Goethe, Mozart e Mayr, fratelli illuminati

(Luca Bianchini, Anna Trombetta)
(Ed. Archè, Milano, 2001)


 


Fedele al proposito di richiamare l'attenzione dei lettori su testi al di fuori della divulgazione mediatica delle case editrici maggiori, ma la cui conoscenza fa davvero crescere in consapevolezza ogni intelletto "indipendente", Episteme si occupa di un saggio certamente meritevole del più alto apprezzamento, sia per contenuto che per metodo (al termine della lettura si resta viepiù confermati nella persuasione che, nonostante tanti lavori accademici sfornati da un esercito di "professori" specificamente retribuiti, certe "verità" storiche non siano state neppure sfiorate, e che quindi, attenendosi all'<<opinione comune>>, si corre il rischio di "non capire proprio niente"...).

   Ne daremo un'idea riportando, nell'ordine: le pagine di presentazione scritte dal Prof. Alberto Basso; il sommario; gli "appunti" relativi a una conferenza del primo dei due autori (che si trovano in http://www.italianopera.org/mayr.html); alcune note storiche sugli Illuminati di Baviera, protagonisti di tale sorprendente - rispetto a ciò che "si sa comunemente" - vicenda (tratte dallo stesso sito dianzi citato).

   Passiamo dunque subito la parola ad altri, augurando buona lettura a chi vorrà seguire il suggerimento di immergersi in questo affascinante argomento, in bilico com'esso è tra il campo dell'arte e quello della storia (dell'<<interpretazione>> della prima ovvio indispensabile complemento), e informando che dalla pagina web:  http://www.novanet.it/bianchini/donizetti/opere/opere00.html
è possibile ascoltare l'Inno inedito degli Illuminati di Baviera, composto da Simone Mayr (1763-1845), l'oggi poco noto musicista bavarese - che trascorse gran parte della vita in Italia (Venezia, Bergamo), ed ebbe, per gli amanti dell'opera lirica, il merito di essere il maestro del grande Gaetano Donizetti.

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Luca Bianchini e Anna Trombetta
c/o Italianopera
Via Fiume, 69
23100 Sondrio

ebianchi@novanet.it
http://www.novanet.it/bianchini/
 


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Infiniti sono i misteri e i segni della musica. Quando sembra che tutto sia stato catalogato, vagliato e verificato può succedere che una scoperta, in sé piccola e apparentemente poco significante, rivoluzioni le acquisizioni consolidate da lungo tempo, un modo di pensare, forse anche una stagione della storia.

Ora avviene che, sottratta all'oscurità profonda in cui era stata confinata e mai considerata, emerga - dal fondo "Hasse" della Biblioteca del Conservatorio di Musica "Giuseppe Verdi" di Milano - la partitura di un Verter, prima opera di un allora ancora sconosciuto musicista bavarese, Giovanni Simone Mayr, realizzata a Venezia intorno al 1794 su un testo verosimilmente steso dal già celebre commediografo, drammaturgo e librettista Simone Antonio Sografi e utilizzando anche materiali musicali estratti dalla Zauberflöte mozartiana. Mai proposto al pubblico (si può immaginare, per motivi di censura), né mai indicato dalle fonti, questo Verter, che sotto le sembianze imprevedibili e anomale di una "farsa" in un atto (costituito da sinfonia e da 13 "numeri") riprende il dramma d'amore vissuto dall'immortale personaggio goethiano risolvendolo in chiave di lieto fine anziché di tragedia, apre un campo di ricerche straordinariamente vasto e fertile.

