Oil painting of Mozart by Saviero dalla Rosa, January 1770, and formerly attributed to Felice Cignaroli.
The painting was executed during Mozart's first tour of Italy. [http://www.geocities.com/Vienna/Strasse/9570/mozart/index.html]

Un falso bicentenario: l'assassinio di Mozart

(Giorgio Taboga)


 

Dal 1984 sono impegnato in una ricerca difficile ed osteggiata sullo sconosciuto musicista veneto Andrea Luca Luchesi <Motta di Livenza (Tv) 23.5.1741 - Bonn 21.3.1801 che fu il vero maestro di Ludwig van Beethoven a Bonn e fornitore di musiche a Joseph Haydn e Wolfgang Mozart [vedi Episteme N. 4]. Il mio tentativo di eliminare gli effetti della cancellazione di cui il Luchesi è fatto oggetto da due secoli mi rende interlocutore scomodo perché contesto i miti codificati ed evidenzio, con le mie tesi "rivoluzionarie", la necessità di riscrivere la storia della musica della fine del ‘700 nel rispetto dei documenti e della logica laddove oggi imperano i miracolismi e le falsità. Mi rivolgo a tutti, me compreso, perché vi sia la disponibilità a ridiscutere le proprie certezze, parafrasando "L'ode al dubbio" di Bertolt Brecht:

"Salutiamo serenamente e con rispetto chi, come moneta infida, pesa la nostra parola. (…) Com'era difficile accorgersi che era così e non diverso. (…) Sono coloro che non riflettono a non dubitare mai".

Non sono il primo a scoprire che le biografie degli artisti vanno riscritte ed aggiornate alla luce delle nuove acquisizioni e che queste revisioni possono portare a conclusioni diverse da quelle per secoli codificate. Basti pensare alla nuova immagine di Johann Sebastian Bach ancora in gestazione1 ed alle tante edizioni aggiornate del "Mozart" di Otto Jahn prima che H. Abert decidesse che era giunta l'ora di dare vita ad una nuova visione. Tutte le biografie "classiche" dei grandi musicisti tedeschi nascono in un ben preciso clima culturale contro il quale ci mette in guardia Anthony Grafton quando scrive:

"Gli studiosi tedeschi del tardo diciottesimo secolo e primo diciannovesimo secolo furono dei veri maestri nel credere e diffondere elaborate ipotesi, alcune delle quali fondate, al pari di traballanti piramidi rovesciate, su un unico elemento di prova. Molti di essi furono bravissimi nel credere con estrema facilità finanche le cose più inverosimili".2

E' stato anche affermato che per smentire una tradizione se ne deve dimostrare l'intima debolezza mentre, per sostituirla, è doveroso presentare una documentazione se non più ricca, almeno maggiormente attendibile. Sono due problemi distinti con i quali mi sono dovuto confrontare per ricostruire la verità su Andrea Luchesi3, cancellato come maestro di cappella per vent'anni a Bonn e come autore di musiche oggi circolanti sotto nome altrui. Proprio indagando sugli scomparsi lavori di Luchesi ho potuto constatare l'illogicità di certe "spiegazioni" di avvenimenti e l'inattendibilità di molte attribuzioni ai tre "mostri sacri" della cosiddetta Wiener Klassik, Haydn, Mozart e Beethoven, che tutti ebbero rapporti con Andrea Luchesi4. Oltre quindici anni di ricerche mi hanno condotto al motivato rifiuto delle "tradizioni" che gabellano Joseph Haydn e Wolfgang Mozart per autodidatti e creatori di soli capolavori. Falsa è anche la "tradizione" ottocentesca che vuole Beethoven a Bonn allievo di Christian Gottlob Neefe, mentre lo fu di Andrea Luchesi, come ha confermato il dr. Luigi della Croce al convegno berlinese del luglio 1999.5 Quanto a Wolfgang Mozart, che il dr. L.della Croce ha presentato proprio qui al Sancarlino come allievo di Luchesi nella sua conferenza del 25 gennaio 2000,6 ancora nel 1956 il grande direttore d'orchestra Bruno Walter esternava per primo quello che Piero Buscaroli definisce oggi "un disagio acutamente mozartiano", un dubbio di fondo mai risolto in maniera accettabile che dimostra la debolezza intima della "tradizione" corrente:

"Nulla di quel che conosciamo dell'uomo Mozart corrisponde al creatore che fu".7

Gernot Gruber8 è ancora più esplicito:

"Nulla caratterizza maggiormente l'ascesa di Mozart e ha influito di più sulla storia della sua fortuna delle grandi lacune nelle nostre conoscenze, come anche in quelle delle generazioni immediatamente successive. Come era da aspettarsi, subito dopo la morte di Mozart, insieme alla fama crescente, cominciò a nascere la leggenda. E' sorprendente che molti informatori che conobbero Mozart ed ebbero contatti con lui, abbiano scritto le loro memorie solo molto tardi, in alcuni casi trenta o quarant'anni dopo, vale a dire che i testimoni oculari - sia reali, sia presunti, - tacquero ancora a lungo, persino quando la fama di Mozart si era da tempo consolidata. Il perché lo abbiano fatto costituisce un tema su cui riflettere. Gli stessi memorialisti amavano dare l'impressione che per decenni a nessuno fosse venuto in mente di interrogarli su Mozart. Lo scettico penserà che sapevano molto bene perché avevano atteso fino al momento in cui nessuno era in condizione di correggerli".9

