Una questione relativa alle origini della Massoneria

(Franco Baldini)

 

La spiegazione classica - accettata da tutti - delle origini della Massoneria la fa storicamente derivare dalle associazioni dei costruttori medievali. Queste ultime avrebbero fin dall'inizio contenuto anche dei non-operativi. Agli inizi del settecento i non-operativi sarebbero divenuti la maggioranza dando così alla Massoneria i caratteri speculativi che da allora in poi ha sempre avuto.

Fino a poco tempo fa questo modo di vedere le cose non mi sembrava discutibile. Tuttavia recentemente, per ragioni che non è qui il caso di evocare, sono stato portato a occuparmi dei periodi storici che vanno sotto il nome di Umanesimo e Rinascimento. Non ho potuto così fare a meno di notare un fenomeno che presenta analogie sorprendenti con quello massonico.

Dunque, a partire dal settecento, un sacco di signori pieni di interessi esoterici ma che non avrebbero toccato mattoni e calcina neanche con la punta della loro canna da passeggio si fanno all'improvviso un punto d'onore di potersi chiamare "muratori": strano fenomeno, che viene spiegato come ho detto prima.

Facciamo ora un passo indietro: a partire dal quattrocento, un altro sacco di signori pieni anche loro di interessi esoterici ma che non sapevano neanche come era fatta una pecora o una capra, perché non le avevano mai viste se non nella forma di stufato o di arrosto, si fanno ugualmente un punto d'onore di potersi definire "pastori". Tipi decisamente chic come Renato d'Angiò o lord George Stuart si fanno ritrarre in improbabili vesti pastorali, con in mano dei lunghi bastoni; intellettuali come Sannazaro scrivono cose come "L'Arcadia"; grandi pittori fanno quadri sul tema; la faccenda viene presa non come un divertimento di corte ma dannatamente sul serio e dura fino a tutto il seicento, fino all'Accademia dell'Arcadia fondata da Cristina di Svezia.

Poi zac, tutto finisce di colpo. Al volgere del secolo - non si capisce perché - non gliene frega più niente a nessuno della pastorizia perché gli stessi signori corrono in massa a interessarsi all'edilizia. Non è strano?

Ora, se noi tentiamo di spiegare la genesi del movimento arcadico come spieghiamo quella del movimento massonico, ci rendiamo conto di colpo dell'incongruenza: dovremmo ammettere che, fino al trecento, siano esistite associazioni di pastori "operativi" che includevano anche qualche "speculativo", che so, il veterinario e il commerciante di formaggio; dopodiché, con il quattrocento, gli "speculativi" diventano la maggioranza e la "pastorizia teorica" si stacca definitivamente dal mestiere effettivo del pastore. Ridicolo.

Insomma, quello che ha cominciato a disturbarmi nella spiegazione delle origini della Massoneria è che funziona bene solo per essa mentre, se si cerca di applicarne lo schema a un fenomeno precedente ma assolutamente analogo come quello dell'Arcadia, diventa notevolmente sciocca. Perché invece non ipotizzare che i signori quattrocenteschi che iniziarono il movimento arcadico intendessero il termine "pastore" nel suo senso metaforico, cioè in quello di "custode", intendendo che erano tali non perché eredi di qualche forma di "pastorizia operativa", sul tipo della mungitura, ma perché custodivano qualcosa, per esempio una tradizione riservata? Non è esattamente quello che fanno i preti? E perché lo fanno? Non certo perché Cristo era effettivamente un pastore ma perché una volta fece un uso metaforico del termine.