In questo campo, armati dell'entusiasmo proprio di chi esplora nuovi mondi ed è cosciente di lasciare un segno di non comune valore, si sono inoltrati gli scopritori di quella partitura, Anna Trombetta e Luca Bianchini, avviando una ricerca ad ampio raggio e tale da coinvolgere, nell'avventuroso percorso alla scoperta del vero e a giustificazione dell'importanza del loro ritrovamento non solo i nomi supremi di Goethe e di Mozart, ma anche gli Illuminati di Baviera e la Massoneria, due movimenti, due sette segrete cui i due Grandi, come lo sarà anche Mayr, furono affiliati (ma è una "novità", come i due studiosi sembrano ben dimostrare, che Mozart abbia fatto parte degli Illuminati) per radicata convinzione ideologica, propugnando l'avvento d'una società fondata sulla giustizia, sulla libertà e sull'eguaglianza. Che un rapporto fra queste coordinate della storia della cultura (e del pensiero politico e sociale) dell'epoca dovesse esistere, ne avevo già avuto sentore io stesso una ventina di anni fa, quando avevo ricuperato fra le carte della Biblioteca della "Gesellschaft der Musikfreunde" di Vienna il Werther di Gaetano Pugnani (un musicista affiliato alla massoneria torinese), concepito sotto forma di "commento" al mirabile romanzo epistolare e da me ricostruito (come è convalidato anche da fonti dell'epoca) secondo lo stile di un melologo (vale a dire, di recitazione con musica); composto nel 1790 ed eseguito in forma privata a Torino, quel lavoro, la cui importanza storica è ormai ricuperata e riconosciuta, era poi stato richiesto dalla Tonkünstler Societät per essere presentato nel Burgtheater della capitale asburgica nel marzo del 1796. Dunque, sotto il nome dell'immortale personaggio goethiano, nell'ultimo decennio del secolo dei Lumi, si sono incrociati i destini di due musicisti, l'uno (Pugnani) ormai giunto al termine della propria carriera, l'altro (Mayr) esordiente, impegnati entrambi a trasmettere un messaggio "illuminato", al tempo stesso testimonianza ineffabile dell'ormai avviata grande stagione romantica.

L'indagine messa in moto intorno al Verter di Mayr ha portato i due studiosi a riconsiderare argomenti sul conto dei quali molto si è scritto e che ora vengono ripresi e interpretati alla luce di una prospettiva inedita e con esiti a dir poco sconcertanti, nella quale gran peso ad esempio ha la figura di Cagliostro, caricaturalmente ripresa da Mozart nel personaggio di Sarastro, mentre chiarificatrici risultano le pagine dedicate all'Ordine degli Illuminati, alla Massoneria, a personalità quali Ignaz von Born oppure, per altro verso, la regina Maria Antonietta (con il famoso affaire della collana e il relativo processo). Inedita sicuramente è l'affermazione che I dolori del giovane Werther siano stati una fonte determinante per Il flauto magico e che questo non debba essere interpretato come "un'opera massonica" scritta a difesa della Massoneria, ma piuttosto come una satira politica che espose il compositore alla vendetta della frangia più conservatrice e reazionaria degli aristocratici affiliati all'Ordine massonico, ostili alle idee propugnate da Adam Weishaupt, il fondatore dell'Ordine degli Illuminati di Baviera. A quest'Ordine appartenne, secondo i brillanti autori di questa monografia - già lo si è detto - anche Mozart, non diversamente da Goethe (il quale, come si sa, avrebbe poi messo mano nel 1795 e applicandosi per più anni ad una "parte seconda" della Zauberflöte), da Gottfried van Swieten, da Ignaz von Born, da Thomas von Bassus, il protettore e benefattore di Mayr che di quell'Ordine, come pure di quello massonico, fu parte attiva e sul conto del quale giustamente i due studiosi si soffermano in modo particolare.

Al Verter di Mayr, il cui libretto è qui riprodotto, gli autori dedicano un'approfondita analisi che non solo illustra le corrispondenze con la Zauberflöte, ma fornisce la materia prima per rileggere in una chiave diversa e nuova, come già si è detto quel capolavoro. Tenendo conto di quest'ultimo aspetto, d'ora in avanti non si potrà fare a meno di considerare il ricupero della giovanile opera di Mayr e la ricerca che intorno ad essa è maturata da un lato come un significativo punto d'arrivo e dall'altro lato come un impegnativo ma esaltante punto di partenza per ulteriori indagini all'interno di un campo - quello che coinvolge i rapporti fra ideali sociali, politica, letteratura e musica - i cui confini occorre definire in maniera appropriata.

