A proposito di un libro di Stefano Roncoroni
"Ettore Majorana, lo scomparso"
Una "soluzione" che non convince...


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Stefano Roncoroni
ETTORE MAJORANA, LO SCOMPARSO
E LA DECISIONE IRREVOCABILE

Editori Internazionali Riuniti, Roma, I edizione: marzo 2013

Dalla presentazione del libro (IV di copertina):

"Ettore Majorana scompare, inghiottito nel nulla, nel 1938. Da allora le misteriose circostanze della scomparsa, il riserbo della famiglia e le strane omissioni delle indagini hanno generato teorie e supposizioni. Alcune ragionevoli, altre inverosimili. Finora nessuno ha dimostrato di conoscere realmente quale sia stato il destino del fisico italiano più brillante dell'epoca. Una fuga? Un suicidio? La  verità si cela sicuramente nei documenti che i discendenti  di  Majorana conservano nei loro archivi. Ettore Majorana, lo scomparso è l'inedito dello zio Giuseppe Majorana, scritto nel 1940 come versione  ufficiale di famiglia per quella scomparsa. Il libro di Stefano Roncoroni, lontano parente di Ettore, pubblica e commenta per la prima volta questo documento, che getta nuova luce sul mistero, e denuncia l’inspiegabile riserbo della Famiglia e di molte Istituzioni che ritarda da oltre settant'anni la conoscenza  della verità".

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1. Preambolo

"No man but a blockhead ever wrote,          
except for money"
                                   
 
(Samuel Johnson, also known as Dr Johnson ,
Remark, 5  Apr. - Quoted in  James Boswell:
The Life of Samuel Johnson, vol. 3, 1791)    


La recente uscita dell'atteso libro di Stefano Roncoroni (persona della quale abbiamo parlato quasi esattamente un anno fa in questo stesso Forum,
Un nuovo documento nel caso Majorana ...), ci costringe a tornare sull'argomento, allo scopo di chiarire taluni punti che rischiano altrimenti di diventare viepiù confusi (o, peggio, dati per risolti quando non lo sono affatto). Un compito al quale ci accingiamo malvolentieri, una volta ancora da "grafoman[i] controvoglia", in conformità alla riflessione di Vittorio Messori che abbiamo citato nella (ormai vecchia) pagina di accesso a Dissensi e consensi (la presente dichiarazione spiega anche la scelta dell'epigrafe!).

Faremo nel seguito ovvio riferimento al testo (citato come SR), ma anche all'intervista di ... lancio editoriale rilasciata dall'autore al quotidiano la Repubblica lo scorso 2 aprile, per la quale preferiamo dare l'URL seguente (anziché quello diretto al sito del quotidiano, che a volte presenta problemi, almeno secondo la nostra esperienza personale):

NIENTE SUICIDIO: L’ATOMICO MAJORANA SI RIFUGIO' IN  CALABRIA
Ennesima "verità" sulla sorte di Majorana: il cugino la descrive in un libro - Il fisico che dette il là alla bomba atomica si sarebbe ritirato in un vallone nei pressi di Catanzaro, dove sarebbe morto nel 1939 - Il mistero dello stop alle ricerche...

[Encomiabile secondo noi l'introduzione delle virgolette intorno al termine verità, segno che anche i giornalisti hanno cominciato a guardare con perplessità, e se ne sono un po' stancati , ai tanti scoop che si susseguono sul famoso caso...]

In effetti, grazie alla seconda fonte, chi non dispone del libro potrebbe farsi comunque un'idea generale della tesi ivi illustrata.

2. Il contenuto dell'opera

Il libro di SR consta di poche pagine di Premessa; di una corposa Introduzione (circa 35 pagine, nelle quali l'autore comincia con l'enunciare la sua "soluzione"); di un breve (circa 40 pagine) manoscritto finora inedito a firma di Giuseppe  Majorana, zio di Ettore (nel seguito EM), ossia il fratello maggiore del padre di EM, Fabio, intitolato appunto come il libro "Ettore Majorana,  lo scomparso", e recante la data 22 ottobre 1940; da quasi 200 pagine di commento ad esso da parte di SR, suddivise in 12 capitoli perfettamente corrispondenti ai paragrafi nei quali è suddiviso l'articolo di Giuseppe, precisamente:
1 - Fabio   Majorana / 2 - Ettore Majorana / 3 - nessun titolo / 4 - Altri due lavori   di E. Majorana Quello sulle leggi statistiche / 5 - L'altro scritto di E.   Majorana, sui metodi / 6 - Fama di Ettore in Germania e altrove Importanza    dei precedenti e degli ulteriori lavori / 7 - La scomparsa / 8 - Ulteriori    ricerche / 9 - Al Gesù nuovo di Napoli. Altre Case Religiose e Conventi.    Supposizioni e indagini / 10 - nessun titolo / 11 - Nessun titolo / 12 -  Un saluto e un'attesa;
infine, di una ventina di pagine di Conclusioni (in forma di lettera indirizzata al defunto Giuseppe), seguite da ampie Note (circa 50 pagine); Documenti (ancora circa 50 pagine); Indice dei nomi, dei luoghi e degli argomenti; Bibliografia; Albero genealogico; Ringraziamenti, per un complesso di oltre 400 pagine, diciamo subito abbastanza difficili da digerire se lette tutte di seguito!


3. La "soluzione" poco convincente

La  "soluzione" proposta  da Roncoroni si sintetizza nella formula:

"fuga-ritrovamento-fuga-morte"
(SR, p. 17),


la quale viene ripetuta a p. 282 nella forma piu' dettagliata:
 

  "fuga inevitabile-ritrovamento-fuga irrevocabile-morte/borsa  di studio"
.
   
  E' facile capire il primo punto dei quattro in cui si articola   la formula, del resto l'ipotesi di una fuga, insieme a quella del suicidio,   è sempre  stata una delle più gettonate dai ... majoranologi   (come SR  chiama - p. 12 - sembra con un certo disprezzo, coloro   che si sono occupati  del "giallo" senza esserne autorizzati da particolari   ... titoli di "famiglia";  disapprovazione che viene rincarata a p.   288, con l'osservazione: "Troppe persone vogliono essere protagoniste di   questo ritrovamento e le verità si  confondono e si contrastano",   con la quale l'autore proietta ... evidentemente se stesso, mostrando di  non riuscire a comprendere che possano esistere persone che si occupano di  certe questioni sospinte solo da curiosità e passione disinteressata   verso ogni verità).
  Come abbiamo però più volte argomentato (e pur inevitabilmente  condividendo l'opinione che in una prima fase EM avesse messo in atto un piano di fuga dissimulandolo con false intenzioni suicide, costretto a tale passo improvviso*, e non lungamente meditato come sostiene al contrario SR, da certi eventi che avevano a che fare con il mondo della  scienza e delle sue applicazioni militari, non con questioni personali), essa cozza  contro l'immagine dell'EM "bravo ragazzo" etc. da sempre divulgata, ma può  ben essere che una tale descrizione sia stata artefatta come tanti altri   particolari della  misteriosa vicenda.
  Qualche commento meriterebbe poi l'aggettivo "inevitabile", ripreso ovviamente  da una delle ultime lettere di EM a noi pervenute (la prima di ben tre comunicazioni  inviate nel giro di 48 ore al Direttore Carrelli),  ma nessuno ci paga  per questo lavoro (con codesta osservazione rimandiamo all'epigrafe al Preambolo),  che non intende essere una vera e propria recensione, sicché sorvoliamo.
 
  [* L'aggettivo viene utilizzato da EM stesso nella citata prima lettera  al Direttore Carrelli, "la mia improvvisa scomparsa", mentre in SR (p. 24)  troviamo: "La nuova versione certificava che la scomparsa era stata a lungo  programmata ed era stata definita improvvisa dal suo autore solo in  riferimento alle modalità con cui l'ha fatta conoscere, e in ben diversa  forma, al suo direttore ed alla sua famiglia".]

