La Chiesa conciliare rinuncia alla conversione della Sinagoga

di Don Davide Pagliarani

(Da: La Tradizione Cattolica, N. 2 (53), 2003 - Rivista ufficiale del Distretto italiano della Fraternità Sacerdotale San Pio X - htttp://www.sanpiox.it)

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Una significativa decisione della Conferenza Episcopale Americana, sulla possibilità di convertire gli ebrei al cattolicesimo, ci sembra meritare la nostra attenzione e fare un nostro succinto commento.

<<I cristiani americani sono divisi su una dichiarazione dei vertici americani della Chiesa Cattolica Romana secondo cui gli ebrei non dovrebbero più costituire un obiettivo di conversione. La dichiarazione. rilasciata congiuntamente da rappresentanti della Conferenza Episcopale Americana e da esponenti di punta dell'ebraismo. statuisce che "l'alleanza salvifica" che Dio fece con Israele è ancora valida e non è stata soppiantata dagli insegnamenti di Gesù Cristo. Le confessioni più numerose dell'America, segnatamente i gruppi evangelici protestanti, insistono sul fatto che la conversione degli ebrei è un obbligo religioso e raccolgono milioni di sterline l'anno da impiegare in programmi a carattere missionario mirati agli ebrei americani. L'America possiede la maggiore comunità ebraica mondiale. La dichiarazione fa seguito a decenni di miglioramento delle relazioni fra fede ebraica e Chiesa Cattolica che, fino al XIX secolo, propugnava la conversione forzata degli ebrei. La dichiarazione, rilasciata da una commissione presieduta dal Cardinale William Keeler [Il Cardinal William H. Keeler è il patrocinatore dell'opera in bronzo "L'Angelo della Luce", gigantesca statua collocata in Santa Maria degli Angeli in occasione del Giubileo 2000, che rappresenta un angelo che ha molto a che fare con la luce anzi è il Portatore di luce, il Lucem Ferens, ovvero Lucifero. Il Cardinal Keeler è inoltre membro del direttivo della World Conference on Religion and Peace (W.C.R.P.), conferenza mondiale fondata dai vescovi cattolici e accreditata presso 1'O.N.U. per promuovere la cooperazione tra le religioni per la pace. Del direttivo oltre a Keeler fanno parte il rabbino David Rosen e l'ex-Gran Rabbino di Francia Samuel Sirat, entrambi appartenenti al B'nai B'rith, il teologo ultraprogressista Hans Küng, l'islamico Mustafà Ceric di Sarajevo e Chiara Lubich, premio Templeton 1977 per il Progresso delle Religioni e della Pace. La "cattolica" W.C.R.P. agisce in sintonia con la Fondazione Gorbaciov e con l'Iniziativa per le Religioni Unite (U.R.I.) in direzione di un'etica globale, strettamente immanente e antropocentrica, vale a dire di un pensiero religioso unico universalmente accettato.] di Baltimora, diceva: "Una comprensione più approfondita di parte cattolica dell'eterna alleanza fra Dio e il popolo ebraico, unita al riconoscimento della missione divinamente conferita agli ebrei di testimonianza all'amore fedele di Dio, porta alla conclusione che le campagne tese alla conversione degli ebrei al cristianesimo non sono teologicamente più accettabili". Tuttavia Martin King, un portavoce dell'ala missionaria della Southern Baptist Convention (Assemblea Battista Meridionale, N.d.T.) - la seconda per grandezza delle chiese in America, dopo la Cattolica - ha affermato che la sua chiesa proseguirà attività di raggiungere gli ebrei. "La Bibbia dice che c'è solo un nome sotto il quale c'è salvezza per l'uomo: Gesù Cristo", ha aggiunto. I conservatori cristiani sono fidi sostenitori dello Stato di Israele e chiamano i loro fedeli a raccolta per ottenere un forte sostegno a Israele da parte del Congresso. Molti cristiani evangelici difendono Israele perché credono che la fine del mondo, secondo le profezie del libro del]'Apocalisse, sia imminente e che gli "Ultimi Tempi" dovranno svolgersi nello Stato ebraico di Israele>>.

