L'astronomia nell'antica Pompei e nella Magna Grecia

(Francesco Vitale)


 




Riassunto - L'Autore descrive le varie fasi della ricerca che l'ha portato alla scoperta dei criteri astronomici utilizzati per orientare alcune costruzioni sacre dell'antica Pompei e tutti i templi edificati nella Magna Grecia. Le conoscenze di matematica e astronomia che dovevano avere gli architetti del tempo fanno pensare ad un influsso autorevole e di lunga durata dei Pitagorici su tutte le colonie greche dell'Italia meridionale.
 


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Le nostre ricerche risalgono a qualche anno fa, quando abbiamo cominciato a studiare l'urbanistica dell'antica Pompei. Ebbene, un sommario esame di una pianta della città ci aveva fatto sospettare che le sue sette porte si trovassero su un'ellisse. Utilizzando allora la migliore pianta disponibile, quella redatta dall'ingegnere Hans Eschebach e adottata dalla Soprintendenza Archeologica di Pompei, abbiamo rilevato le posizioni delle porte misurandone le coordinate rispetto ad un riferimento cartesiano ortogonale costituito da due lati della cornice della stessa carta. Mediante la geometria analitica, utilizzando procedimenti piuttosto complessi, abbiamo trovato che effettivamente per le sette porte passava un'ellisse con scarti di qualche metro (inferiori alla stessa lunghezza dei loro fòrnici); l'ellisse risultava inoltre inscritta nella cinta muraria e presentava un rapporto fra gli assi esattamente di 2 a 1; il suo asse maggiore aveva una lunghezza di sette stadi attici (1.243 m).
 
 



Fig. 1: Pianta dell'antica Pompei che riporta le mura, le sette porte e le strade principali. L'ellisse determinata dal calcolo passa esattamente per tutte le porte e risulta anche inscritta nel perimetro della cinta muraria.


 






Le stranezze urbanistiche dell'antica Pompei non erano soltanto queste. La strada principale della città, chiamata cardo maximus (cardine massimo), che, secondo le regole dell'urbanistica dell'epoca, avrebbe dovuto seguire la direzione nord-sud, segue invece approssimativamente la direzione NO-SE; inoltre le altre due strade principali, chiamate decumani (cioè Via di Nola e Via dell'Abbondanza), non intersecano il cardine massimo ortogonalmente, come avrebbero dovuto, né seguono la direzione dell'asse maggiore dell'ellisse, ma presentano un orientamento inusuale, come si può vedere nella figura esplicativa.
 
 


Fig. 2: Il cardine massimo, i due decumani e l'ellisse passante per le porte.


 










Poiché sospettavamo che questi orientamenti dipendessero da scelte legate all'astronomia, siamo andati a misurare sul posto l'angolo (azimut) che l'asse di queste strade, parallele tra loro, forma rispetto al Nord geografico.

Ricordiamo al lettore che la volta celeste appare come un'enorme sfera che gira intorno ad un punto ideale, chiamato polo celeste, che oggi, per chi osserva dall'emisfero boreale, è molto vicino alla stella Polare (in astronomia è indicata col nome latino Polaris), appartenente, come è noto, alla costellazione dell'Orsa Minore. Il polo celeste forma, rispetto alla linea dell'orizzonte, un angolo pari alla latitudine geografica della località dalla quale si osserva.

Ebbene, utilizzando la trigonometria sferica, abbiamo trovato che un astro che si vedeva sorgere sullo sfondo visibile in lontananza guardando lungo l'asse delle due strade, doveva avere una distanza angolare (che indichiamo con p) dal polo celeste uguale a quella del Sole ai solstizi. Abbiamo poi trovato che anche il Tempio Dorico di Pompei era orientato verso il punto, situato sulle pendici del Vesuvio, in cui il Sole, ancora al solstizio d'estate, tramontava.

Allora abbiamo pensato che gli stessi assi dell'ellisse e il cardine massimo fossero stati orientati dai costruttori secondo un criterio astronomico. Intanto dobbiamo fare presente che in astronomia non si utilizza la distanza angolare p di una stella dal polo, ma un'altra grandezza, chiamata declinazione e indicata con la lettera greca delta, legata a p dalla relazione: delta = 90° - p. Quindi, due astri che hanno la stessa distanza dal polo celeste hanno anche la stessa declinazione.