Nella biografia del primo marito, apparsa nel 1828 a nome del secondo Georg Nikolaus Nissen morto due anni prima10, Constanze Mozart inserì un avvertimento mafioso per dettare le direttive alle quali dovevano attenersi (e la storia dice che si attennero) due secoli di "ricerca mozartiana:

"Non si vuole e non si deve mostrare in pubblico il proprio eroe così come egli stesso si sarebbe forse descritto nell'intimità delle serate familiari. Dire tutta la verità può nuocere alla Sua fama, alla Sua rispettabilità, al successo della Sua stessa musica".11

Una dichiarazione programmatica di cui Bernhard Paumgartner tenta di incolpare unicamente Nikolaus Nissen:

"Questo voler tacere per amore della sua fama praticato da Nissen fu la causa di sensibilissime lacune proprio nella descrizione dei periodi più critici e fatali nella vita di Mozart. Le narrazioni della vedova così delicatamente ammannite da Nissen favorirono poi quella rigogliosa fioritura di fronzoli romantici nell'ulteriore letteratura biografica che dovevano imperversare fino ai nostri giorni. Ed ancor più doloroso è dover constatare che molte informazioni giudicate da Nissen con grandiosa disinvoltura inadatte all'immagine dolciastra dell'Immortale (…) sono andate perdute per sempre. Molti tratti, molti nomi (perfino nelle lettere originali di Mozart!) vennero cancellati, soprascritti - e quindi falsificati - da Nissen. E questo è certamente soltanto una piccola parte delle molte cose occultate a nostra insaputa".12

Per impedirci di conoscere la verità sono state fatte sparire 27 lettere di Mozart al padre posteriori al giugno 1784 (ne sopravvive solo una) e 67 lettere di Leopold alla figlia Nannerl degli anni posteriori al 178113. Ne sono state invece coniate delle false, attribuite volta a volta a Mozart, ad Haydn ed a Beethoven. Le informazioni sui "momenti critici e fatali" della vita di Mozart troppo spesso ci giungono per vie traverse perché taciute dagli agiografi mozartiani. Nessuno ci dice le vere ragioni per le quali Melchiorr von Grimm cacciò Mozart da Parigi il 26 settembre 1778. Solo l'americano Alexander Weelock Thayer, biografo di Beethoven, ci informa che nel 1784 l'elettore di Colonia Maximilian Franz d'Austria, l'ultimo figlio di Maria Teresa, tentò di liberarsi del Kapellmeister "a vita" Andrea Luchesi per far posto a Bonn al suo protetto e coetaneo Mozart14, al quale furono poi intestati i lavori strumentali e teatrali che in precedenza Luchesi intestava al proprio cognato Ferdinand d'Anthoin15. Solo dalla biografa di Luchesi Claudia Valder-Knechtges abbiamo saputo che Mozart suonava ancora nel 1777-78, a Mannheim e Parigi, il concerto per pianoforte in Fa maggiore che Luchesi gli aveva dato a Venezia nel 177116.

La costruzione della "tradizione" che presenta Mozart come un genio impareggiabile della musica si deve principalmente al barone Gottfried van Swieten, che agì per conto dell'establishment asburgico, in particolare dell'arciduca Max Franz elettore di Colonia17. Una tradizione destinata a scomparire, intaccata da ogni parte con documenti che oggi non regge più. E' mia personale opinione che disponiamo già degli elementi sufficienti a confutarla in toto; solo gli enormi interessi coinvolti continuano a condizionare la critica impedendo alla verità di farsi luce.

E veniamo all'assassinio di Mozart.

Nel breve spazio concesso, devo limitarmi alla confutazione di un falso che da duecentonove anni esatti - Mozart morì alle ore 0.55 di lunedì 5 dicembre 1791 - sconcerta chi, dotato di senso critico e rispettoso della logica, rifiuta le enormità inconcepibili che vengono oggi gabellate per verità.

La morte di Mozart costituisce la cartina al tornasole rivelatrice di quali e quanti interessi siano coinvolti nel falso, dalla fama della musica tedesca all'economia di una città e forse di un'intera nazione. Dalle falsità disseminate sulla morte apparirà chiaro il bisecolare tentativo di manipolare i fatti di tutta la vita di Mozart, imporre delle false tradizioni, cancellare il ricordo dello scandalo che seguì il suo assassinio e tacere la sua sepoltura anonima e segreta. Così Gottfried Kraus riassumeva nel 1989, a quasi duecento anni dai fatti, la versione governativa della morte di Mozart e degli eventi che la precedettero e la seguirono:18

"Sulla morte di Mozart si sono costruite innumerevoli speculazioni, dicerie e leggende. Già i suoi diretti contemporanei formularono le più astruse supposizioni sull'origine ed il decorso della sua malattia mortale, ma queste leggende trovarono ancor più nutrimento nel 19&deg; secolo: che Mozart fosse stato avvelenato per invidia dal maestro di cappella di corte Salieri, o per gelosia da Franz Hofdemel, il geloso marito di una sua allieva, che soprattutto Constanze non si sia molto afflitta per la sua morte e Mozart, impoverito e dimenticato, sia stato sotterrato in una tomba per poveri ed ogni altra storia scandalistica di questo tipo. (…) Malgrado ciò, la morte di Mozart ed anche le origini mediche della sua morte, sono certificate in modo assolutamente credibile ed a prova di contradditorio. (…) Georg Nikolaus von Nissen scrisse nella sua biografia (…): La sua malattia mortale, dalla quale fu costretto a letto, durò quindici giorni. Iniziò con enfiagione delle mani e dei piedi ed una quasi totale immobilità degli stessi. (…) La sepoltura ebbe luogo il 7 dicembre con la benedizione a Santo Stefano. Anche su questa sepoltura sono state costruite numerose speculazioni e leggende. (…) La sepoltura ebbe luogo dopo le 6 di sera nel cimitero di S. Marco mentre, in base alle leggi sulle sepolture allora vigenti, non era previsto alcun cerimoniale. Solo il becchino ed il suo aiutante provvidero all'inumazione, probabilmente il giorno successivo. Il cadavere di Mozart (…) fu posto in una bara personale ma inumato in una tomba comune, secondo l'uso del tempo. Singoli sepolcri, lapidi o perfino monumenti funerari erano allora riservati alle famiglie nobili".