Supponiamo dunque che questi signori si definissero "pastori" perché si consideravano i custodi di qualcosa: ciò significa che questo qualcosa c'era ed era anche in buona salute. Si arriva alla fine del seicento e la pastorizia perde di colpo interesse. Ciò potrebbe voler dire che comincia a mancare la cosa da custodire: un pastore senza gregge (foss'anche un gregge di conoscenze) che pastore è? Ecco allora che, in un breve volger d'anni gli stessi signori si sbrigano a diventare "muratori": passano cioè dall'idea del "custodire" a quella del "costruire", anzi, più precisamente, del "ricostruire". Abbiamo qui l'idea che qualcosa si è perso, si è rovinato, quindi non può più essere semplicemente custodito ma va ricostruito.

Questo modo di vedere le cose risolve di colpo una contraddizione insita nel pensiero massonico che, da una parte, pretende di risalire addirittura ad Adamo, dall'altra non va oltre la fine del seicento. Ma se la continuità non fosse edilizia bensì pastorale, si potrebbe andare indietro di ben tre secoli. E si risalirebbe esattamente al periodo (che va dalla prima crociata all'impresa culturale di Cosimo il Vecchio) in cui un certo tipo di tradizione culturale egizio-ellenistica viene gradualmente portato in Europa. Quando questo sapere raggiunge la massa critica costituisce una trasmissione e i depositari ne divengono autenticamente custodi, i "pastori". Attraverso questa trasmissione si potrebbe dunque arrivare fin dove si vuole arrivare e le pretese di antichità della tradizione massonica sarebbero sostanzialmente esatte con buona pace dell'Inghilterra che, da madre della Massoneria, verrebbe declassata a semplice punto di riorganizzazione di un movimento il cui centro fu prima in Italia per ben tre secoli e prima ancora nel vicino Oriente.

Naturalmente questa è solo l'ipotesi senza pretese di qualcuno che è tutto salvo un profondo conoscitore dell'argomento. Mi piacerebbe quindi sottoporla all'attenzione di chi possiede ben altra competenza che la mia.

Ringrazio anticipatamente,

Franco Baldini

E-mail: f.baldini@thelema-spf.org

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Risposta di Bruno d'Ausser Berrau:

Massoneria: il Sig. Baldini dimostra garbo, spirito riflessivo e buona logica, spiace perciò contestarlo; ma andiamo con ordine.

L'arte del costruire era preciso appannaggio del terzo stato con "sforamenti" nel secondo (cfr. la denominazione di Ars Regia). C'era un deposito dottrinario fatto di simboli e di nozioni tecniche ed i collegamenti culturali avvenivano nell'ambito ermetico; risultando pertanto vasti, profondi e tali da integrare la relativa organizzazione di mestiere con tutte le forme similari (iniziatiche) della Cristianità. La struttura organizzata e corporativa era quindi una necessità inerente alla natura stessa della Massoneria.

Il lavoro (non mestiere) di pastore era tra i compiti, individuali e non associati, delle classi di supporto (quarto stato, lavori servili) e si presentava privo di contenuti dottrinari, fatto salvo il riferimento ad esso, per via di metafora, da parte del linguaggio teologico o poetico (nello specifico il rif. è soprattutto alla Bucoliche di Virgilio). Non ha quindi senso - come scrive giustamente il Baldini - pensare, in questo caso, ad un processo di trasformazione analogo a quello massonico.

Il problema, posto invece dal Baldini, del transfert di un "qualcosa" di nascosto - una custodia insomma - dalla maschera delle pastorellerie a quella muratoria, non si pone, per la semplice ragione che l'universo allegorico (non simbolico) del mondo arcadico non solo è diverso da richiami edificatori ma è di tipo totalmente letterario mentre questa dimensione manca totalmente nella Massoneria ancorché molti letterati possano averne fatto parte.

C'è poi da aggiungere che la Massoneria è "inglese" (in gran parte ma non totalmente) soltanto in virtù della sua veste moderna e speculativa mentre, con le sue organizzazioni operative, era presente, in tutta la Cristianità ed "ab immemorabili": sarebbe a dire, dalla cristianizzazione dell'Impero con la fusione di tre "correnti"; una "salomonica", una egizio-ellenistico-ermetica e l'altra classica, quella dei Collegia Fabrorum. Nel '600 m'anche nel secolo successivo, accanto alle Accademie arcadiche, permaneva la Massoneria operativa, "trasformatasi" negli Antients (definitisi anch'essi Gran Loggia nel 1751) fino alla fondazione della United Grand Lodge of England (1813) dove confluirono tutti.

