BREVE STORIA
DELLA ... MAJORANOLOGIA


Ettore Majorana (EM) scomparve a Palermo il sabato 26 marzo 1938 , dopo essersi imbarcato la sera del 25 sul traghetto che, partendo sul far della notte da Napoli, arriva a Palermo alle prime luci del mattino.

      

Della sua presenza a Napoli il venerdì 25 marzo siamo certi (testimonianza della studentessa Gilda  Senatore, vedi in seguito sotto 1990). Aveva annunciato il viaggio nel capoluogo  siciliano per incontrare il collega Emilio Segrè  in una lettera  inviata allo zio Dante qualche giorno prima della  partenza (vedi in    seguito, sotto 1972). Da Napoli scrive la famosa  lettera con propositi vagamente suicidi al suo direttore Carrelli, da Palermo manda due telegrammi (a Carrelli ed all'albergo di Napoli dove alloggiava durante i periodi di permanenza nella città  partenopea) ed un espresso ritrattante le precedenti dichiarazioni ancora al Prof. Carrelli (scritto su carta intestata del Grand Hotel Sole). Dopo le rivelazioni di Stefano Roncoroni (SR), sappiamo oggi per certo (grazie ad una "inedita cronologia essenziale stilata da mano Majorana ignota, ma di Sicilia"; cfr. "Il promemoria 'Tunisi': un nuovo tassello del caso Majorana", Il Nuovo Saggiatore , Bollettino della Società Italiana di Fisica, anno 27, N. 6, novembre-dicembre 2011), che fu rintracciato in un ufficio postale di Palermo il modulo di spedizione di un telegramma inviato all'albergo Bologna allo scopo di  tenere chiusa a chiunque la sua stanza (in essa aveva lasciato - forse! - un  breve biglietto di congedo "Alla mia famiglia", contenente più espliciti propositi suicidi), modulo che era stato  sicuramente scritto da EM: "Giovedì 31 viene trovato alle Poste  il  dispaccio del 26 diretto  all'Hotel Bologna, che risulta di carattere  di Ettore". In un  passo dell'autobiografia di Segrè ( Autobiografia di un fisico, Il Mulino, Bologna, 1995; Berkeley, University of California Press, 1993), pubblicata dopo la morte del premio Nobel avvenuta nel 1989, viene riferito: "Trovammo solo che era stato all'Albergo Sole", un'ulteriore conferma della circostanza che EM a Palermo ci andò davvero.


 

(Due schede del Ministero degli Interni, rispettivamente
del 10 giugno 1938 e del 7 luglio dello stesso anno,
simili ad altre che si possono trovare nell'articolo di
Francesco Guerra e Nadia Robotti: " The Disappearance and Death of Ettore Majorana ",
Physics in Perspective, 15, 2013, pp. 160-177.
In quella del mese di giugno si menziona una ricompensa di L. 30000
offerta dalla famiglia per il ritrovamento dello scomparso,
assieme - per la prima volta - alla segnalazione di una lunga cicatrice sul dorso della mano
del ricercato, non viene specificato se destra o sinistra;
nella seconda si aggiunge la notizia, sconosciuta prima del lavoro
dei due autori menzionati, di un'altra grande cicatrice sulla coscia, ancora una
     volta senza menzionare se destra o sinistra*.)

[* Poiché diversi commentatori appaiono scettici sulla spiegazione fornita dalla famiglia Majorana a proposito dell'origine di codeste cicatrici, val la pena di sottolineare che nell 'intervista a Peppino Cannavò di cui abbiamo parlato alla fine del paragrafo 3 del nostro commento al libro di Stefano Roncoroni, il vecchio massaro di casa Majorana descrive un'unica cicatrice "che partiva dal polso per poi salire lungo tutto il braccio", una ferita che richiese esattamente il numero di punti riportato nella nota della polizia: una coincidenza numerica che NON può essere casuale, dal momento che detto documento non è stata reso pubblico prima del citato lavoro di Guerra-Robotti del 2013 (e l'intervista risale al 2010). La conclusione non può essere altro che si tratti esattamente della medesima cicatrice segnalata dalla polizia, vai a vedere adesso l'origine dell'equivoco braccio-coscia. Quanto all'origine della ferita (o delle ferite) a causa di un incidente automobilistico, il solito Castellani così ne riferisce (basandosi verosimilmente su colloqui avuti con Maria Majorana: "L'Italia borghese sta scoprendo anche la macchina. Il collaudo della vettura Fiat 507 scoperta, di proprietà della famiglia Majorana, viene effettuato un giorno d'estate del 1927. Ettore è al volante, con lui il solito fratello e tre amici. Particolare trascurabile: Ettore non ha la patente né alcuna pratica di guida. Conseguenza inevitabile: uno spettacolare cappottamento nei dintorni di Roma, fortunatamente senza nessuna conseguenza data la poco vertiginosa velocità del veicolo. Comunque, alla polizia stradale, prontamente accorsa, viene esibita una versione falsa e Luciano, che ha la patente, si assume la responsabilità del sinistro per evitare complicazioni all'incauto fratello" (Dossier Majorana , p. 23; notiamo che  qui non si parla di ferite sul corpo di Ettore). La circostanza che venga indicato un preciso periodo di tempo per l'incidente rende il tutto secondo noi alquanto verosimile (ed assolutamente indipendente dalla questione della scomparsa), possiamo anzi rafforzare tale convinzione notando che Cannavò afferma: "fece capputtare la macchina". Si tratta insomma dello stesso episodio, difficile metterlo in dubbio.]


Tutte le ricerche di EM da parte dei familiari e della  polizia furono vane. Ci si convinse che Ettore avesse fatto ritorno a Napoli partendo da Palermo la sera stessa del sabato 26, in seguito al ritrovamento negli uffici della Tirrenia , avvenuto un paio di settimane dopo, del biglietto che EM avrebbe consegnato all'addetto scendendo dalla passerella, ma la questione è complessa, e per essa rimandiamo ad altri nostri commenti al riguardo. Non si ha notizia che qualsivoglia interessato abbia mai avviato un procedimento di volontaria giurisdizione per una dichiarazione di morte presunta. Risultano invece delle disposizioni testamentarie della madre di Ettore sub condicione di ritorno dello scomparso. In un  atto notarile del 1963 il fratello Luciano asseriva di non averne avuto  più notizia. La sorella Maria partecipò direttamente alle ricerche di Erasmo Recami (ER) in Argentina, infine però, poco prima  di morire, si convinse che il fratello si fosse buttato a mare, e lo mise per iscritto di suo pugno, presentando il libro di Bruno Russo (1997, vedi  in seguito). Secondo Segrè: "con ogni probabilità si è  buttato a mare dal piroscafo" ( loc. cit. ). Che tale possibilità fosse largamente condivisa presso il gruppo dei fisici, almeno a parole, viene confermato da Edoardo Amaldi: "L'ipotesi che trovò più credito tra gli amici fu che egli si fosse buttato in mare: ma tutti gli esperti delle acque del golfo  di Napoli sostengono che il mare, prima o poi, ne avrebbe restituito le spoglie" (vedi  in seguito, sotto 1966).




(In alto a sinistra, un appello della famiglia riportato il 12 maggio 1938 su
Il Giornale d'Italia, quotidiano abituale di Ettore;
in basso a sinistra un altro appello, pubblicato su La Domenica del Corriere
il 17 luglio 1938; a destra un'ulteriore nota apparsa su
L'Osservatore Romano il 23 luglio 1938.)

Nota (febbraio 2022) - Come si vede dalle precedenti immagini, la famiglia Majorana fece ricorso in almeno due occasioni alla stampa periodica allo scopo di rivolgere un appello direttamente allo scomparso o a chi ne avesse notizie. Alle due in oggetto se ne aggiunge una terza, un vero e proprio articolo realizzato dietro sollecitazione e partecipazione dei Majorana (nella persona del fratello maggiore Salvatore). A tale scritto, pubblicato su La Tribuna Illustrata N. 43 del 23.X.1938 (p. 12),  che qui proponiamo alla curiosità del lettore, dedica un'approfondita analisi il recente saggio di Stefano Roncoroni Ettore! (Youcanprint, dicembre 2021), pp. 115 e segg..
         

1965. Passa un'intera guerra che cambia radicalmente le sorti dell'Europa, dell'Italia sconfitta in particolare. Sarebbe stato naturale  che del caso dello sfortunato giovane scienziato non si ricordasse    più nessuno, ed invece... A chi si deve l'inizio della majoranologia ? In una precedente versione di questo documento, abbiamo indicato il giornalista  Mauro De Mauro (che pure lui scomparirà a Palermo in circostanze misteriose nel settembre del  1970 - in tale frangente si è però  sempre pensato apertamente, e sin dall'inizio, ad un delitto di mafia, non ad una scomparsa "volontaria"; De Mauro era nato a Foggia nel 1921), il  quale publicò un'inchiesta in tre puntate sul quotidiano comunista L'Ora di  Palermo ("Majorana Era quasi un ragazzo Eppure l'era atomica gli deve molto La sconvolgente avventura umana e scientifica d'un grande fisico catanese misteriosamente scomparso", 4-5, 6-7, 12-13 ottobre  1965). Siamo stati indotti a tale conclusione da un'affermazione di Leandro Castellani, secondo il quale (vedi in seguito, sotto 1972, e relativa nota): "antesignano delle ricerche giornalistiche sull'argomento era stato il compianto Mauro de Mauro, con una ricca inchiesta in tre puntate etc. ". In effetti  Castellani specifica, "ricerche giornalistiche ": siamo oggi persuasi che il primo a riproporre l'attenzione sulla figura innanzi tutto scientifica del povero giovane scomparso sia stato il Prof. Antonino Zichichi (noto fisico siciliano, nato a Trapani nel 1929), con la sua fondazione del "Centro di cultura scientifica Ettore Majorana" a Ginevra  nel 1962, dal 1963 con sede stabile ad Erice in Sicilia. E' in codesto ambito  che vengono effettuate celebrazioni di EM (la celebrazione è una delle  attività caratteristiche dell'"accademia", ciascuno auspicando di essere a sua volta celebrato). In effetti all'attività del Centro fa riferimento esplicito, con un po' di ... comprensibile campanilismo, e di accattivamento politico, lo stesso De Mauro, "Fra qualche mese, in un giorno di maggio del 1966, la Palermo dei Vespri e di Ponte Ammiraglio ospiterà fisici nucleari di tutta Europa e di tutto il mondo per ricordare e onorare, nel sessantesimo anniversario della nascita, il siciliano Ettore Majorana" (preambolo alla I parte), "E' proprio la scuola internazionale di fisica 'Ettore Majorana' promotrice, con l'Assemblea e il Governo regionale, delle manifestazioni con cui la Sicilia si appresta ad onorare questo suo grande figlio" (III parte), sicché si può pacificamente stabilire quale possa essere stata l'occasione primaria che dette spunto all'inchiesta in parola, che forse sarebbe più esatto chiamare commemorazione, ricordo. Aggiungiamo che è ancora in tale contesto che viene annunciato il "ritrovamento", da parte di Edoardo Amaldi, degli appunti delle lezioni di EM a Napoli. De Mauro ne fa cenno verso la fine della I parte dello scritto, riportando un commento che "il grande fisico Bernardini ebbe a dire un anno fa, a Erice, durante il simposio internazionale di fisica nucleare etc. ".