Il nostro primo passo è stato quello di calcolare i valori della declinazione di tutte le stelle più luminose, andando indietro nel tempo fino all'anno 1000 a.C., tenendo conto del loro moto proprio sulla sfera celeste e della precessione degli equinozi. Abbiamo dovuto utilizzare un computer, perché il procedimento matematico è molto laborioso.

Dai diagrammi ottenuti e riportati nelle ulteriori figure che alleghiamo al presente articolo, si vede che diverse stelle tra quelle esaminate presentavano, per lo più a due a due, la stessa declinazione proprio in un'epoca che va dal VI al IV sec. a.C., che è quella dell'edificazione della cinta muraria di Pompei e dei templi delle città fondate dai Greci in Italia. Questo significa che, se in un certo tempo, due o più stelle avevano la stessa declinazione (e quindi la stessa distanza dal polo celeste), a causa del moto apparente intorno a quest'ultimo, sorgevano e tramontavano in uno stesso punto dell'orizzonte. Ovviamente, ciascuna delle stelle aventi la stessa declinazione era visibile sulla linea dell'orizzonte in tempi diversi (o in ore diverse nella stessa notte o in periodi dell'anno diversi). Ebbene, proprio verso i punti in cui si levavano o tramontavano varie coppie di stelle molto luminose, aventi in passato la stessa declinazione, furono orientati i templi e le strade che abbiamo esaminato.

Per il cardine massimo di Pompei, la declinazione richiesta era quella che avevano le tre stelle Vega, Deneb e Capella nel VI sec. a.C., mentre, per l'asse maggiore dell'ellisse, la declinazione era praticamente coincidente con quella che allora avevano le stelle Procyon e Aldebaran.

In un secondo tempo, tenendo conto del fatto che i capitelli del Tempio Dorico di Pompei presentano una forma simile a quelli del tempio di Paestum chiamato "Basilica" e a quelli del tempio di Metaponto chiamato "Tavole Palatine", abbiamo misurato sul posto gli orientamenti di tutti i templi edificati in queste città. Peraltro diversi templi furono edificati dai Greci a Metaponto con orientamenti considerati "anomali" dagli archeologi, perché non tenevano conto dell'andamento delle strade e quindi del contesto urbanistico nel quale gli stessi templi erano inseriti. I valori di declinazione ricavati dalle misure da noi eseguite su tutti questi templi, sono risultati, con qualche eccezione, quelli che presentavano a due a due le stelle più luminose proprio all'epoca della loro edificazione.

Questi risultati incoraggianti ci hanno spinto a misurare gli orientamenti di tutti quei templi, di cui ancora esistono tracce, situati in Campania, in Basilicata e in Calabria, limitando cioè le nostre ricerche a quelli della Magna Grecia. Ai primi templi studiati si sono perciò aggiunti quelli di Elea, poi diventata Velia [presso Ascea Marina (SA)], di Hipponion (poi diventata Vibo Valentia), di Caulonia [presso l'odierna Monasterace Marina (CZ)], di Locri Epizefiri, a poca distanza dall'odierna Locri (RC). I risultati, per tutti i templi esaminati, sono riportati nella tabella riepilogativa apposta in fine dell'articolo.

Dovevano però essere trovati i veri motivi che avrebbero indotto i Greci a utilizzare questi criteri astronomici. E' vero che soltanto all'epoca della fondazione delle città greche le stelle più luminose si vedevano sorgere e tramontare, quasi sempre a due a due, in uno stesso punto dell'orizzonte; ma questa curiosa coincidenza astronomica non ci sembrava una giustificazione sufficiente per le scelte operate dagli antichi costruttori. Ci siamo allora avvalsi degli studi del prof. Giuliano Romano, astronomo dell'Università di Padova. Egli ha fatto notare che il poeta greco Esiodo (VI sec. a.C.) nel suo poema Opere e giorni, dava molte informazioni su alcuni fenomeni celesti che potevano fornire precise indicazioni per le attività agricole. Talvolta queste indicazioni si riferivano alla levata e al tramonto eliaco di alcune stelle molto luminose.

Siamo stati perciò spinti a esaminare dettagliatamente questi fenomeni legati al crepuscolo, che è la diffusione della luce solare nel cielo - dovuta al vapore acqueo e al pulviscolo presenti nell'atmosfera - che si manifesta quando il disco del Sole si trova poco al di sotto dell'orizzonte: il cielo resta perciò pervaso da un chiarore che aumenta o diminuisce se viene osservato prima dell'alba o dopo il tramonto.