Sembra opportuno aggiungere che, mentre l'aspetto esoterico della Massoneria è sempre stato presente e noto - determinando anche l'irriducibile ostilità di spiriti timorosi - la forma ludica e manieristica dell'Arcadia mai ha lasciato anche soltanto intravedere quest'ordine di interessi. Tant'è che, purtroppo misconosciuto, nel difficile 1943 (18 Août), su una rivista accademica francese (CAHIERS GUILLAUME BAUDÉ) apparve, quale vera rivelazione, uno studio (Paul Maury, LE SECRET DE VIRGILE ET L'ARCHITECTURE DES BUCOLIQUES) sul senso nascosto delle Bucoliche, la cui arcana architettura, è lì, con grande abilità, portata alla luce, rendendo così, infine, chiare le ragioni del perché Dante possa aver scelto Virgilio qual guida pel suo viaggio iniziatico. Ma tali contenuti non sembrano proprio aver assillato gli arcadi, tutti presi dai trastulli del bello scrivere e dagli snobismi villerecci dei tanti disutili ed inoperosi di quegli anni lontani.

Fermo quindi restando come questi due fenomeni della civiltà europea non siano assimilabili in un'impossibile successione dall'uno all'altro, deve dirsi che, essi possono però aver avuto un importante punto di contatto. Questo è individuabile in quell'ancora non sufficientemente indagata formazione (proprio nell'accezione letterale dell'acquisizione di una forma societaria in senso moderno) delle cosiddette accademie (l'Arcadia non è quindi esclusa) ovvero nel sorgere di tutte quelle sociétés savantes, le quali furono, invece, con la Massoneria speculativa (sottolineo speculativa) del 1717, strettamente collegate anche per la non trascurabile premessa costituita dalla fondazione della Royal Society (qui, mi permetto di citare il mio MYSTERIA LATOMORUM). Ma è la forma ossia la substantia che è coinvolta, non l'essentia che resta diversa e lontana. Tant'è che gli speculativi, al loro sorgere, minoritari e malvisti da tutti gli altri, di massonico avevano la veste ed imperfetta, eterogenea inoltre ai loro fini, ch'erano di carattere in prevalenza modernista. Soltanto con l'unione del 1813 fu possibile ripristinare, per le Logge di quest'obbedienza, la correttezza simbolica e rituale.

Se non fosse tedioso il ripetersi, andrebbe sottolineato come "operativo" non stia per rozzo ed incolto operaio ma sia da intendersi nel senso che questo termine ancor oggi conserva nel titolo del dirigente la fondazione destinata alla manutenzione di una grande cattedrale; esempio: <<Operaio dell'Opera del Duomo>> (com'è il caso di Pisa, dove, sino all'anno scorso, ricopriva l'incarico il già Rettore, Prof. Ranieri Favilli).

Resto del parere che la complessità dei fenomeni sia tale da richiedere una finezza d'analisi sempre vigile e prudente, altrimenti le catene sillogistiche possono, con facilità, portare lontano ed allontanare dalla vera comprensione.

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Replica dell'autore:

> Massoneria: il Sig. Baldini dimostra garbo, spirito riflessivo e buona logica, spiace perciò contestarlo;

- Colgo l'occasione per ringraziare Berrau della sua gentilezza e pazienza. Non deve dispiacersi di contestarmi perché, come ho detto, non sono uno specialista della questione: la mia è solo un'ipotesi amatoriale.