[Curiosa la presenza di Zichichi all'inizio della majoranologia  (oppure  no?),
tenuto conto che è il genero del menzionato Prof. Gilberto Bernardini, il quale è stato uno dei   testimoni importanti della vicenda (fu anche in qualche modo protagonista  del ritrovamento dei famosi appunti delle lezioni). E qui non si può   non illustrare un ulteriore dubbio, che gira presso i  majoranologi  attuali, in relazione all'articolo apparso su la Repubblica nel 2010 , a proposito di quella che abbiamo chiamato l'Ipotesi Klingsor . Il Prof. Giorgio Dragoni riferisce in tale sede di un suo colloquio con Bernardini (avvenuto nel 1974),  nel corso del quale l'illustre fisico ebbe a dirgli: " Lei sa che  io conosco la scelta fatta da Majorana? Non è una scelta che  le farà piacere [...] Ettore si trasferì in Germania per collaborare alle armi del Terzo  Reich". Orbene, se Bernardini  era convinto di tale soluzione del caso , come mai non avrebbe avvertito il genero del  rischio di intitolare il Centro di Erice allo "scomparso"  fisico catanese, con la possibilità  che tale scelta di campo oggi  assolutamente inaccettabile (viepiù  dopo i processi di Norimberga)  venisse poi confermata da qualche indubitabile prova? (quale per esempio  la discussa fotografia portata  dall'Avv. Papi a supporto della sua tesi, si tratterebbe in effetti  di una conferma inoppugnabile). Dobbiamo forse  ritenere che, pur informato del pericolo, Zichichi abbia ritenuto infondata tale rivelazione del  suocero? Oppure che, dovendo comunque trovare nel campo  della fisica  il nome di un siciliano abbastanza  noto e recente per intitolare il Centro, abbia sorvolato deliberatamente sulla circostanza, nella ragionevole   persuasione che l'eventuale verità non sarebbe mai venuta fuori? C'è  naturalmente anche la possibilità  che Bernardini si sia convinto  (sia stato ... convinto?) dell'Ipotesi Klingsor solamente dopo che  la scelta era stata effettuata, quindi nel periodo tra il 1962 e il   1974, ed allora si può persino fantasticare che abbiano giocato un   ruolo le rivelazioni del 1965 della Fiorenza Tebalducci - vedi quanto se ne dice in seguito, sotto 1965 - le quali avrebbero potuto confermare certi suoi sospetti al riguardo (potrebbe perfino aver svolto, come noi, degli approfondimenti personali: non va dimenticato che Bernardini era toscano, nato a Fiesole nel 1906 - un coetaneo di EM - e che proprio dal 1964 aveva assunto la direzione della Scuola Normale Superiore di Pisa, città assai vicina a Pistoia ). Concludiamo questa lunga ma importante nota sottolineando che rimane comunque aperto il problema di capire come e dove possano essere nate le "voci" relative ad uno schieramento di EM dalla parte dei successivamente vituperati "nazisti". A nostro parere (anche per ricordi personali) non c'è dubbio che esse circolassero nell'ambiente stesso dei fisici, e pure all'interno della stessa famiglia Majorana. Ma come semplice ... timore, o basandosi su qualche dato di fatto? E non poté invece trattarsi di una sorta di ... interessato depistaggio, il far credere cioè che si fosse realmente verificato quello che al contrario fu il "movente" per l'eliminazione dello scomodo scienziato? Secondo noi non è questa un'ipotesi che possa venire in mente facilmente a chiunque, come viceversa quelle del suicidio oppure del ritiro in un istituto religioso o da qualche altra parte, sicché si rimane davvero incuriositi sulla sua origine, all'inizio verosimilmente circoscritta, e su come mai essa non sia stata esposta per iscritto prima dell'Avv. Papi su Episteme   (vedi sotto 2002), come per il momento ci risulta - sulla questione si veda anche la lunga Nota del luglio 2013, subito dopo la detta voce 2002.]


NOTA (luglio 2013) - Non abbiamo mai trovato, né in rete né in qualche libro, una copia della commemorazione (meglio che "inchiesta") di De Mauro. Siamo lieti perciò di offrirla noi stessi ai lettori interessati , grazie all'inestimabile collaborazione della Prof.ssa Susanna Bisi (purtroppo qualche riga è stata omessa, perché illeggibile nelle vecchie fotocopie da cui è stata trascritta).

[8 luglio 2013 - Ci è stato gentilmente comunicato dal Prof. Giorgio Dragoni (lo ringraziamo ancora una volta vivamente!), che nel sito del Prof. Andrea Gaeta,  http://www.bitnick.it , si trova un file pdf con le scansioni delle tre pagine dell'articolo. Basta andare nella sezione Fonti, e da qui su FO 59:
De Mauro, Tre articoli su Majorana (L'Ora, ottobre 1965) . Di codeste scansioni, assai più nitide di quelle che avevamo, ci siamo giovati per completare alcune righe in precedenza segnalate come illeggibili, e poi per arricchire la scheda da noi compilata con le foto originali presenti nel quotidiano. Si esprime quindi la nostra gratitudine anche al nominato Prof. Gaeta.]

[15 settembre 2013 - Il Dott. Guido Abate ci invia gentilmente ulteriore documentazione sul tema, vari articoli che presentiamo in formato jpg o pdf.]
 


[Pur se non specificamente dedicate alla scomparsa di EM, si potrebbero qui menzionare anche le memorie che Oscar D'Agostino, il  chimico del gruppo di Via Panisperna, pubblicò in più puntate nel 1958 su Candido, il "settimanale d'attualità e  politica fondato da Giovannino Guareschi nel 1945": "L'era atomica è incominciata a Roma nel 1934 - Storia segreta degli studi che hanno portato alla più  clamorosa scoperta di questo secolo, narrata da uno dei protagonisti: Oscar  D'Agostino". Ad un'importante testimonianza ivi contenuta, per solito trascurata dagli studiosi del caso Majorana, è stata invece dedicata attenzione in Umberto Bartocci (UB), La scomparsa di Ettore Majorana: un affare di stato? , Ed. Andromeda, Bologna, 1999. Le memorie di D'Agostino vengono ampiamente riprese anche da Fabio Cardone e Roberto Mignani, Enrico Fermi e i secchi della sora Cesarina , Di Renzo, Roma, 2000. Poche notizie (non prive però  di qualche interesse) sulla scomparsa di EM si trovano anche nel libro di memorie della moglie di Enrico Fermi, Laura Capon: Atomi in famiglia   (Mondadori, Milano, 1954), citato per esempio da De Mauro.]

                

Ciò premesso, dobbiamo dire però che, anche con la specificazione "giornalistiche", Castellani sembra aver torto. E' infatti  nello stesso anno 1965, qualche settimana prima della pubblicazione dell'inchiesta di De Mauro, che una signora di Pistoia, Fiorenza Tebalducci, rivela in una lettera al Direttore apparsa sulla rivista Epoca dei particolari sconosciuti della vita di EM , in genere scarsamente considerati, almeno fino ad oggi, dai "majoranologi" (vedi Leandro Castellani, Dossier Majorana , Fabbri Ed., Milano, 1974; UB, loc. cit. ). [ Grazie ad Antonello Antonini,   siamo finalmente in grado di indicare la data precisa   della pubblicazione, N. 763/9.V.1965, ed anche di offrire ai lettori il contenuto integrale di tale comunicazione ; curioso che Castellani, tra quelli di numerosi altri   - vedi in seguito, sotto 1972, nota - non abbia invece fornito gli estremi di questo numero della rivista, pur riferendo dell'esistenza della lettera, nella specificata omissione imitato poi da (quasi) tutti coloro che si sono interessati al caso - vedi in seguito nella nota in verde un paio di eccezioni rilevanti.] Nell'occasione  in parola, la Tebalducci fa riferimento ad un numero della rivista di Mondadori "dello scorso anno",  in cui si "parlò della strana scomparsa  del professor Majorana". Non abbiamo ancora reperito notizie sul citato  articolo del 1964, ma speriamo di riuscirci in un prossimo futuro, grazie anche all'aiuto prezioso ed inaspettato che ci è  stato offerto recentemente da diversi lettori*;  per il momento è lecito avanzare la congettura che, dato il periodo, anch'esso possa essere stato ispirato dall'iniziativa del Prof. Zichichi. Va osservato inoltre che nel 1965 cadeva il primo ventennale della fine della  guerra (per la  quale si può scegliere la data del 6 agosto 1945, umanitario bombardamento di Hiroshima da parte degli americani; Nagasaki subì il medesimo trattamento tre giorni dopo, quando i giapponesi erano ormai più che sconfitti e pronti alla resa, l'Impero sa impartire severe lezioni ai reprobi, che siano di monito per tutti e per generazioni), e che la circostanza segnò   una ripresa dell'interesse nei confronti della costruzione dell'ordigno, quindi pure verso il gruppo di Fermi, e la singolare figura di EM . Torniamo infine sul fatto che la quasi totalità degli studiosi del caso ha completamente ignorato la testimonianza della evidentemente  poco autorevole signora (nonostante le sue dichiarazioni abbiano tutto il sapore della sincerità), [Ci viene cortesemente segnalato che fa eccezione il libretto di Paolo Cortesi, Ettore Majorana Lo scienziato che sparì nel nulla , Biografie del mistero, Foschi  Editore, Forlì, 2007, il cui autore dedica anzi alla questione un intero interessante capitoletto, da p. 89 a p. 94, concludendo con le parole: "è perlomeno bizzarro liquidare la pista Tebalducci con le poche deboli ragioni del fratello". Nel presente contesto deve essere menzionato anche: Piero Batignani, La scomparsa di Ettore Majorana C'è qualcuno che sa , Florence Art, Firenze, 2010, da pagina 34 in avanti. Alla fine del testo citato è presente un'interessante Emerografia che integra in qualche punto quella da noi qui ricostruita.] sulla scia di  quanto al tempo fece il fratello maggiore di Ettore, Salvatore (una volta  di più intervenuto rapidamente nel ruolo di difensore ufficiale della "famiglia", la quale appare davvero terrorizzata ogni volta che qualche indizio conduce verso quella che abbiamo definito l' Ipotesi Klingsor , vedi  sotto 2002, un atteggiamento che lascia pensare). Di nuovo secondo Castellani: "Queste affermazioni sono state però seccamente smentite a suo tempo dal fratello di Ettore, il quale affermò che lo scienziato non andò  mai a Firenze nel periodo indicato dalla donna" (un Ettore ... guardato a  vista?). [Ancora grazie al dianzi menzionato Antonini, siamo in grado di presentare   pure la smentita di Salvatore, apparsa sul N. 765 di Epoca del 23.V.1965.] Dubitiamo della fondatezza di tale aprioristica asserzione: quale vantaggio avrebbe ricevuto la modesta signora da una siffatta menzogna? Dieci  minuti di notorietà? [Un nostro non acuto corrispondente ha dapprima avanzato l'ipotesi che la Tebalducci volesse "passare alla  storia" (figurarsi, non pare per esempio che al tempo abbia  nemmeno insistito con il Direttore di Epoca), e poi ci ha scritto: "vorrei sapere chi degli agenti italiani potrebbe rassomigliare ad EM giovane  ed essere il vero personaggio della favola Tebalducci ", ogni  commento al riguardo è quasi superfluo. Agenti segreti italiani che nel 1934 si interesserebbero ad un pressoché sconosciuto (va da sé, tranne che nel suo ambiente) giovane laureato in fisica, di fresco ritorno da un periodo di studio all'estero? Mah, anche le congetture più improbabili debbono avere tuttavia uno straccio di fondamento, altrimenti a Roma si dice: apri la bocca e glie dai fiato .] Qualcuno si è mai preso la briga di andare a controllare in maniera autonoma e soprattutto disinteressata se la notizia avesse qualche riscontro? Noi abbiamo parlato anni fa con alcuni nipoti della signora, ormai scomparsa, e ne abbiamo tratto delle impressioni assai diverse (è chiaro che tutto ciò avrebbe comunque solo a che fare con un eventuale movente   per la scomparsa dello scienziato).