Per illustrare i fenomeni astronomici legati al crepuscolo, cominciamo col precisare che un astro è in "levata eliaca" se esso appare all'orizzonte poco prima del sorgere del Sole, quando la luminosità del cielo dovuta al crepuscolo è tale da consentire di vederlo per un breve tempo. Poi, per effetto dell'ulteriore aumento della luminosità del cielo prodotta dall'innalzarsi, al di sotto dell'orizzonte, del disco solare prima di sorgere, l'astro diventa totalmente invisibile.

Tuttavia, sempre quando l'astro sta sorgendo, può accadere che, poco dopo il tramonto del Sole, la luce diffusa nel cielo in quel momento sia tale da renderlo visibile proprio quando sta spuntando al di sopra dell'orizzonte. Poi, via via che il Sole dalla parte opposta scende al di sotto dell'orizzonte, l'astro diventa sempre più visibile. Questo fenomeno si potrebbe chiamare "levata serale".

Se si prende in considerazione un astro nel momento in cui sta tramontando, si dice che è in "tramonto eliaco" se esso diventa visibile all'orizzonte quando il Sole è tramontato da poco, ma la luminosità che presenta il cielo in quel momento è appena sufficiente a renderlo visibile per un breve tempo; poi l'astro scompare sotto l'orizzonte, mentre il cielo diventa sempre più scuro.

Abbiamo infine considerato anche l'ultimo caso, che è quello in cui l'astro sta tramontando quando il Sole sta per sorgere. Allora l'astro appare sul profilo dell'orizzonte quando la luminosità via via crescente del cielo è tale da renderlo visibile per un breve tempo proprio nel momento in cui sta per scomparire. Questo "tramonto mattutino" viene anche chiamato "occaso cosmico".

Per determinare il giorno dell'anno in cui si verifica la levata o il tramonto eliaco di una stella, si può utilizzare un buon astrolabio, oppure si possono utilizzare programmi di astronomia oggi reperibili con relativa facilità. In ogni caso, consigliamo il lettore di consultare il nostro libro Astronomia ed esoterismo nell'antica Pompei e ricerche archeoastronomiche a Paestum, Cuma, Velia, Metaponto, Crotone, Locri e Vibo Valentia - Cooperativa Libraria Editrice Università di Padova (CLEUP) - Padova. Nel libro, presentato dal prof. Bruno Cester, astrofisico dell'Università di Trieste, abbiamo anche indicato i metodi per determinare l'orientamento delle costruzioni esaminate e le formule rigorose per calcolare, attraverso le coordinate celesti, le posizioni di un astro in qualunque epoca, partendo da quelle attuali e tenendo conto sia della precessione degli equinozi, sia del moto proprio che esso presenta sulla sfera celeste.

Per determinare il giorno relativo all'osservazione di una stella al crepuscolo al momento dell'edificazione di un tempio, occorre prima ricavare le posizioni nel cielo della stella prescelta per quell'epoca, e poi determinare, coi metodi illustrati nel libro anzidetto, il giorno, che è ovviamente quello del nostro calendario; in effetti, una volta determinate le coordinate celesti di una stella per una certa epoca, è come se ci trovassimo in quel tempo col nostro calendario; la sfera celeste ci apparirebbe invece ruotare intorno ad un polo diverso.

Abbiamo trovato che i giorni dell'anno in cui si verificavano i fenomeni crepuscolari per le stelle prescelte dagli antichi costruttori (nei quattro casi illustrati poc'anzi) segnalavano innanzitutto le principali attività agricole. Le indicazioni erano abbastanza precise e indipendenti dalla situazione meteorologica del momento ed evitavano quindi scelte errate e disastrose per queste attività in presenza di condizioni di tempo anomale rispetto a quelle medie stagionali. Anche la navigazione risultava sicura soltanto in certi periodi dell'anno e per determinarli ci si riferiva (come leggiamo nel poema di Esiodo) all'equinozio di primavera e al solstizio d'estate. Abbiamo trovato che i fenomeni crepuscolari riguardanti alcune tra le stelle più luminose prescelte dai Greci indicavano persino i giorni dei solstizi e degli equinozi, senza usare come riferimento la posizione dell'abbagliante disco solare sul profilo dell'orizzonte. Questa circostanza fa pensare a una conoscenza approfondita dei fenomeni celesti che si poteva acquisire soltanto attraverso osservazioni eseguite nell'arco di parecchi decenni.