Alberto Basso

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Sommario

Presentazione di Alberto Basso

Capitolo primo: Mayr a Mendorf e Ingolstadt

1. Gli anni giovanili

Capitolo secondo: L'ideologia di Weishaupt

2. La fondazione dell'Ordine degli illuminati

3. Libertà ed eguaglianza

4. La religione

5. Illuminatismo e Massoneria

6. I gesuiti

Capitolo terzo: Gli illuminati di Baviera

7. Le fonti

8. Adam Weishaupt

9. I Rothschild

10. Gli illuminati dal 1778 al Congresso di Wilhelmsbad

11. Il Congresso di Wilhelmsbad

12. I nuovi affiliati

13. Le divisioni gerarchiche dell'Ordine

14. Attività e propaganda

15. La persecuzione dell'Ordine

16. De Bassus, l'insinuatore

17. De Bassus, l'arruolatore

18. Johann Simon Mayr, gli anni del noviziato

19. I codici segreti

20. L'iniziazione

21. Gli anni minervali di Poschiavo

22. L'Apologia

23. Altre pubblicazioni illuminate

24. Le origini dell'Unione Germanica

25. La Spezieria di Sondrio

26. L'organizzazione dell'Unione Germanica

Capitolo quarto: I dolori del giovane Werther

27. La prima traduzione italiana

28. Il Verter di Mayr e il Libretto

29. Commento musicale

30. Corrispondenze col Flauto magico di Mozart

Capitolo quinto: Analisi della Zauberflöte

31. Il Werther e il Flauto magico

32. L'interpretazione massonica

33. Botti, Goethe e Mozart illuminati

34. La vicinanza di Mozart e di Goethe

35. Il Gran Cofto

36. L'impegno rivoluzionario di Goethe

37. Aspetto satirico del Flauto magico

38. Il mago Sarastro

39. La Regina della Notte

40. Il libretto del Flauto Magico

41. Goethe e il Flauto magico

Capitolo sesto: A Venezia e a Bergamo

42. Le ulteriori vicende della tipografia De Bassus

43. Le trasferte italiane di Mayr

44. Gli studi musicali con Lenzi e Bertoni

45. Mayr e la musica italiana

46. A Venezia dal 1790 al 1795

47. Gli appoggi politici e l'Ambrosi

48. Mayr e la Massoneria

49. Le Lezioni Caritatevoli a Bergamo

50. La scuola e la cultura illuminata

51. Conclusioni

Appendice I - Bibliografia

Mozart

Massoneria e Illuminati

Goethe

Mayr

Indice dei nomi
 


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Identità di un repertorio: il caso Mayr - Intervento di Luca Bianchini, musicologo

Le righe seguenti sono gli appunti presi a una interessantissima conferenza tenuta a Milano, nella Palazzina Liberty, lunedì 20 maggio 2002. La tavola rotonda dal titolo "La musica massonica, identità di un repertorio" era organizzato da Milano Classica e dal Comune di Milano, relatori prof. Claudio Bonvecchio ordinario di Filosofia e Scienze Sociali dell'Università dell'Insubria, prof. Giacomo Fornari docente di Pedagogia della musica al Conservatorio Monteverdi di Bolzano e prof. Luca Bianchini, musicologo e compositore.

Nell'introduzione il prof. Bianchini ha riassunto i caratteri salienti della figura di Mayr, sottolineando l'importanza di questo maggiore operista italiano a cavallo del 1800, che fu un anello di congiunzione tra Cimarosa e Rossini, che fondò le Lezioni Caritatevoli a Bergamo e che fu Maestro di Donizetti, autore di opere, sinfonie, oratori e Cantate e musica religiosa e sacra …

Il suo monumento funebre è nella Cattedrale di Bergamo e il Bavarese è considerato infatti musicista cattolico, del quale quest'anno si celebra il bicentenario della nomina a Maestro di Cappella (1802 - 2002).

Il relatore ha letto un messaggio del Papa, in data 6 maggio 1963, inviato dalla Segreteria di Stato del Vaticano al vescovo di Ratisbona Mons. Rodolfo Graber, che definisce "degno di ricordo e di commemorazione quell'egregio personaggio (Mayr), che contribuì non poco all'incremento della musica sacra".

Mayr, in altri documenti celebrativi cattolici, è definito "uomo d'ingegno, uomo benevolo, uomo virtuoso: grande amatore della patria, ornamento della religione".

Bianchini ha sollevato la questione dell'identità del repertorio del compositore, soprattutto in ambito sacro.

Chi è Mayr? Mayr è musicista cattolico?