[* Ed in effetti siamo stati rapidamente messi in grado di colmare anche questa lacuna. L'articolo, a firma di Pietro Zullino, comparve su Epoca N. 716 del 14 giugno 1964, con il titolo: "Chi ha visto il genio senza volto?", pp. 38-41. In apertura l'autore si ricollega esplicitamente alla rievocazione che di EM stava allora conducendo "Edoardo Amaldi, il più grande fisico italiano". Zullino sottolinea poi che di EM "misteriosamente, per molti anni non si è quasi voluto parlare, come se si trattasse di un pericoloso enigma", e riporta una singolare notizia, che: "i parenti pensano che Ettore sia stato rapito e che lavori adesso, sotto sorveglianza, in qualche centrale atomica d'oltre cortina", un'affermazione che ci sorprende. Inoltre, sempre secondo lo scrivente, la famosa osservazione di Enrico Fermi, "Con la sua intelligenza, una volta che avesse deciso di scomparire o di far scomparire il suo cadavere, Majorana ci sarebbe certo riuscito", sarebbe stata rivolta a Carrelli, quando "tanti anni dopo [...] ebbero occasione di incontrarsi".
Nient'altro di particolare da segnalare, ci sembra, a parte le solite imprecisioni (per esempio, qui EM viene dato per figlio di Quirino), e che De Mauro, nella sua commemorazione del 1965, sembra aver attinto parecchio a tali pagine.] 


  NOTA IMPORTANTE (6.VII.2013) - Ci viene fatto  gentilmente notare che in effetti, ancor prima del citato articolo apparso  su Epoca nel 1964, e perfino ancor prima dell'intitolazione del Centro  di Erice ad EM da parte del Prof. Zichichi, c'erano stati sporadici (?) servizi  giornalistici sul caso (a prescindere da quelli che sarebbero apparsi su giornali svizzeri nel 1946, ai quali si accennerà tra breve). Di uno di essi ci parla SR (Nota N. 119, p. 340), presentandolo  come il "primo articolo dell'immediato dopoguerra,    primo finora da noi conosciuto"
  : Crescenzo Guarino, "Ancora misteriosa la fine dello scienziato Ettore Majorana",  La Nuova Stampa, sabato 29 luglio 1950 , p. 5 ( La Nuova Stampa è  il nome che assunse il noto quotidiano torinese La Stampa subito dopo la guerra, e fino al 1958). Il medesimo corrispondente ci riferisce pure di un articolo apparso su Visto nel febbraio 1959 : "Lo scienziato Majorana non fu rapito", a firma di Salvatore Nicolosi, contenente un'intervista a Luciano Majorana, il minore dei due fratelli di Ettore, e dichiarazioni di Emilio Segrè ("Questa è la sensazionale rivelazione del  prof. Emilio Segrè, che fu il più  valido collaboratore di Enric Fermi. Per oltre vent'anni tra le ipotesi  sulla scomparsa del fisico Ettore  Majorana, quella del rapimento da parte di una misteriosa Potenza aveva riscosso  il maggior credito").

[A questo  punto ci chiediamo: ci sono stati articoli pubblicati nel  periodo anteguerra degni di essere menzionati nella majoranologia, a parte cioè  annunci del genere "Chi l'ha visto?" sopra riportati,  e "commemorazioni" più o meno interessanti? Due dell'ultimo tipo sono  integralmente presenti nel libro di SR: "L'alto valore scientifico dello scomparso prof. Majorana", Il Popolo di Sicilia, 15 luglio 1938 (p. 375); "Il Mistero Majorana - La Personalità scientifica dello scomparso", Corriere della Sera, 18 luglio 1938 (pp. 376-377). Di tale secondo articolo si dice:  "senza  nome ma di mano di Giovannino Gentile jr". Un nostro illustre corrispondente aggiunge al riguardo: "Io fisserei l'inizio della majoranologia  con l'articolo  sul Corriere della Sera   del Luglio 1938, dove  viene detto per la prima  volta che EM non aveva voglia di pubblicare,  e viene fatto cenno anche ad  altri squilibri ('schivo delle relazioni  sociali', 'poco interesse per gli  aspetti pratici della vita'). L'articolo non firmato è di Giovanni  Gentile jr.. Tenendo conto anche della  prefazione, e dello stravolgimento, dell'articolo su Scientia   1942, direi che GGjr. ha fissato lo ... standard majoranologico. In particolare, è stato lui il principale iniziatore della fola che Majorana non volesse  pubblicare i risultati della sua ricerca,
  mentre EM era fortemente interessato a valorizzare i suoi risultati, e aveva una efficace strategia di pubblicazione, addirittura annunziandoli  con letterine alla Ricerca Scientifica che non sono state mai citate. GGjr. aveva naturalmente le sue buone ragioni per far passare EM come 'poco proclive a pubblicare i suoi risultati scientifici'".

Novembre 2013 - Ci sono stati naturalmente brevi resoconti del caso, pubblicati qualche mese dopo la scomparsa di EM*. Della loro esistenza ci dà per esempio notizia lo zio di EM, Quirino: "La morbosa pubblicità avrà per effetto di richiamarlo, non dall'al di là, ma dal suo nascondiglio? [...] Tre sere addietro qui in Bologna gli strilloni gridavano: la scomparsa del prof. M.! "** (lettera del 16.VII.1938, SR, p. 376).

* A tale riguardo il Dott. Guido Abate ci segnala ben 5 articoli apparsi nel volgere di soli quattro giorni in quello stesso mese di luglio 1938 sul quotidiano torinese La Stampa, reperibili nell'archivio on line del quotidiano . Ecco qui di seguito una loro sintetica presentazione, i link rimandano ad una copia pdf della pagina relativa.
Stampa Sera, 13 luglio 1938, p. 3
A distanza di quattro mesi - Ancora nessuna notizia del prof. Maiorana  - Quel che dice Padre Marinecci [ sic, vero cognome Marianecci] - Il misterioso  viaggio a Palermo e la scomparsa - In un convento?
"Vari giornali si sono a più riprese occupati della misteriosa  scomparsa del giovane professore napoletano Ettore Maiorana, ordinario di  Fisica teorica all'Università di Napoli, che dal mese di marzo scorso,  allontanatosi da casa, non ha più dato notizie di sè, malgrado  le più attive e ansiose ricerche dei suoi familiari". "Il prof. Maiorana,  ha detto il Padre Marinecci, era un giovane di carattere chiuso e pensieroso,  sicchè si pensò dapprima che avrebbe dato presto qualche notizia,  ma a mano a mano che i giorni passavano le speranze si facevano sempre più  tenui e ora i familiari sono addirittura disperati".
Stampa Sera, 14 luglio 1938, p. 4
Il mistero del prof. Maiorana - Il celebre studioso è caduto  in mare da bordo di un piroscafo? - La rapidissima carriera del giovane professore  e le incognite che circondano la sua misteriosa assenza
"Tutte le ipotesi, naturalmente, partivano dal fatto della leggera  nevrastenia da cui era colpito e che, assai spesso, provocava in lui dei rilassamenti, e delle reazioni, quale quella, ad esempio, di allontanarsi per qualche giorno e, poi, ricomparire, senza mai avvertire chicchessia". "Il mistero della scomparsa del giovane scienziato è più fitto che mai".
Stampa Sera, 16 luglio 1938, p. 4
La scomparsa del prof. Maiorana - Ritirato nella solitudine dell'Appennino  meridionale o dell'acrocoro siciliano? - Continuano le ipotesi - Come scomparve  dall'albergo, lasciando nella sua camera delle somme rilevanti
Nell'articolo si parla di un allontanamento da Napoli che sarebbe avvenuto il 30 marzo, sera in cui "il cameriere attese invano il professore" per la cena, e di un fratello di nome Francesco. Si dà inoltre la notizia che: "Il Majorana aveva lasciato anche nella sua camera un portafogli contenente somme rilevanti". Si aggiunge però che: "il professore, al momento della scomparsa, aveva con sè oltre tremila lire". Inoltre: "Per quante ricerche siano state fatte, non una lettera del Majorana è stata trovata dalla quale trapelasse un suo piano". Insomma, errori e disinformazioni sono presenti sin dall'inizio di questa vicenda.
La Stampa, 16 luglio 1938, p. 6
Il mistero del prof. Maiorana - Forse lo scienziato si è appartato  per qualche mese in un ritiro segreto
Insieme ad altre generiche notizie sul caso, nell'articolo si riferisce di un annuncio apparso su Il Mattino di Napoli "qualche mese fa": "Ettore, tua madre e tuo fratello, disperati, ti aspettano. Vieni".
La Stampa, 17 luglio 1938, p. 8
Il prof. Maiorana - Una nevrastenia gastrica lo rendeva antisocievole
"In lui era quasi una sproporzione tra la grandezza del proprio ingegno e la persona fisica, donde sempre un desiderio di evasione, di maggior compiutezza  spirituale, a volte persino una vera e propria psicosi religiosa. In questi  ultimi tempi lo aveva còlto una specie di nevrastenia gastrica, che  lo rendeva profondamente intollerabile dei rapporti umani. L'ultima volta  che a Napoli fu veduto il Maiorana, fu al suo ritorno da Palermo, il primo  e il 2 aprile. A Napoli, ripetiamo, non all'Università e nel mondo  scientifico, dal quale manca dal giorno 25 marzo". Nell'articolo si riportano  poi informazioni (errori compresi) già apparse su Stampa Sera   il giorno precedente, 16 luglio 1938. ]