Già da questa "panoramica" risulta chiaro che nessuno fu presente all'inumazione di Mozart e che nessuno sa dove sia stato sepolto. Si citano le leggi sulle sepolture emanate da Giuseppe II non più in vigore mentre si tace la disposizione, non rispettata nel caso di Mozart, di attendere 48 ore prima dell'inumazione del cadavere. Ma c'è molto di più e di certo: nessuna delle affermazioni di Gottfried Kraus corrisponde a verità. La "tradizione" che la censura asburgica e la posteriore agiografia mozartiana tentarono di cancellare era di tutt'altro tenore. Claudio Casini ci informa che la morte di Mozart divenne subito un "caso politico" e come tale venne trattata dalla censura:19

"Quanto ai loschi intrighi in cui si mescolavano dissolutezza e politica, si disse con insistenza che Wolfgang Amadeus fosse stato l'indiretto responsabile di un orribile fatto di sangue accaduto all'indomani della sua scomparsa. Un cancelliere di tribunale, Franz Hofdemel, aggredì con un rasoio la moglie Magdalena, incinta, la deturpò senza riuscire ad ucciderla e si uccise egli stesso, in preda ad un raptus. Magdalena prendeva lezioni di pianoforte da Mozart; Hofdemel conosceva Mozart e nel 1789 gli aveva anche prestato del denaro. Tutta Vienna giurava che Magdalena era incinta di Mozart e che il marito lo sapeva. A queste voci credeva anche Beethoven, che invece non voleva credere al pettegolezzo su Salieri".20

Piero Buscaroli è molto più preciso:

"Secondo una tradizione orale ancor viva a Vienna alcuni decenni orsono, Mozart sarebbe morto di emorragia cerebrale, per una bastonata di Hofdemel. Simile fine, brutale ed impoetica, spiegherebbe la riluttanza a rievocarla, ed il diffuso proposito di cancellarla. Metterebbe a posto, letteralmente, ogni quesito, ogni lacuna. Ma nessuna vera prova l'ha mai confermata".21

Casini, Buscaroli e chissà quanti altri musicologi, così come Francis Carr, autore di un documentato dossier sulla vicenda,22 sono giunti alle soglie della verità ma non sono riusciti a superarle per l'imprinting conseguente alla loro preparazione musicale o per l'impotentia ratiocinandi che coglie anche i più agguerriti critici dinanzi al "mostro sacro". Buscaroli in ispecie aveva anche pienamente colto la falsità della "tradizione" ufficiale perché accusa Otto Jahn di essersi lasciato intimidire dalla pruderie fino al punto di alterare, minimizzare ed alla fine espungere dalla sua biografia il legame tra Magdalena, Franz Hofdemel e Mozart e scrive:

"Il signor Robbins Landon non ha torto quando afferma : "non c'è assolutamente alcuna prova che la tragedia Hofdemel sia, direttamente od indirettamente, riferibile a Mozart". Dovrebbe aggiungere che non c'è più alcuna prova, perché tutte le prove furono soppresse e lui lo sa.23 E si continua a sopprimerle, come può constatare il lettore della raccolta Die Dokumente di Otto Erich Deutsch (…) Questa raccolta, per altri versi ed in altri campi tanto meritevole, offre un esempio di falsificazione brutale e priva di qualsiasi serietà storica dove, commentando l'Attentat del 6 dicembre (sfregio e suicidio di Hofdemel) intima: "Porre questo "Affaire" in connessione con la morte di Mozart, ed attribuire a lui la paternità del bambino messo al mondo il 10 maggio 1792 dalla signora Hofdemel appare infondato. Tutto al contrario, infondata è la pretesa di mantenere al loro posto le falsificazioni ottocentesche e le fisime della censura asburgica in un clima morale e perfino in un gusto romanzesco talmente mutati".

Buscaroli non ha capito che per l'immagine che si vuol mantenere di Mozart è essenziale falsificare gli eventi relativi alla morte. Eppure Aloys Greither lo aveva ben evidenziato scrivendo:

"Attribuendo a Mozart una salute robusta ed una morte improvvisa, inattesa e violenta, si sottrae alla sua opera il suo significato trascendentale. Ciò non vuol dire che Mozart, mortalmente malato, abbia scritto musica malata; ma egli, che conosceva il suo corpo come uno strumento fragile e consacrato alla morte, nelle ultime opere tracciò dietro di sé confini che i comuni e sani mortali non potranno mai oltrepassare. L'ultimo linguaggio di Mozart, semplice, sobrio, immune da ogni superfluo ornamento, è di una bellezza sovrannaturale che ha già superato la morte ed impresso all'arte il sigillo di ciò che non è destinato a perire bensì a durare in eterno. Mentre Mozart avvertiva in sé la morte e l'accettava con fidente rassegnazione nella sua opera, ci rivelava un regno nel quale lo spirito immateriale parla in assoluta bellezza a noi mortali".24

