Un'immagine di Colombo, accompagnata dalla sua enigmatica firma…

 

Il Papa Innocenzo VIII

(secondo Bartolomeo Sacchi, detto il Platina,

Le vite dei pontefici, Venezia, 1715)

 

Se Dio vuole ... (e Chiesa acconsente...)

SAN CRISTOFORO COLOMBO

Figlio del Papa genovese Innocenzo VIII

e uomo mandato dalla Chiesa

(Italo Orbegiani)

 

Solo qualche anno fa ricorreva il V centenario della scoperta dell'America, e l'industria della "cultura" non si è ovviamente lasciata sfuggire l'occasione, celebrandola con una serie di mostre, iniziative editoriali, etc.. Nonostante siffatta interessata attenzione, la "questione colombiana" è rimasta sostanzialmente nello stato in cui si trovava all'inizio dei festeggiamenti, il paradigma interpretativo corrente non ha subito scosse, e tutto ha continuato ad essere come era prima. Passata la festa, il carrozzone degli accademici si è subito rivolto alla successiva commemorazione, e Colombo e la sua impresa sono ripiombati nell'oblio, in attesa forse della ripresa dell'agitazione per il 2006, cinquecentenario della morte del grande navigatore.

Pure, una "questione colombiana" sussisteva, e tuttora sussiste, troppi sono i "misteri", le contraddizioni, che affollano la storia di una spedizione che in fondo ha donato alla colonizzazione europea un Nuovo Mondo, e non a caso è stata prescelta come data di inizio della "modernità". Tra i pochi contributi del 1992 volti a rischiarare un poco i contorni più oscuri della vicenda bisogna annoverare quello di Ruggero Marino, che ha fatto notare il ruolo fondamentale ricoperto addirittura da un Papa nel sostegno a Colombo, e al suo "pazzesco" progetto (Cristoforo Colombo e il papa tradito, Newton Compton, Roma, 1991; seconda edizione aggiornata ed ampliata, RTM, Roma, 1997). Anche il massimo colombista italiano, Paolo Emilio Taviani, ha riconosciuto il valore della ricerca del giornalista romano, dal momento che, alla p. 268 del Volume II della Nuova Raccolta Colombiana (Cristoforo Colombo Relazioni e Lettere sul secondo, terzo, e quarto viaggio, a cura di Paolo Emilio Taviani, Consuelo Varela, Juan Gil, Marina Conti, Roma, 1988), si legge esplicitamente: "E' doveroso dare atto al giornalista del Tempo di Roma, dottor Ruggero Marino, di essere stato il primo a rilevare come i vari argomenti esposti si colleghino con la strana richiesta ai Re della Lettera I del Libro Copiador e abbia così riaperto e rivalutato il tema della partecipazione di Innocenzo VIII alla vicenda colombiana, che per troppo tempo era stata erroneamente confinata dalla bibliografia scientifica fra le leggende", ma non si può non sottolineare come sia comunque "strano" che un simile importante contributo a una corretta interpretazione dei retroscena della "prima" traversata oceanica da parte di un europeo sia venuto da un non professionista, tirato dentro a questa storia, come lui stesso racconta, un po' per caso...

A distanza di otto anni, eccoci di fronte a un nuovo lavoro che si pone sulla medesima scia di quello di Marino, anch'esso proveniente da un non professionista: vi si riprende il tema del ruolo più che attivo di Innocenzo VIII nella scoperta dell'America, spingendo in questo caso il rapporto tra i due fino a congetturare addirittura che Colombo sia stato un figlio del Papa! Sarebbe stato questo il doloroso "segreto" sulle circostanze della sua nascita che Colombo tenne celato a tutti, perfino ai suoi stessi figli, e che già rilevato in un precedente studio dell'autore delle presenti righe (America: una rotta templare - Un'ipotesi sul ruolo delle società segrete nelle origini della scienza moderna, dalla scoperta dell'America alla Rivoluzione copernicana, Della Lisca, Milano, 1995), si era creduto poter risolvere, sulla base di alcune fonti, in altro modo (Colombo sarebbe stato invece figlio illegittimo di un nobile Perestrello).

Il quadro interpretativo nel quale si muove Orbegiani nel condurre l'analisi della fondatezza della sua suggestiva congettura (che resta comunque alquanto discutibile, ma certo non impossibile - e neppure incoerente con la soluzione precedentemente accennata, visto che Colombo potrebbe essere stato tanto figlio del Papa, al secolo Giovanni Battista Cybo, quanto di UNA Perestrello, anziché di UN Perestrello!) è sostanzialmente lo stesso che quello del libro di Marino, e di un altro testo, ingiustamente trascurato, ad esso coevo, un numero esclusivo dell'Annuario Francescano Secolare d'Italia dedicato a Colombo (Roma, 1992). Secondo l'autore (questi autori) si sarebbe trattato di un'impresa tutta nel segno della cattolicità, e dell'italianità, di un sentimento di "crociata" nel nome della fede, come è evidente fin dal titolo, che si può in effetti trovare un po' azzardato, del libro: San Cristoforo Colombo ... Uomo mandato dalla Chiesa!