(David Rennie, in The Weekley Telegraphfl, n. 578, 21-27 agosto 2002) [The Weekley Telegraph è un settimanale del Daily Telegraph, che ama definirsi "giornale globale britannico", testata di spicco della Hollinger Corporation, un impero dell'informazione assai prossimo alla Corona britannica, che spazia dall'Europa al Canada, da Israele a Hong Kong, all'Australia.]

IL PRESUPPOSTO DOTTRINALE

Sui contenuti specifici di quanto la Conferenza Episcopale Americana ha stabilito lasciamo al singolo lettore l'incarico di esprimere personalmente un proprio giudizio, per formulare il quale il testo citato fornisce da sé stesso elementi più che sufficienti. Ciò che però non tutti i lettori sapranno è che la presa di posizione in questione non consiste in una "bravata" dei presuli statunitensi, bensì nella naturale e logica applicazione di un documento della Pontificia Commissione Biblica, approvato da Ratzinger il 24 Maggio 2001, dal titolo "Il Popolo Ebraico e le Sue Sacre Scritture nella Bibbia Cristiana".

Il documento, che a suo tempo avrebbe forse meritato un'attenzione maggiore, intende interrogarsi sulla possibilità di ammettere e riconoscere come attualmente legittima l'interpretazione giudaica - accanto a quella cristiana - dell'Antico Testamento, secondo cui Gesù non è in nessun modo l'atteso Messia di cui parlano Mosè e i profeti.

Ebbene l'interpretazione giudaica dell'Antico Testamento risulterebbe, secondo Ratzinger, ancora legittima, e di conseguenza ancora valida l'Antica Alleanza stabilita al tempo di Mosè, fino ad oggi considerata dai cristiani definitivamente soppiantata dalla Nuova ed Eterna Alleanza stabilita da Gesù Cristo: non ha dunque più senso e soprattutto non è più teologicamente e moralmente giustificabile alcun tentativo da parte cattolica di convertire gli ebrei al Cristianesimo; ecco quindi da quale presupposto nasce e come si giustifica la decisione della Conferenza Episcopale Americana.

Questa svolta epocale, che obbliga ufficialmente i cattolici a concedere spazio e considerazione all'esegesi ebraica, si colloca - secondo Ratzinger - tra le innumerevoli conseguenze dell'"Olocausto" da cui ormai nemmeno in campo esegetico è possibile fare astrazione. Il documento delta Commissione Biblica arriva addirittura a chiedersi se determinati contenuti del Nuovo Testamento abbiano contribuito in qualche modo a provocare le sofferenze del popolo ebraico avvenute durante la seconda guerra mondiale: in altri termini ci si chiede se Gesù, attraverso presunti pregiudizi antisemiti contenuti nel Nuovo Testamento ed in particolare attraverso gli scritti dell'Apostolo San Paolo, potrebbe essere in qualche modo responsabile della crocifissione subita dal popolo ebraico durante la Shoah.

Il fatto stesso di porsi una tale domanda offende profondamente la fede e la coscienza cattolica e dimostra chiaramente a quali certezze e a quali brillanti risultati siano approdati gli studi biblici contemporanei.

Un tale dubbio e un tale interrogativo è suggerito dall'interpretazione talmudica della figura storica di Nostro Signore Gesù Cristo ovvero dalla dottrina e dall'esegesi ebraica di questi ultimi 2000 anni; nel Talmud infatti, dal quale secondo Ratzinger "i cristiani possono imparare molto", Gesù è a tal punto considerato la causa delle disgrazie di Israele, a cominciare dalla diaspora di Tito, da non poter nemmeno essere nominato direttamente in tali scritti.

Verrebbe infine da chiedersi, dal momento che gli ebrei non dovrebbero essere convertiti al Cristianesimo e che l'Antica Alleanza sarebbe tuttora valida, come abbia potuto il Figlio di Dio fatto Uomo, il Verbo Incarnato, avere la presunzione di affermare che nessuno può conoscere e giungere al Padre se non attraverso di Lui; come abbia potuto, inoltre, avere la sfrontatezza di sottrarre alla Sinagoga dodici uomini per convertirli a Sé e farne le colonne della Sua Chiesa.