Mayr (nome in codice Aristotele) nei primi trent'anni di vita, e anche in seguito, come ha dimostrato il relatore, è stato un illuminato di Baviera, né mai si è dissociato dagli illuminati. Quella degli illuminati era una società segreta eversiva, contro la proprietà privata, contro il patriottismo, contro il servizio militare obbligatorio, contro il papa, contro gli ordini religiosi e soprattutto contro i gesuiti, i quali accusavano appunto gli illuminati d'essere atei o addirittura satanisti. Gli illuminati infatti, secondo i libri dell'Ordine che Bianchini ha citato, "non servono un Dio, né riconoscono le religioni rivelate. Il mondo esiste dall'eternità e non ci fu una vera e propria creazione, perché i Libri di Mosè sono pura invenzione, tratta da miti egiziani. Pitagora supera in saggezza Gesù Cristo, che non è affatto figlio di Dio, ma figlio naturale di Giuseppe. Egli possedeva, è vero, facoltà eminenti, un cuore eccellente e dimostrava nobili intenzioni, ma non poteva essere Dio, perché è contrario alla ragione essere Dio e insieme uomo. I suoi apostoli furono dei visionari e degli impostori e non ci fu mai vero Cristianesimo, né vera religione. Là dove una religione esiste ed è considerata tale dallo Stato, va osservata come pura e semplice usanza o meglio ancora la religione dei cristiani e i loro sacramenti devono essere estirpati, per lasciar posto al Naturalismo". Anche per Mayr la religione ha un profondo legame con la Musica e con la Natura, tanto che Cattolicesimo e Natura in lui si confondono. Nei suoi pensieri l'età presente sembra peccare di misticismo eccessivo e la religione appare irrimediabilmente corrotta. La ragione degli illuministi, unita al cuore dei romantici, potrà ritornare l'uomo, secondo lui, allo stato originario di innocenza: "L'età presente pecca per nebulosità e misticismo. Anche ciò non è bene. L'arte è sempre chiara. Le nebbie dell'ignoranza le sono nemiche, come i distruttivi miasmi dell'immoralità. Breve è il fiorire della forza dell'uomo. Cuore e ragione la producono, come genitori comuni. Il frutto di uno solo dei due è sempre un uovo non fecondato, che mai giunge a prospera vita".

Inoltre "il fondamento della Musica stessa è religioso: le sue produzioni più sublimi tendono al cielo e ci si può domandare se quella obiettiva Musica per tutti gli uomini fuori del tempo e dello spazio non sia Musica da chiesa". La musica da chiesa non è quella che si suona nei templi di culto, è quindi la musica stessa, che sappia tornar semplice, per imitare la perfezione originale, che ai tempi di Cristo era già del tutto persa: "Nel tempo degli Apostoli e di Cristo, la Musica era in piena decadenza. Essa non dimora in un popolo decaduto e oppresso". Che Mayr non fosse soddisfatto della sue opere cattoliche, forse perché denunciavano le sue convinzioni, lo dimostra il netto rifiuto a pubblicarle, mentre era ancora in vita: nel testamento elesse il maestro Antonio Dolci (1798-1869), che fu uno dei dodici allievi scelti da Mayr per iniziare le sue Lezioni Caritatevoli, ad esecutore delle sue disposizioni, pregandolo di assistere la moglie "nella vendita della musica da chiesa di cui troverà un esatto catalogo, - colla condizione e fermo mio voto, che chiunque ne sia l'acquisitore sia in parte sia per intero non possa farne stampare alcun pezzo". Lo spirito religioso secondo Mayr "si è spento" ai suoi tempi e con esso "anche l'estro poetico".

Distinguendo una "Vera Religione" e "un vero cattolicesimo [in minuscolo nel testo]", il quale "innalza alla sublimità", dal sentimento religioso "spento" dei suoi giorni, Mayr profetizza con Lichtenberg, commentatore dei disegni di Hogarth, il pittore inglese e ardente nazionalista per il quale il compositore nutriva grande ammirazione, che "il nostro mondo diverrà così fino e illuminato, che sarà ridicolo di credere ad un Dio, quanto si è al giorno d'oggi di credere a spettri. Ma che sarà allora di questo popolo senza Dio!". Se "il presente rappresenta una scena con cavalli, macchine, con un vestiario magnifico etc. ma frequentato mediocremente, nullameno intendonsi applausi strepitosi. L'avvenire presenta tutto ciò che si può desiderare. Rivi naturali… Selve, e prati di piante e siepi naturali - un lago reale e navi con vele, una piccola armata di 10.000; apparizioni di spiriti - Palazzi in Aria. Il teatro è vuoto - niun applauso - il direttore prende dalla saccoccia una corda e s'appicca - all'avvenire si applaude di più".