** Tenuto conto della data della lettera di Quirino, e della città in cui questi viveva (Bologna), sembra che l'articolo cui si fa riferimento possa essere il seguente, apparso su il Resto del Carlino il 15 luglio 1938, come corrispondenza del 14 notte da Napoli (SR, pp. 305-306):
La scomparsa del prof. Majorana Ipotesi di una disgrazia
La misteriosa scomparsa del giovane prof. Ettore Majorana, ordinario di Fisica Teorica all'Università di Napoli, allontanatosi nel mese di marzo scorso dalla propria abitazione senza farvi più ritorno è oggetto delle più disparate ipotesi. Le prime, naturalmente, dato il di lui carattere, sono state quelle, ch'egli si fosse ritirato in una località remota per continuare, non disturbato, i suoi alti studi. Questa, però, col prolungarsi dell'assenza, è stata sopraffatta da altre, fra cui quella ch'egli si fosse ritirato in un convento. Ora il prolungarsi oltre il consueto della sua assenza - che raggiunge quattro mesi - ha fatto volgere le ipotesi dei suoi amici più cari e così anche dei famigliari verso le forme più tragiche. Secondo le voci che circolano, il giovane professore, durante una delle sue brevi gite in mare, potrebbe essere caduto da bordo del piroscafo senza che nessuno si sia accorto della disgrazia. Egli, infatti, utilizzava per tali gite i piccoli piroscafi che fanno servizio turistico nel Golfo di Napoli, e che, data la brevità del percorso, non registrano il nome dei passeggeri. Ma, anche in questo caso, il cadavere avrebbe dovuto essere ripescato o essere stato gettato dalle onde su una spiaggia del Golfo, e ciò, a quanto si sa, non sembra sia avvenuto. Pertanto il mistero della scomparsa del giovane scienziato è più fitto che mai.

Ancora SR (pp. 254-255) ci dà notizia di un altro analogo articolo apparso sul Corriere della Sera negli stessi giorni (14 luglio 1938, come corrispondenza da Roma del 13 luglio - il quotidiano milanese tornerà sull'argomento il 17 luglio, "Il prof. Maiorana si sarebbe ritirato in un convento", e il 18 luglio, articolo dianzi citato):
Il mistero della scomparsa del prof. Maiorana
Verso la fine dello scorso marzo, come è stato riferito, il prof. Ettore Maiorana, docente di fisica teorica all'Università di Napoli, e appartenente a distinta famiglia siciliana, si allontanò dalla sua abitazione, senza dare più notizie di sé. Il prof. Maiorana, giovane, valoroso scienziato, ha soli 31 anni, ed era stato nominato ordinario di fisica teorica nell'Ateneo napoletano per meriti eccezionali. E' nipote del prof. Quirino Maiorana, ordinario di fisica sperimentale presso l'Università di Bologna. Vane riuscirono tutte le ricerche dello scomparso, come pure non ebbero risultato gli appelli angosciati lanciati dalla madre e dai fratelli attraverso i giornali. Più volte, infatti, su alcuni quotidiani, apparve l'avviso: "Ettore Tua madre e i tuoi fratelli angosciati attendono ansiosamente tue notizie". Anche recentemente la Domenica del Corriere invitava chiunque avesse notizie a comunicarle al reverendo padre Marianecci, in Roma, intimo amico della famiglia Maiorana. Partito alla fine del mese di marzo per Palermo, dopo un giorno di permanenza colà il prof. Maiorana fece ritorno a Napoli, dove fu visto da alcuni amici. Trascorsa circa una settimana, egli non comparve più né a casa, né all’Università, né negli ambienti che era solito frequentare. Dai primi giorni di aprile la famiglia cominciò le ricerche, che s'indirizzarono in qualche convento, giacché sembra che in più giovine età il Maiorana avesse espresso il desiderio di ritirarsi in un cenobio per dedicarsi, con maggior raccoglimento, ai suoi studi. Effettivamente i superiori di due conventi delle vicinanze di Napoli hanno assicurato che alla fine di marzo un giovane - che potrebbe essere il prof. Maiorana - si presentò ad essi chiedendo di entrare a far parte della comunità. Data l'età del richiedente, gli fu consigliato di meditare qualche tempo sulla sua decisione. Dopo quella visita il giovane non fu più visto. Vaghi indizi dunque e nessuna traccia concreta.


Settembre 2013 - Rimanendo   in tema di primissimi articoli dedicati al caso, ce ne viene cortesemente   segnalato uno di   Giuseppe Fava pubblicato su Tempo Illustrato, 9 aprile 1960:    "Una lettera rivelatrice nel caso Majorana". Sperando di riuscire presto  a presentarlo integralmente ai nostri lettori [Novembre  2013, la cosa è resa possibile grazie alla costante gentilezza  della Prof.ssa Susanna Bisi.], ne sintetizziamo il contenuto dicendo  che in esso si presenta una lettera che Ettore avrebbe inviato alla madre  in quei fatidici  giorni di marzo 1938 (si fa la data del 27 marzo,   ma anche quella del 26, quanto a date c'è un po' di confusione), redatta  in termini assolutamente  inequivocabili: "Non posso resistere. Io non   posso più resistere! E' ineluttabile che io compia quello che sto per compiere. Perdonatemi!". Della lettera non ci sembra si faccia menzione in altre fonti, e da diversi particolari appare ... un'invenzione! Ovvero, una lettera falsa, ma riportata tra virgolette, e quindi con il pieno consenso  delle persone coinvolte, difficile comprendere (ancora una volta) le ragioni   di un siffatto comportamento. Comunque, un'ulteriore riprova che siamo di  fronte ad un autentico "giallo",  in cui ai misteri si aggiungono i misteri, ed appena si crede di aver raggiunto un punto fermo ecco che presto si è  costretti ad abbandonarlo... [Aggiungiamo pure che nell'articolo in questione si fa riferimento  ad una teoria cui EM "era pervenuto sulle possibilità  materiali  di disintegrare l'atomo, e di cui   egli aveva parlato solo con  Enrico  Fermi". Ed ancora: "ci  si chiede logicamente se le cognizioni e le formule  teoriche già  acquisite dal giovanissimo fisico, non avrebbero  potuto portare le potenze dell'Asse allo sfruttamento pratico dell'energia nucleare, in anticipo sugli Alleati, tanto più che i soli (oltre  a Fermi e Segrè)     ai quali Majorana avesse parzialmente partecipato  i risultati  delle sue ricerche, erano alcuni scienziati tedeschi". In tema  di "majoranologia",  mettiamo in evidenza che nel pezzo si accenna anche ad  un articolo addirittura del 1946 (del quale non abbiamo ancora reperito  gli esatti riferimenti bibliografici*): "E potrebbe anche essere vero quello  che nel 1946, nell'immediato dopoguerra, scrisse un giornale ginevrino, che  cioè Ettore Majorana il 28 marzo 1938 era stato rapito da agenti segreti   di una grande potenza straniera, presumibilmente la Russia". Tenendo conto   delle nostre personali convinzioni al riguardo, ci permetteremmo di dire:   fuochino, fuochino ...
* Codesta ricerca ha condotto a degli esiti alquanto  curiosi, sui quali brevemente riferiamo. Appare prima di tutto evidente che  la notizia possa collegarsi con la seguente (cronologicamente più precisa): "Nel luglio del 1946, la 'Gazzetta di Losanna' crede di poter rivelare che il governo sovietico ha fatto di tutto per venire in possesso dei 'quaderni  di Majorana'. Ma quali? Non certo quelli 'innocui' che la famiglia ha donato  nel 1965 alla 'Domus Galileiana' [sic ] di Pisa" (dal Dossier Majorana   di Leandro Castellani, loc. cit., p. 111). Gli accenni sembrano rimandare  a due articoli diversi , dati anche i contenuti diversi, come se in  Svizzera in quell'anno ci fosse stato un certo interesse nei confronti del  caso, e due diversi quotidiani avessero pubblicato servizi al riguardo.
Salvatore Esposito  (La cattedra vacante. Ettore Majorana:  ingegno e misteri, Liguori,  Napoli, 2009, p. 200-201)  scrive però: "Anche tale notizia [...] che sembra molto circostanziata,  non si è rivelata vera. Sebbene nel 1946 molti articoli apparvero sulla Gazette de Lausann e [...] relativi a questioni connesse con esperimenti su ordigni atomici (ricordiamo che nel luglio 1946 fu fatto esplodere un primo siffatto ordigno sul ben noto atollo di Bikini), nessuno di quelli contenuti in tale quotidiano tratt ava di Majorana e della sua scomparsa, come si può facilmente verificare". In effetti, proprio facilmente no, l'autore ci ha cortesemente informato di aver: "personalmente consultato la Gazette de Lausanne di tutta una serie di anni post-bellici, NON trovando l'articolo menzionato da Castellani". Cosa pensare a questo punto? Lecito ritenere che nemmeno l'articolo che sarebbe apparso su "un giornale ginevrino" sia mai esistito, oppure che Castellani, non nuovo a pasticci del genere, abbia ripreso la notizia dallo scritto di Giuseppe Fava, facendo qualche confusione (su fonte dell'articolo e suo contenuto), una congettura che appare peraltro improbabile in virtù della precisazione cronologica relativa al mese di luglio, diciamo che la ricerca continua...]