Il ricorso a questi fenomeni celesti per individuare determinati giorni dell'anno si spiega se si tiene presente che, all'epoca dell'edificazione dei primi templi (VI - V sec. a.C.), i Greci avevano un calendario imperfetto, che correggevano senza un criterio stabile, aggiugendo saltuariamente un mese intercalare.

Tuttavia, col passare dei decenni, sia per le variazioni dovute alla precessione degli equinozi, sia per l'utilizzazione di un calendario più preciso, in alcune città della Magna Grecia i templi di epoca posteriore a quella arcaica furono talvolta edificati con un diverso orientamento. Per Locri, per esempio, abbiamo potuto stabilire che il primitivo tempio dorico di Marasà fu orientato verso il punto medio della congiungente le due stelle Pollux e Castor della costellazione dei Gemelli (peraltro Castore e Polluce - i Diòscuri - erano i protettori di Locri); successivamente fu ricostruito in stile ionico sulle fondamenta del precedente, ma fu orientato verso il punto in cui tramontava il Sole al solstizio d'estate. Poiché il calendario greco attico, adottato poi da tutte le etnìe greche che avevano colonizzato l'Italia, iniziava dopo il solstizio d'estate, con questa scelta era possibile individuare stabilmente nel tempo questo importante giorno dell'anno.

Tuttavia abbiamo trovato che i giorni dell'anno segnalati dai templi fornivano anche indicazioni sulle principali festività del calendario greco attico. Peraltro questo fatto si spiega se si tiene conto che quasi sempre le più importanti festività religiose presso le antiche civiltà cadevano nei periodi in cui si svolgevano le principali attività agricole (semina, mietitura, vendemmia, ecc.).

Un'esposizione dettagliata di queste festività richiederebbe troppo spazio e siamo costretti a rimandare al nostro libro. Per quanto riguarda quest'ultimo, crediamo che qualche lettore possa restare sconcertato per la presenza del termine "esoterismo" nel titolo di un testo di archeoastronomia. Qui ci sembra necessario chiarire il significato di questa parola che molte persone, anche colte, non conoscono affatto e tendono perciò erroneamente ad associarla alla parapsicologia, all'occultismo e alla magia. Invece il termine deriva dall'aggettivo greco "esoterikòs", che significa "interno, riservato". Così era chiamato l'insegnamento delle scuole filosofiche greche riservato ai soli allievi e quindi non destinato a essere divulgato; quello che poteva essere impartito anche ai non allievi, e perciò divulgabile, era invece chiamato "essoterico", cioè "esterno" (da "exoterikòs").

Ci siamo quindi chiesti quali architetti avrebbero avuto le conoscenze matematiche e astronomiche necessarie per orientare i templi secondo i criteri che abbiamo illustrato e soprattutto chi avrebbe indotto gli architetti di città lontane, fondate da etnie diverse e sovente in guerra tra loro, a utilizzare gli stessi criteri per l'edificazione dei templi.

Intanto, per quanto riguarda l'ellisse della cinta muraria della città, abbiamo constatato che per il tracciamento di questa curva non fu utilizzata la nota "costruzione del giardiniere", che avrebbe richiesto l'uso di una corda eccessivamente lunga e pari alla lunghezza dell'asse maggiore; peraltro il fuoco ovest dell'ellisse cade al di fuori del pianoro - su cui si erge la città - che presenta (e presentava) in quel punto un ripido scoscendimento. A nostro avviso fu utilizzata la costruzione sulla quale si basano i cosiddetti "compassi ellittici" (per la quale non è necessaria la determinazione preliminare della posizione dei fuochi), utilizzando quindi una corda di lunghezza pari alla metà di quella richiesta dall'altro metodo e cioè uguale alla lunghezza del semiasse maggiore. Poiché il semiasse minore, nel caso dell'ellisse di Pompei, è pari alla metà di quest'ultimo, sul punto medio della corda usata per tracciare la curva fu posto un segno. Una volta tracciati sul terreno gli assi dell'ellisse, si spostava la corda - tenendola sempre tesa - in modo da posizionare un suo estremo sempre sull'asse minore e il suo punto medio, indicato dal segno, sempre sull'asse maggiore; l'altra estremità della corda dava così la posizione di un punto dell'ellisse.

