Giustizia italiana (e non) - N. 2

Da "La Nazione" del 28.9.2000 apprendo che, secondo la Suprema Corte di Cassazione, "un transessuale non commette violenza sessuale se 'tocca' un ragazzino che in tasca potrebbe avere dei soldi". Il soggetto si sarebbe avvicinato a "un ragazzino nomade venditore di fiori per strada, gli ha infilato una mano nei pantaloni invitandolo a un rapporto". Anche il quotidiano ritiene "singolare" la motivazione adottata dai giudici: "il gesto non presenta carattere di concupiscenza ma e' conseguenza dell'esercizio della professione del transex di fronte a un potenziale cliente".

Non immaginavo si potesse arrivare a un riconoscimento legale della "professione" di chi offre relazioni sessuali a pagamento, e che questo status giuridico legittimasse, per certi soggetti (da iscriversi a un "albo professionale"?!), comportamenti che la comune coscienza dei cittadini ritiene ancora oggi censurabili. A quando la santificazione della professione, e delle relative azioni, di ladro, truffatore, etc.?

Se c'e' da vergognarsi della nostra "giustizia" (e chissa' se questo non sia vilipendio della magistratura!), non e' che altrove la situazione appaia molto migliore. Nella stessa pagina di giornale si legge che i due "mostri" russi, responsabili di violenze (anche gravissime) nei confronti di bambini, sfruttamento della prostituzione minorile, commercializzazione di materiale pedopornografico, erano in prigione fino al maggio scorso (dove si trovavano peraltro solo da pochi mesi), e che ne sono stati prontamente scarcerati in seguito a un'amnistia. Si aggiunge che in Russia esistono circa due milioni di bambini abbandonati, facile preda di persone senza scrupoli. Possibile che nessuno senta problemi di coscienza quando libera i LUPI in mezzo agli agnelli?

 

(UB, 29 settembre 2000)