[Maggio 2013 - Ci scrivono: "Ma come una scomparsa lungamente programmata, se solo alla fine del febbraio 1938, quindi appena un mese prima della scomparsa, Ettore scriveva da Napoli alla mamma che avrebbe avuto una stanza  migliore su via Depretis, da cui avrebbe potuto vedere fra tre mesi il passaggio di Hitler? Appare verosimile tanto gelido calcolo? E che coincidenza sarebbe, che scompare un genio della fisica, appena dopo aver vinto un importante concorso a cattedra, proprio nel momento in cui i suoi colleghi romani stanno pensando di emigrare armi e bagagli presso il nemico? Tutte circostanze che davvero non c'entrano niente con la scomparsa, e che è lecito passare sotto silenzio come fa Roncoroni? Ecco che si è costretti allora per forza a cercare di far passare Ettore per un matto o uno stupido
" .]
 
Il secondo punto è invece più importante, in quanto indubbiamente originale. Lo scomparso volontariamente EM sarebbe stato ritrovato, dove e come esattamente non si sa (SR accenna nell'intervista ad un "improvviso viaggio in macchina nell'ottobre del 1938 di mio padre e Salvatore fino a un vallone vicino Catanzaro dove [era] stata segnalata la presenza di Ettore", ma al solito in maniera ambigua, non afferma infatti poi se la segnalazione giunta alle orecchie dei parenti di EM corrispondesse   a verità**). SR avrebbe sentito riferire di tale ritrovamento dal padre e dal nonno, e confermare dallo zio Salvatore, tutte "voci" di circa 50 anni  fa, a quel che pare (vedi SR, pp. 291-293). Non dubitiamo delle circostanze riportate, né della memoria dell'autore, ma è facile replicare che si poteva trattare di false informazioni (vedi anche quanto se ne dice nella successiva sezione), a loro volta basate su altre "voci", o addirittura di esplicita disinformazione (non necessariamente messa in atto dalla famiglia, ma della quale la famiglia può essere rimasta  vittima). Lo stesso  giornalista che conduce il dialogo, pur nel ruolo benevolo che si  può immaginare nel caso di lanci editoriali presentati come interviste, non riesce ad esimersi dall'osservare che:

"Si può obiettare che la sua teoria (ritrovamento e morte) sia solo frutto di testimonianze orali non verificabili e di deduzioni basate su documenti",
 
ottenendo una risposta quanto meno vaga (andare a guardare per credere).
 
[** SR, p. 291, riporta un brano di un diario del nonno (il Consigliere di Stato Oliviero Savini Nicci, il quale aveva sposato Elvira Majorana, una delle sorelle del padre di EM), in cui si conferma ovviamente il viaggio, ma non ... il ritrovamento, anzi: "Domenica 30 ottobre 1938... Verso le ore 18 è arrivato Fausto in auto. Torna dalla Calabria ove è stato con Turillo di Dorina sulle traccie di Ettore che hanno  molti  elementi di attendibilità. Dimorerebbe in un vallone boscoso  della  provincia di Catanzaro, ospite di pastori. Ma ancora nulla di concreto
". Fausto è il genero di Oliviero Savini Nicci, in quanto ne aveva sposato la figlia Lavinia, ossia Fausto Roncoroni, il padre di SR, mentre Turillo è Salvatore Majorana, il fratello maggiore di EM.]

Detto che ci rimane difficile immaginare un EM che, con tutti i soldi che non aveva trascurato di portarsi dietro! (ma forse li aveva dati ... in beneficenza), si riduce invece a fare il pastore in un vallone vicino a Catanzaro, quasi come una bestia che vive nello stato di natura, il terzo punto è ovviamente necessario alla ricostruzione di SR ("un combinato logico del secondo cardine", p. 294),  perché è un banale dato di fatto che EM ritrovato non lo è però di fronte a tutto il mondo, ma solo per alcuni membri della famosa  "famiglia" (un termine che, data l'origine siciliana, evoca purtroppo immagini  di "padrini" e quant'altro***), i quali avrebbero lasciato volutamente all'oscuro del ritrovamento per esempio la madre stessa di EM, la sorella Maria (la quale ritenne sempre, da quel che ci consta, che Ettore si fosse suicidato), etc., lasciando tutte queste persone nell'angoscia del non sapere, che a volte è peggiore del sapere qualcosa di brutto.

[Un acuto lettore, noto esperto del caso, ci fa notare che tanto Maria era poco edotta sulla effettiva sorte del fratello, che "prese parte diretta ed attiva con Erasmo Recami nelle ricerche di Ettore in Argentina", rivelatesi poi infruttuose.]


A tale riguardo viene opportuno citare il P.S di una  lettera di un altro zio di EM, il Quirino Majorana noto professore di Fisica a Bologna, il quale scrive al fratello Giuseppe a Catania:

"P.S. Here the rumor spread out that Ettore was finally found: in Sicily, in happy company. It was a doctor in Medicine, here for the State examination, to disseminate such fantastic news. Is there anything similar told in Catania?"

[Il testo è in inglese perché lo riprendiamo da
un articolo dei noti studiosi del caso Francesco Guerra  e Nadia Robotti, intitolato "September 1939: a crucial date in the history of  Ettore Majorana" (d'ora in avanti GR, p. 12). L'articolo per ciò  che sappiamo risulta ancora non pubblicato, ma gira presso il gruppo  dei majoranologi* (gli autori condividono gran parte della "soluzione Roncoroni", sebbene con significative varianti, appaiono anzi sotto taluni aspetti quasi "in concorrenza"). Quanto alla specifica lettera citata, non ci sembra che tale documento sia riportato tra tanti in SR, e chissà se perché l'autore non ne era a conoscenza, o perché questi si è reso ben conto della valenza che esso avrebbe potuto assumere nello smontare il suo ... castello di carta!  
* L'articolo è stato successivamente pubblicato come: "
The Disappearance and Death of Ettore Majorana", Physics in Perspective, 15, 2013, pp. 160-177.]
            

[Sottolineiamo l'espressione "in lieta compagnia", che toglie ogni residuo dubbio, semmai ce ne fossero stati, su una presunta omosessualità del povero Ettore, o che almeno se ne avesse qualche sospetto presso i parenti. Tale circostanza è stata in effetti qualche volta invocata quale una delle possibili motivazioni dietro alla decisione di abbandonare per sempre la sua vita ordinaria.]


Notiamo la data della lettera, 14 marzo 1939, come dire che Quirino (il quale, da quanto abbiamo creduto di capire in base a diverse conversazioni, era uno di quelli infine convinti della morte del nipote per suicidio, avvenuto nel marzo 1938) pure lui non sapeva nulla di un precedente ritrovamento: un altro membro stretto della famiglia tenuto volutamente all'oscuro di una così importante notizia?

Per quale motivo sia stata messa in piedi una tale ... congiura del silenzio, rotta comunque da qualche confidenza di tanto  in tanto, l
'autore non ce lo chiarisce (ovviamente non ne è  in grado), e continua ad arrampicarsi sugli specchi in un vano tentativo  di "giustificare" e di risolvere almeno le contraddizioni che non può proprio fare a meno di rilevare.

A tale riguardo è interessante notare che la medesime perplessità sorge in chi conduce l'intervista che abbiamo citato nel Preambolo, in quanto rivolge a SR la seguente domanda:

"Ma se lei era al corrente della 'verità' fin dagli anni Sessanta, perché la racconta solo ora?"
[Ancora una volta un "verità" tra virgolette, ottimo!]

Ed ecco la risposta di SR:

"Mio padre, Salvatore il fratello di Ettore, mio nonno Oliviero Savini Nicci erano uomini di un'altra epoca. Avevano dato la loro parola al capofamiglia Giuseppe Majorana che non sarebbe trapelato nulla. Finché sono stati in vita io ho rispettato il loro patto. Poi però ho iniziato a fare ricerche per documentare ciò che mi avevano raccontato".