Già Wolfgang Hildesheimer aveva contestato la falsificazione di Constanze-Nissen:

"Vista da una prospettiva biografica e con lo stacco temporale di un paio di secoli la morte di Mozart non fu un progressivo andare spegnendosi ma uno spegnersi improvviso, non un lento logoramento ma una fine repentina; senza apoteosi finale, senza "ultima fiammata". (…) Lo stadio finale (…) sarebbe quel coma uremico che una terza voce medica descrive come ultima fase di un'altra malattia: la nefrosclerosi risultato di un'affezione ai reni, latente in Mozart già al tempo dei viaggi in Italia. (…) Non siamo autorizzati ad accantonare una teoria che scaturisce da una seria disamina delle fonti primarie eppure ci sembra troppo scarsamente documentata. (…) Se ci risolviamo, data l'ambiguità del materiale, ad eliminare tutti quei fattori la cui origine proviene da ipotesi speculative, allora siamo propensi (…) a ritenere che Mozart sia morto improvvisamente, per un male acuto, forse un'epidemia".25

Buscaroli sapeva dunque che la censura asburgica aveva lasciato trapelare soltanto informazioni false sulle circostanze della morte di Mozart e che quella che circola non è la verità, ma al momento di trarre le conclusioni fu distradato dall'imprinting musicale e da A.Greither. Superando fideisticamente l'inspiegato divario tra persona ed opera, che ancora cinquant'anni orsono creava tanto disagio in Bruno Walter, scrive:

"L'evidente assenza di superiori doti morali e culturali non intralcia la meteora miracolosa, un uomo assolutamente ordinario può essere abitato dal genio della musica. Dopo quarant'anni il disagio è divenuto baratro; documenti sconosciuti eruttati da archivi e biblioteche hanno demolito le poche certezze, moltiplicato gli enigmi. Tutto quello che credevamo di sapere su quella morte è prodotto di falsificazioni che i biografi continuano a ricopiare e truccare. Circostanze conosciute ai contemporanei furono accanitamente cancellate. Perché?".26

Ed alla fine Buscaroli, condizionato dalle falsità correnti, accetta con Greither come concause della morte naturale di Mozart la nefrosclerosi ipotetica, un'epidemia non dimostrata e dei salassi inesistenti, con il timore per il suicidio/scandalo di Franz Hofdemel che agisce a ritroso; una soluzione che lui stesso riconosce del tutto insoddisfacente.

Tornando alle affermazioni di G.Kraus, è falso che la malattia sia durata quindici giorni e che Mozart fosse in condizione di cantare il Requiem la sera prima della morte.27 Manca un certificato del medico curante che attesti la causa mortis, non fu chiamato un prete per l'estrema unzione28, non esiste prova della benedizione della salma a S. Stefano. Si ignora dove Mozart sia stato sepolto e se sia stato sepolto il giorno 7 o non addirittura lo stesso giorno della morte.29 Nel 1960 si è rivelata falsa l'informazione che le intemperie avevano impedito a parenti ed amici di seguire il feretro: il tempo era mite, forse c'era un po' di nebbia.30 Nel 1971 si è avuta conferma che il cadavere di Mozart era stato rivestito con la tunica nera di una confraternita di cui non era membro, con il cappuccio tirato sulla fronte31 ad impedire la visione dei danni provocati dalle bastonate di Franz Hofdemel. G.Kraus tace che Constanze attese 17 anni prima di recarsi alla presunta tomba del primo marito nel cimitero di S. Marco ad un'ora di strada da Vienna e questo, oltre a darci la misura del suo disamore per Mozart, autorizza a dubitare che a S. Marco il cadavere di Mozart sia mai giunto. Lo stesso lunedì 5 dicembre può essere finito nel Danubio con una palla al piede, vista l'urgenza del barone van Swieten di sbarazzarsi della salma in via rapida e definitiva onde evitare una possibile riesumazione. Il barone era stato espressamente sollevato dal suo incarico ministeriale dallo stesso Imperatore Leopoldo II per dedicarsi a soffocare lo scandalo che minacciava di lambire il trono. Le voci sulla malattia durata 15 giorni, le tempestive calunnie ai danni di Salieri ed altri, furono diffuse ad arte dal barone e dal suo entourage al preciso scopo di inquinare il ricordo, rimasto vivo a Vienna per quasi due secoli, delle bastonate mortali di Franz Hofdemel. Le leggi in vigore non imponevano sepolture comuni ed anonime.