Queste considerazioni portano ad un importante risultato per la storia della matematica: se infatti l'ellisse era già nota intorno al 550 a.C., quando fu edificata la cinta muraria di Pompei, certamente non fu scoperta dal greco Menecmo, che, secondo gli studiosi di storia della matematica, fu il primo a descrivere, verso il 350 a.C., le curve geometriche oggi chiamate "coniche". La spiegazione più semplice di questo fatto importante ci è sembrata quella di attribuire tutte queste conoscenze astronomiche e matematiche alla Scuola Pitagorica.

Pitagora di Samo (580-500 a.C.) fu discepolo del grande Talete di Mileto (624-548 a.C.), allora considerato il primo dei Sette Saggi. Entrambi impararono l'astronomia a Babilonia e la matematica in Egitto. Talete destò lo stupore dei suoi concittadini con la previsione dell'eclisse di Sole del 585 a.C. Pitagora fondò invece a Crotone, nella Magna Grecia, la sua scuola, che era proprio di tipo iniziatico: infatti si era ammessi dopo il superamento di prove molto severe. Le dottrine pitagoriche erano ammantate dal più rigoroso riserbo e di ogni scoperta fatta da un allievo si soleva dare il merito al maestro. Gli adepti seguivano un'alimentazione rigorosamente vegetariana.

La Scuola Pitagorica formava una comunità segreta con numerosi gradi di iniziazione, i cui membri si riconoscevano con segni convenuti. Le discipline più raccomandate erano la musica, la geometria e l'astronomia.

È certo che l'esoterismo pitagorico influenzò fin dal suo inizio le decisioni dei più importanti magistrati delle città della Magna Grecia. Così si spiega perché templi edificati in città fondate da etnie diverse e sovente in lotta tra loro, furono orientati con gli stessi criteri astronomici. Soltanto l'esoterismo si poteva porre al di sopra delle fazioni politiche e delle sette religiose e influenzarne le scelte. In effetti, la Scuola Pitagorica, per quanto riguarda l'organizzazione e la struttura, doveva essere simile alla società segreta dei Liberi Muratori, quella che, fra l'altro, si occupò soprattutto dell'edificazione delle cattedrali gotiche e che da questa attività prese il nome. Peraltro numerosi sono gli studi che dimostrano collegamenti di alcuni elementi architettonici delle cattedrali gotiche con importanti eventi astronomici.

L'esoterismo pitagorico, tenendo conto anche di quanto è emerso dalle nostre ricerche, abbracciava dunque tutte le conoscenze matematiche, fisiche e astronomiche di quei tempi; per quanto riguarda la religione, era invece legato al culto di Apollo: poggiando quindi sia sulla scienza che sulla fede, esso era in grado di tenere unite le eterogenee etnie greche.

Concludiamo facendo notare che, partendo soltanto dagli orientamenti dei templi, sarebbe possibile risalire all'epoca della loro costruzione - una volta riconosciuto il criterio astronomico adottato dai loro architetti - senza ricorrere ai metodi puramente archeologici che sono stati finora utilizzati. Perciò riteniamo che tale criterio sia stato intenzionalmente adottato proprio per consentire di ricavare, in un futuro più o meno lontano, l'epoca dell'edificazione dei templi. Questa nostra idea parte dal presupposto che, già nell'antichità, almeno i Caldei e gli Egizi (presso i quali si recarono Talete e Pitagora), conoscessero lo spostamento del polo celeste nel tempo. È vero che gli studiosi di storia dell'astronomia, tenendo conto della segnalazione di Tolomeo nell'Almagesto, attribuiscono all'astronomo greco Ipparco di Nicea (190-125 a.C.) la scoperta del fenomeno della precessione degli equinozi, provocata dal quel particolare moto dell'asse terrestre (chiamato appunto precessione), che produce anche lo spostamento del polo celeste - un esame dettagliato di questo fenomeno è contenuto nel nostro libro. Tuttavia, si sa anche che Ipparco attinse molte delle sue conoscenze da Apollonio di Perge, grande matematico e astronomo greco (262-180 a.C.). Peraltro, Ipparco studiò questo fenomeno per ricavare con precisione la durata dell'anno tropico, attraverso un modello geometrico e matematico, per poter costruire un calendario preciso; invece, lo spostamento del polo celeste nel tempo doveva essere stato notato molti secoli prima. Per dare un'idea della sua entità, in cinquecento anni lo spostamento del polo sulla volta celeste è poco meno di 3° (pari a circa 6 volte il diametro apparente della Luna o del Sole) e certamente non passò inosservato agli astronomi delle antiche civiltà. La rotazione delle costellazioni intorno ad un punto del cielo è indicato anche da Omero (Odissea - Libro V). Il babilonese Beroso, all'epoca di Alessandro Magno, inventò la prima meridiana emisferica (descritta nel nostro testo), che funziona tenendo conto della posizione del polo celeste. Nello stesso testo abbiamo anche descritto uno strumento semplicissimo, da noi ideato, costituito da assi di legno, atto a determinare la posizione del polo nel cielo (anche se questa non è occupata da alcuna stella) e la direzione del Nord geografico. Dispositivi simili a quello da noi ipotizzato, che si basano sull'osservazione delle stelle circumpolari, sono accettati da tutti gli astronomi e la loro probabile esistenza è giustificata dal preciso orientamento riscontrato in costruzioni antichissime - come le prime piramidi egizie, edificate intorno al 2600 a.C. - che altrimenti sarebbe inspiegabile. Il fatto che non siano stati trovati dagli archeologi trattati dettagliati di astronomia e di tecnica delle costruzioni scritti dai Babilonesi o dagli Egizi, non deve portare a credere che questi popoli conoscessero poco tali discipline: sappiamo infatti che queste, almeno per quanto riguardava la realizzazione dei grandi edifici sacri, erano appannaggio dei sacerdoti e degli architetti reali.

