Cristoforo lavorava, pensava, ed alla sera si istruiva, senza mai comunque superare la soglia della mediocrità, anzi della quasi ignoranza; questo è, e rimane, un principio purista.

Non gli rimaneva comunque molto tempo per lo studio, infatti era trascinato di continuo dai notai, per la nota passione del padre di far redigere atti. Forse per questo, a 23 anni suonati, decide di cambiare vita, e si dà all'arte navigatoria.

Questa prima grande idea è del 1473. La data è un principio sancito dagli atti puristi, ma stranamente, l'oratore ufficiale Anton Giulio Barrili declama: "È una triste famiglia popolana, non che del medio Evo, di tutti i tempi, pur troppo. Il primogenito dura poco in quella lotta umile e dolorosa di miseri lanaiuoli: quattordicenne appena, ha già presa la via del mare.".

Come la mettiamo? E non mi riferisco ad una posizione del Kamasutra. Notoriamente tutti i genovesi ed in particolare i lanaioli erano dei navigatori, nel sangue, di istinto. A dire il vero, all'inizio, più che il navigante, Colombo fà il guardone, infatti guarda oggi, osserva domani, ti ruba il mestiere al capitano.

Se avete insani dubbi, vi risponde il purista Rinaldo Caddeo:

"Costoro hanno l'aria di domandare che si presenti per Colombo una patente di navigazione di lungo corso! Essi dimenticano che allora (bei tempi, n.d.a.) si poteva acquistare la pratica e la perizia della navigazione anche senza fare il mestiere di marinaio," Di certo era più indicato come mestiere, per imparare la navigazione, il tessitore, ed il nostro Cristoforo aveva ben vent'anni di pratica e perizia in panni, di lana." e si diventava pilota, comito, capitano di nave senza frequentare nessun istituto nautico che rilasciasse le relative patenti!"

Subito ufficiali! Che bello! E che rapida carriera! Certo, non esistevano i moderni istituti nautici a far perdere del tempo prezioso. Tutti i marinai, ma che dico, i passeggeri, di vista buona, potevano rubare il mestiere, e trovavano subito frotte di armatori ansiosi di affidar loro le navi, come ufficiali di rotta (piloti) e capitani.

"...apprendendo quasi senza avvedersene a disporre le vele, a governare le gomene, e il timone, a conoscere l'uso della bussola, dell'astrolabio, della toleta de martelojo (??), a puntare le carte, a far la stima del percorso, a interrogare le stelle, a sentire il regime dei venti, la direzione delle correnti, l'insidia degli scogli, l'invito dei porti tranquilli, i pericoli delle lunghe calme e dei repentini fortunali."

Perdindirindina! Lo voglio anch'io! A me, a me! Come? Sono altri tempi. Tutto finito, non ci sono più i maghi di una volta. Peccato! Lasciamo perdere la faccenda delle vele e delle gomene, che mi suona molto faticoso. Ma il resto! Mi proporrei come arma segreta, altro che radar, sonar e cavolate del genere! Ma sono nato con mezzo millennio di ritardo.

Prosegue il Caddeo:

"Chi non tiene conto di questo non comprenderà mai il segreto dei grandi capitani di mare."

Se non altro il Caddeo aveva idee democratiche e chiare. Il segreto di cui parla era forse quello di essere il più ignorante possibile? Fare i tessitori? Non essere assolutamente marinai? Rubare il mestiere? Non avere la patente? Essere guardoni? Questo o qualcosa di analogo è possibile chiamarlo segreto, altrimenti ci vuole mago Merlino, o l 'intervento diretto del Padreterno, ed in questo caso è miracolo, e non segreto. Mi ritengo fustigato per mancanza di fede, scusatemi.

Cristoforo è un Dromomane (Elena Longhi), non può stare solo a guardare; quindi, in attesa di diventare capitano di marina, si contenta di diventare capitano di guerra, tanto per menar le mani. Ma certamente! Non è forse noto che i tessitor di panni erano tutti maestri d'Armi? Questo sempre nel '400, è chiaro. Ricordiamoci che papà Domenico è stato anche Taverniere, ed il figlio Cristoforo è un acuto osservatore, e non gli sarà certo sfuggito il modo con cui il padre manovrava lo spiedo. Qualche pignolo storce il naso? Ignora, e si convince d'essere ignorante. Nel '400 facevano tutti Ufficiali, mica come adesso che ci vogliono le patenti. Lo speciale diritto di sangue a diventare Ufficiali, non era dei nobili, come erroneamente si crede, ma dei lanaioli. Forse sulle navi non vi erano notai, perchè di un Cristoforo Colombo lanaiolo manco l'ombra, mentre vi era una vera invasione di Cristoforo Colombo corsari. Il Muratori, nei suoi annali, riporta una lamentela del Re aragonese di Napoli indirizzata al Re di Francia, al fine di farsi restituire alcune navi che gli erano state prese da un Cristoforo Colombo, famoso corsaro. Era Lui? Era un parente? Ma nemmeno pensarlo!