La mia ricostruzione della morte di Mozart fa giustizia dei lacrimevoli racconti relativi i presagi di morte, all'uomo in nero che avrebbe commissionato il Requiem32 ed alle favole sull'avvelenamento da parte di Salieri o della massoneria. La certezza dell'avvelenamento ed i presagi di morte sono un'invenzione della vedova: Mozart passò repentinamente da uno stato di perfetta salute alla condizione di moribondo. Rimangono pochi dubbi sulle modalità dell'assassinio. Il più importante riguarda l'intenzionalità, che tenderei ad escludere. Informato dalla moglie delle non gradite "attenzioni" di Mozart, Franz Hofdemel decise di dargli una lezione che non potesse dimenticare facilmente, ma senza intenzione di ucciderlo. Fu l'ira a fargli perdere il controllo ed eccedere nella punizione e Mozart morì a causa delle percosse. E' dubbio anche il tempo impiegato da Mozart a morire. Poiché la commozione cerebrale si manifesta in genere entro 48 ore dal trauma e la crisi finale avvenne la sera del 3 dicembre, la "lezione" mortale di Hofdemel potrebbe risalire ad un paio di giorni prima. E' però del tutto esclusa una data precedente: non ci vogliono 15 giorni per morire di bastone. Il giorno stesso della morte Constanze pretese la vendetta su Franz Hofdemel, il pagamento degli ingenti debiti del marito ed una pensione di 800 fiorini, pari allo stipendio annuale percepito da Mozart.33 In cambio Constanze diede il consenso alla sparizione del cadavere34, si impegnò a tacere la causa mortis ed il fatto che i debiti del marito nascevano in gran parte dall'acquisto dei lavori di Andrea Luchesi, che dal maggio 1784 si intestava per volere di Max Franz ed a maggior gloria della musica austriaca35. Hofdemel, ancora ignaro della morte di Mozart, fu convocato ed indotto a suicidarsi dal barone van Swieten, distaccato da Leopoldo II, per la sua competenza musicale, a soffocare uno scandalo che vedeva coinvolti altri due suoi fratelli, il defunto imperatore Giuseppe II ed il più giovane Max Franz di Colonia, e minacciava di coprire di ridicolo le pretese di supremazia della musica austriaca. Tutti i debiti di Mozart furono pagati, compresi i 1435 fiorini dovuti al principe Carl Lichnowsky, che il 9 novembre aveva ottenuto dal Landrecht un decreto ingiuntivo ai danni di Mozart.36 Per ulteriori dettagli rinvio al mio libro "L'assassinio di Mozart", nel quale dimostro come non una delle molte e fantasiose soluzioni proposte per gli enigmi relativi alla morte di Mozart possa essere accettata.

Ricapitolando: il 3 dicembre, o qualche giorno prima, Mozart ricevette dal geloso Hofdemel una bastonata che gli sfondò il cranio e causò l'emorragia cerebrale. Sintomi rivelatori furono l'emiparesi che lo colpì dovuta alla massa intracranica, le difficoltà respiratorie (i rantoli gabellati per imitazioni dei timpani del Requiem) e la paralisi incrociata dagli occhi. La versione "governativa" descrive un impossibile quadro clinico e parla di coma apparso soltanto nelle due ultime ore, ma il figlio maggiore di Mozart si ricorda del padre immobile per almeno due giorni ed incapace di controllare le funzioni corporali.37 Il dr. Thomas Closset lo visitò la notte del 4 dicembre e rifiutò di rilasciare un certificato di morte naturale perché tutta Vienna era ormai al corrente delle bastonate di Hofdemel. Il barone Gottfried van Swieten venne chiamato a soffocare lo scandalo perché Giuseppe II aveva protetto Mozart e Max Franz di Colonia-Bonn, allora presente a Vienna, aveva scorrettamente imposto al Magistrat di Vienna la nomina del "dissoluto" Mozart ad aiutante del Kapellmeister di S. Stefano, la chiesa più prestigiosa dell'intera Austria.38

Convinto dell'impossibilità di sfuggire al boia, il 6 dicembre Hofdemel accettò di suicidarsi per amor di patria contro l'impegno di riconoscere alla moglie una pensione che venne poi quantificata in 560 fiorini annuali39. L'accurato piano di depistaggio studiato da Swieten che prevedeva un suicidio "asettico" con Magdalena affranta che, scoperto il suicidio, chiede aiuto, fu scombinato all'ultimo momento da Hofdemel, che in un impeto di ribellione per la sua sorte ingiusta sfregiò la moglie e rese così evidente il legame tra le due vicende, che poi invano Swieten e la censura asburgica cercarono di separare. Il cadavere di Mozart fu fatto sparire rapidamente e senza autopsia per impedirne la riesumazione, rivelatrice della causa mortis. Solo van Swieten sapeva dove fosse finito il cadavere di Mozart e portò il segreto nella tomba.

Benché esposto in modo nuovo, tutto ciò era noto da tempo. Che l'assassino fosse Franz Hofdemel lo sapevano Beethoven, Czerny, Koechel, O.Jahn, naturalmente Constanze, sua sorella Sophie, Suessmayr, Swieten e tutti coloro che, a Vienna, tramandarono il ricordo dei fatti. In tempi moderni l'ha riscoperto Francis Carr, attirandosi le ire dei musicologi austro-tedeschi, convinti di essere riusciti a modificare in via definitiva la verità, e degli integralisti mozartiani. Ma Carr, che pure ha ricostruito la vicenda nelle sue linee essenziali, è inattendibile quando accetta che Mozart sia stato avvelenato da Hofdemel mentre morì di trauma cranico dovuto ad una bastonata.

Dello sfregio subito da Magdalena - perché tale fu e non un mancato omicidio - e del suicidio di Franz Hofdemel parlarono i giornali del tempo, ma non quelli viennesi. Malgrado la pesante censura risulta chiaramente che Hofdemel venne accompagnato a casa con l'obbligo di non uscirne vivo, sorvegliato a distanza da un incaricato di fiducia di Swieten. Solo così si spiega il tempestivo intervento dello sconosciuto che, subito dopo il suicidio ed in assenza delle previste reazioni della moglie, si presentò a casa Hofdemel con due testimoni ed un fabbro, fece abbattere la porta e giunse appena in tempo per salvare Magdalena, svenuta e quasi dissanguata.40