Ebbene, gli astronomi di un'antica civiltà che avessero determinato la posizione del polo (rispetto alle stelle circostanti) per un arco di tempo di alcuni secoli, si sarebbero non soltanto accorti del suo spostamento, ma ne avrebbe determinato facilmente l'entità. A causa della precisione non elevata raggiungibile con gli strumenti di cui disponevano, tenendo conto che le loro osservazioni coprivano un periodo che era soltanto una frazione della durata del ciclo precessionale (che è di circa 25.700 anni), il polo sembrava spostarsi con moto circolare (se non addirittura rettilineo) uniforme. Tuttavia, per giustificare la nostra ipotesi è sufficiente ammettere che i Pitagorici fossero venuti a conoscenza, attraverso i Caldei e gli Egizi, che il polo celeste, 2000 anni prima, si trovava in una posizione diversa da quella che essi osservavano e che continuava a spostarsi lentamente in modo tale da non lasciar prevedere un ritorno in tempi brevi nella stessa posizione; non è necessario supporre che essi conoscessero esattamente la legge secondo la quale si verificava lo spostamento. Approfittarono perciò dei fenomeni da noi illustrati dovuti alla particolare posizione, in quel tempo, del polo rispetto alle principali stelle, e legarono indissolubilmente queste, attraverso l'orientamento dei templi, alla loro epoca. In altre parole, riteniamo che i Pitagorici, a conoscenza dello spostamento del polo celeste, abbiano utilizzato proprio i fenomeni ad esso legati per ricavarne un criterio atto a consentire in futuro la determinazione dell'epoca dell'edificazione dei templi, criterio che portò a realizzare, per ogni tempio, una specie di targa virtuale - con l'indicazione dell'epoca di costruzione e, implicitamente, del nome degli architetti - paragonabile a quella che la civiltà umana ha destinato a civiltà extraterrestri e che è stata collocata sulle sonde Pioneer e Voyager. Siamo infatti convinti che i seguaci della Scuola Pitagorica abbiano voluto non soltanto lasciare una prova duratura della loro esistenza attraverso i maestosi templi edificati sotto la loro guida, ma anche inviare alla nostra civiltà un messaggio che, grazie alle attuali conoscenze scientifiche, può essere compreso soltanto oggi, dopo 2500 anni!
 
 

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Francesco Vitale è nato a Torre Annunziata (NA) nel 1944. Si è laureato a Napoli in ingegneria elettronica nel 1969. Oltre a svolgere molteplici attività, si occupa, da diversi anni, di archeologia e di astronomia, dedicandosi in particolare allo studio dei corpi minori del Sistema Solare. È anche collaboratore scientifico di numerose riviste ed è attivo, come conferenziere, nella divulgazione delle varie discipline che sono oggetto delle sue ricerche. Oltre al libro di archeoastronomia indicato in quest'articolo, lo stesso Autore ha scritto Accampamenti romani nel Veneto, che tratta alcuni argomenti di antichità romane e di archeoastronomia, ed è stato pubblicato proprio in questi giorni dalla medesima Casa Editrice CLEUP di Padova.
 