Di marina, come detto, Cristoforo non era gran che, anzi chiariamo subito che non ne sapeva proprio nulla: con le basi che si ritrovava! È principio non contestabile, che i lanaioli, non venissero mai registrati sulle navi. Mica erano indispensabili (Asciuti). Ecco spiegato perchè non si sono trovate le prove dei viaggi che sappiamo aver fatto il nostro Colombo. Sono tutte emerite cavolate le favole che vogliono Colombo istruitissimo, nobile ed espertissimo capitano. Solo per orgoglio spagnolesco hanno mentito lo stesso Cristoforo Colombo, il figlio Fernando, gli amici Las Casas, Michele da Cuneo, e quanti altri lo conoscevano di persona. Sentiamo piuttosto i marinai analfabeti che hanno deposto al processo della Corona per screditare Colombo! Quelli sì che sapevano tutto ed erano affidabili!

E poi vi sono gli atti notarili, tanti sono andati persi, ma ne rimane sempre una quantità impressionante, una marea, grazie all'hobby di papà Domenico. Avvenne, nel 1476, che Colombo navigasse come capitano di una nave della flotta di un Corsaro famoso, suo parente, a caccia di ricche navi veneziane, al largo di Lisbona. Ma che dico, era solo un corsaro, di passaggio. A ben pensarci Colombo non era con lui, ma non poteva neppure essere sulle navi Veneziane, (chi la beve?). Ecco la geniale soluzione: le navi non erano Veneziane, ma Genovesi (Harrisse). Lo storico inquisitivo ovvero scientifico non dubita mai di quanto già provato e scritto, ma dubita di nuove tesi o fonti che contraddicono quanto provato o scritto (citazione purista d.o.c.). Dal momento che abbiamo rintracciato notizie di una battaglia avvenuta nel 1476 fra un corsaro detto Colombo il Vecchio (al posto di Colombo il Giovane) ed alcune navi genovesi, questa senza alcun ragionevole dubbio è la battaglia in questione, e diviene un principio purista. Come? La data non corrisponde, il luogo della battaglia non è fra Lisbona e capo S. Vincenzo, ed il corsaro non è quello? Non si criticano i principii. Si è combattuto da mane a sera, ed i genovesi furono dei Leoni, infatti se i lanaioli erano maestri d'armi, immaginiamo i guerrieri di professione: qualcuno doveva pur esserci. Dalla riva, distante oltre 2 leghe antiche, ovvero oltre 12 chilometri, i testimoni si godevano lo spettacolo. Videro tutto e riferirono del coraggio dei Genovesi. Ma certamente! Nel '400 i testimoni avevano, notoriamente, una vista telescopica, infatti il cannocchiale non esisteva, e la natura provvedeva in merito.

Dal momento poi che il giovane Colombo non aveva ancora scoperto l'America, la terra era ancora piatta, e si poteva vedere lontano a piacere, senza il limite dell'orizzonte. Bei Tempi, quando la terra era ancora piatta. Colombo dopo aver combattuto come una tigre per dieci ore filate, al comando degli scardassieri di lana, e dei mercanti, ma forse semplice spettatore (diciamolo piano, pare brutto), vede che la nave gli brucia sotto i piedi: si butta a mare con un remo e raggiunge la riva.

Non si accettano critiche dei soliti dilettanti incompetenti. Tutti i lanaioli erano campioni di nuoto, e poi il mare (oceano) era tutto un brulicare di barchette (?), che raccattavano i superstiti del bello spettacolo (Caddeo), tranne Colombo, che se la cavava bene.