AGGIUNTA (luglio 2013) - Ancora grazie alla preziosa collaborazione della Prof.ssa Susanna Bisi, siamo in grado di presentare la trascrizione completa del primo dei due sopra menzionati articoli , e le scansioni delle due pagine del secondo. Aggiungiamo allora, per  completezza  di documentazione e per spirito di condivisione, le scansioni delle 4 pagine dell'articolo apparso su Epoca nel  1964   (ogni pagina, a causa del grande formato, viene presentata divisa  in due  parti), ed un documento pdf contenente l'ultima intervista alla sorella minore di EM (ringraziamo per l'invio un corrispondente che preferisce rimanere anonimo), con una bella inedita foto della famiglia Majorana (l'Unità,    Cultura  e Società, 27.I.1998: "Prodigio di famiglia - L'ultima intervista a Maria, sorella di Ettore Majorana", di Romeo Bassoli; nella pagina è  presente anche un più breve articolo di Pietro Greco, "Una vita breve  e fulminante - Dal precoce amore per i numeri al lavoro con Enrico Fermi:  i misteri di un genio". Qui notiamo soltanto che nello scritto del 1950, il cui autore non era evidentemente al corrente degli ultimi sofferti contraddittori  messaggi di Ettore, viene almeno   tentata una possibile (ancorché oggi assurda - così come è   fantasiosa la ricostruzione delle vicende del famoso concorso del 1937) spiegazione per il viaggio in Sicilia: "Così arriva al marzo ed egli decide di  prendersi un giorno di svago. A Palermo v'è la   'Primavera Siciliana'" (tale possibile motivazione per il viaggio di Ettore viene riportata in una lettera di Elvira Majorana al figlio Angelo del 6 aprile 1938, presente nella documentazione annessa al libro di SR; la festa viene menzionata - insieme ad altri particolari di immaginazione, per esempio addirittura un periodo di 7 giorni di ferie che Ettore avrebbe chiesto - anche nell'articolo del 1959, sebbene lì si sia al corrente delle comunicazioni a Carrelli, quanti "pasticci"). Inoltre, alla fine dell'articolo si accenna a quella  che diverrà in seguito la celebre interpretazione sciasciana  con le seguenti parole: "Forse lo spavento - egli dice - per aver intuito dove potevano portare, per la malvagità umana, le scoperte atomiche,  possono averlo sconvolto.   Forse s'è nascosto a pregare in qualche eremo da dove egli pensa, con spavento, a ciò  che gli uomini stanno per fare". Inoltre, che mentre nei primi servizi sull'argomento  viene menzionata senza alcuna remora la possibilità di un omicidio (per non dire di altri possibili retroscena scientifico-militari, che nel sottotitolo del servizio del 1959 vengono detti avere riscosso grande credito  per oltre vent'anni), essa gradualmente diventa tabù , scomparendo dall'orizzonte epistemologico-linguistico dei commentatori: Pietro Greco per esempio propone quella che diverrà la solita stucchevole alternativa: "Il giovane fisico si è suicidato o è scappato?" Ovviamente,  torniamo a dire una volta ancora, tertium (etc.) non datur ...        


1966. Subito dopo tali ... ritorni di  fiamma, viene pubblicato  un romanzo di Leonardo Sciascia, un   altro siciliano  (A ciascuno il suo, 1966), nel quale scompare il Prof. Laurana , che si spera possa rifarsi vivo prima o poi, "come un gatto che è andato a passare qualche giorno sui tetti", laddove in verità già: "giaceva sotto grave mora di rosticci, in una zolfara abbandonata, a metà strada, in linea d'aria, tra il suo paese e il capoluogo" .

[Proprio necessario sottolineare l'assonanza ... botanica dei cognomi Laurana e Majorana? Si veda per esempio quanto se ne dice in: "Leonardo Sciascia e il caso Majorana: siciliani scompaiono nel nulla, ma un'ipotesi tarda ad apparire..." (Episteme Physis e Sophia nel III millennio An International Journal of Science, History and Philosophy , N. 5, marzo 2002). Ci pare opportuno riportare a tale proposito una possibile chiave di interpretazione offerta ... dallo stesso Sciascia: "Sull'elenco telefonico di Agrigento e provincia è possibile, insomma, spigolare la maggior parte dei nomi che Pirandello dà ai suoi personaggi: nomi, come si è detto, che quasi sempre hanno una sottile ragione " ( Alfabeto pirandelliano , Piccola Biblioteca Adelphi, N. 235, 1989). Proseguendo con le nostre "notazioni allusive", che fortunatamente non sfuggono però a tutti , ci sembra di far cosa utile citando anche il saggio di Susanna Bisi: Sciascia, Savinio e «La scomparsa di Majorana» , Rubbettino, Soveria Mannelli (CZ), 2011 ("se il pamphlet del '75 è in codice, ma per me è questa una certezza", da comunicazione privata), e l'interessante, sebbene non completamente condivisibile, recensione che ne offre Bruno Pischedda nella rivista sciasciana Todomodo (II, 2012, pp. 371-375). Inutile dire che al recensore non sfugge l'eventuale significato di detto importante particolare "linneano".]
 

Ancora nel 1966, Edoardo Amaldi cura una commemorazione di EM per l'Accademia Nazionale dei Lincei: La vita e l'opera di Ettore Majorana (in questo volume sono anche raccolti i pochi scritti scientifici dello scomparso). Una sintesi di tale lavoro appare successivamente nella rivista della Società Italiana di Fisica, sotto il titolo: "Ricordo di Ettore Majorana" ( Giornale di Fisica , vol. 9, Bologna, 1968). In  tale occasione, Amaldi scrive (prosegue il brano dianzi citato): "Solo quasi  trent'anni dopo, qualcuno che non lo aveva mai conosciuto o  che lo aveva conosciuto solo molto superficialmente, immaginò un rapimento o una fuga in relazione con ipotetici affari di spionaggio atomico. Ma per chi ha vissuto nell'ambiente dei fisici nucleari dell'epoca e ha conosciuto  Ettore Majorana una simile ipotesi non solo è destituita di qualsiasi  fondamento, ma è assurda sia sul piano storico che su quello umano" (chissà poi perché pure quello "umano", come se EM avesse potuto essere responsabile di eventuali sgradite attenzioni nei confronti della sua persona). Chi è quel non meglio precisato "qualcuno"? Noi riteniamo che Amaldi si riferisse alla Tebalducci (nella sua piuttosto banale inchiesta, De Mauro non accenna alla possibilità reale di un tale scenario), il che conferma le connessioni temporali che stiamo qui cercando di evidenziare.
                

[Poiché c'è ancora tra gli storici della fisica con cui discutiamo chi ritiene che l'inizio della majoranologia sia dovuto all'opera spontanea e disinteressata di Amaldi in favore della memoria dell'"amico" scomparso, riportiamo le parole che lo stesso Amaldi premette alla sua commemorazione lincea: "a causa delle non chiare circostanze in cui ebbe luogo la sua scomparsa, nel senso letterale della parola, nessuno degli amici e colleghi ha osato, nel passato, scriverne la biografia. Oggi mi sembra sia giunto il momento di farlo anche per poter approfittare del fatto che il suo ricordo di uomo e di scienziato è ancora vivo nella mente di vari amici e colleghi . [...] un mio tentativo epistolare, in data 5 luglio 1963 , di mettermi in contatto con il fratello, ing. Luciano, non aveva avuto successo a causa di un errore d'indirizzo" ( loc. cit., p. V). Si badi bene alla data, 1963, dopo l'iniziativa di Zichichi (e Bernardini), i quali sono evidentemente tra coloro che hanno "ancora vivo" etc. . Aggiungiamo inoltre che appare lecito presumere che la versione offerta da Amaldi possa essere stata in qualche misura concordata con "i fisici nucleari dell'epoca" - almeno quelli italiani, anzi quelli romani, anzi quelli di una parte del   gruppo di Fermi! - stante  ciò che  ne  dice lo stesso autore: "Dopo avere in diverse occasioni, parlato con Emilio Segré" (loc. cit. , p. V). In effetti Emilio Segrè, vari anni dopo, ammoniva una volta per tutte  i majoranologi (1988, dove si riprende qualche considerazione già esposta nel 1975, vedi in seguito): " Perché tanto interesse? Vi sono stati in Italia grandi scienziati, nel loro campo per lo meno altrettanto   importanti di Ettore Majorana, di cui nessuno ha mai  fatto il nome in un  rotocalco. La ragione è  abbastanza ovvia: Ettore Majorana è scomparso ancor giovane, a circa 31 anni, in modo misterioso secondo  alcuni; non tanto misterioso  secondo altri . [...] Amaldi  ha riportato i fatti da lui conosciuti fino al 1966 in modo completo ed esatto . Non c'è molto da aggiungere  se non si vuole lavorare di fantasia o fomentare infondati pettegolezzi  di bassa lega. [...] gli  scritti  sulla teoria di Dirac risalgono al 1932. Da allora fino alla scomparsa non c'è più nulla,  pur essendosi conservati alcuni quaderni di appunti. Ciò può essere interpretato pensando che la sua facoltà creativa fosse diminuita, un fenomeno comune tra matematici e fisici teorici  per cui la vena si esaurisce presto. Dato poi lo spirito critico di Majorana  è più che probabile che non si sarebbe accontentato di cose di minor importanza delle precedenti.  Il fatto delle date è certo; io credo alla mia interpretazione, ma chi vuole costruirne altre, anche romanzesche, è   naturalmente libero di farlo purché separi  i fatti dalle interpretazioni [...]  Che Majorana poi potesse pensare specificamente a bombe atomiche, o  cose del genere, può  essere supposto solo da chi non conosce la  fisica nucleare [...] Chi poi vuole servirsi di Majorana per interpretare la storia 'con goffa barbarie', come ebbe a dire Carducci, creando santi e diavoli e falsando intenti e fatti, non  ha certo cara la di lui memoria. Chi la rispetta non dovrebbe fomentare miti e storie romanzesche così aliene dal carattere di Majorana e dovrebbe lasciarlo dormire in pace ".]

1966. La questione attira anche l'attenzione di Arrigo Petacco, che ad essa dedica alcune pagine in appendice al Giallo Mondadori , nella rubrica "Segreti di sempre": "Il caso Majorana" (informazione   desunta da Leandro Castellani, loc. cit. ; abbiamo però verificato personalmente l'intera annata 1966  senza reperire l'articolo, probabilmente un errore nella data; esso viene comunque riproposto con il titolo "E' scomparso uno scienziato atomico" in: I grandi enigmi fra cronaca e storia, 8 voll., De Agostini, Novara, 1983, pp. 1841-1850). Ad Erice si celebra con solennità il 60mo anniversario della nascita di EM. Ancora nello stesso anno (6 luglio) appare un articolo su Gente, "La verità sul primo 'giallo' atomico - Dopo ventotto anni di mistero" , firmato da Alberto Libonati, un pezzo che sembra in qualche modo corrispondere a quello pubblicato su Tempo Illustrato nel 1960. Anche qui infatti importanti membri della famiglia Majorana (nel presente caso Salvatore e Maria) supportano la tesi del suicidio (ma non portano ovviamente nessuna "prova", solo le loro personali convinzioni). In contraddizione con le affermazioni del 1960, adesso la madre di EM, Dorina (che era morta da pochi mesi, nel 1965) , viene descritta come assolutamente convinta che Ettore non sia morto nel 1938: "non volle mai sentir parlare di omicidio o di suicidio [...] rifiutò ostinatamente di prendere il lutto [...] 'Vedrete', ripeteva 'che un giorno o l'altro tornerà'". Sottolineiamo la presenza, una volta tanto, della parola tabù, omicidio .

1967. Su Paese Sera (8 febbraio), quotidiano comunista  della capitale, appare un articolo firmato da Angelo Coen, "Pontecorvo rievoca  in URSS episodi inediti degli anni Trenta" [Gli ex ragazzi di Via Panisperna si sentono al telefono?] .

1972. Dopo qualche anno di silenzio, la RAI torna sull'argomento mandando in onda (24 aprile) il film  televisivo di Leandro Castellani "Ipotesi sulla scomparsa di un fisico atomico" (replicato il 30 ottobre 1975). Il lavoro viene presentato in anteprima da Sorrisi e Canzoni TV   (17 ottobre 1971, Roberto Mazzucco, "Rivive il dramma del primo suicidio atomico"), da Tempo Illustrato (28 novembre 1971,  Giuseppe Fiori, "L'atomica a Mussolini? Meglio sparire"), e da Settimana TV (22 aprile 1972, Franco Toschi, "Un giallo che ancora appassiona gli italiani"). Del regista appare pure un articolo "Il caso Majorana" sulla rivista Storia Illustrata (Mondadori, Milano, N. 173, aprile 1972). Castellani  pubblicherà in seguito anche un libro sull'argomento, già citato.
                