Lasciamo ora al card. Ratzinger illustrare direttamente questa nuova prospettiva esegetica:

<<La Commissione Biblica tuttavia non poteva nel suo lavoro prescindere dal contesto del nostro presente, nel quale il dramma della Shoah ha collocato tutta la questione in un'altra luce. Due problemi principali si ponevano: possono i cristiani dopo tutto quello che è successo avanzare ancora tranquillamente la pretesa di essere gli eredi legittimi della Bibbia di Israele? Possono continuare con una interpretazione cristiana di questa Bibbia, o non dovrebbero piuttosto rispettosamente ed umilmente rinunciare ad una pretesa, che alla luce di ciò che è avvenuto non può non apparire come presunzione? E qui si connette la seconda questione: Non ha forse contribuito la presentazione dei giudei e del popolo ebraico, nello stesso Nuovo Testamento, a creare una ostilità nei confronti di questo popolo, che ha favorito l'ideologia di coloro che volevano sopprimerlo? La Commissione ha affrontato entrambe le questioni. E chiaro che un congedo dei cristiani dall'Antico Testamento non solo, come prima mostrato, avrebbe la conseguenza di dissolvere lo stesso cristianesimo, ma non potrebbe neppure essere utile ad un rapporto positivo fra cristiani ed ebrei, perché sarebbe loro sottratto proprio il fondamento comune. Ciò che però deve conseguire dagli eventi accaduti è un rinnovato rispetto per l'interpretazione giudaica dell'Antico Testamento. Al riguardo il documento dice due cose: Innanzitutto afferma che la lettura giudaica della Bibbia "è una lettura possibile, che è in continuità con le sacre Scritture ebraiche dell'epoca del secondo tempio ed è analoga alla lettura cristiana, che si è sviluppata parallelamente a questa" (n. 22). A ciò si aggiunge che i cristiani possono imparare molto dall'esegesi giudaica praticata per 2000 anni (cioè quella talmudica N.d.R.); a loro volta i cristiani sperano che gli ebrei possano trarre utilità dai progressi dell'esegesi cristiana (da quelli contemporanei certamente - N.d.R.)>> [Joseph Card. Ratzinger, Il Popolo Ebraico e le Sue Sacre Scritture nella Bibbia Cristiana, (Prefazione), pp. 11-12, Libreria Editrice Vaticana - 2001.].

Insomma, l'esegesi cristocentrica della Chiesa e quella anticristica della Sinagoga sono diventate complementari, soprattutto dopo e a causa della Shoah.

Nostro Signore Gesù Cristo è diventato, da "Segno di Contraddizione" quale era definito nel Nuovo Testamento, una semplice e innocua possibilità di interpretazione della Sacra Scrittura; la "Verità" e la "Via" è diventata una possibile via ermeneutica, percorribile per una possibile lettura del testo biblico: quella utilizzata dalla scuola cristiana. Senza ulteriori pretese.

UN TESTO GNOSTICO

Questa complementarità e questa compatibilità tra i due opposti irriducibili "Gesù Cristo" e "Negazione di Gesù Cristo" è costretta a fare appello, per trovare una sua giustificazione, ad una esegesi di tipo gnostico. L'errore è antichissimo, di esso mutano solo le formulazioni contingenti. Infatti già i primi gnostici rileggevano i primi capitoli della Genesi in senso contrario a quello rivelato, riconoscendo in Dio il Signore del Male, il quale limita l'uomo chiedendogli obbedienza, e nel Serpente il Signore del Bene che libera l'uomo da tale catena e gli indica, attraverso il peccato, come liberarsi dalla schiavitù e poter essere a sua volta egli stesso come Dio. Il peccato stesso, nell'ottica gnostica, diviene così l'azione positiva per eccellenza, la redenzione, attraverso cui l'uomo si libera e si autodetermina.