Non fa a tempo a raggiungere la riva, che una nobile Cavaliera di Lisbona, Donna Felipa Muñiz Perestrello, figlia del primo governatore di Porto Santo sorella del Governatore di Madera Perestrello II, imparentata con la casa Reale, se lo sposa. Così andava il mondo a quel tempo favoloso, non vi erano barriere sociali, ed in particolare gli scardassieri di lana, specie se figli di tavernieri, col loro fare distinto, erano reputatissimi e ricercati, per maritar nobili pulzelle.

Combinazione chi ti vede Cristoforo a Lisbona? Ma il fratello Bartolomeo! Quello che era nato nel 1461. Lo provano gli atti, quali atti? Ma quelli notarili del buon papà Domenico! Bartolomeo aveva 15 anni, e da bravo lanaiolo, andava per il mondo a disegnar le carte geografiche. Bartolomeo aveva messo su casa a Lisbona, qualche anno prima (la butto: a 10 anni?), quindi vi si era stabilito forse con la sua balia.

Ripeto: siamo seri. Chi ride è uno sprovveduto ipercritico. Il fratello Bartolomeo alloggiò Cristoforo, e conoscendo la proverbiale e nota ignoranza di principio del fratello maggiore, si mise, grazie alla sua cultura ed esperienza, della quale tutti noi immaginiamo la vastità, ad insegnargli la cosmografia e la tecnica del navigare, quel tanto che poteva bastare. Quindi dubbio non v'è che Cristoforo sotto la buona e saggia guida del fratello adolescente, progredisse negli studi ed imparasse a disegnar carte di navigazione.

Veramente qualche dubbio lo ebbe il (purista) Caddeo:

"ma poichè è assodato che Bartolomeo nacque dieci anni dopo del fratello maggiore, e che Cristoforo giunse a Lisbona nel 1476, non si vede proprio come un giovinetto di quindici anni avesse potuto abbandonare la patria in così giovine età, nè tanto meno come potesse insegnare al fratello di venticinque anni scienze così astruse come quelle ricordate."

Per questo grave peccato di presunzione, nell'uso smodato della intelligenza, il Caddeo non giunse mai alle vette auliche del Sanguineti. Ma torniamo al nostro Cristoforo, che disegnava, per campare, carte da gioco, almanacchi e cartoline di Natale (?), essendo del tutto negato per le scienze nautiche e per il disegno. Lo sappiamo tutti che i libri (codici ed incunaboli) erano rari e carissimi, gli almanacchi (effemeridi) pure, e le cartoline non esistevano, ma una corrente di puristi ha, come principio, quanto prima detto, ed i principii non si discutono.

Poverissimo, straccione più che mai e mantenuto sia dalla suocera che dal fratellino, Colombo si scocciò ed ebbe uno dei suoi lampi di genio: gettati gli stracci e vestiti gli abiti nobiliari che gli competevano, decise di frequentare la Corte, e venne subito ricevuto, a braccia aperte, dal Re in persona. Poi si trasferì con la famiglia, nella casa che possedeva all'isola di Madera. Dalla moglie, ha il figlio Diego. Ovviamente Cristoforo si guarda bene dal notificare al padre il suo avvenuto matrimonio con la nobilissima Cavaliera Donna Felipa. Te la immagini la fragile cavaliera nelle mani dello sbrigativo Domenico? La poveretta si sarebbe ritrovata, come minimo, a servire vino al bancone della taverna del suocero, fra le urla degli avventori, oppure in giro per Genova, con in testa la cesta dei formaggi grondanti siero, i nobili capelli impregnati e nauseabondi. No, meglio di no.

E gli venne una meravigliosa idea. Tutti per andare a destra, vanno a destra; per andare a sinistra, vanno a sinistra; per andare a levante, buscano il levante; per andare al ponente, buscano il ponente. Finiamola una buona volta, si disse, da oggi si deve buscar il levante per il ponente; - ovvero per andare a destra, si prende la sinistra. Chiaro e semplice. A tutti i lanaioli, venivano di queste idee. Non ci voleva poi una grande scienza, bastava la oscura scoletta di Genova (ma esisteva veramente?), ed un maestro, meglio se adolescente, come il buon Bartolomeo. Tutti ad esempio, quando prendono una botta in testa beccano il levante per il ponente. Verificare questa prova altamente scientifica. Quelli erano bei tempi, non mi stancherò mai di ripeterlo, ed i lanaioli, che avevano di queste idee, erano subito ricevuti a corte, ed i Re erano onorati di parlare loro, tanto che in breve divenivano loro amici.