> L'arte del costruire era preciso appannaggio del terzo stato con "sforamenti" nel secondo (cfr. la denominazione di Ars Regia). C'era un deposito dottrinario fatto di simboli e di nozioni tecniche ed i collegamenti culturali avvenivano nell'ambito ermetico; risultando pertanto vasti, profondi e tali da integrare la relativa organizzazione di mestiere con tutte le forme similari (iniziatiche) della Cristianità. La struttura organizzata e corporativa era quindi una necessità inerente alla natura stessa della Massoneria.

- Berrau afferma che nella "massoneria professionale" " i collegamenti culturali avvenivano nell'ambito ermetico": non mi risulta che questo sia vero, mi risulta invece che la massoneria si "ermetizza" dopo la sua trasformazione in "speculativa". Tuttavia potrei avere una scarsa documentazione su questo punto.

Ma, in ogni caso, mi rendo conto di non essere stato chiaro. Io non ho mai contestato l'esistenza reale di una "massoneria professionale" che esiste "ab immemorabili", con le sue strutture proprie, i suoi riti e le sue tradizioni. Dunque, quando Berrau mi ricorda che c'è tutta una documentazione che testimonia ciò, sfonda una porta aperta. Io mi sono permesso di dubitare della spiegazione comunemente ammessa per il passaggio da "massoneria professionale" a "massoneria speculativa". La "massoneria professionale" ha una lunghissima storia in cui resta sempre più o meno quella che è: nonostante le meraviglie architettoniche che ha prodotto non fa mai un boom sociale. Anzi, alla fine del seicento è ormai un'istituzione languente e vagamente anacronistica. Poi, in un breve volger d'anni conosce un boom incredibile tra persone che non hanno niente a che vedere con quel tipo di professione. Ora, la spiegazione tradizionale di questo passaggio è di tipo evoluzionistico-continuista. Io mi permetto di dubitarne perché questo tipo di spiegazione non spiega il boom. In questa prospettiva sarebbe più logico aspettarsi che la "massoneria professionale" evolva in "speculativa" senza boom cultural-sociale: la spiegazione tradizionale è insufficiente, ed è questo che lo storico della massoneria ha il dovere di chiarire. Con tutto il rispetto non mi risulta che Berrau, nel suo "Mysteria Latomorum", lo abbia fatto: ma posso non aver capito.

> Il problema, posto invece dal Baldini, del transfert di un "qualcosa" di nascosto - una custodia insomma - dalla maschera delle pastorellerie a quella muratoria, non si pone, per la semplice ragione che l'universo allegorico (non simbolico) del mondo arcadico non solo è diverso da richiami edificatori ma è di tipo totalmente letterario mentre questa dimensione manca totalmente nella Massoneria ancorché molti letterati possano averne fatto parte. … Sembra opportuno aggiungere che, mentre l'aspetto esoterico della Massoneria è sempre stato presente e noto - determinando anche l'irriducibile ostilità di spiriti timorosi - la forma ludica e manieristica dell'Arcadia mai ha lasciato anche soltanto intravedere quest'ordine di interessi. Ma tali contenuti non sembrano proprio aver assillato gli arcadi, tutti presi dai trastulli del bello scrivere e dagli snobismi villerecci dei tanti disutili ed inoperosi di quegli anni lontani.

- Questo lo contesto fermamente. L' "Arcadia" di Sannazzaro è esplicitamente - come la famosissima, ed ancor oggi altamente enigmatica, "Hypnerotomachia Poliphili" - un'allegoria iniziatica imperniata sul tema ermetico della morte e della resurrezione: basta leggerla. Cito Rinaldo Rinaldi, dal capitolo nono del secondo volume del terzo tomo della "Storia della civiltà letteraria italiana" diretta da Giorgio Barberi Squarotti (UTET):

"Opera sincretistica come l'"Hypnerotomachia", l'"Arcadia" è poi anch'essa tramata su un'allegoria iniziatica: anche Sannazzaro privilegia un mito di morte e rinascita..."