C'è da osservare poi che invece abbastanza sarebbe trapelato, anche se secondo SR si tratterebbe quasi sempre di confidenze incomplete, elusive. Non sfugge alla regola nemmeno il rapporto di SR con il padre, il quale pure lui sapeva , ma dice e non dice, secondo uno stile che sembrerebbe ... di natura ereditaria:

"Da lui non ho saputo di più, né nomi, né date, né luoghi, di cui, per discrezione può non aver chiesto o sui quali, più probabilmente, era stato richiesto di essere riservato. Mio padre non era un Majorana ma era un uomo dell'altro secolo e aveva gli stessi loro principi: non mi sento di fargli alcun rimprovero, il suo è stato un gesto di grande responsabilità e correttezza.
Sapeva dei miei contatti con Salvatore e più volte mi disse che prima o poi avrebbero capito che era giunto il caso di parlarne, rimandando la palla in casa Majorana " (p. 293, un nuovo contorcimento, un nuovo arrampicamento sugli specchi per spiegare secondo noi l'impossibile) .

Giudichi il lettore se bastano queste affannose motivazioni a giustificare i vincoli al silenzio che si sarebbero venuti a stabilire all'interno solo di una parte di una "famiglia" che si dimostra alquanto omertosa, nonostante in essa si annidassero "uomini di un'altra epoca" (o forse proprio per questo?). Quello che poi ci riesce davvero difficile immaginare è cosa possa esserci dietro a tanta riservatezza: quale informazione tanto terribile da doversi tenere ancora nascosta ad oltre 70 anni dalla scomparsa, quasi la verità potesse ancora ricadere a disonore di tutti i Majorana? Se taluni particolari potevano forse al tempo costituire "una macchia intollerabile per l'onore di una famiglia" (dall'intervista segnalata), oggi una tale motivazione appare davvero ridicola, mah.
Avremo modo comunque di tornare sulla non marginale questione, dimostrando come nello stesso libro di SR siano presenti le prove ... del contrario!

[*** Chi scrive le presenti righe non sa resistere alla citazione di un ricordo personale. Si trovava alcuni anni fa nell'anticamera di un Questore, in attesa di essere ricevuto, e gli capitò di ascoltare non volendo una conversazione concitata che si svolgeva nell'ufficio del funzionario con alcuni suoi sottoposti, i quali gli stavano illustrando le modalità con cui si svolgevano certe indagini. Il Questore a voce alta li rimproverò per qualche motivo, strillando: "Non dimenticate che questi sono siciliani, occhi bene aperti!". Forse non è inutile aggiungere che chi scrive queste righe è pure lui un siciliano al 50%, in quanto sua madre era nata a Palermo, e lì aveva vissuto tutta la sua giovinezza: quindi non ha nulla a priori contro i siciliani, ed ha avuto modo di conoscere abbastanza bene città, persone e ... modi di pensare.]

In conclusione del commento al terzo punto, la famiglia ritrova ...  lo  scapestrato, ma lui fugge di nuovo (ed ancora una volta non ci è  dato  di sapere dove, e cosa abbia deciso di fare nella vita, dopo lo studente  che non aveva bisogno di lavorare, il professore e ... il pastore), una fuga  diventata adesso secondo SR "irrevocabile" (l'autore riprende qui un aggettivo utilizzato da Giuseppe, ne parleremo presto). Questa volta però la "famiglia" (o almeno quella parte di essa che si considera superiore al resto di essa) acconsente al suo desiderio, nessuno fa più niente per trattenerlo, o per ...  curarlo, e poi per cercarlo nuovamente (forse qualcuno continua a tenerlo d'occhio,  tanto per sapere come se la passa? nemmeno questo si sa).

Il quarto punto diventa, nel contesto specifico, quasi più sorprendente dei precedenti tre. Già rimane difficile credere ad  una  fuga con quelle specifiche modalità, di quello specifico personaggio    (rimarchiamo una volta ancora, tutta la Scienza, la Fisica, il particolare momento storico sono scomparsi, o passati in secondo e terzo piano), ma  come credere ad un'ulteriore coincidenza, che EM sia morto, e per cause naturali  (diciamo non un sucidio) appena pochi mesi dopo la sua ... seconda fuga?
Il cardine di codesta incredibile affermazione (SR, pp. 294 e segg.) è unicamente la
ormai nota lettera di Padre Caselli che abbiamo già discusso in " Un nuovo documento nel caso Majorana: stabilisce davvero un "punto fermo" per la soluzione dell'annoso mistero?", e che SR presenta senza mai  fare cenno ad ovvie interpretazioni alternative che pure conosce benissimo  (idem purtroppo nel caso di Guerra-Robotti), tranne quando vi è costretto (vedremo un simile caso nel prossimo paragrafo). Aggiungiamo adesso qualcosa alla discussione, perché i nuovi elementi comunque conosciuti grazie all'opera congiunta di SR e GR conducono ad un'ulteriore stridente contraddizione.


[Lo stesso acuto lettore che abbiamo in precedenza nominato sottolinea che una copia della oggi famosa lettera di Padre Caselli si trovava pacificamente conservata a Roma nell'"archivio Amaldi" ("
A copy of this letter is kept at the Historical Archives of the Department of  Physics of the University of Rome \La Sapienza" (Box: Materiale pervenuto)", GR, p.7) , e che tale circostanza conferma che Amaldi ne era perfettamente a conoscenza: perché allora non l'avrebbe mai menzionata? Evidentemente non gli aveva attribuito nessuna importanza, dandole l'interpretazione più naturale che abbiamo sostenuto nella già citata critica al "punto fermo" di GR, un punto viceversa mal-fermo che oggi potremmo dire anche di SR. ]

[Novembre 1938. Ci viene cortesemente segnalata un'intervista a Peppino Cannavò (firmata da Silvia Ventimiglia, datata settembre 2010), massaro di casa Majorana, nato nel 1927. In essa, insieme ad altre notizie e commenti interessanti, si trova la seguente affermazione, riferita al fratello maggiore di Ettore, Salvatore, promotore dell'iniziativa della borsa intestata ad EM: "Tutte le mattine partiva ed andava in Chiesa a farsi la Comunione", non poteva essere meglio descritto il "bigottismo" di Salvatore. Esso spiega perfettamente la questione: dopo un anno dalla scomparsa di Ettore, Salvatore ha il dubbio che possa essere morto, e si duole (probabilmente con la madre Dorina, ma non è detto che sia nella medesima misura) perché l'anima del povero fratello non riceve le ordinarie attenzioni dei cattolici, messe a suffragio, etc.. Si muove quindi in tal senso, ma è onesto, e non essendo sicuro che Ettore sia davvero deceduto, fa ricorso allora al termine ambiguo di "scomparso", tanto la borsa si può legittimamente intitolare anche ad una persona vivente. Nel medesimo contesto, rimane chiaro anche il frequente riferimento a Salvatore, dottore in legge, come a "il filosofo", un'espressione nella quale non riusciamo a non avvertire un certo cenno di scherno (si veda per esempio la lettera di Oliviero Savini Nicci riportata a p. 371 del libro di SR: "Il filosofo e Luciano sono mobilitati alla ricerca", mah...]

             

4. Un'incongruenza cronologica rilevante

Esponiamo qui quella che appare palesemente come una grossa  incongruenza  cronologica della ricostruzione dianzi schematizzata.

Sappiamo che:

"Quando già il Vaticano aveva fatto qualcosa il Governo Italiano tramite l'Ambasciata presso la Santa Sede chiede una collaborazione ufficiale", 31 ottobre 1938",

e che:

"Il 16/XI/38 la Segreteria di Stato di Sua Santità ha pronta la risposta"
(SR, Nota N. 121, p. 340).


Inoltre, dal già nominato articolo di Guerra-Robotti, veniamo a sapere che:

"in a letter of March 1940, the State Secretariat sends to the Family words of consolation and communicates that there is no practical utility in continuing the research"
(GR, p. 11; gli autori aggiungono il seguente giusto commento: "Therefore, contrary to what it has been sometime stated, the collaboration of the Vatican Authorities is prompt and exhaustive, albeit without results, both in regard to the Embassy and the Family").