[Secondo il regista, "Fu questa 'riscoperta del caso Majorana' a richiamare nuovamente l'attenzione sulla vicenda e a  riproporla alla stampa periodica" (Mistero Majorana L'ultima verità , Clinamen, Firenze,    2006). Nel libro, che è sostanzialmente una riedizione di Dossier Majorana , è presente un lungo  elenco (più  ampio di quello riportato nella versione precedente) di articoli apparsi su detta stampa  periodica, di cui ci siamo largamente giovati nella presente  occasione. In  particolare, Castellani informa pure di un articolo pubblicato su Gente, a firma di Piero Poggio, il 6 maggio 1972: "Il giovane fisico siciliano che morì per non vedere l'atomica" (grazie al menzionato Guido Abate, siamo in grado di presentare oggi separatamente le scansioni delle tre pagine dell'articolo:
http://www.cartesio-episteme.net/ep8/Gente_6_5_1972_A.jpg
http://www.cartesio-episteme.net/ep8/Gente_6_5_1972_B.jpg
http://www.cartesio-episteme.net/ep8/Gente_6_5_1972_C.jpg ).
Castellani cita inoltre l'importante articolo del 20 maggio di cui diremo nella sezione successiva, a  firma Giuseppe Randazzo, con il titolo: "Ettore Majorana si uccise dopo una  tragedia familiare". Ci sembra di far cosa opportuna al lettore con l'elencare qui di seguito tutti codesti articoli del 1972, anche perché sin dai  titoli si comprende come la stampa italiana abbia (quasi costantemente) mostrato di aver capito poco o nulla della questione, schierandosi (come era peraltro facile aspettarsi) su posizioni assolutamente conformiste (ossia, allineate allo spirito del tempo, attualmente antifascista, sempre ... con i vincitori): 6 maggio 1972, Oggi, Luigi Bernardi, "Si uccise per non vedere esplodere la  sua bomba atomica"; 7 maggio 1972, L'Espresso , Valerio Riva, "Non sono una signorina ibseniana"; 11 maggio 1972, L'Europeo , Giuliano Ferrieri e Aldo Magnano, "Il mistero  Majorana". Aggiungiamo un intervento dello stesso Zichichi, sul Corriere della Sera del 14 giugno 1972: "Majorana preferì morire e non creare l'atomica"
(il  corrispondente che ce lo segnala cortesemente, commenta: "Se lo dice lui!") .]
                          

Il 20 maggio del 1972, quindi come già osservato sulla scia dell'interesse suscitato dal film televisivo di Leandro Castellani, viene coinvolto nella vicenda un cugino di EM, l'Ing. Claudio Majorana  (figlio di Dante, fratello di Fabio, padre di Ettore), il quale rilascia  un'intervista a Gente intitolata: "Le  rivelazioni del cugino del  grande fisico - Ettore Majorana si uccise dopo una tragedia familiare" (Nota N. 116 del  libro di SR, p. 339 - qui il titolo viene riportato in maniera leggermente diversa da come ci risulta). Ecco una citazione che ne offre Salvatore Esposito (nel già menzionato: La cattedra vacante. Ettore Majorana: ingegno e misteri , p. 204): "mi risulta, come del resto è noto, che Ettore era andato a Palermo per incontrarsi  con Emilio Segrè. Del suo  viaggio in Sicilia ci aveva informato  per lettera scusandosi per il fatto che, dato l'esiguo tempo a sua disposizione, non avrebbe potuto fare un salto a Catania. Sui motivi della visita all'illustre scienziato non ci aveva detto nulla. L'incontro non ci fu perché Segrè era fuori sede e mio cugino ripartì alla volta di Napoli". [Abbiamo già discusso tale importantissima  testimonianza in un'appendice al commento al libro di SR. Lo stesso non acuto corrispondente di cui abbiamo già parlato a proposito delle dichiarazioni spontanee della Tebalducci, rifiuta anche codesta affermazione: Claudio  Majorana si sarebbe "inventato" di sana pianta il particolare della  lettera per farsi bello "per motivi politici": ci domandiamo naturalmente quanti voti abbia pensato di guadagnare grazie a tale ...   abbellimento della realtà, e quanti viceversa ne avrebbe perduti se non ne avesse parlato!]

[Ancora una volta grazie all'efficienza della Prof. Susanna Bisi, siamo in grado di offrire ai nostri lettori una trascrizione dell'intero articolo!]


Nel 1975 torna sull'argomento Leonardo Sciascia, con ben 7 articoli apparsi su La Stampa di Torino tra il 31 agosto e il 7 settembre, presentati come un "giallo filosofico" (anticipato in effetti di qualche settimana da ER, che era del resto al corrente della  nuova opera dello scrittore siciliano: "Come sparì Majorana", Il Mattino , Napoli, 18 giugno 1975). Nello stesso anno essi vengono  pubblicati in forma di libro, il famoso: La scomparsa di Majorana (Einaudi, Torino, 1975). C'è perfetta corrispondenza tra gli articoli e il libro (che era stato peraltro annunciato con un titolo diverso: E possibilmente anche dopo), a parte l'aggiunta di numerose note a pie' di pagina che non appaiono nel quotidiano.
    

L'illuminista di Racalmuto traccia qui la figura di un intellettuale  dissidente, contrapposta a quella di coloro che invece portarono avanti il  progetto della costruzione di ordigni nucleari. Un'interpretazione della vicenda che avrà largo successo, che al suicidio sostituisce l'ipotesi di un ritiro dal mondo. Un successo però secondo noi ingiustificato,  oltre che nemmeno del tutto originale, come si può evincere da alcuni  dei titoli citati in precedenza, oltre che dalle parole conclusive del libro  di Castellani: "Il 'teorico' Ettore Majorana 'sapeva già'? [...] Quali  sarebbero state le conseguenze se tale spiegazione fosse stata evidente prima  del 1938? Mussolini e Hitler sarebbero stati i primi a realizzare la bomba  atomica? [...] E se Majorana avesse visto giusto sin d'allora e per questo  avesse voluto scomparire, ritirarsi in un luogo remoto, uccidersi, per non  collaborare alla costruzione di un mondo di cui, forse, il suo genio aveva   intuito la spietatezza? E' un'ipotesi di cui non avremo mai la conferma.  Ma sette anni dopo la sua misteriosa scomparsa avremo Hiroshima" (ecco un  perfetto esempio di possibile ... depistaggio politically correct , in una disamina del caso costantemente inquinata da ossequi ideologici). Verremo a sapere solo diversi anni dopo (1988, vedi nel seguito) che il breve (ed ambiguo) scritto fu composto "per indignazione" , in risposta ad Emilio Segrè, il quale, nel corso di un loro incontro in Svizzera (dove Sciascia si era recato allo scopo di partecipare ad una trasmissione televisiva dedicata ad una commemorazione del trentennale della fine della II guerra mondiale ) aveva viceversa esaltato l'attività che aveva condotto alle esplosioni atomiche sul Giappone [particolari alla p. 87 dello studio di Susanna Bisi, loc. cit. ; ER, "Majorana, Sciascia e la responsabilità degli intellettuali"L'Enciclopedia di Leonardo Sciascia: caos, ordine e caso, Atti del I ciclo  di incontri (Roma, gennaio-aprile 2006), La Vita Felice, Milano, 2007].  Informa infatti Sciascia: "L'avevo scritto nella memoria che avevo della  scomparsa* e su documenti che, per tramite del professor Recami, ero riuscito  ad avere, dopo aver casualmente sentito un fisico parlare con soddisfazione, ed entusiasmo persino, delle bombe che avevano distrutto Hiroshima e Nagasaki.  Per indignazione, dunque; e tra documenti e immaginazione, i documenti aiutando  a rendere probante l'immaginazione, avevo fatto di Majorana il simbolo dell'uomo  di scienza che rifiuta di immettersi in quella prospettiva di morte cui altri,  con disinvoltura a dir poco, si erano avviati". Aggiungiamo che  qualche anno prima, a caldo (in un articolo apparso su La Stampa il 24 dicembre 1975, "Majorana, l'atomo e il no alla scienza", pubblicato a seguito delle polemiche suscitate dal suo libro), Sciascia aveva perfino  ammesso di aver scritto il suo libello: "per rabbia e per paura" . Quanto al secondo termine, non si capisce bene: perché pure paura? L'autore in effetti parla, citando Albert Camus, della "paura di vivere contro un muro, di vedere la vita diventare sempre più una vita da cani", ma tale spiegazione ci lascia ancora in dubbio, almeno quanto a completezza .

[*Non va dimenticato che Sciascia, nato nel 1921, nel 1938 abitava con la famiglia a Caltanissetta, frequentandovi l'Istituto Magistrale, sicché è lecito presumere che della scomparsa di Majorana abbia al tempo sentito parlare poco o nulla. Però dal 1955 aveva iniziato una collaborazione con L'Ora di Palermo, tenendovi anche - tra il 1964 e il 1968 - una rubrica fissa, il "Quaderno". Ecco quindi che doveva essere perfettamente al corrente della citata inchiesta di Mauro De Mauro del 1965, e forse anche dei suoi retroscena.]


