Liberalia - Babeuf e la guerra di Vandea

 

Questo parziale "Consenso" si vuole limitare a pubblicizzare integralmente un numero di "Liberalia" dedicato a un'opera assai poco nota di G. Babeuf sulla guerra di Vandea. Sulla specificazione "parziale" dovro' tornare, perche' mentre considero estremamente importante la diffusione di certe informazioni relative a dati di fatto, non sono d'accordo invece su quella che appare la linea di pensiero della rivista, che tende a fondare su certe indubbie "verita'" le moderne proposte di dissoluzione degli "stati nazionali". Questi mi appaiono invece ancora oggi una conquista di civilta', una barriera contro i prevedibilissimi eccessi di un darwinismo economico e morale senza freni, ma si tratta di un argomento delicato a cui come dicevo cerchero' di dedicare maggiore attenzione. Aggiungo soltanto che dedico questo consenso a quell'amica insegnante di storia (e a suo marito, l'indimenticato Lugi "Niko" Clementi) che al momento di andare in pensione mi disse che era felicissima di abbandonare una materia la quale non era altro che un resoconto di lacrime e sangue, violenza e sofferenza, e a quei colleghi che continuano a vedere nella rivoluzione francese uno degli eventi piu' apprezzabili nella storia della modernita': significativo ovviamente si', apprezzabile no, non e' possibile che tanto "male" sia un frutto del "bene"…

 

(UB, 23.12.00)

Subject: Liberalia (7): La guerra della Vandea e il Sistema di Spopolamento

Date: Thu, 14 Dec 2000 15:59:20 +0100

From: "liberalia" <liberalia@tiscalinet.it>

To: "liberalia" <liberalia@libero.it>

Liberalia

libera lingua loquemur

ludis liberalibus

Periodico liberale di cultura, politica ed editoria

Dicembre 2000, n.7

Alle origini del totalitarismo e della democrazia

Gracchus Babeuf, La guerra di Vandea e il Sistema di Spopolamento, Milano, Effedieffe, 2000 (seconda ediz.), pp.183, lire 22.000 (il volume può essere ordinato direttamente all'editore: effedieffe@iol.it o n. tel. 02-4819117 e 02-4819227).

In vista delle feste natalizie "Liberalia" vuole prorvi un libro alquanto particolare: per molte ragioni. In primo luogo perché l'autore è un comunista, ed uno tra i comunisti più famosi della storia. Il libro, però, potete starne certi, non è tra quelli che la sinistra (moderata o estrema, "liberal" o marxista) predilige, dal momento che in queste pagine Babeuf prende le difese della popolazione vandeana, che alla fine del XVIII secolo fu vittima non soltanto di una guerra di occupazione da parte delle truppe francesi, ma fu soprattutto oggetto di quello che l'autore francese chiama il progetto di "spopolamento".

Che avvenne, infatti, dopo che l'esercito giacobino aveva sconfitto la resistenza localista, monarchica e cattolica degli "chouans"? Come Babeuf evidenzia, a Parigi fu discusso e progettato lo sterminio dell'intera regione, "rea" di non avere accettato con gioia i nuovi governanti e colpevole di non essere affatto disposta ad abbracciare la fede nella Dea Ragione.

Pubblicata nel 1794 e fino a pochi anni fa del tutto sconosciuta (ed ancora oggi ignorata dai libri su cui studiano le nuove generazioni, sia nelle scuole superiori che all'università), questa dura requisitoria di Babeuf rappresenta forse l'analisi più documentata delle atrocità commesse dagli uomini della Convenzione e da Maximilien Robespierre nella Francia del biennio 1793-94. Tutt'altro che vicino ai valori e ai sentimenti dei vandeani, il "padre del comunismo" (così Babeuf fu spesso definito) non può non sentire ribrezzo di fronte alla ferocia ideologica dei giacobini. E quindi prende in mano la penna per mettere sotto accusa quanti si sono macchiati del sangue di centinaia di migliaia di innocenti (tra cui innumerevoli donne e bambini).

Studiare la Vandea, comunque, è po' come avvicinare la sovietologia o l'immensa bibliografia consacrata a Hitler e alla Germania nazista. Si entra in un universo in cui i protagonisti sembrano aver perso molti tratti della loro originaria umanità. E' sufficiente leggere quanto scrisse il generale Westermann, esecutore materiale delle stragi vandeane, in una lettera inviata al Comitato di Salute Pubblica: "Non vi è più Vandea, cittadini repubblicani. E' morta sotto la nostra sciabola libera, con le sue donne e con i suoi bambini. L'ho appena seppellita nelle paludi e nei boschi di Savenay. Seguendo gli ordini che mi avete dato, ho schiacciato i bambini sotto gli zoccoli dei cavalli, massacrato donne che, almeno queste, non procreeranno più briganti. Non ho nessun prigioniero da rimproverarmi. Ho sterminato tutto". Ma le terribili parole del macellaio in uniforme non descrivono altro che l'ultimo atto di un piano studiato in ogni dettaglio, anche nei suoi aspetti economici (i vandeani furono per lo più annegati e/o fatti ardere vivi nelle loro case perché incendi e annegamenti di massa furono giudicati i metodi "più economici", i meno costosi). Come scrisse la "Gazette nationale" il 2 ottobre 1793, dando conto dell'opinione dei capi giacobini, "la guerra finirà soltanto quando non rimarrà neppure un abitante su questa terra disgraziata".

Riportato alla luce da Reynald Secher, da anni è impegnato in una seria ricerca storica sulla Vandea e sulle origini giacobine del totalitarismo, questo volume di Babeuf è consigliato ad ogni lettore: di destra o sinistra, libertario o socialista, conservatore o socialista. Quelli che vengono raccontati sono fatti e chi li racconta è un uomo che quella storia l'ha conosciuta da vicino. Si tratta per giunta di un episodio storico che va conosciuto e sul quale è necessario riflettere, anche per capire da dove provengano Stalin e Hitler e quali – non certo nobili - "padri" vanti la moderna democrazia.

Ben curato e introdotto, il volume offre anche un'interessante cronologia e un'ampia bibliografia sul tema: per continuare a studiare quegli anni di violenze e furori ideologici che hanno cambiato la storia europea e hanno aperto la strada al nazionalismo, al socialismo, all'ateismo imposto per legge e alla sacralizzazione dello Stato.

 

L. Ferl.

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