Così Cristoforo espone al suo amico, il re del Portogallo Giovanni II, la sua grande idea. Tra amici sono leciti dei tiri burloni, quindi il re Giovanni II, detto "il Perfetto", pensa di utilizzare i dati che ha avuto, in buona fede, dal suo amico particolare Cristoforo Colomo (sono parole sue), per tentare da solo la scoperta, inviando un altro capitano, che stranamente fallisce. Giovanni II era detto anche "il Giusto", oltre che il Perfetto, quindi un così grande sovrano è al di sopra di ogni sospetto. Se poi questo Giusto e Perfetto aveva personalmente sgozzato un giovanetto, se aveva fatto pugnalare qualche rivale, non significava nulla: faceva tutto parte del colore di quel tempo.

Colombo decide di stabilirsi in Spagna. Date le sue non comuni referenze di plebeo ignorante ed insolvente (mecanico, scardassiere, figlio di un taverniere, formaggiaio, tessitore), viene subito accolto dai Re alla nuova Corte.

A Cordova si trova un'amante, Beatrice, "con il beneplacito dei di lei parenti, che lo aiutarono moltissimo". Pedro de Arana, felice che Colombo abbia ingravidato la sorella Beatrice, ovviamente senza sposarla, diviene addirittura il suo braccio destro. Tutti all'epoca sapevano della reale forma sferica terrestre, persino i bottegai. Non era un mistero. Ma le obiezioni dei dotti? La famosa terra a cupola di Sant'Agostino, la sfera galleggiante sull'acqua? E per coperta il cielo? Le navi che non possono risalire il mondo? L'eresia degli antipodi? L 'enorme globo, 5 volte il vero? Le cinque zone, ecc. ecc. ? Tutta colpa di Colombo, che era ignorante e per questo non sapeva sostenere un discorso all'altezza dei suoi istruitissimi e saggi interlocutori. A lui spettava di farsi capire, "senza tutti quei ridicoli segreti, ed il parlare da occulto paesanotto; un vile plebeo davanti a tanti nobili signori, doveva fidarsi, senza tante storie" (J. Parry).

Ovviamente, lo presero per loco, per pazzo, e giustamente lo deridevano, dal momento che nessuno capiva quello che diceva. Alcuni allampanati, con acqua fresca nel cervello, affermano che il progetto era troppo complesso, e venne respinto perchè neppure i più grandi matematici di Salamanca furono in grado di recepirlo.

Stupidaggini, ci vuole più rispetto per quegli insigni dotti che non capivano nulla, ma che essendo, per definizione sapienti, non potevano peccare di incapacità ed ignoranza. Poi, a ben pensarci, mica erano dei dotti matematici, erano dei teologi, massimamente inquisitori, e facevano il loro dovere.

Come dice il chiarissimo docente di storia oceanica J. H. Parry, della Università di Harvard:

"Colombo era un autodidatta....aveva scarsa cultura....Se fosse stato un Principe, invece che il figlio di un tessitore genovese, la sua convinzione sarebbe stata probabilmente confermata da un oroscopo ufficiale".

Mi ero sempre domandato cosa mancasse a Colombo, povero laniero di scarsa cultura: l'Oroscopo, ufficiale, ecco la risposta. Senza un oroscopo ufficiale, come poteva mai sperare di essere preso sul serio?

Quindi Cristoforo, senza oroscopo ufficiale, ridotto in estrema miseria, coperto di stracci e con la testa rapata (?), si rimette a vendere di porta in porta i libri stampati e gli almanacchi con le carte geografiche da lui realizzate (Caddeo). Tutte cose dal costo molto elevato e che la popolazione dell'epoca, notoriamente in gran parte analfabeta, apprezzava moltissimo e si beava di possedere.

La povertà di Colombo era accresciuta dai numerosi sussidi e concessioni reali. Una di tali concessioni lo abilitava ad alloggiare gratuitamente, lui ed il suo seguito, in tutte le città, borghi e villaggi. Colombo aveva dunque un seguito? Ma certamente, almeno i servi ed il maggiordomo, altrimenti che povero sarebbe stato; e poi qualcuno doveva ben portare i libri, pesanti come sono.

Ma ecco il miracolo! Colombo viene convocato urgentemente a corte, dove i Re Cattolici, cambiata improvvisamente idea, accettano di patrocinare la sua impresa. La commissione dei dotti aveva forse cambiato parere? Ma nemmeno per sogno, tutti gli esperti testimoniavano che Colombo era un pazzo visionario che farneticava un progetto del tutto impossibile.

