Dio non avrebbe mai scritto un libro come la Bibbia

(David Donnini)

 

La Bibbia: il Libro dei libri, la scrittura più tradotta, stampata e diffusa in tutto il mondo... Per molti (centinaia di milioni di esseri umani, o forse miliardi) essa è la "parola di Dio", ovverosia ciò che il Creatore in persona avrebbe voluto comunicare agli uomini, nel corso della storia, attraverso la penna di scrittori ispirati. Anche se esistono vaste aree del pianeta in cui non prevale la civiltà cristiana (Cina, India, paesi arabi...) la parte tecnologicamente ed economicamente più evoluta dell'umanità è caratterizzata da questo elemento comune: la Bibbia come riferimento culturale e spirituale. Negli Stati Uniti si trova una Bibbia nel comodino di ogni camera d'albergo e il presidente eletto giura il suo impegno di fedeltà sulla Bibbia. In conseguenza di ciò la Bibbia fornisce alcuni criteri fondamentali nella struttura del nostro pensiero, della nostra etica, delle nostre scelte, del nostro comportamento. E questo, naturalmente, sia in coloro che la riconoscono come autorità spirituale, sia in coloro che non la accettano.

Ovviamente la Bibbia è un testo di importanza enorme, non fosse altro per il fatto che essa è il pilastro culturale dell'occidente, ma anche perché essa costituisce, come scrittura che ci giunge dai lontani secoli trascorsi, una delle più importanti fonti storiche per la conoscenza del passato, della storia, delle tradizioni, della cultura antica, delle credenze. In questo senso essa non ha comunque un particolare primato, dal momento che si affianca ad altre opere altrettanto importanti che, come la Bibbia, ci mettono in contatto con le civiltà di un tempo e con le loro tradizioni: l'epopea di Gilgamesh, la mitologia greca, i testi vedici e il Mahabaratha, ecc...

Se oppongo alcune critiche alla Bibbia, non é ad essa in quanto tale, ma all'approccio culturale che il mondo occidentale ha nei confronti di quel testo. Il problema, infatti, non è il fatto di leggere o di studiare la Bibbia, ma il fatto di credere ciecamente che essa sia la "parola di Dio" e che i valori e l'etica da essa rappresentati siano valori universali, sicuri in quanto firmati da Dio in persona, indiscutibili nella loro positività data per scontata. Sebbene la Bibbia debba comunque essere considerata un punto importante di riferimento culturale, il genere di approccio che abbiamo appena descritto può essere letteralmente calamitoso e, di fatto, lo è moltissimo. Ai tempi di Galileo Galilei e, poi, di Charles Darwin l'attaccamento dogmatico alla Bibbia costituì in modo particolarmente evidente un infelice ostacolo al progresso della conoscenza e alla libertà della ragione. Vogliamo forse credere che l'epoca dell'oscurantismo biblico sia ormai conclusa? È facile distinguere i fattori inibitori del pensiero, quando questi appartengono ad un passato ampiamente superato, ma non è altrettanto facile vederli mentre essi sono operativi, mentre siamo noi stessi circondati dal presente e dai suoi condizionamenti psicologici e culturali.

Talmente radicata è la consuetudine di considerare la Bibbia come una fonte di verità assoluta, consuetudine prodotta e difesa dall'istituzione ecclesiastica, spesso coi metodi di una atroce tirannia, che oggi è impresa quasi sovrumana il tentativo di sostenere e diffondere un atteggiamento critico nei confronti della Bibbia, dei suoi contenuti e della sua autorità. Il primo effetto è, innanzitutto, quello che l'operazione sia fraintesa come una crociata sterminatrice, con tanto di cataste di libri le cui pagine vanno a fuoco nel mezzo di una piazza in cui si è data appuntamento una folla di esaltati miscredenti. In realtà queste barbarie, a suo tempo, furono compiute proprio da coloro che volevano imporre e difendere l'autorità indiscussa della Bibbia, con la differenza che l'odore, oltre a quello della carta bruciata, era assai spesso quello della carne umana. Senz'altro, nella lunga e varia raccolta delle possibili attitudini ci sarà anche una ostilità violenta e inculturale verso la Bibbia, ma non è questo il mio caso, e non è il caso della grande maggioranza di coloro che sono favorevoli ad un approccio critico nei suoi confronti.

Se potessimo leggere la Bibbia con atteggiamento libero dalla suggestione culturale che secoli di consuetudine e di autorità hanno determinato, sarebbe molto semplice convincersi innanzitutto di un fatto: che essa è un grandissimo testo di epica, di storia, di geografia, di poesia, di teologia e di filosofia, di cui l'autore più improponibile è esattamente il Creatore dell'universo.

Già fin dalle prime pagine della Genesi troviamo una serie di concetti (che ispirano le religiosità ebraica e cristiana, ma indirettamente anche quella islamica) che difficilmente un Dio creatore di tutto l'universo avrebbe mai potuto indicare all'umanità come principi spirituali:

1 - innanzitutto perché la Bibbia nega, con la sua rappresentazione dell'evento creativo, una visione evoluzionistica,

"...Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona..." [Gen I, 25],

2 - poi perché stabilisce una visione totalmente antropocentrica:

"...Dio disse: - Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza..." [Gen I, 26],

3 - e ancora perché stabilisce una superiorità di principio dell'uomo sulla donna, configurando un maschilismo assoluto:

"Poi il Signore Dio disse: - Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile -. Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l'uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo..." [Gen II, 18-22],

"Alla donna disse: ... verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà" [Gen III, 16]

4 - e ancora perché, invece di insegnare il rispetto per la natura, dichiara che l'umanità può soggiogare a suo libero piacimento la terra e tutti gli esseri che vivono in essa:

"Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra..." [Gen I, 28]

5 - e ancora perché il Dio biblico stabilisce il concetto supremo della colpa e del castigo, stabilendo persino che le colpe dei padri ricadono sui figli:

"...All'uomo disse: -Poichè hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l'erba campestre. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finchè tornerai alla terra, perchè da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!-..." [Gen I, 17-19].

