Sintesi delle tesi di Donnini su Marco e Matteo

 

La tesi fondamentale del Donnini sulle origini storiche del cristianesimo, che ci permetteremo di riassumere rimandando al suo sito per un eventuale approfondimento, è che Gesù fu arrestato come pericoloso terrorista dai romani, e che fu da questi processato con l'accusa di essersi dichiarato re dei giudei, stimolando attraverso questa pretesa regalità una resistenza armata all'impero romano, finalizzata a liberare Israele dallo stato di occupazione.

Gli elementi che l'autore porta a sostegno della sua tesi sono ricavati da una comparazione tra la versione dei fatti fornita da Giovanni, Marco e Matteo, che porta a rilevare alcune interessanti anomalie e differenze relative alle modalità dell'arresto e del processo di Gesù. E' proprio da Giovanni che Donnini ricava due informazioni essenziali sull'arresto:

- il numero (600) di soldati romani utilizzati nella circostanza;

- il tentativo di resistenza armata, che vede nell'azione di Pietro (recise con la spada l'orecchio di una delle guardie) la prova dell'opportunità di adottare una precauzione (ben 600 soldati) in apparenza eccessiva.

Un'ulteriore deduzione viene avanzata comparando Marco e Matteo. Donnini sottolinea la curiosa simmetria tra il processo a Gesù di fronte a Caifa descritto in Matteo e quello di fronte a Pilato descritto in Marco. Quest'osservazione si associa, a suo parere, all'inesistenza del processo di fronte a Caifa, motivata dalla rilevazione di vari anacronismi, e dal fatto che sarebbe stata ben possibile, contrariamente a quanto si sostiene nei Vangeli, una condanna per lapidazione decisa autonomamente dal gran sacerdote; all'inattendibilità dell'atteggiamento conciliante di Pilato e della liberazione di Barabba, il quale, come fa notare Donnini, veniva denominato nelle antiche versioni dei Vangeli Iesous Barabbas, cioè Gesù Figlio di Dio (Abba = Padre), generando così un'evidente anomala coincidenza.

In pratica Matteo sembra, sia rispetto a Marco che a Giovanni, preoccupato di mostrare che i romani non sono responsabili della morte di Cristo, e che gli unici responsabili sono invece gli ebrei. Con questa finalità, inventa un processo di fronte a Caifa, reinterpretando quella che era solo una consultazione che in Giovanni si svolge di fronte al suocero di Caifa e non di fronte al sommo sacerdote.

Un'ultima interessante osservazione, che mostra la scarsa affidabilità di alcuni dei riferimenti in Marco e Matteo, è l'attribuzione del termine Nazareno alla città di Nazaret. Donnini mostra come i riferimenti topologici alla città di Nazaret, sulla base dei recenti ritrovamenti archeologici, siano del tutto errati, arrivando a suppore che Nazaret non esistesse neppure quando i due Vangeli vennero scritti, e che, invece, la città natia di Gesù fosse Gamla, non a caso sede di disordini fomentati dagli zeloti in anni immediatamente a ridosso di quelli che videro il nascere della prima comunità cristiana.

Tali osservazioni porterebbero alla conclusione che il Vangelo di Matteo (vedi processo a Caifa) e quello di Marco (vedi problema inerente la città di Nazaret) sono di certo ed entrambi stati rimaneggiati, probabilmente sia a ridosso del periodo che precede il 70 d.c. che successivamente ad esso. In pratica, le affermazioni della patristica, che parlano di una versione del Vangelo degli Ebrei (o dei Nazorei), e che segnalano come questo fosse una versione ridotta del Vangelo di Matteo, priva di alcune parti essenziali quali la genealogia, diverrebbe ora più chiara.

Sulla base delle ipotesi ora avanzate e di quelle esposte in precedenza, è possibile allora proporre la seguente ricostruzione complessiva.

Il primo vero Vangelo fu scritto in ebraico e da questo furono tratti la versione greca del Vangelo di Matteo e di quello di Marco. Inizialmente i giudeo-cristiani integrarono il loro Vangelo inserendo la genealogia, e lo tradussero in greco per utilizzarlo come contro-vangelo rispetto a quello predicato da Paolo. Ci sembra poco probabile che siano stati essi ad aggiungere (inventandolo) il processo di fronte a Caifa per evitare il sospetto di attività sovversiva ed antiromana. Sulla stessa base fu, inizialmente, stilato il Vangelo di Marco, ispirato dai suggerimenti di Paolo, ma approvato anche dalla Chiesa di Gerusalemme e da Sila. In tale Vangelo si omisero le parti inerenti la Legge su consiglio di Paolo, e il testo fu approvato da Gerusalemme che non intendeva appesantire l'evangelizzazione dei pagani in linea con le decisioni del Concilio.