[Sottolineiamo che almeno per il momento non abbiamo trovato traccia di tale ultima comunicazione nel libro di SR: per tale assenza è lecito proporre allora il medesimo dubbio che abbiamo già esposto nel paragrafo precedente, a proposito della lettera del 14 marzo 1939 di Quirino Majorana a Giuseppe Majorana.]

Ciò premesso, ci si domanda come sia possibile che nel marzo del 1940 la Segreteria di Stato Vaticana affermi che è inutile continuare le ricerche tempestivamente e diligentemente intraprese, quando, secondo SR e GR, EM sarebbe morto addirittura prima del 22 settembre 1939, data della lettera di Padre Caselli? Tanto più che la notizia della "scomparsa" di Ettore (utilizzo a bella posta tale termine ambiguo, su cui si gioca l'intera questione) era apparsa apertamente proprio su una pubblicazione religiosa?

"Sul numero di novembre 1939 della rivista 'Missioni' è scritto: 'E' stata fondata una Borsa di studio per l'educazione di un missionario al nome dello scomparso ETTORE MAJORANA'"
(SR, p. 295; abbiamo evidenziato ancora una volta con il colore rosso il termine chiave).


A proposito della lettera di Padre Caselli, Guerra e Robotti scrivono:

"The content of the letter is unequivocal" (GR, p. 7),

mentre Roncoroni si esprime analogamente nella menzionata intervista:

"C'è un altro documento inequivocabile".

Abbiamo già sottolineato che nessuno dei citati autori accenna a possibili interpretazioni alternative, ed è buffo nel presente contesto sottolineare che sia SR stesso a fornire la chiave per ... confutare la propria ricostruzione, laddove alle pp. 296-297 ammette:

"Rivista alla mano, [Salvatore, il fratello maggiore di EM] mi faceva notare quanto era scritto a proposito dell'intestazione della Borsa di Studio, che poteva essere fatta a un '...santo protettore o a qualche persona cara, viva o defunta'. Ecco, mi ripeteva Salvatore: 'Viva, non defunta, ma solo scomparsa. In quell'anno 1939 speravamo di ritrovare Ettore, anzi, eravamo certi che prima o poi sarebbe ritornato da noi come se niente fosse stato'. Questa volta Salvatore non volle ripetere l'ammissione del ritrovamento né collegarlo a così breve scadenza con la morte di Ettore. Erano passati pochi mesi dalla sua ammissione che con questa volle, io credo, in parte provare a sconfessare".

Notiamo che quel "speravamo di ritrovare", riferito al 1939, la dice lunga sul preteso precedente ritrovamento dell'autunno 1938!

[In GR è presente un'utile rassegna sullo stato delle ricerche effettuate da parte della polizia, che si interrompono il 4 aprile 1939, quando "il capo della Divisione Polizia Frontiera e Trasporti, Saporiti, chiedeva ancora se la segnalazione del Majorana dovesse essere mantenuta in evidenza. E il Direttore della Divisione Affari Generali e Riservati rispondeva sull'apposito modulo: 'Provvedimenti da adottare: Radiare '" (da Erasmo Recami, opera più volte citata nei nostri scritti, p. 21). Sempre da GR veniamo a sapere che il Decreto Ministeriale del 6 dicembre 1938, nel quale si affermava che: "Considerato che il Prof. E. Majorana si è allontanato dall'ufficio senza giustificati motivi per un periodo superiore ai dieci giorni; considerato che, nonostante le ricerche fatte, non si è potuta avere alcuna notizia [...] A decorrere dal 25 marzo 1938 XVI, il Prof. E. Majorana è dichiarato dimissionario dall'impiego" (Recami, p. 19), non fu mai registrato dalla Corte dei Conti (e noi diremmo, giustamente), e che il Ministero dovette pertanto ribadire la dismissione di EM dall'insegnamento quasi un anno dopo, il 14 settembre 1939. Tutti indizi che qualcuno delle istituzioni "sapeva"che il professore era definitivamente morto, o non piuttosto naturali adempimenti ad oltre un anno dalla misteriosa insoluta scomparsa?]
  
Concludiamo il paragrafo con una osservazione sull'aspetto "etico" della situazione che si sarebbe venuta a creare, descritto da un nostro  acuto  corrispondente con le seguenti parole:

"Il fatto che nel 1940 il Vaticano informi la famiglia Majorana di aver cessato le ricerche è una prova lampante e schiacciante CONTRO l'ipotesi che sin dal 1939 il fato di Ettore fosse noto: vogliamo credere che persone religiose e, per lo meno, educate, non avessero informato il riservatissimo Vaticano che avevano già ritrovato Ettore, lasciando invece le autorità religiose a ricercare lo scomparso quando invece loro già l'avevano ritrovato? Insomma, sarebbe stata una mancanza di educazione, prima ancora che di logica, a dir poco imperdonabile".

A
tale riguardo mettiamo in effetti in evidenza la circostanza che secondo SR il "ritrovamento" sarebbe avvenuto ben prima del settembre 1939, addirittura nell'ottobre del 1938, proprio quando il Governo     Italiano indirizzò la menzionata richiesta ufficiale di ricerche alla Santa Sede. Insomma, una  famiglia ... invadente, che molto presume di sé, descritta mentre sta spesso a chiedere raccomandazioni e trattamenti di favore, la quale poi  non ricambia in nessun modo, sullo sfondo di "istituzioni" (sia italiane  che vaticane) le quali starebbero sempre ... a dormire, oppure anch'esse in qualche misura omertose (come se la "giustizia" e l'apparato dello Stato fossero una proprietà privata, di cui poter usufruire a proprio personale comodo e con tutta la desiderata riservatezza).
Secondo SR, nella sua comunque apprezzabile ricerca di una "logica"sia pure parziale,
ci furono in effetti connivenze a vari livelli, e il desiderio di copertura da parte della "famiglia" esaudito. Se fosse vero però che verso la fine dell guerra Mussolini aveva ancora il dubbio che EM stesse lavorando con gli scienziati del Reich alle famose "armi segrete" che avrebbero potuto cambiare le sorti del conflitto (ne accenniamo nel Cap. VI del nostro libro sul caso, laddove si parla di un "carteggio Mussolini-Anfuso") , ecco che bisognerebbe concludere che la pretesa riservatezza escludeva perfino il Duce dalla conoscenza della soluzione del caso!


5. Un ... necrologio?
 

Veniamo adesso al piatto forte del libro, ossia la presentazione dell'inedito articolo di Giuseppe Majorana. Eravamo al corrente della sua esistenza, e pertanto molto ansiosi di poterne infine prendere conoscenza,   ma siamo andati incontro ad un'altra delusione. Un lavoro piuttosto mediocre, che tradisce tutta l'età e lo stato di salute del suo autore (lo zio di Ettore, nato nel 1863, alla fine del 1940 aveva 77 anni, morì poi poco dopo nello stesso anno - nel mese di dicembre), mentre viene invece definito da SR:

"la versione ufficiale della Famiglia sulla scomparsa, scritta dal suo capo Famiglia di allora ed avallata da tutti quelli che contavano"
(p. 29; sorvoliamo su ovvi commenti che abbiamo già espresso a proposito di siffatta ... terminologia).

Basta leggerlo per rendersi conto invece che Giuseppe annaspa cercando  di  ricostruire una storia che non conosce bene, scrivendo pure: "La storia  della  scomparsa sarebbe la seguente" (inizio capitolo 7), appunto "sarebbe",  secondo le chiacchiere che gli sono pervenute, e nella misura in cui le rammenta.  Non infieriamo su circostanze quali un Carrelli che diventa sempre Carvelli, e di cui viene detto che sarebbe stato il "preside nella Facoltà di  Scienze all'Università"; di una "decisione inevitabile" che qui diventa "irrevocabile" - segno certo che a Giuseppe, il quale ammette di aver "ricostituita a memoria" la lettera di cui aveva sentito evidentemente solo parlare (SR, p. 69),  non fu mai consegnata nessuna copia dei documenti rilevanti da coloro che "contavano nella Famiglia"; etc., altro che "versione ufficiale" la cui redazione sarebbe stata affidata al capo Famiglia. Preferiamo invece sottolineare che una "versione ufficiale", unita alla "congiura del silenzio" di cui ci è stato detto, lascerebbe ritenere che una tale opera fosse, oltre che chiara e sintetica, non appesantita cioè da dettagli inutili, destinata ... ai posteri, mentre invece l'autore si adopera per farla pubblicare da subito, senza tuttavia riuscirvi!