"Le suggestioni iniziatiche di quest'avventura si soffermano lungamente su temi magici, distinguendo fra magia naturale e magia negativa o demoniaca (cfr. la prosa IX, con la figura del mago buono, sotto cui si ritrova forse il Pontano, appassionato di astrologia); mentre l'autore non manca di elogiare Giovan Francesco Caracciolo come poeta-mago, sotto il segno orfico della poesia come reincarnazione dell'antica sapienza occulta."

"...la prima parte di un magico rituale iniziatico, dominato da Pan e scandito come uno sprofondamento agli Inferi (prose IX e X)..."

E così sarà per lungo tempo, attraverso il Marino e fino all' "Accademia dell'Arcadia", di fatto nata - con il nome di "Accademia di Camera" - nel salotto di Cristina di Svezia, delle cui occupazioni ci da un'idea eloquente l'abate Francesco Cancellieri:

"La celebre Cristina Alessandra, Regina di Svezia, dopo di aver rinunciato il Regno, ed abbracciato la Religione Cattolica Romana, nel 1655, scelse per suo soggiorno questa Città, ove si applicò interamente a proteggere le Scienze, le Lettere, e le Belle Arti, fino al 1689, in cui terminò di vivere. Fra le sue occupazioni volle ancora tentare di rinvenire l'Arte cotanto decantata, e non mai trovata di far l'Oro. Onde fatti costruire nella propria abitazione vari Laboratori, invitò i Dilettanti di una tal'Arte, ad andare a fare in essi le loro operazioni, somministrando loro, quanto occorreva per eseguirle."

Esattamente come in massoneria, si tratta di iniziazione, morte e resurrezione. Il movimento "Arcadico" è un movimento iniziatico. Così come i "muratori" settecenteschi non erano muratori qualunque ma muratori doc, cioè "liberi", i "pastori " quattro-cinque e seicenteschi non erano pastori qualunque ma "d'Arcadia". E perché? Secondo me ciò si riferisce al racconto di Erodoto, secondo cui le figlie di Danao portarono i misteri di Demetra-Iside in Grecia e li insegnarono alle donne dei Pelasgi: questi riti, scomparsi con l'invasione dorica, furono conservati solo presso gli Arcadi. I pastori d'Arcadia erano anche i custodi della tradizione isiaca: questo è un punto decisivo per capire la ragione per cui tutti quei nobiloni e sapientoni esoterizzanti si sono messi di colpo a "pastorellare". Ricordo che, nel quattrocento, Erodoto era già disponibile in versione latina e addirittura in un volgarizzamento.

Ora, agli inizi del settecento l'"Accademia dell'Arcadia", che pure sopravvive ancora per lungo tempo, è già completamente svuotata di significato, mero gioco letterario: non interessa più nessuno, salvo qualche letteratucolo di secondo piano. Non c'è più esoterismo né iniziazione, lì: quelli che contano sono andati via. Invece, nello stesso periodo, la gente entra in massoneria: non sarà perché quelli che sono andati via di là sono venuti di qua?

Ma la spiegazione "continuista" difesa da Berrau fa acqua anche per un altro aspetto. La massoneria non è l'unica associazione di mestiere che cambia: ci sono per esempio anche i "Buoni Cugini Carbonari", i quali esistevano "ab immemorabili" come associazione di mestiere. Ma nell'ottocento abbiamo un sacco di gente che non avrebbe toccato un pezzo di carbone neanche con la canna da passeggio che va a iscriversi alle cosiddette "vendite": gente come Silvio Pellico, per intenderci.