In questo modo gli opposti tendono a coincidere e ad identificarsi, le distinzioni fondamentali tra vero e falso, bene e male, Creatore e creatura, tendono ad essere sempre più sfumate per poi scomparire nel nulla.

Ora, tornando al caso nostro, dobbiamo individuare quale sia il sotterfugio interpretativo che permette di accostare due esegesi antitetiche: il documento della Commissione Biblica lo costruisce reinterpretando dei dati dogmatici, certi e assoluti, nella luce nuova di un misterioso piano salvifico, onde poterli relativizzare a tal punto da rendere compatibile ciò che e antitetico.

<<Il presupposto teologico di base è che il disegno salvifico di Dio, che culmina in Cristo, è unitario, ma si è realizzato progressivamente attraverso il tempo>> [..] ora <<la nozione di compimento è estremamente complessa, e può essere facilmente falsata [...]. La fede cristiana riconosce il compimento, in Cristo, delle Scritture e delle attese d'Israele, ma non comprende tale compimento come la semplice realizzazione di quanto era scritto. Una tale concezione sarebbe riduttiva>> [Il Popolo Ebraico e le Sue Sacre Scritture nella Bibbia Cristiana, § 21, Libreria Editrice Vaticana - 2001.]; in altri termini l'interpretazione cristiana della Bibbia, pur riconoscendo in Nostro Signore la pienezza della salvezza, riconoscerebbe che vi è un mistero che trascende e oltrepassa questa stessa interpretazione: l'Incarnazione e la Rivelazione di Gesù, pur realizzando quanto annunciato dai profeti, aumenterebbero ulteriormente l'insondabilità e l'imperscrutabilità dei disegni divini e quindi del mistero stesso della salvezza.

<<In realtà, nel mistero del Cristo crocifisso e risorto, il compimento avviene in modo imprevedibile. Comporta un superamento. Gesù non si limita a giocare un ruolo già prestabilito - quello del Messia - ma conferisce alle nozioni di messia e di salvezza una pienezza [imperscrutabile] che era impossibile immaginare prima; le riempie di una nuova realtà [...] Sarebbe infatti un errore considerare le profezie dell'Antico Testamento delle fotografie anticipate di eventi futuri [...]. Il messianismo di Gesù ha un significato nuovo e inedito>> [Ibidem.].

Ora, è alla luce di questa amplificazione del mistero realizzata da Cristo che bisognerebbe ricollocare tutto ciò che riguarda i disegni di salvezza di Dio. Già si profila la soluzione finale: in questo progetto ipermisterioso, in questa nuova prospettiva inaugurata dal Cristo, c'è posto per tutto: quindi anche l'attesa attuale del Messia - da parte di coloro che ancora si ostinano a non riconoscere Gesù - potrà trovare una sua collocazione ed un suo valore positivo.

<<E meglio perciò non insistere eccessivamente, come fa una certa apologetica, sul valore di prova attribuita al compimento delle profezie [tale è - ad esempio - il procedimento dell'Evangelista San Matteo - N.d.R.]. Questa insistenza ha contribuito a rendere più severo il giudizio dei cristiani sugli ebrei e sulla loro lettura dell'Antico Testamento: più si trova evidente il riferimento al Cristo nei testi veterotestamentari, più si ritiene ingiustificabile e ostinata l'incredulità degli ebrei [Ibidem.]. Si consiglia quindi di non esagerare, onde non rinchiudersi sempre di più in un geloso ed imperdonabile cristocentrismo che renderebbe ottusi, chiusi e magari pure antisemiti: e soprattutto finirebbe per impedire ai cattolici di cogliere l'ampiezza di vedute della nuova prospettiva salvifica inaugurata da Cristo.

Pertanto il fatto che noi leggiamo l'Antico Testamento alla luce del Nuovo <<non deve portare ad una spiritualizzazione unilaterale>> [Ibidem.].