La musica (cioè la vita) per Mayr è magia: una "onnipossente maga incantatrice, la quale parla in una a tutte le zone intelligibile lingua, ora strappa lacrime di Wehmuth... [malinconia]". Nella tipografia clandestina di Poschiavo, De Bassus, mecenate di Mayr e massima autorità illuminata per il Nord Italia (nome in codice Hannibal), stampa la prima edizione del Werther di Goethe, nome in codice Abaris, in lingua italiana nel 1782 … e molti libri proibiti contro la Chiesa ... stampati dal tipografo e illuminato Giuseppe Ambrosioni di Bergamo.

Perché Mayr è celebrato a Bergamo quest'anno come autore di musica sacra?

La figura di Mayr e la sua musica sono state strumentalizzate nel corso dell'Ottocento, perché l'ideologia illuminata risultò subito molto scomoda e scandalosa, legata in seguito ai riti satanici di Crowley (il quale vantava origini dagli illuminati di Baviera). Nella biografia di Girolamo Calvi … non c'è la parola illuminato e nella recente pubblicazione del suo volume né il curatore né l'autore hanno scritto che Mayr è un illuminato di Baviera. Anzi è scritto che Mayr è uomo "apolitico". Apolitico un illuminato di Baviera!?!?!?!?

E ora nel bicentenario della nomina a Maestro di Cappella si celebra Mayr come musicista riformatore della Cappella di Santa Maria Maggiore.

Il compositore viaggiò con De Bassus a Milano, Bergamo e Venezia. L'Allitt prova che il musicista ha condiviso col suo mecenate i contatti con i salotti bene, con gli attivisti illuminati e coi centri di distribuzione clandestina dei libri proibiti e anticlericali: "Nel 1789 gli illuminati erano ben conosciuti dalla polizia veneziana. Nell'Archivio di Stato di Venezia, busta n. 225, un dispaccio di Niccolò Corner, capitano vice podestà di Bergamo, contiene un'indicazione datata 29 luglio 1794 a Giovanni Maironi da Ponte che accennava a un viaggio di De Bassus a Bergamo e a Venezia (senza dubbio per veder Mayr e altri committenti). De Bassus è descritto come un giacobino nelle idee e un membro della setta degli illuminati e che ha seguaci in Lombardia e in Veneto, è chiamato Annibale e che è qualcosa di più che un membro ordinario".

Le finalità della musica sacra e religiosa

Secondo Bianchini, la musica sacra di Mayr, che è risuonata nella Cattedrale di Bergamo per più di quarant'anni, esprime DA UN PUNTO DI VISTA ILLUMINATO tutta l'insoddisfazione di Mayr per i riti vuoti e corrotti della Chiesa cattolica e l'anelito a ritornare a generi incontaminati. Mayr ha minato alle fondamenta una pratica musicale decaduta e l'ha laicizzata e politicizzata, inserendovi ogni possibile riferimento alla musica tedesca dei Fratelli Mozart, Haydn e Beethoven in nome della religione naturale.

La Dea Natura, come si legge nello Zibaldone, lo soddisfa di più che i riti del Papa e degli Arcivescovi. Cosa salverebbe Mayr della Cappella Sistina? Non il pontefice e neppure gli alti prelati, ma gli affreschi di Michelangelo e in particolare le sibille, che De Bassus aveva fatto APPOSITAMENTE dipingere nel suo palazzo di Poschiavo.

Altre contraddizioni ...

La scelta che Mayr fece di rimanere in un sol luogo è stata glorificata da una folta schiera di "agiografi", che considerano il compositore bavarese uomo di tale modestia da rifiutare onorificenze e incarichi a Parigi o a Vienna. Girolamo Calvi, biografo di parte vicino a Mayr, elogia l'autore per la "generosità d'animo e il disinteresse senza pari". Secondo lui "egli degenera in una smania di beneficare". Sono questi sentimenti che avrebbero spinto il compositore "a preferire la domestica quiete, le compiacenze familiari, l'intimità degli amici ed a fermare la sua dimora in piccolo e quasi dimenticato paese. Mentre avrebbe potuto emergere da posti luminosi, passare di capitale in capitale e ricevere gli encomi e i plausi di tutte le illuminate nazione europee". Calvi crede che sia questa condotta schiva e veramente modesta ad averlo privato "dei maggiori trionfi". Insomma, non avrebbe approfittato "delle favorevoli occasioni che gli si presentavano". Ma più che l'irreprensibilità tale comportamento suggerirebbe una mente di strette vedute. In una lettera del primo dicembre 1802 inviata da Vienna alla cognata Lucrezia Venturali, Mayr affermò, a proposito di Bergamo e del rifiuto delle cariche prestigiose, che "non gli conveniva punto" restare a Vienna, perché trovava "meglio esser primo in un villaggio, che secondo presso il trono".