Ecco dunque spiegati, dopo 200 anni di falsi, in modo attendibile e completo gli avvenimenti relativi alla morte di Mozart, il collegato sfregio /suicidio di Hofdemel, il silenzio mantenuto dalle due vedove, le pensioni che ebbero senza averne diritto, gli interventi falsificatori di Swieten e della censura asburgica, le calunnie ad Antonio Salieri. Dall'indagine è emerso che Constanze provava per il primo marito solo noia e disprezzo; l'unico motivo di gratitudine fu la sua singolare dipartita che mise Constanze in condizione di ricattare principi ed imperatori, ricavandone di che vivere con larghezza lei ed i due figli. Swieten ed i suoi epigoni si adoperarono per nascondere la verità ed ancora oggi si continua a mistificare per sfruttare la "gallina dalle uova d'oro" in cui si è riusciti a trasformare Mozart. Sulla morte di Mozart si sono sbizzarriti musicisti, medici, sociologi, letterati, psicanalisti, filosofi ai più diversi livelli di serietà. Sono in particolare da segnalare tra i musicologi un paio di "utili idioti", gli studiosi americani H.C.Robbins Landon e M. Solomon, attardati su posizioni di retroguardia che la "ricerca mozartiana ufficale" ha da tempo abbandonato per rifugiarsi su linee più difendibili.41

Nessuno di coloro che ha indagato sulla morte di Mozart ha menzionato i suoi particolari rapporti con Max Franz di Colonia ed i suoi legami artistici con Andrea Luchesi, risalenti alla sosta veneziana dei due Mozart nel febbraio-marzo 1771. Allora Wolfgang ebbe dal maestro veneto il concerto per cembalo che suonò il 28 ottobre 1777 ad Ellwangen an der Jagst, sulla via di Monaco e Parigi, e sua sorella Nannerl usava per istruire se stessa ed i giovani di Salisburgo.42 Poiché Luchesi è menzionato nelle superstiti lettere di Leopold Mozart, incontrò almeno due volte Haydn a Bonn sulla via di Londra (1790 e 179243) e Beethoven fu suo allievo a Bonn fino a 22 anni, le biografie dei tre "grandi" che non menzionano Luchesi non meritano i soldi spesi per l'acquisto. Questi accertati rapporti rendono evidenti i motivi che impongono alla musicologia tedesca la difesa ad oltranza delle falsità oggi correnti: la ricomparsa di Andrea Luchesi in rapporto ad uno qualsiasi dei "mostri sacri" avrebbe un effetto-valanga anche sugli altri due e questo obbliga tutti gli agiografi dei tre musicisti a coalizzarsi per nascondere la verità. Lo dimostra il mancato seguito alla segnalazione dell'attività didattica svolta a Bonn da Luchesi da parte di Luigi della Croce al congresso beethoveniano di Berlino del luglio 1999 ed il silenzio che su Luchesi ancora manteneva nel giugno 2000 Sieghard Brandemburg, il direttore del Beethovenarchiv di Bonn.

E la verità che mi propongo di dimostrare, ora che la demolizione delle false tradizioni sta creando lo spazio e l'interesse per una nuova realtà, è molto semplice. Spiega logicamente il "disagio mozartiano", l'incompatibilità tra la persona e l'opera di Mozart e la presenza di elementi stilistici comuni nei lavori dei tre autori della Wiener Klassik. La fama di Joseph Haydn è costruita con i lavori sinfonici di Giovan Battista Sammartini e di Andrea Luchesi; molti dei lavori di livello elevato circolanti sotto il nome di Mozart sono in realtà di Luchesi e Ludwig van Beethoven potè divenire un grande della musica perché fino a 22 anni, a Bonn, ebbe a maestro Luchesi44. Di conseguenza la Wiener Klassik, lungi dal dimostrare la conquistata supremazia della musica tedesca sulla musica italiana, è un fenomeno quasi unicamente italiano, una "appendice" della musica italiana. Lo confermeranno i controlli non più rifiutabili sui lavori luchesiani oggi presso la Biblioteca Estense di Modena, in particolare sulle cinque messe "di Joseph Haydn" e sui due gruppi di 28 e 10 sinfonie che l'8 maggio 1784 l'organista di corte Ch. G. Neefe inventariò a Bonn come "de differents Auteurs" ed oggi troviamo intestati il primo a Haydn ed il secondo a Mozart.45 Tra le sinfonie in parti di questo secondo gruppo vi sono K.504 Praga e l'anonima K.551 Jupiter datate da Mozart rispettivamente 6 dicembre 1786 e 10 agosto 1788. Poiché Luchesi era partito per Venezia nell'aprile 1783, le due sinfonie erano state da lui composte tre anni e mezzo e cinque anni prima delle date indicate da Mozart nel suo catalogo personale. Completati questi controlli, alle false "tradizioni" potremo finalmente sostituire una documentata verità.
 

Note


 

1 P.Buscaroli. La nuova immagine di J.S. Bach. Milano 1982.

2 A.Grafton. Falsari e critici. Torino 1996 p.73. Alla luce degli elementi emersi dai miei studi, la capacità di credere e far credere anche le cose più inverosimili è ancor oggi prerogativa dei musicologi tedeschi ed affini.

3 Vedi G.Taboga. A.Luchesi. L'ora della verità, Ponzano V.to (Tv) 1994 e "A.Luchesi e la cappella di Bonn" in "Restauri di Marca n.3 (speciale) Ed. Coop. DiEmmeCi, Villorba (Tv) Dicembre 1993.

4 Preciso che la responsabilità delle false attribuzioni non è sempre dei musicisti in questione. Le leggi del tempo consentivano ed a volte tutelavano il "cambio" di paternità ed a questo si aggiunge la mancanza di scrupoli di molti editori. Ma nemmeno così si esaurisce il problema.