Applichiamo anche in questo caso la spiegazione continuista? Forza nonno, racconta la favola! Eccola qui: "Ab immemorabili" esisteva una "carboneria operativa" che poi piano piano si è trasformata in "speculativa", id est "politica". Ma sappiamo che tutto ciò sarebbe falso: la "carboneria" fu semplicemente parassitata da attivisti politici che niente avevano a che fare col mestiere, e lo fu a tal punto da esserne distrutta. Naturalmente, gli attivisti politici che la usarono come maschera ne usarono anche i riti, ma questo non significa affatto continuità.

Si vede allora che il mio schema, per la carboneria è completamente confermato dalla storiografia ufficiale: si tratta di un mestiere tradizionale parassitato e completamente alterato. Ciò a causa del semplice fatto che ciò che non può mostrarsi alla luce del sole (per i motivi più svariati: religiosi, politici, ecc.) fa sempre la stessa cosa: si nasconde. Ora, perché questo non avrebbe potuto accadere anche per la pastorizia e l'edilizia? Naturalmente qui non si trattava di politica ma di qualcos'altro.

Faccio notare che la mia ipotesi ha una generalità che l'altra non ha, e spiega anche il boom, mentre quella tradizionale no. E giustifica anche la pretesa di antichità della massoneria, cosa che la tradizionale non fa.

> Se non fosse tedioso il ripetersi, andrebbe sottolineato come "operativo" non stia per rozzo ed incolto operaio ma sia da intendersi nel senso che questo termine ancor oggi conserva nel titolo del dirigente la fondazione destinata alla manutenzione di una grande cattedrale; esempio: <<Operaio dell'Opera del Duomo>> (com'è il caso di Pisa, dove, sino all'anno scorso, ricopriva l'incarico il già Rettore, Prof. Ranieri Favilli).

- Io non esagererei. Nelle gilde muratorie c'era anche qualche Ranieri Favilli a dirigere tutto l'ambaradam, ma la maggioranza erano operai specializzati: questo si può documentare.

Mi dispiace dunque per Berrau di cui apprezzo molto il lavoro, ma io resto piuttosto sulla mia fame...

Salutoni,

Franco Baldini

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Controreplica di Bruno d'Ausser Berrau

Alcune delle osservazioni di Baldini, mi trovano pienamente consenziente; questo mi ha creato qualche incertezza nell'individuare dove possa situarsi l'origine di quella diversità di vedute invece così netta in ordine ad altri passi del suo ragionamento. Ma veniamo a ciò che, pur se con diversa angolazione, condivido: nella Carboneria, il processo di parassitismo distruttivo, operato da estranei al mestiere, è stata una realtà che ha avuto analogo ma meno deleterio svolgimento anche in Massoneria.

In entrambi i casi, la continuità non fu però compromessa, con la differenza che la situazione della Carboneria, nel XIX sec., era ormai lontanissima dalla partecipazione dei membri ad una consapevolezza iniziatica dell'organizzazione d'appartenenza.

In Massoneria, l'aggressione profaneggiante fu operata dai fondatori della Gran Loggia speculativa del 1717 (i Moderns) ma la tradizione era ben conservata dai maggioritari Antients. In ogni caso, sebbene mancanti, sia negli intenti, sia nella conservazione del patrimonio rituale, non si poteva rimproverare agli Speculativi una soluzione di continuità nella trasmissione. Questo vulnus non c'è mai stato in alcuna delle due parti: tutti loro erano già stati iniziati massoni ancorché Anderson e Desaguliers lo fossero nelle forme limitate che ho specificato in Mysteria Latomorum. Diverso sarebbe stato il discorso se, da profano, qualcuno si fosse inventato la cosa, leggiucchiando magari qua e là, per poi decidere di darsi un travestimento muratorio, come avrebbe potuto anche preferirne un qualsiasi altro; per l'appunto, quello pastorale. Infine, nel 1813, con la fondazione della United Grand Lodge of England (UGLE), fu deciso d'emendare gran parte delle manchevolezze provenienti da quel settore parallelo, grazie ad un paziente lavoro di ricucitura, affidato ad un'apposita Lodge of Reconciliation. Questa, quattro anni dopo ossia nel 1817, portò a termine un lavoro non facile ma che, in linea di massima, è rimasto immutato sino ad oggi.