"Ill.mo Professore, Anche a me sono state richieste notizie di Ettore M. E raccogliendole ne è venuto lo scritto che le mando e le propongo per... il bollettino Catanese. Credo che la cosa sia degna e da farsi per Catania trattandosi di un Catanese e si indica a merito essenziale. E però mi rivolgo sopratutto a Lei presentando lo scritto. Era già pervenuto alla sig.na Naselli altro mio lavoro sulle celebrazioni del 1939. Mi pare è preferibile occuparsi anzi tutto di questo dello scomparso".

Ecco parte di una lettera (non si sa se poi spedita oppure no) che SR riporta alla pag. 96, spiegandoci che il destinatario di essa era: "il prof. Guido Libertini [...] direttore del Bollettino Storico  Catanese", e che: "la sig.na Naselli è la professoressa Carmelina Naselli [...] segretaria del Bollettino". Inoltre, che: "l'altro lavoro cui si riferisce Giuseppe è il suo articolo: 'Militello nel 1634. Il secondo frammento inedito della perduta Storia di Militello di Pietro Carrera' nello stesso Bollettino Storico Catanese,  a. III - 1938-XVI pp. 128-158. E' l'ultimo scritto pubblicato di Giuseppe Majorana".

  Insomma, piccole vanità locali di scarso se non scarsissimo interesse,  oltre che senili, che cercava di pubblicare su una rivista marginale un personaggio  che non riuscì a vedere esaudito nemmeno il suo desiderio di essere  nominato "Professore Emerito" al momento del congedo dalla vita universitaria  (colpa naturalmente dei soliti cattivi "fascisti"), e neppure di vedere stampato  il libro commemorativo che si era tanto affannato ad organizzare per celebrare  l'occasione (come si usa ancora oggi negli Atenei, che fanno così ... uno spreco immane di carta), si veda quanto ce ne racconta ampiamente lo stesso SR nell'articolo "Genesi dell'articolo postumo di Ettore Majorana [...]", Nuova Storia Contemporanea , marzo-aprile 2012. Anche le pagine in discorso rimaste a lungo inedite (e ci viene da dire di nuovo, giustamente!)  dedicate al nipote scomparso, sembrano non essere ispirate altro che dall'intenzione  un po' patetica di ... autocelebrarsi celebrando la famiglia alla quale appartiene  (un'altra caratteristica ... ereditaria?), mettendo per esempio in risalto  con grande enfasi: "il giudizio autorizzato e firmato di un uomo che ha veramente  autorità a parlare in materia" (SR, p. 85), che sarebbe poi S.E. Enrico  Fermi.

Limitiamoci qui ancora ad osservare che SR stesso ne parla come di un:

"articolo sostanzialmente falso e di dubbia utilità per molti aspetti" (p. 273),

e che Giuseppe Majorana in persona dimostra come non corrisponda affatto a verità che sia stata la famosa "famiglia" a sollecitarne la redazione, anzi, quando ci informa della genesi dell'articolo con le seguenti parole:

"Io stesso, per comporre queste note, mi sono rivolto a mio nipote Salvatore, il maggiore dei figli di Fabio, e ne pubblicherò, aggiunte alle mie, le notizie che egli di sua casa poteva dare meglio di ogni altro e devono fin qui segnare questo angoscioso periodo di 31 mesi dalla scomparsa"
(SR, p. 75; si notino le ultime parole, perché ci torneremo).


Insomma, varrebbe poco la pena di occuparsi dell'articolo*, se non fosse per l'ultimo capitolo, il N. 12, il cui contenuto viene enfatizzato, nel  senso particolare che sta loro a cuore, sia da SR che da GR:

"tutto  ciò indica già chiaramente che Giuseppe sa che Ettore è  morto"
(SR, p. 271);


"The final chapter of this profile is a real necrology, expressed in the typical rhetorical and highly emotional style of the time"
(GR, p. 5).


Ne riportiamo qui integralmente per comodità di critica il  breve testo, che reca un titolo di difficile interpretazione, su cui sarà  necessario dire qualcosa: "Un saluto e un'attesa".


"Non rimane che associarsi a così autorevoli voci augurii e desiderii che sono quelli stessi delle classi dirigenti e del Paese nell'attuale suo momento e risveglio scientifico.
E tuttavia dopo 31 mesi di impenetrabile silenzio, che penseremo? Che Ettore Majorana, quel bravo e felice  ragazzo od uomo di anni 31 sia semplicemente come corpo nell'Al di là, d'onde a nessuno è possibile tornare, e sia sparito, si sia distrutto, in quell'ammasso di molecole e atomi a cui dedicò tanti studi? O non viva piuttosto come potenza costruttiva, fulgida  luce nell'Ade, espressione del suo eletto ingegno e dei suoi studi che tanta gloria dovevano dare alla famiglia e ai concittadini e tanto facevano  sperare di lui? Ma un altro  bravo Figliolo e degno Concittadino e Grande Siciliano è scomparso,   e noi dobbiamo inchinarci di fronte alla tragedia, ammantandoci per quanto sia possibile, e non possiamo sfuggirne, dell'incommensurabile dolore della madre e dei fratelli. Oh padre tre volte felice che avevi prima di lui raggiunte le porte dell'Altra Dimora".
 
In effetti, definire questo un "necrologio" non è irragionevole, ma ciò implica davvero che Giuseppe Majorana sapesse ? Tale convinzione espressa da SR stona con quei "31 mesi di
impenetrabile silenzio" che abbiamo evidenziato con il colore rosso, ed anche con l'osservazione che abbiamo dianzi riportato, evidenziandola con il medesimo colore, a proposito della genesi dello scritto. Come dire che appare assai più verosimile ritenere che Giuseppe non sapesse in realtà proprio nulla dell'effettiva sorte del congiunto,   come di tanti altri particolari relativi alla sua scomparsa (per esempio, ancora, il nome dell'albergo di Napoli presso il quale alloggiava Ettore, che chiama Patria anziché Bologna - SR, p. 69), ma non ci è   difficile ammettere che Giuseppe (come altri parenti di EM, a qualche caso abbiamo in precedenza accennato) ritenesse che Ettore fosse in effetti morto, visto che non sarebbe stato naturale per una persona d'onore come era ritenuto pure il nipote, facendo parte della famosa famiglia, mantenere tanto a lungo i familiari in uno stato di angosciosa attesa (e su tale particolare siamo d'accordo anche noi).

Quanto al titolo del capitolo, invece, ci sembra pur esso stonare con l'interpretazione che ne viene data da SR e GR. SR si avvede della circostanza, ed esercita ancora una volta le sue doti di ... equilibrista affermando prima che:

"un saluto è l'ultimo saluto, quello estremo con cui si rende omaggio al defunto e allo scomparso",

e poi che:

"L'attesa è sempre per qualcuno o per qualcosa, ma è anche lo stato d'animo di chi attende il realizzarsi di qualcosa. Ma di cosa? Non della morte del nipote che inavvertitamente ha dichiarato di sapere già avvenuta, ma di conoscere le sue modalità: come, dove e quando"
(SR, p. 272).

"Inavvertitamente"? L'attesa di "
conoscere le sue modalità "? Confessiamo di rimanere una volta di più esterrefatti di fronte a codesti tentativi di passare sopra a quelle che appaiono manifeste contraddizioni con il tipo di "soluzione" che l'autore ha cercato di descrivere.

[*In realtà nell'articolo di Giuseppe Majorana c'è qualche particolare per noi interessante, che sfugge però a SR, dal momento che vi viene data conferma che Carrelli informò di quanto accaduto prima di tutto Fermi, scrivendogli, il quale Fermi poi informò la famiglia, sia pure in ritardo. Abbiamo già accennato alla stranezza di codeste bizzarre e lente modalità di comunicazione nel caso di un evento tanto grave, non esistevano all'epoca i telefoni?]