Il libro di Sciascia suscitò, come già  anticipato, vivaci  polemiche tra persone a vario titolo coinvolte nella vicenda, tra le quali Amaldi, Segrè ed ER, il quale ultimo ce ne dà  notizia alla p. 29 del suo noto saggio (Il caso Majorana epistolario, documenti, testimonianze
, Le Scie, Mondadori, Milano, 1987; Bestsellers Saggi, Mondadori, Milano, 1991; riedizione Di Renzo, Roma, 2000). Per esempio il 5 ottobre 1975 Amaldi replicava (su L'Espresso ) con una perentoria affermazione: "L'atomica non l'ha scoperta lui", in un articolo il cui sottotitolo recitava: "Secondo Leonardo Sciascia il  fisico Majorana  'non morì suicida nel 1936 [sic], ma si rifugiò in un convento'. Perché? 'Per orrore  dell'atomica e rancore verso i suoi colleghi'. Ma Edoardo Amaldi, che fu suo amico e collega di  Fermi, sostiene che non è vero...". Notiamo che l'espressione "Per  orrore dell'atomica etc.", pur riportata tra virgolette  nel settimanale,  non è  presente in effetti nel  lavoro di Sciascia, il quale, anziché di "rancore", si limita a parlare di: antagonismo, diffidenza, estraneità, ripicco, puntiglio. Il 17 dicembre 1975, Segrè intervenne invece sul quotidiano milanese Il Giornale Nuovo, con un articolo intitolato: "Fra  mito, mistero e realtà: il giudizio del Nobel Segrè" (nello stesso numero del giornale appare anche un articolo di Antonino Zichichi, "Perché Enrico Fermi lo paragonò ai grandi geni") . Dette pure fastidio agli illustri personaggi nominati la maliziosa ricostruzione sciasciana del famoso concorso del 1937 che portò EM alla cattedra. Per maggiori dettagli sulla vicenda si vedano ancora: Susanna Bisi, loc. cit. (in un'ampia Nota Bibliografica alla fine del volume si trova un dettagliato elenco degli articoli che alimentarono il "vivace dibattito"); UB, loc. cit., e poi, nuovamente del  medesimo autore: "Leonardo  Sciascia e il caso Majorana etc." , cit. . Un'interpretazione originale e viepiù ... dietrologizzante (ma perfettamente credibile per chi sappia un po' di cose sul mondo universitario italiano) viene riportata verso la fine di: UB, "A proposito di un libro di Stefano Roncoroni 'Ettore Majorana, lo scomparso' - Una 'soluzione' che non convince..." ( Forum di Episteme, 2013).
                                               

[E, naturalmente, come nel 1972, si assiste anche ad altra eco "minore" della controversia, per esempio: 7 settembre 1975, L'Ora , Vincenzo Consolo, "Il giallo Majorana visto da Sciascia"; 1 ottobre 1975, Paese Sera, Giampiero Mughini, "Un siciliano che aveva presagito la fiammata di Hiroshima Amaldi non è d'accordo" ; 3 ottobre 1975, Paese Sera , Leonardo Sciascia, "Majorana e l'atomica"; 12 ottobre 1975, L'Espresso , Leonardo Sciascia ed Edoardo Amaldi, "Duello intorno a una bomba", con una nota di Mauro Calamandrei, "Lo uccisero a colpi di concorso?" (N. 41, pp. 56-57, 59-60, 140) ;  26  ottobre  1975, Radiocorriere TV, Giuseppe Bocconetti, "Per   lui  forse è ancora vivo"; 2 novembre 1975,    l'Unità , Lucio  Lombardo Radice, "Scienza  e moralità nel «giallo» Majorana"; 29 novembre 1975, La Stampa, ER, "Majorana, altre verità"; 30 novembre 1975, Corriere della Sera, Edoardo Amaldi, "Perché si uccise Ettore Majorana" - qui Amaldi ebbe a dire che "allo scopo di ingigantire   la figura di  Majorana  Sciascia non si accontenta di fare di Fermi una persona invidiosa e mediocre, di descrivere l'ambiente di via Panisperna come un  gruppo di individui  sciocchi,  malvagi etc. ", il problema  naturalmente è decidere quanto una simile descrizione lontana dalle consuete agiografie risulti almeno per certi versi corretta ; 9 dicembre 1975, La Sicilia , ER, "Perché  la  polemica tra Amaldi  e  Sciascia"; 24 dicembre 1975, La Stampa , "Majorana, l'atomo, il  no  alla scienza"; 24 dicembre 1975, Il Giornale Nuovo , Antonino Zichichi, "Forse Majorana è ancora vivo"; 25 gennaio  1976, La Stampa , ER, "Majorana: una risposta a Sciascia"; 4 febbraio  1976, Corriere della  Sera, Edoardo Amaldi, "Gli scopritori dell'energia  atomica  volevano  usarla in medicina"; 11 febbraio 1976, Corriere della Sera , Edoardo Amaldi, "Fu  Einstein a spingere per l'atomica"; 25 marzo 1976, Il Mondo ( N. 13, pp. 51-54), Piero Sanavio, "Va oltre via Panisperna la tragedia di Majorana"; 20 novembre 1976, l'Unità , Oreste Pivetta, "Perché a Los Alamos costruimmo la bomba - Intervista a Milano con il professore Emilio Segrè" ("il racconto di Sciascia mistifica la storia [...] [EM] era un giovane dotato, ma lavorava poco, sempre in preda a crisi"); etc. . E noi diremmo, un "duello" che si svolse comunque sempre tra  punti  di vista entrambi deferenti nei confronti dei "vincitori" (tutti bravi, belli e buoni, mentre gli "sconfitti" erano ovviamente tutti asini, brutti e cattivi - eh, sì, perché la "sinistra" italiana, pur criticando diverse volte le posizioni degli "americani", soprattutto in tema di politica estera (aggressiva ed imperialista) non ha mai potuto contemporaneamente cessare di ringraziarli per averci "liberato"), senza mai osare troppo, e proprio per questo forse estremamente lontani dalla realtà dei fatti, e degli autentici conflitti intellettuali e politici che ne furono probabilmente la causa.]

[1977. Il Dott. Guido Abate ci
invia ancora una volta assai gentilmente un file pdf contenente un articolo di Tullio Chersi, "Dura da quarant'anni il mistero della scomparsa di Majorana - Forse non volle realizzare la bomba atomica", pubblicato sul N. 237 di "Storia Illustrata", Mondadori, agosto 1977.]
        
1978. Viene fuori la famosa "pista argentina". "L'8 ottobre 1978,   dunque, Gino Gullace, corrispondente da New York, racconta sul settimanale   'Oggi' (che esce con la data del 14) quanto segue: un noto fisico italiano,   suo amico, gli ha fatto sapere fin dall'aprile di un collega cileno, il quale  sostiene di avere avuto notizie in un ristorante argentino circa la presenza  di Ettore Majorana a Buenos Aires" (dal saggio di ER, pp. 110-111, edizione  del 2000).
  
1984. Passa sotto apparente silenzio la  pubblicazione di: Il taccuino incompiuto - Vita segreta di Ettore Majorana , di Valerio Tonini (Armando Ed., Roma), che viene etichettato come un "lavoro di fantasia", mentre esso è stato per noi all'origine della discesa in campo tra i majoranologi (in una posizione almeno all'inizio di assoluto isolamento).

1987. Viene pubblicato il libro di ER già menzionato (apologetico come quasi tutti i lavori  condotti dagli storici della fisica sul caso, ulteriore esempio  del conformismo accademico comune in tutte le epoche), che ha il merito di presentare al pubblico tutti (o  quasi) i documenti sul caso. [Il libro di ER fu presentato per esempio nelle pagine di l'Unità : Arminio Savioli, "Né vivo né morto - Che fine ha fatto Ettore Majorana?" , 6 settembre 1987. Sulla "pista argentina" torna il medesimo giornalista sul medesimo quotidiano poche settimane più tardi, 30 settembre 1987, "Ultime notizie su Majorana", fornendo una possibile motivazione della fuga nel tentativo di sfuggire "al soffocante affetto materno" , mentre il 13 ottobre 1987 il giornale aveva ospitato delle dichiarazioni di Amaldi: "Majorana? Fu suicidio" (intervista di Giancarlo Angeloni). Ancora l'Unità torna sull'argomento il 30 ottobre 1987, presentando (a firma di Matilde Passa) un'inchiesta apparsa sulla Domenica del Corriere (frutto di un'investigazione di "due anni in giro per il mondo"!) ponendo l'interrogativo "Majorana è morto in convento?". Una domanda che sarebbe pure legittima, peccato si affermi che: "stando alle dichiarazioni di chi gli fu vicino, nel 1983 Majorana ricevette le stimmate ", il che la dice lunga, purtroppo, sul valore di certe ... testimonianze!!]

1988. La RAI trasmette lo sceneggiato televisivo "I ragazzi di via Panisperna", da un soggetto di Vincenzo Cerami e Gianni Amelio, regia di Gianni Amelio (due puntate, andate in onda il 18 e il 25 febbraio). Segrè replica immediatamente alla nuova (probabilmente imprevista) ripresa di interesse nei confronti del caso, rendendo pubblica ( "nel solo interesse storico" ) la famosa lettera inviatagli da EM nel 1933 (da Lipsia), documento al quale si era già alluso in precedenza senza mai però rivelarne il contenuto ("finora non lo avevo fatto perché non volevo macchiare la memoria di Ettore Majorana"; della lettera parla Amaldi nella commemorazione del 1966, p. XXVI, affermando che essa "sfortunatamente andò perduta"; Sciascia, nel corso della polemica che lo oppose al fisico romano nel 1975 - vedi - gli rimproverò il riferimento ad un documento di cui non si poteva prendere atto: "Esiste ancora questa famosa lettera? Se c'è, chi ce l'ha la pubblichi una buona volta" - sull'argomento rimandiamo a Susanna Bisi, "Ettore Majorana e il nazismo", loc. cit. , pp. 178-187) : "Una lettera inedita di Ettore Majorana", Storia Contemporanea , a. XIX, N. 1, febbraio 1988 (la lettera è integralmente riportata nel nostro saggio sul caso, loc. cit., pp. 99 e segg.). Il 21 gennaio 1988 dell'imminente pubblicazione si parla in una breve intervista apparsa su l'Unità : "Caro Emilio, Hitler mi piace - Dopo 50 anni alla luce un'epistola storica" (Nanni Riccobono); il 5 marzo 1988 lo stesso giornale affronta nuovamente la questione: "Majorana il nazista? - Viene alla luce, 50 anni dopo la morte, una lettera antisemita del fisico italiano all'amico (ebreo) Emilio Segrè" (Giorgio Fabre; nel sottotitolo appare anche una dichiarazione ... patetica di ER: "Fu solo una sbandata"!; ER illustrò il suo pensiero nello stesso quotidiano il 28 marzo 1988, "Majorana filonazista? No, solo apolitico") . [Ancora a proposito dell'attenzione dedicata da l'Unità all'argomento, citiamo anche un articolo del 4 aprile 1989 a firma del noto storico della scienza Federico Di Trocchio: "Majorana inedito Fu filonazista - Lo dimostrano sette lettere Il fisico le scrisse a Giovanni Gentile junior, il figlio del filosofo fascista" .]  Segrè ritorna poi sulle sgradite osservazioni rivoltegli da EM in un articolo di Paolo Mieli apparso su La Stampa il 4  marzo dello stesso anno: "La sorprendente lettera rivelata dal Nobel Segrè - A Majorana piacque Hitler". All'intervento di Segrè ribatte Sciascia ("Majorana e Segrè", 1988, presente  in: Fatti diversi di storia letteraria e civile , III, 1989), nell'occasione spiegando finalmente la "genesi reattiva" del pamphlet del 1975 di cui abbiamo parlato. Conclude  il  suo intervento con le parole: "Quel che della famosa lettera invece mi interessa, non ha nulla a che fare col suo mero contenuto. Mi interesserebbe, cioè, sapere con  quale animo allora il destinatario la lesse, se quel che oggi trova 'strano' ('strano' dice 'che abbia diretto la  lettera sopra riportata a me, che certo non la gradii') gli apparve 'strano' anche allora. Diede risposta Segrè a questa lettera? Cercò di correggere le impressioni di Majorana? Gli espresse un qualche  risentimento? Noi sappiamo per certo che la loro amicizia continuò inalterata. Se poi soltanto nell'apparenza, è tutt'altro discorso: è antipatico". Inutile sottolineare che anche noi gradiremmo risposta a qualcuno di codesti interrogativi (Segrè nell'occasione fu, e diremmo come al solito, evasivo, limitandosi ad un: "La situazione tedesca mi era pertanto nota e certo non la vedevo come Majorana; non ricordo se e come ho risposto alla sua lettera"), e che nutriamo seri dubbi su un'amicizia che sarebbe continuata inalterata  (almeno da parte di entrambi). Non si dimentichi del resto che, dopo il suo ritorno dalla  Germania, EM non frequentò quasi più il gruppo di Via Panisperna, con loro grande ... costernazione  (almeno secondo Amaldi).