5 L.della Croce. Der junge Beethoven und "sein"Kapellmeister Andrea Luchesi. Intervento al congresso beethoveniano tenutosi presso la Hochschule der Künste Berlin organizzato dal Verein Beethoven-Haus Bonn e dalla Freie Universität Berlin. Il dr. L.della Croce mi dà atto di aver usato gli elementi di prova da me fornitigli. La traduzione italiana dell'intervento è stata pubblicata dalla RMI (Riv. Mus. Ital.) anno IV n.15 Luglio/ Settembre 1999 pp.13-16.

6 L.della Croce. Andrea Lucchesi maestro di Mozart e di Beethoven, Brescia. Teatro Sancarlino 25.1.2000. Anche questo incontro era stato organizzato dall'Associazione Mozart-Italia di Brescia.

7 Citato in P.Buscaroli. La morte di Mozart. Milano 1996. Presentazione

8 G.Gruber. La fortuna di Mozart, Torino 1987 p.6.

9 Per un'idea precisa delle informazioni che ci vengono ammanite, ricordo che uno dei capisaldi della "tradizione mozartiana" è costituito dalle "Memorie di un uomo del popolo" attribuite a Joseph Deiner, il cameriere di Mozart morto il 29 maggio 1823. L'articolo apparve sul "Morgen Post" del 28 gennaio 1856, a 65 anni dalla morte di Mozart ed in occasione del centenario della sua nascita, e H.C.Robbins Landon lo definisce "famigerato" (vedi L'ultimo anno di Mozart Milano 1988 p.217 n.12). Contiene "una sapiente miscela di verità e finzione"; "lo stesso O.E.Deutsch restò preso in questa burla incredibile e usò le informazioni tratte dall'articolo per gran parte del proprio testo".

10 P.Buscaroli definisce la biografia lo "Pseudo-Nissen".

11 Citato in B.Paumgartner . Mozart Torino 1978 p.10.

12 Ibidem.

13 Buscaroli cit. p.41.

14 A.W.Thayer. Beethovens Leben. Leipzig 1866 I 142 ss.

15 Almeno 10 sinfonie, diversi singspiel e inserti musicali come i cori per la tragedia "Lanassa o la vedova del Malabar" oggi a Francoforte sul Meno.

16 C.Valder-Knechtges. Die weltliche Werke A.Luchesis. Bonn 1984 p.100.

17 Dopo l'assunzione della reggenza a Bonn nel maggio 1784 Max Franz rese accessibile a Mozart tutta la musica di Luchesi e gli fece intestare quella che in precedenza Luchesi intestava al cognato. Naturalmente a fianco gli assicurò la copertura finanziaria per gli importi degli acquisti.

18 G.Kraus. Musik in Oesterreich. Eine Kronik in Daten, Documenten, Essays und Bilden. Wien 1989 pp.145 ss.

19 C.Casini. Mozart Milano 1990 p.13.

20 Mi chiedo come C.Casini possa definire "pettegolezzo" l'infamante calunnia fatta volutamente circolare ai danni di Antonio Salieri di aver avvelenato Mozart per invidia artistica.

21 Buscaroli cit. p.205 n.10. B. e J. Massin. Mozart. Paris 1990 p.580 scrivono: "Magdalena est l'élève de Mozart et se trouve enceite. Pour les conteporains la question ne se pose pas: c'est la liaison de Magdalena et de Wolfgang qui a causé le drame, Magdalena ayant trahi son chagrin à la mort de son amant. Et toute Vienne se jase avec scandale".

22 F.Carr. Mozart & Constanze. Genova 1991.

23 Il grassetto è nostro. Non mi pare che Buscaroli potesse rivolgere a Robbins Landon un'accusa più esplicita di falso.

24 Aloys Greither. Mozart. Torino 1968 p.61. E' evidente che se risultasse provato che Mozart morì all'improvviso di bastone, tutto ciò risulterebbe soltanto un cumulo di sciocchezze.

25 W.Hildeshaimer. Mozart Milano 1987 p.388.

26 Buscaroli cit. presentazione

27 Cioè la sera del 4 dicembre 1791. L'enormità di simile affermazione di Constanze Mozart è tale che i Massin, per restituirle un minimo di credibilità, si riferiscono al 3 dicembre perché, dato che Mozart è morto alle ore 0.55 di lunedì 5, per loro il giorno 5 non conta e la vigilia della morte diviene sabato 3 dicembre. Massin cit. 572 n.2

28 Sophie Heibl, la cognata di Mozart presente alla sua morte, afferma che i preti non vollero venire, il che può essere solo falso. Ogni prete ha l'obbligo canonico assoluto di recarsi presso il moribondo in qualsiasi circostanza e qualsiasi sia la sua reputazione. Non venne un prete perché non fu chiamato.

29 Il decesso fu registrato due volte nel registro dei morti di S. Stefano; una prima volta in data 5 dicembre, poi la registrazione fu cassata e riportata in data 6 dicembre. Vedi M.Solomon cit. p.452 ss e p.557 note 60 e 61. Le leggi imponevano un intervallo minimo di 48 ore tra il decesso e la sepoltura.

30 Dal diario del conte Carl Zinzendorf citato da E.Komorzynscki in "Wiener Figaro" XXVIII 1960 n.1

31 Testimonianza di Ludwig Gall (5.12.1791) citata in "Epilegomena mozartiana" da Karl Pfannhauser, MozartJahrbuch 1971/72 p.284.