Se una siffatta ricostruzione (che si basa soprattutto su notizie divulgate nel predetto Annuario) può lasciare alquanto perplessi gli studiosi ufficiali, e lo scrivente - che resta tuttora persuaso che ben diversi siano gli autentici retroscena della vicenda: Portogallo anziché Italia, ebrei anziché cattolici, vera e propria nascente "scienza", anziché caso, ardimento, predestinazione, o possesso di "informazioni segrete", e che gli stessi argomenti usati a favore di una tesi possono essere benissimo riconvertiti a sostegno dell'altra - pure bisogna riconoscere che la stringente logica indiziaria dell'autore è di quelle che tengono avvinti, che il libro si legge tutto d'un fiato, e che si rimane in desiderosa attesa del promesso II volume. Un testo "provocatorio", dunque, che richiede maggiore attenzione di quanto i frettolosi "professori" di sempre non vorrebbero concedere, i quali, affezionati al dogma della casualità della scoperta da parte di un popolano di scarsa cultura, mostrano di ben meritare il commento di Benedetto Croce, quando rileva tristemente che: "La maggior parte dei professori hanno definitivamente corredato il loro cervello come una casa nella quale si conti di passare comodamente tutto il resto della vita; da ogni minimo accenno di dubbio vi diventano nemici velenosissimi, presi da una folle paura di dover ripensare il già pensato e doversi mettere al lavoro. Per salvare dalla morte le loro idee preferiscono consacrarsi, essi, alla morte dell'intelletto."

Per tornare al testo che stiamo presentando, se non tutto è andato esattamente come l'autore sostiene - animato da una "fede" che può apparire talora, a chi ne è al di fuori, eccessivamente candida, senza le maliziose interpretazioni di un approccio strettamente "razionalista" (non si può non ritenere tale per esempio l'attenzione prestata alle pretese facoltà "extrasensoriali" di Colombo, mentre è forse ancora tale inclinazione fideistica la responsabile di una certa indulgenza nel dar credito a voci di carattere più leggendario che non storico, la cui fondatezza andrebbe invece severamente vagliata: tra queste, la assai vexata quaestio delle cosiddette "carte impossibili", come quella di Piri Reis, e del gran numero di resoconti di viaggi precedenti quello di Colombo, classificabili sotto la voce generica predescubrimiento) - è certo in ogni caso che i fatti non si sono svolti nel modo descritto dalla fiacca vulgata corrente (ne è stato recente pessimo esempio la trasmissione di Piero Angela - "Speciale Super Quark - Cristoforo Colombo, storia di un incredibile viaggio", andata in onda sulla prima rete della RAI nello scorso mese di marzo - che si giovava, appunto, della collaborazione dei "veri" esperti), e che gran parte degli elementi indispensabili per un chiarimento del giallo si trovano raccolti in questo libro. Essi formano una galleria di "indizi" a volte assai poco noti, o notati, che lasciano in effetti pensare. Segnaliamo, tra gli altri: l'evidenza di una falsificazione commessa dalla corona spagnola, al fine di attribuirsi meriti inesistenti nel finanziamento della spedizione; una possibile motivazione per la "fuga" di Colombo dal Portogallo nel 1484 (che sarebbe stata causa, e non effetto, dell'assassinio da parte del re Giovanni II del Gran Maestro dell'Ordine dei Cavalieri di Cristo), e per l'approdo a Lisbona, anziché in terra spagnola, al termine del suo primo viaggio; una spiegazione completa del famoso "crittogramma" con cui Colombo usava firmare, che appare, tra le numerose fino ad oggi avanzate, assai convincente (anche se non originale, essendo stata già proposta da Aldo Agosto, "Una nuova interpretazione delle sigle della firma di Cristoforo Colombo", in La storia dei genovesi, vol. VIII, Genova, 1988), etc..

In definitiva, un contributo stimolante verso il dipanamento di un'imbrogliata matassa, che alcune "forze" (a prescindere da quelle stolide o accidiose degli "accademici" del tipo dianzi accennato), sembrano non avere alcun desiderio venga finalmente chiarita, nonostante i non pochi secoli che ormai ci separano da quegli eventi. Come scrive bene Orbegiani, quasi alla fine del suo lavoro: "Il tempo delle analisi maniacali e puntigliose, ciò che doveva rendere l'ha già reso. Questo è piuttosto il tempo delle sintesi, delle ricerche comparate della storia colombiana tradizionale con quella della Chiesa, dei collegamenti trasversali", ed è con questo invito - che andrebbe rivolto ai ricercatori in molti altri campi, tanto della storia quanto della scienza - che chiudiamo la presentazione del libro, esortando come al solito il lettore più critico ed autonomo a voler giudicare da sé, con la sola sua testa...

 

(UB)