7. Ulteriori considerazioni

Abbiamo scritto fin troppo, e ci affrettiamo quindi verso la conclusione, anche se ovviamente molto ci sarebbe ancora da dire, in relazione ad uno scritto tanto corposo. A noi è parso francamente che il libro accumuli insieme e disordinatamente tanti elementi diversi, senza mai tentarne però un'armonizzazione logica, in un tentativo di soluzione "logica", se non storica, che vada il più possibile in accordo con gli elementi noti. Per ottenerne una, l'autore forza spesso le interpretazioni dei testi, senza ammetterne la loro manifesta ambiguità.Riducendo il caso ad un'esclusiva dimensione privata, ad una decisione presa da un personaggio diverso da come è stato finora sempre dipinto dalle testimonianze pervenute, addirittura affetto dalla sindrome di Asperger* (SR, p. 289; comunque, una patologia che, se potrebbe forse giustificare un comportamento tanto maldestro, non lo sarebbe affatto per dare conto di una morte avvenuta ad una tale giovane età, infatti EM al momento del presunto decesso avrebbe avuto appena 33 anni; ecco che bisogna allora escogitare qualche altra trovata, e SR ci ha accennato personalmente ad una di esse che troviamo però così poco credibile, forse un ulteriore tentativo ... di depistaggio, da non volerla nemmeno menzionare), SR porta in secondo piano qualsiasi riferimento all'ambiente esterno in cui viveva il brillante scienziato. In verità non del tutto, sia perché tali elementi potrebbero secondo lui essere capaci di offrire qualche spiegazione alle ragioni che condussero EM alla "decisione inevitabile", sia perché,  continuando ad affastellare notizie, non rinuncia per esempio a menzionare il caso Price (di cui ci siamo in questo Forum occupati), o l'enigmatica consegna di una cartelletta piena di carte scientifiche alla sua studentessa Gilda Senatore (ancora non è stato chiarito il comportamento in proposito dei colleghi/amici di Ettore, che prima non hanno fatto a lungo menzione di tali carte, poi hanno cercato di spacciarle per banali appunti delle lezioni, quando invece sappiamo con certezza che non lo erano), oppure ancora la presenza di manoscritti di EM rinvenuti negli archivi di Fermi, un'altra circostanza di cui ... si mormora ma che continua ad essere tenuta segreta.
[*
La sindrome Asperger, "malattia" ... inventata dalla moderna psichiatria nel 1981, sarebbe "un grave disturbo dello sviluppo caratterizzato dalla presenza di difficoltà importanti nell'interazione sociale e da schemi inusuali e limitati di interessi e di comportamento. Sono state constatate molte similitudini con l'autismo senza ritardo mentale".
http://www.fondazioneares.com/index.php?id=430
Comunque, un grave disturbo,
peccato che nessuno di coloro che conobbero personalmente EM  ne abbia mai accennato, e che per esempio dalle spiritose lettere di EM al vero amico Giovannino Gentile non appaia nessun indizio che lasci trapelare una tale patologia - si veda anche quanto dice Sciascia a proposito di una presunta "follia" di EM, per esempio nel nostro libro sul caso disponibile in rete , p. 57).]

SR, il quale non esita a dire che: "Ora è più che lecito domandarsi il perché di questi silenzi e depistaggi da parte dei grandi co-protagonisti del dopo scomparsa" (p. 298; appunto, perché , se il caso era esclusivamente privato?), accenna alla sussurrata esistenza di manoscritti segreti di EM alle pp. 289-290, con le seguenti parole (uno dei passi più interessanti dell'intero libro):

"Penso sia vero, quanto ho sentito da insigni storici, che negli archivi di Fermi e di Segrè, quindi, negli Sati Uniti d'America, esistano carte originali di mano di Ettore. E' una notizia, inaudita e incredibile per quanto può essere devastante. 'E' vero quello che mi avete detto?' ho chiesto a mia volta. 'Sì, è vero ma non possiamo e vogliamo dire di più. La questione è estremamente delicata, anzi pericolosa. Non ci tirare in mezzo; anzi, guardatene dal parlare anche te'".

[Proprio nel momento di terminare il presente commento, ci perviene notizia che nel corso di una trasmissione radiofonica SR ha sostenuto che la famosa "famiglia" avrebbe falsificato lettere e firme di Ettore! Insomma, non solo omertosi e responsabili di tante inutili ricerche ed elucubrazioni, ma anche falsari (ovviamente sempre a fin di bene, sottinteso, il bene della "famiglia"). Neanche noi, che siamo sempre pronti da buoni cartesiani a dubitare di  tutto, abbiamo mai osato pensieri del genere: certo se fosse vero che alcuni dei "dati" sui quali si sono fondate molte delle analisi precedentemente condotte, da parte nostra ma non solo, ecco che tante argomentazioni andrebbero quanto meno riviste, rimaniamo in curiosa attesa di vedere se il prossimo futuro porterà delle rilevanti novità...]


8. Conclusioni

In un sito che presenta questa "nuova 'verità' sulla scomparsa di Majorana" (anche adesso abbiamo particolarmente apprezzato l'introduzione delle virgolette intorno al termine verità, vedi il paragrafo N. 1!) è stato inserito il seguente commento:

"bufale. tanto per fare qualche liretta..." (isls 2 aprile 2013 alle 15:41).

Nonostante le nostre critiche, questo ci appare un giudizio sbrigativo ed ingeneroso. E' ovvio che ci troviamo invece di fronte ad un tentativo sincero di offrire una soluzione ad un caso che ha coinvolto personalmente l'autore da oltre mezzo secolo, il quale non sembra però essere riuscito a liberarsi dalle   "voci" di famiglia da cui è stato in tutto questo periodo contornato. Inoltre, che l'opera è sicuramente importante, per majoranologi e non, "per la mole di documenti che pubblica, ed è effettivamente una  colpa  della famiglia non averli prima messi a disposizione di tutti  in una maniera più consona", secondo il giudizio di un nostro autorevole corrispondente. Questi appare collocarsi sulla nostra medesima linea di  pensiero aggiungendo sinteticamente che:

"Le deduzioni sulla scomparsa, l'autismo e la morte, mi sembrano non legittime, ovvero, nessuna  necessità logica, ci possono essere varie interpretazioni possibili".

Analogamente, altri ci scrive:

"il libro cerca di liquidare il caso con troppa disinvoltura riconducendolo nell'alveo di famiglia e non affronta con rigore logico tutte le relative conseguenze. Come se il ricondurre la vicenda in tale esclusivo ambito (e la cosa di per sé non convince) possa costituire un fatto risolutivo. Insomma, una debolezza argomentativa che poteva essere 'aggirata' presentando il testo come una documentazione su vicende familiari - attendibili o meno che possano essere - interessanti comunque".

Altri ancora:

"Se questo è tutto ciò che Guerra & Robotti e Roncoroni hanno, è davvero poca cosa e completamente inutile per risolvere il caso, non vedo infatti alcunché di decisivo. Si accenna a nuovi documenti in grado di risolvere definitivamente l'enigma, che sarebbero tuttora sepolti negli archivi di famiglia, staremo a vedere cosa ci porterà il futuro, è lecito per il momento dubitare fortemente che tale fine della presunta ed inspiegabile omertà sia davvero vicino".

A proposito di quest'ultimo dubbio, c'è da dire che un momento  buono per chi dei discendenti di EM possiede la famosa "verità sepolta", sarebbe stato quello di tirarla finalmente fuori quando è stata pubblicata con grande clamore l'ipotesi di un Majorana nazista, di cui abbiamo parlato in una recente discussione generale dell'ipotesi Klingsor, proprio per togliere tale "macchia" dall'onore del congiunto: passato tale momento, non si vede proprio come mai la questione possa ritornare fuori. Il nostro auspicio, come immaginiamo pure quello di molti "curiosi", è naturalmente che le accennate forti ... provocazioni di SR sortiscano infine qualche effetto...