[NOTA: Su un curioso errore reiterato (in maniere diverse) in 3 degli articoli dianzi menzionati apparsi su l'Unità , precisamente in quelli del 13.X.1987, 5.III.1988, 4.IV.1989.]
                  
1990. Raitre Regione Sicilia presenta (nel mese di dicembre) il documentario "Ettore Majorana: un giorno di marzo", scritto, ideato e diretto da Bruno Russo. L'autore rivela per la prima volta l'importante testimonianza di Gilda Senatore, che apre diversi inquietanti interrogativi. Per esempio, sul come mai nessuno dei protagonisti della vicenda abbia  mai  parlato prima di tale episodio (pur essendone perfettamente al corrente), e sul perché nel famoso archivio Majorana conservato presso la Domus Galilaeana di Pisa esista una cartella intitolata "Gilda Senatore" che non contiene però ciò che fu effettivamente consegnato da EM alla studentessa (non si trattava di banali appunti delle lezioni, testimonianza personale dell'interessata sulla quale siamo costretti a passare sopra). Peccato  però che, ancora nel 1997 ( Ettore Majorana - un giorno di marzo   , Ed. Flaccovio, Palermo), Russo si mostri persuaso dell'ipotesi del suicidio.
 

2002. L'avvocato assisiate Arcangelo Papi dà finalmente corpo all'intrigante Ipotesi Klingsor , che ha sempre occultamente aleggiato sia presso i familiari di EM sia presso alcuni degli "addetti ai lavori": "Il caso Majorana - L'«ipotesi Klingsor»" ( Episteme Physis e Sophia nel III millennio An International Journal of Science, History  and  Philosophy , N. 6, Parte I, dicembre 2002). Noi non ne siamo convinti, ma saremmo felici per EM se le cose fossero andate effettivamente così.

[NOTA, luglio 2013 - Nonostante tutti i nostri tentativi, non siamo  mai riusciti a ricostruire in maniera soddisfacente la storia della divulgazione dell'Ipotesi Klingsor . Il Prof. Giorgio Dragoni rivelò nel 2010 ( sul quotidiano la Repubblica) alcuni particolari di un suo colloquio con Gilberto Bernardini avvenuto nel 1974, nel corso del quale il fisico toscano gli confessò di essere convinto di tale soluzione del "mistero Majorana". Noi stessi ne abbiamo sentito parlare in diverse occasioni e in diversi ambienti (accademici e non), ma non rammentiamo di averla vista mai nemmeno accennata come mera eventualità in servizi giornalistici, testi, etc. . Erasmo Recami la descrive però sommariamente - confutandola - alle pp. 99-100 del suo saggio (nella riedizione del 2000; il brano si trova identico alla p. 83 dell'edizione economica del 1991): "Del tutto destituite di fondamento sono le fantasie - frutto molto più tardo - circa un rapimento da parte straniera (a quel tempo i politici non avevano alcun sentore dell'importanza della fisica nucleare) o una sua fuga in Germania , URSS o altro Paese per collaborarvi a ricerche (al termine della guerra ce ne sarebbero giunte dai colleghi fisici precise testimonianze, per mostrare l'assurdità dell'ipotesi, a mo' d'esempio si riporta in fondo al volume una lettera, T/9 scrittaci da Pontecorvo; inoltre, in un caso del genere, Ettore ne avrebbe potuto parlare con la famiglia, senza bisogno di architettare le sofferte contraddizioni delle sue ultime lettere)". Recami ne era quindi al corrente sin dalla fine degli anni '80 (e presumibilmente pure prima), ma non ci informa sulla fonte (o le fonti) di tali "fantasie". Abbiamo già criticato tali affermazioni nella loro prima parte , ed i lettori della presente majoranologia avranno potuto convincersi con dati di fatto della validità delle nostre obiezioni: potremmo aggiungere qui che in un articolo apparso su Panorama il 26 ottobre 2011, "Il Duce  e il marziano", a firma di Alfredo Lissoni, viene riportata un'affermazione di Arrigo Petacco: "Mussolini [...] era invece sicuro che qualcuno facesse  esperimenti bellici segreti assieme al gruppo di scienziati nazisti che lavorava  a Peenemunde alla bomba atomica. Sapeva che nel team c'era un italiano, era convinto fosse Ettore Majorana. Fece addirittura condurre un'inchiesta dal nostro ambasciatore" - siamo nel 1944, l'ambasciatore Filippo Anfuso chiese  notizie di Majorana a Ribbentrop, altro che ... "tarde fantasie"!
Sempre nella sede richiamata, abbiamo però accettato le due osservazioni  di Recami, "al termine della guerra ce ne sarebbero giunte dai  colleghi fisici precise testimonianze", "Ettore ne avrebbe potuto parlare  con la famiglia, senza bisogno di architettare le sofferte contraddizioni delle sue ultime lettere". Aggiungiamo   adesso, anche a seguito di recenti corrispondenze sull'argomento, che tali rilievi non appaiono comunque decisivi (come non appare affatto decisiva la menzionata lettera di Pontecorvo - per inciso, T/10 e non T/9 - una banale lettera di circostanza, ne giudichi il lettore con i suoi occhi), dal momento che  la scelta di EM avrebbe potuto essere coperta dal più assoluto segreto  militare, allo scopo di tenere celata l'attenzione tedesca nei confronti di certi futuristici strumenti bellici (e proprio la detta riservatezza potrebbe aver fatto sì che della presenza di EM non fossero consapevoli neanche  - ma, forse, soprattutto, intelligenti pauca ! - scienziati del livello di un Heisenberg). Tale  esigenza di segretezza riduce anche il valore di una possibile terza obiezione di natura "psicologica", del tipo di quelle che abbiamo preso in particolare considerazione nel nostro saggio, ovvero il crudele perdurante silenzio dello scienziato nei confronti dei familiari (che potrebbe al contrario essere interpretato come una sorta di "protezione"). Il va sans dire , a conflitto ormai terminato con la disastrosa sconfitta del Reich, con i vincitori in cerca di vendetta, ogni successivo silenzio risulta pienamente giustificato. Insomma, l'unica vera riserva "logica" nei confronti dell'ipotesi in discorso, è che, con il senno di poi, l'impegno di EM, con tutta la sua genialità, non sarebbe riuscito a cambiare le sorti della guerra. Per tornare alla questione  storiografica che ci sta a cuore - per la quale invochiamo  come al solito l'aiuto dei nostri lettori! - informiamo che in una  riedizione del 2002, a pag. 125, Recami ha aggiunto le seguenti criptiche  parole: "Qualcuno, addirittura, ci ha reso edotti di come Majorana abbia abbandonato il piroscafo Napoli-Palermo della 'Tirrenia' prima della partenza, sia passato in Germania, poi partito per l'Argentina, e infine rientrato in Italia: forse proprio in un convento". Chi attira la nostra attenzione su tali parole specifica: "Qui Recami ripete sinteticamente i contenuti di una lettera del 2000, suo autore un noto professore di fisica, il quale ripeteva notizie a lui pervenute da altri. La lettera viene tenuta accuratamente nascosta a Roma dal destinatario", come dire che i misteri e le "censure" continuano, ed anche noi del resto, per motivi di privacy , siamo stati qui costretti a non rivelare ulteriori particolari. Corre l'obbligo comunque di sottolineare che la lettera potrebbe non essere stata divulgata semplicemente perché ritenuta inaffidabile: per esempio, dopo che oggi sappiamo (quasi) per certo che EM si recò davvero a Palermo, ecco che per sostenere che non si sia mai imbarcato a Napoli bisogna far intervenire dei complici nel progetto di fuga ed addirittura un sosia, ci sembra un po' troppo anche nel quadro dell'Ipotesi Klingsor...]

Il resto di questa storia è alquanto più  facile da ricostruire, fino agli ultimi interventi di Antonino Drago  e  Salvatore Esposito, Giorgio Dragoni e Arcangelo Papi, Francesco Guerra e Nadia Robotti, ed alla pubblicazione del libro di SR. Osserviamo in maniera esplicita che siamo naturalmente ben  consapevoli di non essere stati ... imparziali (del resto, come avremmo potuto  esserlo, dato ciò che pensiamo?), ci sembra però di essere sempre riusciti a fare in modo che il lettore possa "separare i fatti dalle interpretazioni", e ci mancherebbe altro (non ci voleva un  premio Nobel per formulare una tale raccomandazione). Inoltre, che non abbiamo volutamente inteso ricostruire una anonima bibliografia esaustiva (a parte il manifesto limite cronologico che ci siamo fissati), né tanto meno una che prendesse  in considerazione gli studi dedicati precipuamente a tutti gli altri personaggi che hanno fatto parte della vita di EM, e che sono entrati per i loro meriti scientifici, a minore o a maggiore ragione, nelle cronache  della storia della fisica del XX secolo (quali per esempio Enrico Fermi,  Giovannino Gentile, Quirino Majorana, Franco Rasetti, etc. ). Abbiamo preferito piuttosto presentarne una che fosse  (più o meno implicitamente) istruttiva , ed almeno per noi il presente lavoro istruttivo lo è stato davvero, mettendoci  finalmente davanti agli occhi "sincronie" di cui  in precedenza non ci eravamo  accorti. Tra le opere omesse ve ne sono alcune di un certo interesse (sia  pure in qualche caso limitatamente a singoli frammenti d'informazione, quali per esempio il poco conosciuto libro di Salvo Bella, Rivelazioni sulla  scomparsa di uno scienziato: Ettore Majorana , Ed. Italia Letteraria, Milano, 1975), mentre per l'omissione di altre (alcune delle quali non si capisce nemmeno perché siano state scritte) non si dovrebbe avvertire fastidio. Concludiamo sottolineando che durante il lavoro di stesura del documento ci sono stati vicini taluni corrispondenti abituali: vari di questi non sono stati nominati in maniera esplicita, ma ciascuno di essi saprà certo identificare nelle righe che precedono quelle che recano la sua impronta.

UB, Perugia, giugno 2013

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Aggiornamenti alla breve storia della majoranologia, con un riesame di alcuni "punti fermi" concernenti la scomparsa di Ettore Majorana

        
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