6 - e infine perché insegna una visione razzista dei rapporti fra gli uomini, con popoli che sono benedetti ed altri che sono maledetti:

"...I figli di Noè che uscirono dall'arca furono Sem, Cam e Iafet; Cam è il padre di Canaan. Questi tre sono i figli di Noè e da questi fu popolata tutta la terra..." [Gen IX, 18-19],

"...allora disse: - Sia maledetto Canaan! Schiavo degli schiavi sarà per i suoi fratelli!" [Gen IX, 25],

"...Disse poi: - Benedetto il Signore, Dio di Sem, Canaan sia suo schiavo! Dio dilati Iafet e questi dimori nelle tende di Sem, Canaan sia suo schiavo!..." [Gen IX, 26-27],

"...I figli di Iafet: Gomer, Magog, Madai, Iavan, Tubal, Mesech e Tiras... I figli di Cam: Etiopia, Egitto, Put e Canaan... I figli di Sem: Elam, Assur, Arpacsad, Lud e Aram..." [Gen X, 1,6,22].

In fine di conti, in quest'epoca di esplosione demografica e di emergenze ecologiche, come possiamo veramente convincerci di avere commesso errori gravissimi, e dell'urgenza di correre a drastici ripari, se Dio stesso ci avrebbe invitati, nell'apertura del suo presunto libro, a "...moltiplicarci, riempire la terra, soggiogarla e dominare su ogni sua creatura"? Non è forse proprio ciò che abbiamo fatto finora? E, infatti, mi pare che il clero cristiano abbia sempre visto con grande ostilità qualunque politica di controllo demografico, qualunque campagna di educazione demografica o di educazione all'uso consapevole dei sistemi di contraccezione. Da un lato questo è dovuto senz'altro ad un irriducibile atteggiamento sessuofobo, ma dall'altro è dovuto anche alla convinzione che la Bibbia non possa sbagliarsi così clamorosamente e che il Signore non possa averci dato indicazioni cattive.

Come possiamo veramente liberarci da una mentalità maschilista e convincerci della parità di principio fra i sessi, al di là di ipocrite apparenze, se Dio stesso avrebbe creato la donna in un secondo momento, come compagnia gregaria dell'uomo, solo dopo aver prima provato con ogni sorta di animale (...!), e se Egli stesso avrebbe solennemente dichiarato ad Eva: "...verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà". E, infatti, mi pare che il clero cattolico, al di là delle sue aperture di secondaria importanza, abbia sempre difeso certi ruoli tradizionali dei sessi e sia irriducibilmente legato al presupposto che la donna non sarà mai degna del sacerdozio.

Come possiamo veramente liberarci dai residui inconsci di una attitudine razzista, i cui affioramenti in epoca moderna si fanno piuttosto evidenti allorché i popoli della miseria bussano alle porte dei popoli della ricchezza, se Dio stesso avrebbe deciso di maledire alcune discendenze, come popoli interi (i camiti, per esempio, ovverosia gli africani), e di eleggere alcuni altri a suoi favoriti? E, infatti, mi pare che il mondo cristiano in generale non sia mai riuscito ad eliminare dal proprio retaggio l'attitudine razzista e che abbia saputo far tesoro delle indicazioni bibliche con la tratta degli schiavi negri, o con l'antisemitismo, visto che lo stesso Vangelo di Matteo sancisce la condanna degli ebrei in quanto razza, con la frase "E tutto il popolo rispose: - Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli -" (Mt XXVII, 25).

E come potremmo emanciparci da uno spirito vendicativo se è Dio stesso che compie vendetta? Come potremmo convincerci che le guerre e gli eserciti sono realtà di cui dobbiamo imparare a fare a meno, se è Dio stesso il Signore degli eserciti che conduce i suoi favoriti alla vittoria militare e allo sterminio dei loro nemici? Come potremmo imparare ad odiare il potere e la ricchezza, se è Dio stesso che innalza i potenti? Come potremmo credere nella vera misericordia se Dio stesso è il castigatore che infligge l'eterna pena? Dove possiamo trovare la spinta per liberarci dalle nostre peggiori passioni, quando il Signore esige sacrifici di sangue per espiare le offese ricevute attraverso il peccato, e manda a morte tutti i neonati di Betlemme salvando solo il suo figlio?

La verità è che lo YHWH del Vecchio Testamento, frutto della umana fantasia letteraria e teologica, è geloso e vendicativo, possessivo e violento, spietato e orgoglioso. Egli può avere creato, tutt'al più, l'inferno, non l'Universo. Egli è soltanto la proiezione sovrannaturale di un particolare modello umano, quello della società semitica maschilista, autoritaria, bellicosa dell'epoca in cui le scritture bibliche furono redatte. Egli rende onnipotenti tutte le peggiori attitudini dell'uomo, le quali, grazie al vero Dio, sono tutt'altro che onnipotenti.

Noi dobbiamo studiare profondamente la Bibbia, per conoscere le nostre origini storiche e culturali, e per imparare a gettare alle nostre spalle la spiritualità rozza e primitiva che essa rappresenta, rendendo così finalmente possibile l'emancipazione verso una spiritualità più adulta, universale, adeguata a quello che siamo e ai problemi che abbiamo.