[Maggio 2013 - Ci scrivono: "A meno che non si tratti proprio di un nuovo depistaggio organizzato non solo dalla attuale 'famiglia' - troppe reputazioni scientifiche in ballo - per allontanare i sospetti di un Majorana nazista [...] meglio farlo ritenere morto addirittura prima dello scoppio della guerra, senza memoria e pietà funebre, senza cure, una sorta di demente lasciato andare dai suoi 'cari' dopo che l'avevano ritrovato una prima volta,
sepolto chissà dove, senza un certificato anagrafico di morte [...] l'unico elemento positivo è che non si parla più, come fecero Amaldi e Segrè, di un Majorana buttatosi in mare nel corso del presunto viaggio di ritorno da Palermo a Napoli, buttatosi in mare appunto ... con tanto di cappello, e con pesi di piombo nelle tasche! ". Avendo conosciuto personalmente l'autore, ed essendo stati in grado di farci quindi un'opinione personale della sua sincera adesione alla cervellotica soluzione da lui esposta, non crediamo a quello che sarebbe l'ennesimo tentativo di depistaggio, ma certo l'ipotesi può diventare naturale per altri...]


* * * * *
 
UB, Perugia, aprile 1013

[Maggio 2013 - Aggiornamenti dovuti ad una serie di corrispondenze susseguenti alla pubblicazione del commento sono stati riportati con il carattere blu. Diversi lettori ci hanno anche cortesemente segnalato taluni misprint - per esempio "Nuova Scienza Contemporanea" in luogo di "Nuova Storia Contemporanea" - che abbiamo semplicemente provveduto a correggere.]

Luglio 2013 - Aggiungiamo, per futura memoria nostra, e per comodità del lettore, un elenco preciso delle omissioni di SR, che appaiono poco apprezzabili tenuto conto che l'autore era perfettamente al corrente delle circostanze tralasciate, e che ha scritto un libro di ben 400 pagine in cui ci dà notizie perfino sulla segretaria del Bollettino Storico Catanese dianzi menzionato (p. 96)!

1 - L'omissione più grave rimane secondo noi quella di aver trascurato l'analisi di interpretazioni alternative della famosa lettera di Padre Caselli, che costituirebbe secondo lui un punto fermo in ordine all'avvenuta morte di EM tra il 1938 e il 1939, in seguito ad una banale fuga per motivi privati lungamente meditata.

2 - Della seconda grave omissione riferiamo nell'importante appendice che segue (stavolta in rosso). L'autore si deve essere convinto che la testimonianza di Claudio Majorana è falsa, ma prima di tutto non ce la riferisce, e poi non ci illustra i motivi per i quali la ritiene non convincente.

3 - Analogamente, SR nulla dice sulla questione Fiorenza Tebalducci, per la quale si veda per esempio il nostro libro (Cap. IV, Uno scenario alternativo).

4 - L'autore non menziona mai l'enigmatica opera di Valerio Tonini, sia pure solo per ribadirne il carattere "immaginario". Assolutamente incomprensibile a nostro parere che qualcuno, della levatura poi scientifica e morale di Tonini, provi qualche forma di soddisfazione a mettere in bocca ad un altro, per giunta con una sua propria fama scientifica e probabilmente deceduto (impossibilitato quindi a difendersi), delle opinioni che non gli appartenevano, oltre tutto abbastanza criticabili secondo lo spirito del tempo. Non si effettua forse così una grave violazione della personalità di chi viene in una tale operazione coinvolto?


5 - Last but not least, non ci viene detto nulla di quel P.S. che abbiamo dianzi citato, presente in una lettera del 14 marzo 1939 di
Quirino Majorana al fratello Giuseppe, su un presunto avvistamento di Ettore in Sicilia e in lieta compagnia. Come abbiamo già accennato, SR deve aver deciso che, riportandolo, avrebbe forse dimostrato che di "voci" più o meno strampalate ne correvano fin troppe, e che Quirino, membro importante della famiglia, non sapeva nulla della cervellotica soluzione fuga-ritrovamento-nuova fuga. Di essa sarebbe stato invece al corrente il padre dell'autore, che era entrato a far parte della famiglia soltanto in maniera indiretta, mah.


* * * * *

Appendice - 20 maggio 2013

Un altro nostro accorto corrispondente, grande esperto della questione, ci segnala un passo che ci era finora del tutto sfuggito, finalmente una testimonianza precisa sulle motivazioni del viaggio di Ettore Majorana a Palermo!

  > ... il cugino Claudio rilasciò, nel maggio del 1972, un'intervista a Gente, intitolata "Le rivelazioni del cugino del grande fisico - Ettore Majorana si uccise dopo una tragedia familiare"
[Si tratta dell'Ing. Claudio Majorana, nato nel 1912, terzogenito di Dante Majorana, uno dei fratelli del padre di Ettore. Viene menzionato diverse volte nel libro di SR, vedi p. 399.  La notizia in oggetto è riportata, senza  entrare nei dettagli come vedremo  presto, a p. 339, Nota N. 116.] . Ecco quanto  viene  riportato al riguardo da Salvatore Esposito (La cattedra vacante. Ettore  Majorana: ingegno e misteri, Liguori, Napoli,  2009, p. 204),  ma NON da SR: "mi risulta, come del resto è noto, che  Ettore era andato a Palermo per incontrarsi con Emilio Segrè. Del suo viaggio in Sicilia ci aveva informato per lettera scusandosi per il fatto che, dato l'esiguo tempo a sua disposizione, non avrebbe potuto fare un salto a Catania. Sui motivi della visita all'illustre scienziato non ci aveva detto  nulla. L'incontro non ci fu perché Segrè era fuori sede e mio cugino ripartì alla volta di Napoli" ...
  
A proposito di tale importante dichiarazione, il nominato Esposito commenta: "Quanto riportato dal cugino Claudio suona abbastanza strano, in quanto di tali informazioni non vi è alcuna altra traccia. Nonostante siano presenti imprecisioni nel testo dell'intervista all'onorevole Majorana (su cose riferite da altri), ciò di cui si accenna sopra (e che doveva essere, evidentemente, a conoscenza solo dei cugini catanesi) è molto ben circostanziato e siamo quindi propensi ad accettare il contenuto nei suoi caratteri generali. Al più, assumendo certamente la buona fede, ricordi lontani avrebbero potuto confondere il viaggio a Palermo relativo alla scomparsa con altri viggi di Ettore [...] In ogni caso, rimane oscuro il motivo della visita di Ettore al suo amico e collega Segrè, che si era trasferito da Roma a Palermo nel 1936".
 
Per quanto ci concerne, una notizia che ci appare, ripetiamo, importantissima, perché nel 1972 venne rivelata finalmente in pubblico, al di fuori di pur facili congetture (per chi non sia accecato da un "pregiudizio apologetico"), una possibilmente autentica motivazione del viaggio di EM a Palermo quella fine di marzo 1938!

Cominciamo con il sottolineare, anche se non ce ne sarebbe bisogno, che Claudio Majorana NON poteva veramente sapere che: " L'incontro non ci fu perché Segrè era fuori sede e mio cugino ripartì alla volta di Napoli", dal momento che EM scomparve senza dare più notizie a nessuno, e per il resto abbiamo solo ciò che riferì Segrè post eventum , ossia proprio la persona che per i motivi che abbiamo diverse volte accennato dovrebbe ritenersi alquanto inaffidabile in codesto frangente, oltre a quanto si credette al tempo nell'ambito della famiglia Majorana, ossia che Ettore avesse effettivamente fatto ritorno a Napoli. Insomma, è ovvio che il cugino RITENEVA che le cose fossero andate così, ma non poteva avere nessuna certezza in proposito.

Ciò premesso, è manifesta l'estrema inverosimiglianza di tale versione "buonista": ma come, EM fa un viaggio in nave apposta per andare a parlare con Segrè, dopo aver perfino informato della sua intenzione alcuni parenti siciliani, senza annunciarsi però al diretto interessato all'incontro, non lo trova e se ne torna tranquillamente indietro? Va bene l'idiosincrasia per il telefono, ma qui ci si chiede di credere DAVVERO TROPPO!