IL NUCLEO DELL'ARGOMENTAZIONE

Finalmente giungiamo ora al nucleo centrale del "mistero" che renderebbe ancora valida la lettura giudaica dell'Antico Testamento: "Ciò che è già compiuto in Cristo deve ancora compiersi in noi e nel mondo. Il compimento definitivo sarà quello della fine" [Ibidem.]; questa affermazione è vera, ma nel senso che noi e il mondo dobbiamo credere in Gesù Cristo e imitarlo per avere la vita eterna- E invece falso far credere che questo compimento in noi e nel mondo possa inserirsi nel mistero salvifico di Dio prescindendo da Gesù Cristo. Malgrado ciò <<Il compimento definitivo sarà quello della fine, con la risurrezione dei morti, i cieli nuovi e la terra nuova. [Quindi] l'attesa messianica ebraica non è vana. Essa può diventare per noi cristiani un forte stimolo a mantenere viva la dimensione escatologica della nostra fede. Anche noi, come loro, viviamo nell'attesa. La differenza sta nel fatto che per noi Colui che verrà avrà i tratti di quel Gesù che è già venuto ed è già presente e attivo tra noi>> [Ibidem.].

Per gli ebrei invece avrà necessariamente altri tratti, che possono essere tutto fuorché quelli di Gesù Cristo essendo Nostro Signore "Scandalo per i Giudei"; tuttavia questa dicotomia, che i cattolici non dovrebbero più enfatizzare come nel passato, non è considerata tale da impedire la complementarità e l'ammissibilità dell'esegesi ebraica accanto a quella cristiana: essa equivale quindi ad una sfumatura e ad una divergenza in qualche modo superabile. Con questi presupposti la stessa Sapienza Eterna, il Verbo Unigenito del Padre, avrebbe esagerato quando ebbe l'ardire di affermare che "voi [giudei] scrutate la Scrittura pensando di trovare in essa la vita eterna; ora è proprio la Scrittura che mi rende testimonianza. Tuttavia voi non volete venire a me per avere la vita eterna [...]. Non pensate che sia io ad accusarvi presso il Padre; c'è già il vostro accusatore: è Mosè stesso in cui voi sperate. Se in fatti voi credeste in Mosè credereste pure in me; egli infatti scrisse di me. Se invece non credete nemmeno in lui, come potrete credere in me?" (Gv 5, 39 ss).

Se poi si considera che per buona parte degli ebrei contemporanei l'atteso messia coincide con lo stesso popolo ebraico crocifisso durante la Shoah (a causa anche dei pregiudizi neotestamentari) la prospettiva gnostica in cui la Pontificia Commissione Biblica invita a rileggere la Sacra Scrittura appare perfettamente coerente.

L'attesa di Cristo e l'attesa di colui che necessariamente è l'Alternativa a Cristo sono accostate e inserite in un unico movimento dinamico ed escatologico, unificate misteriosamente in un misterioso disegno salvifico di Dio (costruito artificialmente dalla Commissione Biblica ed esistente solo nella mente dei suoi membri): è il trionfo della gnosi, la quale ha il carisma di trasformare ogni realtà nel suo contrario, per poi coagularle tutte in un unicum nel quale il Nulla e l'Essere coincidono.

Vogliamo terminare le nostre riflessioni senza ironia o sarcasmo, bensì con una nota pastorale, più esattamente con un consiglio ed un augurio rivolto a Ratzinger e ai teologi membri della Commissione Biblica.

Il consiglio è quello di non aprire mai più alcun libro sacro, di non occuparsi mai più di argomenti inerenti agli studi biblici (ne scaturirebbe certamente un bene per la Chiesa) e di cessare - visti i risultati attuali - di oltraggiare la Chiesa sostenendo che fino al Concilio Vaticano II Essa abbia trascurato lo studio della Sacra Scrittura, limitandosi ad una "esegesi da manuale".

L'augurio è quello di riuscire ad aprire il proprio intelletto a Nostro Signore prima che Egli venga, "con i tratti di quel Gesù che è già venuto" [Ibidem.], a giudicare personalmente i vivi e i morti.