Mayr preferirà Venezia e si fermerà poi definitivamente a Bergamo per proseguire la missione massonica e illuminata che aveva abbracciato sin da giovane. Si consultino i repertori massonici. Accanto a massoni irriducibili altri avevano chiesto all'Imperatore d'esser[e] detersi della macchia settaria. E delle istanze di quei contriti è memoria in un fascicolo posteriore al 1831 conservato all'Archivio di Milano: repertorio alfabetico di tutti i superstiti quondam massoni di Lombardia, che il governo teneva sempre d'occhio, con notizie esattissime dei loro antecedenti e della successiva condotta. Dal Calepio al Romagnosi, dall'Arrivabene al Salvotti, dal Maresciallo Mazzucchelli al musicista Mayr, vi sono quasi tutti gli ex frequentatori delle Logge massoniche.

Esiste una lettera di Mayr inviata da Venezia nella quale il musicista ringrazia Ambrosioni, (il tipografo dei libri proibiti contro vescovi, papi e religiosi!!!) per la nomina a Maestro di Cappella a Bergamo.

E fu l'Ambrosioni ad ospitare per qualche tempo Mayr a Bergamo e a presentarlo, per il tramite delle sue conoscenze, al conte Pesenti, suo futuro mecenate.

L'Ordine degli illuminati appoggiava segretamente quell'incarico, che corrispondeva agli interessi della Setta, forzando Mayr a restare nella piccola Bergamo e a rifiutare le altre offerte prestigiose in Europa.

I codici di Weishaupt, fondatore degli illuminati di Baviera

Ma gli adepti dell'Ordine come avrebbero potuto imbrogliare i preti bergamaschi, se avessero mostrato la dottrina e rivelato la loro origine? Bianchini lo ha spiegato, rifacendosi ai documenti dell'epoca. Il movimento degli illuminati in area cattolica era accusato delle più terribili nefandezze e di attentati contro la Chiesa. Molti consideravano Weishaupt l'Anticristo. La sua setta, che in area cattolica oggi è spesso definita SATANICA, doveva risultare ai contemporanei ancora più sospetta, poiché sul fondatore pendeva la scomunica e la pena di morte per impiccagione a Monaco di Baviera e non esiste un documento in cui Mayr si dissoci dai primi trent'anni di vita, trascorsi da illuminato a servizio del De Bassus.

Adam Weishaupt raccomanda che ai gradi inferiori non sia mostrata altra cosa se non l'istruzione relativa alle scienze; "e rileggetela bene, affinché di non lasciarvi alcuna allusione al resto del grado. Io voglio che tutto ciò si faccia alla gesuitica: che non vi si trovi una sola riga in qualche modo sospetta per lo Stato o per la religione. Andiamo dolcemente, nulla senza ragione; conduciamo e prepariamo le cose a bell'agio".

Cosa pensasse dei religiosi in genere, e quindi di quelli bergamaschi, Weishaupt lo afferma indirettamente quando correggerà lo statuto per adattarlo a chi legge: "In quello di Illuminato minore invece di monaci imbecilli mettete uomini imbecilli. In quello di Illuminato maggiore cancellate la frase: i preti e i principi ci fanno ostacolo".

Le lezioni caritatevoli e Donizetti

Giuseppe Ambrosioni era riuscito a farsi strada nella vita politica della città di Bergamo, fino a diventare "un pezzo da novanta" e nel 1805 presidente della Municipalità. Proprio nell'anno dell'apertura delle Lezioni Caritatevoli di Musica, volute da Mayr per l'educazione dei fanciulli poveri, ma dotati di ingegno musicale.

Le scuole, secondo i testi illuminati, non a caso sequestrati nel castello di De Bassus, costituivano un mezzo indispensabile per far crescere l'Ordine, preparando il terreno: "Voi dovete senza posa formare nuovi piani, al fine di vedere come si possa nelle vostre province prendere possesso della pubblica educazione, del governo ecclesiastico, delle cattedre di insegnamento e di predicazione".