Una tale lettera, ammesso che esista (e il nostro menzionato corrispondente esprime dei dubbi al riguardo, senza accennare però a credibili e quindi riferibili motivazioni per una possibile "invenzione"), diventa una prova formidabile, in quanto attesta che Segrè ha mentito sul non sapere nulla delle intenzioni di Ettore, poiché è appunto inverosimile che EM avesse già da qualche giorno programmato un viaggio in Sicilia senza avvertirlo prima (sarebbe tra l'altro importante sapere quando è stata scritta la lettera, se essa esiste ancora da qualche parte o se è andata distrutta ). E' lecito allora supporre che Segrè si sia potuto permettere la facile menzogna sul suo essere assente da Palermo quel fatidico sabato perché evidentemente all'oscuro del fatto che EM avesse informato qualcuno delle sue intenzioni, per di più per iscritto, mentre il futuro premio Nobel aveva saputo subito (per esempio tramite Carrelli) che nelle ultime lettere di Ettore non si faceva cenno al loro prossimo incontro .

Certo, ammesso ribadiamo che la testimonianza del cugino sia veritiera,  si aprono nuovi ampi scenari di riflessione. Perché per esempio Ettore  non informò anche altri (amici o parenti) di quel viaggio, lasciando  invece le famose ultime enigmatiche comunicazioni? Perché la notizia  rivelata nel 1972 dal cugino non è stata presa nella dovuta considerazione  dagli studiosi "ufficiali" del caso, ivi compreso SR, che non dice nulla su quanto affermato da Claudio Majorana nell'occasione che pur menziona? (si potrebbe pensare, come al solito selezionando le informazioni da rendere note in base alla concordanza con la sua proposta ricostruzione).

Da un punto di vista squisitamente logico, e quindi "a priori", n
on è difficile avanzare l'ipotesi che EM
abbia in un primo momento agito tranquillamente, scrivendo detta innocente lettera, e che poi invece la situazione sia precipitata per motivi che non conosciamo (continuiamo a ritenere possibile che si sia accorto di essere pedinato, sorvegliato), e che allora abbia messo in piedi improvvisamente e concitatamente la messa in scena del falso suicidio, senza tenere conto oppure sorvolando sulla circostanza che essa comunque sarebbe stata in contraddizione con le sue precedenti dichiarazioni al cugino, redatte evidentemente in un momento di "normalità".

Concludiamo la presente importante appendice con un "teorema", che per rendere assolutamente indiscutibile rafforzeremo nelle ipotesi e diminuiremo nella  tesi:
SE davvero EM scrisse una tale lettera  alla famiglia di Claudio Majorana (vale a dire allo zio Dante), ALLORA tutte le analisi  fin qui  comunemente effettuate sugli ultimi giorni di EM (almeno quelli universalmente conosciuti) vanno aggiornate...

[Mentre stavamo redigendo queste righe abbiamo naturalmente discusso della questione con vari nostri abituali corrispondenti, uno dei quali ci ha fatto notare un'altra possibile "stranezza". EM aveva lezione il sabato, e ligio com'era non la avrebbe certamente saltata senza giustificato motivo, soprattutto senza avvertire il suo Direttore, Carrelli. Come dire che, SE Ettore avesse veramente programmato il colloquio con Segrè (colloquio perché si parla di un "esiguo tempo a disposizione") in maniera tranquilla e con   qualche giorno di anticipo rispetto al famoso venerdì 25 marzo 1938, nulla di più verosimile che abbia annunciato la sua assenza dalla  lezione di sabato 26 al Prof. Carrelli, il quale quindi come Segrè  sarebbe stato perfettamente informato sull'agenda di Ettore per quel fine settimana. Ciò a prescindere dalle criptiche (ed inaspettate) comunicazioni  che ricevette, le quali dovettero invero coglierlo di sorpresa, intelligenti pauca...]


9 luglio 2013 - Segnaliamo che si parla ancora di codeste dichiarazioni apparse su Gente nel 1972 in una nostra breve storia della majoranologia, non solo, ma che adesso l'articolo in questione è stato integralmente trascritto dalla Prof. Susanna Bisi, perché tutti i nostri lettori interessati ne potessero prendere diretta conoscenza.

* * * * *

23 maggio 2013 - Nel presente contesto meritano di essere riportate  altre due corrispondenze.

> ...
Passando alla correttezza di Majorana riguardo ai suoi impegni didattici, oltre a Carrelli forse avrebbe potuto/dovuto informare anche i suoi studenti durante la lezione del giovedì. Io, se dovessi sospendere una lezione, informerei certamente anche la classe, per non farli venire in aula inutilmente il giorno prestabilito, ancor più in un'epoca, come il 1938, nella quale non esistevano gli avvisi online o via email. Magari ricordo male, ma non mi pare che alcuno studente (che poi sarebbe solo la solita Senatore) abbia mai detto che Majorana avesse preannunciato la sua assenza il sabato successivo.


- In effetti avevamo anche noi pensato a qualcosa del genere, non lo si fa però in genere se si trova un sostituto, e Carrelli, il quale poi proseguì le lezioni del corso, avrebbe potuto benissimo esserlo. Certo, solo la Senatore potrebbe dire o aver detto qualcosa al riguardo, ma chissà se glielo hanno mai chiesto in maniera esplicita, se una domanda non viene in mente allora nemmeno le si cerca risposta. E' anche possibile che la risposta ... non sia piaciuta, ed allora non l'abbiano divulgata, siamo al corrente di varie altre analoghe soppressioni di frammenti di informazione nell'ambito del caso.

>> ... A proposito del famoso concorso a cattedre del 1937, è usuale ammiccare dicendo che il raccomandato di ferro Giovannino Gentile fece intervenire l'influente genitore allo scopo di liquidare a parte il Majorana, partecipante a sorpresa, e così non rischiare di rimanere escluso dalla terna dei vincitori. Si dimentica però un'affermazione presente nel Cap. XI di "Atomi in famiglia" di Laura Capon, la moglie di Fermi: "Emilio Segrè si sentiva isolato a Palermo, senza amici né collaboratori, e avrebbe desiderato avere con sé almeno uno dei giovani teorici. Fra questi Gian Carlo Wick si era fatto notare per la mente profonda e geniale; aveva studiato a Torino, ma dopo laureato era stato accolto nel gruppo dei fisici romani; non aveva però un posto stabile e aspirava a una cattedra. Segrè fece dunque un patto con Wick: gli promise di adoprarsi perché l'Università di Palermo bandisse il concorso di fisica teorica, e di appoggiare la proposta in facoltà in tutti i modi possibili; Wick sarebbe riuscito indubbiamente primo in terna e sarebbe stato quindi chiamato a Palermo ecc.", come poi di fatto avvenne. Lei scrive intelligenti pauca, non è allora che il concorso fu pilotato dall'augusto Fermi per favorire i progetti di Segrè, piuttosto che le aspirazioni di carriera del figlio del famoso politico-filosofo-fascista, contro il quale si può dire oggi di tutto? E non è forse (anche) per fare un dispettuccio a Segrè che Majorana partecipò a sorpresa al concorso? Se lo figura Segrè ad avere come stretto collega a Palermo l'inviso Majorana?  (la Capon scrive: "A questo punto un avvenimento imprevisto rese vane le previsioni: Majorana decise improvvisamente di concorrere, senza consultarsi con nessuno", certo, perché avrebbe dovuto chiedere il permesso del ... Papa!) Inutile sottolineare i legami politici oltre quelli scientifici che collegano Segrè a Wick, noto antifascista, e il verosimile sfondo di solidarietà massonica del tutto, ancora oggi ben presente nelle università in siffatte circostanze ...

- Nessuna replica, non ci avevamo mai pensato, né ci risulta che l'abbiano fatto altri...


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Giugno 2013

UN'ULTERIORE ISTRUTTIVA APPENDICE:
BREVE STORIA DELLA ... MAJORANOLOGIA



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