32 Il Requiem era stato commissionato a Mozart dal conte Franz von Walsegg zu Stupach senza sotterfugi, davanti all'avvocato Johann Nepomuk Sortschan di Vienna. L'accordo prevedeva che il conte si intestasse il lavoro con l'obbligo di Mozart di non rivendicarne la paternità. Buscaroli cit. pp.266 ss.

33 La pensione le fu promessa dall'imperatrice ma si ridusse poi a soli 266 fiorini annui. Evidentemente vennero erogati i restanti sotto altra forma, meno rivelatrice del ricatto che Constanze era in condizione di esercitare sui membri di casa Asburgo. Dal 6 novembre al 18 dicembre 1791 vi era a Vienna anche l'elettore Max Franz, il protettore di Mozart, e sicuramente contribuì alla definizione degli accordi con la vedova. Forse una parte dei debiti di Mozart era già stata da lui pagata in precedenza.

34 A garanzia Constanze chiese una copia della maschera mortuaria del marito che testimoniava i danni provocati dal bastone di Hofdemel. La maschera fu distrutta da Constanze dopo che ogni pendenza era stata risolta; dell'originale tratto dal conte Deym (alias Mueller) si ignora la sorte.

35 Nessuno aveva finora dato una spiegazione se non esaustiva, almeno soddisfacente dei debiti di Mozart e di chi li pagò. Vedi Buscaroli cit. pp.407 e 438. Nessuno parla dell'ingiunzione per 1435 fiorini che era stata notificata a Mozart a favore del conte Carl Lichnowsky e del fatto che era stata decisa la trattenuta sullo stipendio di Mozart, che poi documentatamente non venne attuata. Evidentemente il debito era stato pagato, probabilmente da Max Franz.

36 Naturalmente i documenti relativi sono scomparsi. Ce ne informa M.Solomon cit. p.395. I verbali della Corte della Bassa Austria rivelano però che a Mozart doveva essere trattenuta metà dello stipendio fino a concorrenza dell'importo ma non risulta che la misura sia stata adottata sul salario trimestrale relativo ai mesi di ottobre, novembre e dicembre percepito da Constanze agli inizi del nuovo anno.

37 Karl Thomas Mozart Lettera s.d. (1824?) cit. in Paumgartner p.504.

38 Carr. Cit. 116 ss. Max Franz intendeva così creare le condizioni per intestare a Mozart anche i lavori sacri del suo Kapellmeister Andrea Luchesi. Le messe sinfoniche finirono invece intestate a Joseph Haydn dopo il 1795.

39 Lo stipendio di Hofdemel era di 400 fiorini. Constanze ebbe solo 266 fiorini contro gli 800 di stipendio di Mozart. Anche Magdalena era quindi in condizione di ricattare l'establishment e con più argomenti legali di Constanze.

40 Carr. Cit. p.145. Se Hofdemel non avesse gravemente ferito la moglie per sfregiarla, sarebbe stata la stessa Magdalena ad aprire la porta e chiedere aiuto appena scoperto il suicidio del marito.

41 In merito a Robbins Landon vedi Taboga. L'assassinio cit. p.67 n.27 e diverse altre "perle" segnalate da P.Buscaroli. Per M.Solomon vedi in particolare a p.455 ss del suo Mozart il tentativo di giustificare la sepolura anonima e frettolosa con una volontà espressa da Mozart di cui non esiste alcuna prova.

42 C.Valder-Knechtges. Die weltliche Werke A.Luchesis. Bonn 1984 p.100. Il rapporto, iniziato nel 1771, sia pure con diversa intensità, durò fino alla morte di Mozart e giustamente il dr. Luigi della Croce ritiene che una simile influenza, lunga e qualificata, autorizzi ad annoverare Luchesi tra i maestri di Mozart.

43 Vignal cit. p.338. Haydn fu a Bonn con J.P.Salomon nel Natale 1790 per prendere le sinfonie di Luchesi necessarie alla prima tournée londinese e nel 1792 da solo per poter avere con sé per due anni il giovane Beethoven.

44 Dei tre "mostri sacri" Ludwig van Beethoven è il solo plausibile perché ebbe l'insegnamento giusto nei tempi giusti da un maestro come Luchesi, che manca nella biografia degli altri due pseudo-geni.

45 Confronta A.Sandberger. Die Inventaere der Bonner Hofmusik in Ausgewaelte Aufsaetze fuer Musikgeschichte. Muenchen 1924 Band 2 (falsato), l'originale presso lo Staatsarchiv di Duesseldorf ed il catalogo di Pio Lodi delle giacenze musicali della Biblioteca Estense. Edito nel 1924. (Rip. anast. A.Forni Editore - Bologna).
 

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Il presente studio condensa e completa il mio intervento del 5 dicembre 2000, 209&deg; anniversario della morte di Mozart, al Teatro Sancarlino di Brescia sul tema "L'assassinio di Mozart". Ringrazio il dr. Luigi della Croce di Dojola, il presidente dell'Associazione Mozart-Italia di Brescia ing. Franco Donina ed il prof. Ottavio de Carli per la possibilità offertami di parlare del mio libro "L'assassinio di Mozart" edito da Akademos-LIM di Lucca nel 1997 e delle mie ricerche sul musicista veneto Andrea Luchesi.

Brescia 5 dicembre 2000

Silea (Tv) 4 marzo 2001
 

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[Una presentazione dell'autore si trova nel numero 4 di Episteme]

gtaboga@tiscalinet.it