Le istituzioni scolastiche erano importanti per gli illuminati, che dedicavano ogni cura ad esse e vi educavano i nuovi adepti. Meglio ancora quelle nate presso i centri religiosi e sostenute in qualche modo dal clero.

"Se è per noi cosa interessante d'aver le scuole ordinarie - scrive Weishaupt - la è anche di più di guadagnare i seminari ecclesiastici e i loro superiori. Con tal genere noi abbiamo la principale parte del paese, acquistiamo in favor nostro i più grandi nemici di ogni innovazione, e ciò che val più di tutto, insieme con gli Ecclesiastici, il popolo, la gente comune si trova nel nostro potere. Avvertite però che con gli ecclesiastici bisogna usare molte precauzioni. Questi signori di rado tengono un giusto mezzo; o sono troppo liberi o troppo timidi; i troppo liberi di rado hanno costumi".

Resterebbe da dire se Mayr fu effettivamente e se si considerasse un musicista italiano.

Secondo Bianchini, è poco credibile che Mayr si consideri sinceramente un italiano. Secondo Girolamo Calvi invece Johann Simon Mayr fu "scrittore italiano e soltanto di musica italiana". La musica italiana, dice che ha pregi che sfuggono a quella germanica, la quale è riservata solo ai dotti. La musica tedesca non può vantare effetti così popolari e "Mayr apprese l'arte di comporre e fece tutti i suoi studi principali in Italia e in mezzo alla musica massimamente italiana. Inoltre scrisse tutte le sue opere sovra parole italiane e per i teatri italiani e il suo scrivere doveva riuscire ed è infatti del tutto italiano".

Nonostante la ridondanza dell'aggettivo "italiano", questi sono argomenti che hanno poco convinto la redazione della Gazzetta Musicale, settimanale milanese stampato da Giovanni Ricordi, che ospitava il Calvi e voleva dissociarsi dalle sue opinioni: "Noi non conveniamo col Sig. Calvi che debba esistere in arte distinzione di scuole poiché la vera scuola è una. Non ci rallegriamo nemmeno, come egli, perché Mayr abbia detto e scritto e operato più italianamente che alla foggia alemanna. Cosa giova questo all'arte? Né ammettiamo che la musica italiana sia preferibile alla tedesca, perché la prima piace anche agli idioti".

Anche Mayr si autodefiniva italiano: "Da tutto ciò risulta che io a tutta ragione devo essere annoverato tra gli scrittori d'Italia e non di Germania".

E Weishaupt, che ne pensava? "Dopodiché tutto il resto dell'Europa si fu sottoposto al giogo delle leggi e della corruzione, la natura, che nelle parti del nord conserva intatta nella sua purità e nel suo vigore originale la vera razza degli uomini primitivi, si presenta ed arriva in soccorso alla specie. Dal fondo di quelle contrade povere e sterili ella chiama dei popoli selvaggi e li manda nelle regioni della mollezza e della voluttà a portare, insieme con un nuovo sangue, una nuova vita ai corpi snervati del mezzodì: e con altri costumi ed altre leggi, ristabilire il vigore della specie, sino a tanto che il germe della corruzione mal estinto, infetta ancora questa porzione stessa dell'umanità, ch'era arrivata tanto sana".

Le argomentazioni di Bianchini, qui solo riassunte, hanno sollevato questioni importanti, né comprendiamo a questo punto perché nel corso delle tavole rotonde previste a Bergamo per il bicentenario mayriano non ci sia uno specifico intervento che riguardi la tipografia De Bassus, i libri anticlericali che Mayr contribuì a diffondere, il mondo massonico e illuminato di Weishaupt e l'affiliazione di Mayr all'Ordine degli Illuminati di Baviera.

Perché gli interventi insistono invece e soltanto sull'ambiente cattolico liturgico e sacro all'epoca di Mayr, specie dopo l'uscita del libro Goethe, Mozart e Mayr, fratelli illuminati dello stesso Bianchini e della musicologa Anna Trombetta, che chiariscono inequivocabilmente i rapporti tra Mayr e gli illuminati di Baviera?

Come ha sostenuto Bianchini, al termine dell'intervento, sembra che gli studi accademici siano troppo specialistici, orientati sempre più ai minimi particolari ed evitino il contesto culturale, politico e sociale della musica e le visioni generali, che interessano arte, storia ... A furia di ricercare il sempre più piccolo e trascurare le ragioni delle cose gli accademici, secondo il relatore, finiranno con l'occuparsi del sempre più piccolo e infine del nulla!!!
 