Ovviamente Cristoforo, visto che si trova letteralmente alla fame, decide di fare il gioco duro, e pretende: il titolo ereditario regale di Vicerè, di Nobilissimo Signore (Don), esteso ovviamente ai suoi famigliari, il titolo ereditario di Almirante Maggiore con i relativi appannaggi e diritti, il comando assoluto della flotta il dieci per cento su tutti i guadagni, più il diritto di anticipare (infatti era insolvente) il 12,5 per cento delle spese in cambio della pari percentuale del ricavo.

Chissà per quale motivo, i Re fanno i capricci e cercano di ottenere qualche sconto. Irremovibile, Colombo non cede di una virgola: poteva ben permetterselo, quindi volta la schiena e si allontana, con passo sicuro e veloce. Ed avviene il secondo miracolo: calpestando il proprio orgoglio, il re e la regina di Spagna inviano un messaggero, che fermato Colombo per strada, lo convince a ritornare indietro, ovviamente dopo molte insistenze.

Questa volta non vi sono più obiezioni da parte reale, viene finalmente preso atto del suo stato miserando e di completa insolvibilità, della sua nomea di pazzo furioso, del fatto che nessuno avrebbe scommesso una lira sulla riuscita della sua impresa, ma anche della sua vile origine straniera; quindi per logica conseguenza, gli vengono concessi i relativi privilegi, mediante il soddisfacimento di tutte le sue richieste.

Vengono messe a disposizione di Colombo due navi, i relativi uomini e tutto l'occorrente. Essendo poverissimo, come ben sappiamo, il novello Ammiraglio pensa bene di allestire da solo ed a proprie spese, per non perdere tempo, una terza nave, ovviamente con uomini e vettovaglie. Non avendo casualmente in tasca i miliardi (attuali) occorrenti, si rivolge a dei banchieri genovesi che sono ben lieti e felici di fornirgli tutto il capitale di cui necessita, rischiando ovviamente di tasca propria, e senza il minimo privilegio sulla eventuale riuscita della rischiosissima impresa. L'unica garanzia che Colombo fornisce è la sua genovesità.

Purtroppo i banchieri genovesi di una volta si sono estinti, ormai da tempo immemore, quindi ogni obiezione in merito è rigettata.

Il 4 agosto Colombo salpa da Palos con tre navi zeppe di ciurmaglia,avanzi di galera. Visto e considerato che l'Ammiraglio non capiva nulla di navigazione, saranno proprio questi galeotti ad insegnargli la rotta e le malizie del mestiere.

"Colombo imparò moltissimo in questo primo viaggio" (Parry), tanto da superare i suoi maestri: infatti, "riusciva sempre a ritrovare un luogo dove era stato".

I soliti squinternati, che bevono tutte le frottole, dicono che Colombo, prima di Pigafetta, scopre il modo di trovare le latitudini mediante la differenza d'ascensione diritta degli astri. La vera spiegazione è che Colombo aveva la rosa dei venti in testa (Parry), ed una bussola nel sedere, quindi non doveva fare alcun calcolo, agiva di puro istinto.

Ed avvenne il terzo miracolo: Colombo notò la direzione delle correnti Pelagiche e la proprietà degli Alisei, questo indubbiamente per intercessione diretta del Padre Eterno. Ma quali calcoli da vil meccanici!, non gli servivano questi mezzucci: "la superiore intelligenza umanistica, l'istinto dei piccioni viaggiatori, e l'intercessione dello Spirito Santo", ecco cosa veramente lo aiutò. L'attento conte Roselly de Lorgues ci descrive: "De' miracoli del Servo di Dio (Colombo) in vita - Miracoli in terra - Battaglia con gl'Indiani - Il miracolo delle frecce - Miracoli in mare - La tempesta predetta - Punizione de' suoi nemici", prosegue con: "Miracoli dopo morte - La Croce miracolosa piantata dal Colombo - Testimonianze dei principali Storici dell'Indie rispetto ai miracoli che essa operava - Notorietà di questi miracoli - Perpetuità del culto reso alla medesima".

Chissà per quale motivo la causa di beatificazione di Colombo (oramai data per certa) si arenò. Un Santo Corsaro! Che Bello sarebbe stato!!