Non vedo quindi in qual modo si possa fare ironia sulla continuità e sulla discendenza da un'origine, collocabile in illo tempore, della Massoneria giunta sino ai nostri giorni. Si può invece concordare su un'eterogeneità dei fini, ben espressa dal <<parassitismo>> denunciato dal Baldini; superfetazione però che si deve sempre intendere parziale, limitata a gruppi, correnti e individui e, quasi mai, disgiunta dalla consapevolezza di ciò che, di difforme, si stava facendo. Inoltre, anche il pleonasmo laicizzante e politico di alcune Obbedienze dei paesi cattolici non è imputabile alla UGLE, che sempre lo ha condannato con mancati riconoscimenti ed emarginazioni internazionali. Quello che nelle Massonerie protestanti (USA e UK in particolare), si può rilevare, nel senso di un'attitudine discorde all'intima natura dell'Istituzione, sta nel gioco - appunto - dei riconoscimenti spesso gestiti quali instrumenta Regni e, talvolta, nello scadimento dell'appartenenza a mero segno di status e di fedeltà ad una certa visione delle rispettive società nazionali ma, da quest'ultima fattispecie, non sono immuni, tanto per esemplificare, nemmeno venerande entità cattoliche, quali l'Ordine di Malta, la cui continuità è anch'essa indiscutibile.

Ci sono però alcune precise citazioni del Baldini, che ritengo mi facciano individuare il punto nodale dell'equivoco: l'Arcadia del Sannazzaro, la Hypnerotomachia Poliphili e, ad esse, aggiungerei anche le - da me rammentate - Bucoliche di Virgilio, quali - di tutte - indiscutibile archetipo: ognuna di queste opere ha un contenuto esoterico e misteriosofico indubitabile ma ciò non ha niente in comune con quella che può essere un'organizzazione iniziatica ovvero con l'esistenza di un "deposito" dottrinario specifico. E ciò non vuole, affatto, esprimere che gli autori, dimostrandosi così orientati, non abbiano fatto parte, a titolo personale, di qualche struttura o filum iniziatico. Faccio un esempio, con tutti i limiti impliciti al rapporto d'analogia: sono scontati i contenuti esoterici del viaggio dantesco (cfr. i "viaggi" e le "prove" dell'iniziando massonico) e sembra certo che l'Alighieri facesse parte di un raggruppamento di filiazione templare.1 Con questo, non viene però in mente a nessuno d'annoverare il poema tra le prove favore dell'esistenza di un'organizzazione iniziatica dei viaggiatori! O ancora, per limitarsi allo stesso ambito culturale e più avvicinandosi ad una rispondenza tra contenuti letterari e soggiacenti realtà associative: il linguaggio amoroso dei Fedeli d'Amore e lo stesso Boccaccio (sempre erroneamente inteso alla lettera e non <<dietro il velame>>), non stanno a significare che, l'indubitabile liaison tra gli autori fosse costituita ai fini d'emulare, in terra d'Italia, grazie a compiacenti fanciulle, pratiche erotiche di tipo tantrico anche se qualcuno lo ha supposto (Evola).

Ripeto: non solo concordo col Baldini come non ci fosse alcun'organizzazione pastorale "operativa" ma - aggiungo - che l'appartenenza degli autori, a titolo personale, ad eventuali associazioni di più profondo contenuto, non mostri, in specie nella salottiera "fondazione" della Regina Cristina, traccia di esiti di questo tipo mentre i "segni" di un'eredità di tale ordine sono palesi anche nella più "esteriore" delle Obbedienze massoniche.2

Il punto in comune, in tutte queste sociétés savantes del XVII e XVIII sec. è che la loro nascita coincide col formarsi di un laicato colto, il quale già presenta le caratteristiche delle future classi medie professionali. È questo, che determina una serie di similitudini formali… ma io non andrei più in là: i "soggetti bucolici" sono stati un espediente letterario che ha potuto veicolare anche contenuti esoterici ma senza un "deposito" specifico, i "soggetti muratori", pur se scarsamente o per niente letterari (non mi sovviene alcunché di rilevante in proposito), hanno sempre avuto una struttura di riferimento connaturata alla nostra struttura sociale, che si è trasformata ed adattata, non a caso (l'esprit du temps), nello stesso periodo.