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La Società degli illuminati fu fondata da Adam Weishaupt a Ingolstadt il primo maggio del 1776, l'anno stesso della Dichiarazione d'indipendenza americana e fin dall'inizio "si allineò consapevolmente contro l'assolutismo" e contro le religioni.

Weishaupt, professore di diritto canonico era, nonostante l'incarico, ateo e materialista. Si proponeva di restituire all'uomo la libertà naturale, che vedeva limitata dalle tradizionali forze politiche e religiose. Per questo prese il nome segreto di Spartaco, il capo degli schiavi in rivolta.

Molti storici vedono negli illuminati di Baviera, infiltrati nella Massoneria i diretti precursori del movimento nazionale tedesco, perché la Setta aveva concepito il progetto d'unificare la Germania e poi l'Europa, eliminando le autorità politiche e religiose, per sostituirle con un potere unico, subordinato alla filosofia dell'Ordine. La rivoluzione si sarebbe conclusa col ritorno allo stato di natura, in cui gli uomini vivrebbero in pace tra loro, sotto la guida dei soli Patriarchi.

Il partito comunista tedesco che praticherà quelle idee, era stato fondato nel 1918 dagli Spartachisti guidati da Karl Liebknecht. Costui aveva assunto, come Weishaupt, il nome segreto di Spartacus.

Weishaupt prese ad esempio i gesuiti per strutturare l'Ordine degli illuminati e anche Hitler si glorierà d'avere organizzato il movimento nazionalsocialista traendo ispirazione dalla gerarchia gesuitica.

È difficile arguire fin dove le dottrine di Weishaupt sulle quali fondò la sua scuola, fossero un prodotto del pensiero originale e non piuttosto ispirate a qualche setta spirituale laicizzata o agli Enciclopedisti. Qualcosa del suo sapere filtrò in Mayr, in Mozart e in Goethe e traspare nella mole dei loro pensieri.

Nel 1776 Mayr aveva solo 13 anni, ma sino ai venticinque ebbe il tempo di approfondire le dottrine illuminate e percorrere tutti i gradi dell'Ordine. Le idee e le esperienze, osservò il compositore bavarese, lasciano un segno profondo nell'animo, specie quando sono abbracciate in gioventù e con giovanile entusiasmo.

Gli illuminati predicano l'eguaglianza la libertà e il ritorno allo stato di Natura, proponendo la visione grandiosa di una società basata sulla bontà e sulla pace. I testi rituali, per il grado di Epopto, si rifanno alla teoria di Rousseau dell'uomo buono per natura.

Nel discorso all'Epopto in presenza dei fratelli già iniziati, il presidente illuminato osserva che "il genere umano ha pure esso la sua infanzia, la sua giovinezza, la sua virilità e la sua vecchiaia. In ognuno di questi periodi gli uomini conoscono nuovi bisogni. Da ciò nascono le loro rivoluzioni morali e politiche. Nell'età virile si manifesta tutta la dignità del genere umano. Allora soltanto l'uomo, istruito da una lunga esperienza, concepisce qual disgrazia è per lui violare i diritti altrui e prevalersi di alcuni vantaggi esteriori, per innalzarsi a pregiudizio degli altri. In quella età soltanto si vede e si conosce qual bene e quale onore è l'essere uomo. Questa prima età è della natura rozza e selvaggia. La famiglia ne forma la società. La fame e la sete sono facili da placare; un ricovero contro le ingiurie delle stagioni, una donna e il riposo dopo la fatica sono i soli bisogni di questo periodo. In tale stato l'uomo godeva di due beni più stimabili: l'eguaglianza e la libertà. Egli ne godeva pienamente e ne avrebbe sempre goduto, se avesse voluto seguire il cammino che gli indicava la Natura. Felici mortali!".

L'uomo deve trovare in se stesso il prototipo della Natura immacolata eliminando le scorie e gli orpelli della civiltà. Anche per Mayr "ogni tempo ha il suo spirito" e in quello moderno "non si ama riflettere sopra ogni cosa, si vorrebbe soltanto godere e nulla più". Se l'uomo vuol essere felice, deve imitare l'arte, che è figlia della Natura, altrimenti la vita sarebbe per lui "un triste deserto, in cui non crescono né alberi né fiori".