 

Indirizzo:
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Tel. e fax: 0965 782184
 


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ALTRE FIGURE
 

Figg. 3, 4 e 5: Andamento nel tempo della declinazione delle principali stelle, dal 1000 a.C. ad oggi.
 

Figg. 6 e 7: Due stelle, S e S', aventi distanze angolari diverse dal polo celeste attuale P, sorgono e tramontano in punti diversi dell'orizzonte.
 

Figg. 8 e 9: Se le stesse stelle, rispetto al polo celeste P' - relativo ad un'epoca passata - presentavano la stessa distanza angolare, sorgevano e tramontavano in uno stesso punto dell'orizzonte. Proprio verso i punti in cui sorgevano o tramontavano alcune coppie di stelle molto luminose, i Greci orientavano i loro templi.
 

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TABELLA RIEPILOGATIVA DEGLI ORIENTAMENTI


 



La dicitura (levata) oppure (tramonto) indica che il tempio (o la strada) era orientato verso il punto in cui le stelle prescelte sorgevano oppure tramontavano.

delta = +38°,6 - Intorno al 550 a.C. declinazione di Vega, Capella e Deneb.
Pompei: cardine massimo (tramonto).

delta = +32°,9 - Intorno al 400 a.C. declinazione di Arcturus e Castor.
Cuma: Tempio di Apollo (levata).
Velia: Tempio di Athena - asse trasversale [*] (tramonto).

delta = +31°,0 - Intorno al 600 a.C. declinazione del punto medio della
congiungente Pollux con Castor.
Locri: località Marasà - tempio arcaico (tramonto).

delta = +26°,7 - Intorno al 550 a.C. declinazione del punto intermedio
tra quello in cui tramontava Pollux e quello in cui
tramontava la stella Beta Cyg.
Metaponto: Tempio AII e Tempio B (tramonto).

delta = +23°,8 - Nel VI - V sec. a.C. declinazione del Sole al solstizio d'estate.
Metaponto: Tempio AI (tramonto).
Locri: località Marasà - nuovo tempio (tramonto).
Pompei: Tempio Dorico (tramonto); decumani (levata).

delta = +20°,8 - Nel V - II sec. a.C. declinazione del Sole nei giorni
corrispondenti al 23 maggio e al 21 luglio.
Pompei: Tempio di Apollo - asse trasversale [*] (levata).

delta = +13°,3 - Intorno al 470 a.C. declinazione delle Pleiades.
Metaponto: Tempio D (tramonto).

delta = +7°,9 - Intorno al 450 a.C. declinazione di Procyon e di Aldebaran.
Caulonia: Tempio Dorico (tramonto).
Pompei: asse maggiore dell'ellisse (levata).

delta = +5°,6 - Intorno al 550 - 520 a.C. declinazione di Altair.
Metaponto: Tavole Palatine (tramonto).
Foce del Sele: templi dell'Heraion (tramonto).

delta = +2°,9 - Intorno al 500 a.C. declinazione di Betelgeuse e di Spica.
Paestum: Heraion
Basilica - 550 a.C. (tramonto).
Tempio di Nettuno - 460 a.C. (tramonto).
Paestum: Athenaion - 520 - 510 a.C. (levata).
Vibo Valentia: tempio dorico (tramonto).

delta = 0° - Sole agli equinozi.
Cuma: Tempio di Giove - 450 a.C. (tramonto).
Crotone: Heraion di Capo Lacinio - 450 a.C. (tramonto).

delta = -16°,7 - Intorno al 600 a.C. declinazione di Antares e Sirius.
Pompei: Tempio di Apollo - prima fase (tramonto).
Metaponto: Tempio C (levata).

delta = -19°,4 - Nel VI - V sec. a.C. declinazione del Sole nei giorni
corrispondenti al 18 nov. e al 25 gen.
Pompei: Tempio di Apollo - asse trasversale [*] (tramonto).

delta = -23°,8 Nel VI - V sec. a.C. declinazione del Sole al solstizio d'inverno.
Pompei: decumani (tramonto)
 
 

[*] L'asse del tempio parallelo ai lati più corti del suo basamento.