A meno di non volerli artificiosamente montare, non mi sembra che i motivi del dissenso col Baldini siano eccessivi; noto semmai una sua sottovalutazione del fatto tradizionale massonico, che s'impernia sul fraintendimento del concetto di continuità e su quello d'operatività. Quest'ultima crea, spesso, grossi equivoci per i quali, nei massoni d'allora, non si vede altro che operai ed artigiani nell'accezione contemporanea3 e si ritiene quindi come il simbolismo, con tutti i suoi significati, sia un tardivo apporto di quei nascenti "ceti medi" da me, prima, rammentati (vd. la boutade del Baldini sul Rettore). Le prove invece, di quanto quei Maestri fossero ben coscienti della Filosofia Ermetica, sono ben leggibili nelle strutture e nel piano stesso delle grandi cattedrali da loro progettate. Operativo quindi come allusivo alle "operazioni" dell'<<arte sacra>> ed ai risultati che ne derivavano. Pensare poi che l'uso dei simboli fosse dettato da pratiche ragioni di prudenza è fermarsi all'aspetto più esteriore del problema: in effetti, quest'ordine di cose non può esprimersi diversamente. Si deve poi ricordare come sia l'Ermetismo la base di tutte le scienze della Cristianità pre-moderna.4

C'è, infine, l'aspetto della solidarietà, dovuta alla partecipazione ad uno stesso ordine di conoscenze che legava tutte le "arti" e le altre società iniziatiche tra loro; questo è un ulteriore elemento che può portare fuori strada ove ci s'avvicini con certi pregiudizi a tali tematiche. Un errore, fatto spesso dai massoni moderni, è quello di vedere nel simbolismo in loro custodia, un riferimento a problematiche socio-politiche ma è questa proprio una delle derive epistemologiche che hanno contribuito al traviamento degli Speculativi ed alla quale non sono estranei tanti studiosi "profani".

Note

1 Robert L. John, Dante, trd. it. Dante Templare, Hoepli, 1991.

2 La "discendenza" dell'Arcadia era già in affanno a metà del XVII sec. tant'è che, da un'organizzazione nazionale (le famose colonie "dedotte" che misero le basi di un uso interregionale della nostra lingua), ci si ristrinse al Serbatoio romano sul Gianicolo. Essa ebbe poi stentata esistenza sino al 1925, quando fu trasformata in Accademia Letteraria Italiana. Per valutare la differenza dai pur disastrati carbonari; posso testimoniare - da persona di sicura buona fede - che a Genova, nei tardi anni '60, sopravviveva una Vendita di carbonari operativi con una caratteristica etnica…erano tutti calabresi come la loro stessa organizzazione. Di tali singolari affioramenti ho notizia, per altri mestieri, anche in Inghilterra. C'è poi il Compagnonaggio in Francia, Germania e paesi scandinavi.

3 Ancor oggi, in Inghilterra <<the mason without word [ovvero un falso massone o uno spurio] is a "cowan">> indicando così chi in epoca "operativa" praticasse senza "sapere" e quindi senza un "ricollegamento con l'Istituzione. Cowan deriva dal vb. to cow, to depress, subdue keep under; vd. anche coward.

4 Un importante studio su queste tematiche è: Claudio Moreschini, Storia dell'Ermetismo cristiano, Morcelliana, Brescia, 2000.