Con la scomparsa dei giudeo-cristiani seguita alla distruzione del Tempio, l'originale Vangelo degli ebrei redatto in ebraico scomparve, anche grazie anche alla successiva persecuzione contro l'eresia Ebionita. Alla sua traduzione in greco, fatta dai giudeo cristiani con l'aggiunta di parti come la genealogia, vennero aggiunte ancora, in ambito paolino, le sezioni inerenti il processo di fronte a Caifa, con lo scopo di eliminare eventuali messaggi che potessero risultare antiromani. Le modifiche furono sicuramente introdotte dopo il 70 d.c., e quindi dopo la stesura del Vangelo di Luca. La spiegazione della denominazione Gesù Nazareno con una presunta origine del Cristo nella città di Nazaret può essere fatta risalire anch'essa al timore di possibili repressioni da parte dei romani. L'appellativo Nazareno poteva infatti essere associato (e, secondo Donnini, lo era) alla sua appartenenza alle sette con tendenze indipendentiste, messianiche e sostanzialmente zelote. La modifica fu dettata dalla constatazione che quel Vangelo era ormai troppo diffuso e noto per poterlo dichiarare non valido (del resto era stato probabilmente quello utilizzato dai dodici). Il Vangelo di Marco, non poté essere eliminato, per analoghi motivi e del resto, anche se non abbracciava le tesi di Paolo non le negava neppure. Probabilmente alla versione originale greca furono successivamente aggiunte le sezioni inerenti la resurrezione.

Il Vangelo di Luca, la cui stesura dovette essere successiva a Matteo e Marco, ma comunque precedente al 70 d.c., fu il primo ad introdurre inventandolo, il processo di fronte a Caifa, ed insieme anche quello di fronte a Pilato. Sulla base del Vangelo di Luca furono, probabilmente non molto dopo il 70 d.c., prodotte le modifiche che abbiamo menzionato alla versione greca di Matteo. Tra queste c'è anche stata, probabilmente, l'introduzione della funzione primaria di Pietro, che ha sostituito quella di Giacomo, per gli ovvi motivi dovuti ai contrasti tra questi e Paolo. Il ruolo guida di Giacomo è viceversa chiaramente indicato nel Vangelo apocrifo di Tommaso, ma è completamente assente nei canonici.

L'ipotizzata sequenza delle stesure dei Vangeli può quindi essere schematizzata come segue:

Vangelo degli Ebrei in ebraico

(autore probabilmente Matteo)

Vangelo degli Ebrei tradotto in greco

(autori i giudeo-cristiani vicini alla chiesa di Gerusalemme, con l'aggiunta della genealogia)

Vangelo attribuito a Marco

(non scritto da Marco, ma da un discepolo di Paolo, e non in greco; estratto dal Vangelo degli Ebrei, a meno di parti scomode alla predicazione di Paolo)

Vangelo attribuito a Luca

(scritto da Dema, lo stesso autore degli Atti; in linea con la Teologia di Paolo, con l'aggiunta del processo a Caifa insieme a quello di fronte a Pilato)

Vangelo di Giovanni

Versione definitiva del Vangelo di Matteo

(ottenuta dalla versione in greco del Vangelo degli Ebrei, rimaneggiato sulla base del Vangelo di Luca; in linea con la teologia paolina)

Versione definitiva del Vangelo di Marco

(ottenuta aggiungendo le sezioni conclusive sulla resurrezione; in linea con la teologia paolina).

Come si evince dalla detta teoria, pur nella numerosità delle versioni, la fonte primaria ed unica dei Vangeli è il Vangelo di Matteo (o Vangelo degli Ebrei), originariamente scritto in ebraico. I rimaneggiamenti (nelle sole versioni greche) e la moltiplicazione dei Vangeli, almeno di quelli cui si è fatto da un certo punto comune riferimento, sono essenzialmente dovuti alla necessità di giustificare (nel caso di cristianesimo che si rifà a Paolo) o di screditare (nel caso contrario di cristianesimo di origine giudea) la teologia ideata da Paolo di Tarso.

 

(Sabato Scala)